«Nella luce limpida del mattino si disegnava chiaramente il fumo scuro che usciva dai camini dei forni crematori». Con una prosa concisa e stringata, il diario inedito dell’ebreo olandese Jo Koopman giunge direttamente da Auschwitz. Scritto quasi in presa diretta, tra il 1945 e il 1946, questa testimonianza restituisce la vita quotidiana nel campo di sterminio nazista, le paure, le vessazioni, l’incombere della morte. Ma anche la liberazione ad opera dei russi e il lungo viaggio attraverso l’Europa orientale che ricorda quello descritto da Primo Levi nel libro La tregua. «Non fu toccante – scrive Koopman - ma ben deludente, dopo un viaggio così lungo e pieno di emozioni, il nostro arrivo in Olanda», esperienza purtroppo comune a molti dei sopravvissuti alla notte del Novecento.
Nel contesto delle guerre di religione cinquecentesche maturò un progetto missionario rivolto ai soldati, con la stesura di catechismi destinati agli uomini in armi e l'introduzione delle prime cappellate stabili a fianco delle truppe. Guardando alla teologia, alla giustizia, al lessico della violenza religiosa e alla tradizione neo-stoica, ma anche al concreto dispiegarsi del modello del «soldato cristiano» negli eserciti cattolici, il volume ricostruisce il profilo dei protagonisti di un progetto disciplinare inedito che accompagnò la lenta formazione degli eserciti professionali dopo la rivoluzione militare della prima età moderna; e, comparando lo sforzo religioso del clero cattolico e dei predicatori protestanti, ripercorre la storia della cura castrense dal XVI secolo fino alla Grande Guerra, quando il morire per la Patria sostituì l'appello a combattere nel nome di Dio.
Sopravvivere è possibile. Dimenticare no.
Sono una sopravvissuta. Adesso è giunto il momento di raccontare al mondo la mia storia.
Per quasi cinquant’anni un terribile segreto è rimasto nascosto dentro un baule nella soffitta di una casa del Tennessee: foto, documenti, pagine di diario.
È il racconto – drammatico e insieme commovente – dell’Olocausto visto attraverso gli occhi di una ragazzina che ha sperimentato sulla propria pelle la prigionia, la morte dei propri cari, e l’agognata liberazione. Una ragazzina che però ha chiuso dentro al suo cuore questa tragica esperienza, senza farne parola con nessuno per molto tempo. Perfino l’uomo che ha sposato ha ignorato per decenni la verità. Fino al giorno in cui, ormai anziana, la Bannister ha finalmente deciso che il mondo doveva conoscere la sua storia. Una testimonianza unica, una voce vera e diretta dell’orrore nazista nelle sue semplici parole di bambina. Una storia di dolore, perdono, amore, perdita e speranza. Da non dimenticare, per non dimenticare.
L’indulgenza, ovvero la remissione parziale o integrale delle pene temporali dovute ai peccati rilasciata dal papa o da un vescovo, rappresenta una delle componenti più significative della religiosità medievale – e ciò soprattutto in ragione della sua pervasività, della sua popolarità, come pure della sua capacità di polarizzare. Lungi dal costituire esclusivamente una pratica intra-ecclesiastica legata all’esperienza penitenziale del singolo fedele, l’indulgenza cela in sé una poliedricità di applicazioni con ripercussioni di natura sociale, culturale e finanche politica, difficilmente riscontrabile presso altre forme devozionali o liturgiche del medioevo. Tra le iniziative a cui furono associate remissioni penitenziali sono da annoverare crociate, canonizzazioni di santi, pratiche caritative e devozionali, inquisizione e repressione dell’eresia, incoronazioni di papi e principi secolari, nonché innumerevoli campagne finalizzate al reperimento di fondi per la costruzione e il sostentamento di chiese, ponti e ospedali. Il volume, che raccoglie gli atti di un Incontro di Studi tenutosi nel febbraio 2015 presso la Bergische Universität di Wuppertal, affronta l’argomento da differenti prospettive tematiche e metodologiche, chiedendosi se e come l’affermazione della prassi indulgenziale e della relativa dottrina teologica e canonistica concorsero a modificare la concezione dominante della salvezza dell’anima e del rapporto sussistente tra i singoli fedeli e il vertice dell’istituzione ecclesiastica impersonato dal romano pontefice.
Subito dopo l'Unità molti studiosi, veri e propri campioni della divulgazione, si impegnano a diffondere il sapere oltre la tradizionale cerchia dei dotti, interpretando al meglio la lezione illuminista. Sono intellettuali che vogliono 'insegnare a fare', diffondere una nuova cultura laica e incidere nella società più di quanto facciano i letterati 'puri'. Si tratta di figure oggi quasi dimenticate ma famosissime all'epoca: i naturalisti Antonio Stoppani e Michele Lessona, il medico-antropologo Paolo Mantegazza e Luigi Vittorio Bertarelli, che fonda nel 1894 il Touring Club Italiano. In comune hanno una formazione tecnico-scientifica, un'indiscussa fama internazionale e una straordinaria popolarità, grazie a opere di successo. Personaggi abilissimi nel proporsi al pubblico, fascinosi conferenzieri e instancabili 'operatori culturali', questi scrittori contribuiscono a diffondere nuovi generi: dal manuale alla guida turistica, all'almanacco popolare, senza dimenticare la cronaca, sia nera sia giudiziaria, seguitissima. I nuovi scrittori si impegnano nelle istituzioni - nell'università, nei comuni, al Parlamento -, contribuendo a formare una moderna e aggiornata opinione pubblica nazionale. Un'impresa purtroppo destinata a essere abbandonata dalla classe dirigente con il nuovo secolo, allo scoppiare della guerra.
L'isola senza memoria di cui si parla nel libro è l'isola di Goli Otok in Croazia, divenuta tristemente nota per la presenza di un gulag jugoslavo destinato a ospitare gli oppositori al regime di Tito. Qui, dopo la rottura tra Stalin e Tito del 1948, vennero infatti deportati molti dei comunisti vicini alle posizioni staliniste. Il totale dei detenuti politici fu di circa 30.000 (circa 300 gli italiani), 4.000 circa i morti per torture o pestaggi. Solo nel 1956 l'isola cessò di essere un campo di 'rieducazione politica'. Ma per molti anni questa realtà non ebbe alcuna pubblica denuncia, non c'è stato un solo testimone che abbia consegnato quei fatti alla memoria. La conoscenza di Ligio Zanini, un poeta che fu prigioniero nel campo, pone all'autore una domanda ineludibile: come era stato possibile non sapere cosa era accaduto in un luogo così vicino alla sua casa? Assistiamo così, pagina dopo pagina, al nascere di una coscienza che si forma, per caso e per ostinazione, circoscrivendo il tema della responsabilità individuale di fronte agli eventi della storia.
Nell'anno 1099 i crociati venuti dall'Occidente conquistano Gerusalemme e fondano un regno cristiano nella Città Santa. Pochi anni dopo il re di Gerusalemme patrocina la formazione di una milizia religiosa, un corpo di combattenti che dovranno difendere i pellegrini in viaggio verso i luoghi santi. E sposta il quartier generale di questo corpo scelto presso il luogo più carismatico di Gerusalemme: le rovine del Tempio del Signore, quello edificato duemila anni prima da re Salomone con l'aiuto del leggendario architetto fenicio Hiram. Circonfuso da un'aura di leggenda sin dalle sue origini, l'ordine dei Templari conosce un'espansione incredibile che lo porta a diventare una vastissima multinazionale finalizzata alla difesa della Terrasanta. I Templari non sono soltanto gloriosi combattenti, sono anche abilissimi banchieri che gestiscono la tesoreria di vari regni cristiani. Il loro successo incrementa la leggenda che li circonda, e quando nel 1307 il re di Francia Filippo IV detto il Bello li accuserà di eresia con l'aiuto dell'Inquisizione, la storia si tingerà di toni oscuri. Sciolto da papa Clemente V nel 1312, l'ordine dei Templari non avrebbe mai smesso di affascinare il mondo e di vivere nella leggenda postuma, rinnovandosi nei secoli in forme diverse, fino alle pagine de "Il codice da Vinci" di Dan Brown. Ma cosa ha permesso a questo mito di non estinguersi, anzi di trarre forza dal trascorrere del tempo accrescendosi di dettagli nuovi?
Nel trecentesimo anniversario della nascita della massoneria moderna, avvenuta a Londra il 24 giugno 1717, un gruppo di studiosi ripercorre la storia di una Istituzione le cui vicende sono intimamente connesse al divenire d'Europa e del mondo. Dalla complessa questione delle origini della massoneria al ruolo da essa svolto nelle grandi rivoluzioni dell'età moderna e nella fase culminante dell'affermazione della civiltà europea, dagli snodi cruciali dei rapporti col movimento operaio e socialista, della grande guerra e dell'avvento dei totalitarismi sino alle vicende più recenti, 300 anni di storia della Massoneria europea sono ripercorsi in un volume che approfondisce altresì i rapporti della Libera Muratoria con la tradizione esoterica, con la cultura musicale e con le fedi religiose. Il tutto in pagine che coniugano il rigore dell'argomentazione critica con la linearità e la scioltezza della trattazione di un'opera che si rivolge non solo agli studiosi ma anche al vasto pubblico dei non specialisti.
“Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.” - Umberto Eco
Non possiamo smettere di raccontare la realtà storica dei lager, le ideologie distorte che li hanno generati, le scelte dei singoli che hanno determinato per tanti la vita o la morte.
Questo libro raccoglie documenti, fotografie, testimonianze sulle relazioni tra oppressori e oppressi, la struttura e l'organizzazione dei lager, la grande rendita economica che generarono, insieme a tante storie di abiezione e di eroismo con una cronologia e un lessico essenziale.
Questo volume è il risultato di un ampio studio di carattere storico-giuridico e di analisi storiografica sulle origini e lo sviluppo della famiglia e del matrimonio, frutto di lunghi anni di insegnamento nelle Università italiane e nella Pontificia Università Lateranense accompagnati da una consuetudine di un dibattito a livello internazionale, segno di una dimistichezza di rapporti scientifici nati da una propria scuola riconosciuta come tale della Congregatio Doctorum.
I termini «crociata» e «jihad» sono spesso usati per indicare due facce della stessa medaglia: la strenua opposizione religiosa, e anche politica e militare, tra cristianesimo e islam. Non sempre però è stato così, e questa semplificazione nasconde differenze cruciali. Se da un lato oggi possono essere sinonimi di ambizione per il potere e per il saccheggio e di lotta per l'imposizione del proprio credo religioso, dall'altro entrambi - nel corso della storia - hanno ispirato atti di cavalleria ed eroismo. Malcolm Lambert, tra i più preparati medievalisti europei, indaga in modo equilibrato la storia del cristianesimo e dell'islam e rintraccia le origini e lo sviluppo dei concetti di crociata e jihad in un grande affresco che abbraccia mezzo millennio e racconta le gesta eroiche e tragiche dei grandi personaggi del passato. Riccardo Cuor di Leone, Nur al-Din, Saladino, Baybars e Gengis Khan sono solo alcuni dei protagonisti degli scontri, anche ideologici, ferocemente combattuti per il controllo dei luoghi sacri del Medio Oriente tra il VII e il XIII secolo. Con rigore scientifico Lambert dipana questa epica e terribile avventura fatta di battaglie cruente e sacrifici esemplari e giunge fino alle più attuali ed estreme conseguenze di quello che oggi ha assunto le sembianze di uno «scontro di civiltà».