Idee facili, praticabili e a basso costo per scoprire nuovi mercati, gestire al meglio prezzi e profitti, promuovere in modo originale ed efficace i propri prodotti (o i propri servizi). Se si dice marketing, si pensa subito a costose ricerche, campagne stampa e TV. Ma il marketing può anche essere low cost, cioè richiedere impegni economici contenuti ed essere alla portata di imprese di dimensioni minori e dei professionisti che si trovano di questi tempi a dover pensare e agire come delle microaziende. In realtà non solo nelle grandi aziende, ma anche nelle piccole e medie ci si trova quotidianamente a prendere decisioni di marketing, magari senza rendersene conto: fare o no uno sconto al cliente? come impostare il sito Internet? conviene partecipare a una fiera di settore? come sviluppare idee per nuovi prodotti ora che la concorrenza straniera incombe? come differenziarsi dalla concorrenza? la grande distribuzione avanza, ma come trovare clienti in questo canale? la pubblicità costa, quali altri modi ci sono per far conoscere l'azienda e i suoi prodotti? dove trovare le informazioni su nuove tendenze e mercati? come tenersi i clienti migliori? Questo libro traduce le teorie del marketing in linguaggio comprensibile a tutti, adattandole alla realtà italiana della piccola, media e microazienda. Il tutto con esempi, casi e spunti, elaborati grazie a decine di interviste con imprenditori ed esperti, e filtrati dall'esperienza personale dell'autrice.
Lo scenario del crimine si è fatto molto più competitivo e molte forme di business criminale si sono affermate grazie alla globalizzazione, prima fisica poi virtuale. Il mondo delle imprese si è ritrovato ad affrontare, nel volgere di pochi anni, nuove forme di minaccia e nuovi rischi, tutti conseguenza della globalizzazione. L’effetto della “pressione” è stato il sorprendente numero di tracolli finanziari e dei casi di malgoverno aziendale (da ENRON a Parmalat per citare i principali) che ha spinto i legislatori a svolgere una funzione di supplenza nel governo dell’economia con tutta una serie di strumenti legati alla cosiddetta Corporate Governance (d.lgv 231/01, Serbanes/Oxley Act, l.262/95) che, insieme ad altri vincoli normativi (quali ad es. il TU Privacy ecc. o le legislazioni legate al concetto di sviluppo sostenibile), sorti come strumenti di prevenzione, paradossalmente, sono stati portatori a loro volta di ulteriori rischi di natura legale. L’effetto finale, in uno scenario economico globale, ma con framework normativi non altrettanto globali, è stato quello di penalizzare le aziende dei paesi moderni.
Autore del Tableau économique, François Quesnay (1694-1774) annuncia – due decenni prima che appaia la Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith – la “scienza” del “governo economico” delle società. Contro le politiche filo-industriali del commercio e contro l’ancien régime – responsabili della crisi francese – egli indica nella produzione agricola e nel libero funzionamento dei mercati le condizioni naturali e necessarie dell’indipendenza e della forza degli imperi. In questa direzione, egli assegna – in Francia – a rappresentanze dei proprietari terrieri le istituzioni di controllo delle politiche fiscali ed economiche e dei comportamenti del governo. Ne esce l’idea di una fisiocrazia, un modello di governo ispirato dalla scienza, dispotico ma legale, manutentore di un ordine naturale disegnato a misura del capitalismo agrario e dei suoi agenti, in duplice opposizione alla proposta montesquiviana del “governo misto”, conservatore degli equilibri sociali di ancien régime, e agli sviluppi di un assolutismo a vocazione “industrialista”, promotore delle “classi sterili”.
La forma del pamphlet si addiceva a John Maynard Keynes, autore per lo più di interventi brevi e spesso polemici, nei quali combatteva le opinioni prevalenti ed esplorava nuovi punti di vista. Era sostanzialmente un lungo pamphlet "Le conseguenze economiche della pace", il libro con cui nel 1919 aveva preso le distanze dalla "follia" del Trattato di Versailles, sostenendo profeticamente che avrebbe provocato una nuova guerra "a confronto della quale sarebbero apparsi trascurabili gli orrori di quella appena finita". E sarebbe stato un lungo pamphlet la stessa "Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta", con cui nel 1936 avrebbe rovesciato le dottrine invalse e trasformato per sempre la teoria economica. Per questo i saggi qui radunati propongono Keynes nella sua forma migliore e più stimolante. Scritti fra il 1923 e il 1942, nascono dall'insofferenza di un uomo di genio per le idee correnti, dalla sua ricerca di vie non ancora battute, e costituiscono insieme lo sfondo culturale e la premessa della rivoluzione che si attuerà con la "Teoria generale". Keynes vi affronta le contraddizioni di fondo del capitalismo, che per 'funzionare' deve magnificare uno dei grandi vizi dell'uomo, l''auri sacra fames', l'avidità di denaro' riferisce ciò che ha visto nella Russia comunista, di cui analizza con precisione la forza e le debolezze; coglie il tramonto del laissez-faire.
Se la questione del debito pubblico non diventa una delle sfide-chiave, o la sfida principale delle prossime elezioni legislative, sarà inevitabile una crisi di proporzioni enormi. L'Italia è pronta a raccogliere questa sfida?».
«Saremo ben presto rovinati? Stiamo portando alla rovina i nostri figli?». Cosa accadrà all'Italia, all'Europa e al mondo se la politica non sarà in grado di frenare la crescita del debito pubblico? Da queste domande parte Jacques Attali per spiegare il fenomeno più evidente nell'economia degli ultimi anni. Mai, se non in tempo di guerra, il debito dei paesi più sviluppati e potenti è stato così alto. Questo saggio, bestseller in Francia, analizza le cause che hanno portato all'indebitamento e ne ripercorre la storia: dai sistemi di amministrazione fiscale dei governi dell'antica Grecia al primo "buco" nel bilancio nella Roma repubblicana (40 milioni di sesterzi spesi da Cesare per farsi eleggere Pontifex Maximus), dalla nascita del "Tesoro pubblico" nell'Italia del XIII secolo (il "Monte", istituito nel 1262 a Venezia dal Doge) ai primi esattori delle tasse dell'età moderna (i Fermiers généraux in Francia), fino ad arrivare al XXI secolo. Oggi si può ancora evitare la rovina dei risparmiatori, dei salariati e dei pensionati? Ma a che prezzo? Quali strategie saranno indispensabili? Come finirà? È un testo fondamentale per capire le difficoltà di un paese come il nostro: infatti come sostiene Attali nel capitolo scritto per l'edizione italiana "la situazione dell'Italia è resa ancor più preoccupante dal fatto che la popolazione non sembra essere in grado, quando sarà il momento, di rispondere agli sforzi richiesti per diminuire drasticamente il livello del debito pubblico».
Jacques Attali, giornalista, esperto di economia, è stato consigliere di Mitterrand e primo presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Pur essendo un uomo di sinistra, ha presieduto la Commissione per la Liberazione della Crescita nel governo Sarkozy. Dirige Planet Finance, ONG per la diffusione della microfinanza nei paesi in via di sviluppo che ha sostenuto anche i progetti del premio Nobel Muhammad Yunus. Fazi Editore ha pubblicato la biografia Karl Marx ovvero, lo spirito del mondo (2006, ed. tasc. 2008), Breve storia del futuro (2007), Amori (sempre con Stéphanie Bonvicini, 2008), La crisi, e poi? (2009), Sopravvivere alle crisi (2010).
«È urgente combattere il debito pubblico, sostiene Jacques Attali nel suo ultimo libro. Perché le crisi che esso ha provocato in passato sono tutte finite male». l'Express
«Il saggio descrive uno scenario catastrofico che si avvererà nei prossimi quindici anni, se non si metteranno in pratica immediatamente i rimedi proposti dall'autore. Animi sensibili, astenetevi!». Valeurs actuelles
«In Come finirà?, Jacques Attali passa in rassegna il passato per valutare i rischi che può correre l'Europa. Corrosivo». Le point
Questo manuale tratta analiticamente tutti gli aspetti riguardanti la contabilità dei costi, con riferimento sia alle specifiche operazioni che alle varie tecniche impiegabili, sottolineando in particolare quali informazioni sono necessarie alla direzione per la rilevazione e la registrazione sistematica e comparata dei costi, nonché l'analisi dei medesimi e i dati di profitto. Queste informazioni sono indispensabili per: stabilire l'obiettivo di profitto dell'impresa; determinare degli obiettivi settoriali coordinati; misurare e controllare l'andamento aziendale per mezzo dei budget e degli standard; decidere quali siano i perfezionamenti da apportare all'intera struttura organizzativa.
A sentire certi politici del fare o certi ecologisti convertiti dell'ultima ora, sembrerebbe che l'Italia sia oggi fra i paesi più entusiasti e convinti delle virtù del nucleare. E' vero che sul nostro suolo non c'è una sola centrale attiva, ma - dicono - è tutta colpa del referendum del 1987 e di alcuni abili manipolatori del pensiero collettivo. Per rimediare ai danni che ne sono seguiti, abbattere i costi dell'elettricità ed essere competitivi, bisogna dunque rientrare nel settore. Una scelta condivisibile, sostiene l'autore, da nuclearista convinto ma non fazioso qual è; una scelta tuttavia maledettamente complessa che richiede molte condizioni, a partire da una forte condivisione politica e sociale. Per questo ripercorre con sferzante e amara ironia la travagliata storia del nucleare italiano sgombrando il campo da alcune verità di comodo (il referendum come "presunto colpevole") e cercando di trarne degli insegnamenti per il futuro. Per non replicare quegli stessi errori, per evitare altri sprechi, danni e illusioni.
Alberto Clô insegna Economia industriale e Regolazione Public Utilities nell'Università di Bologna. Nel 1995-96 è stato ministro dell'Industria e del Commercio estero. Ha fondato e dirige la rivista "Energia". Tra le sue pubblicazioni per il Mulino ricordiamo "Il rebus energetico. Tra politica, economia e ambiente" (2008).
Se il lavoro vale meno economicamente e come collante sociale, anche la sinistra politica e le rappresentanze sindacali hanno le loro responsabilità e insieme, forse, l'onere della ricostruzione. Tornare a riconoscere il valore sociale del lavoro è la prima missione di una classe politica che sappia davvero interpretare la novità del XXI secolo, e ricostruirne il valore economico è il progetto più moderno del quale possa dotarsi.
Nel corso della Storia, paesi ricchi e paesi poveri hanno contratto debiti e crediti, hanno subito tracolli e vissuto momenti di ripresa, lungo una sequenza straordinaria di crisi finanziarie. Gli esperti e i politici hanno sempre proclamato "questa volta è diverso", affermando che la nuova situazione avesse poco a che fare con i disastri del passato. Questo libro è la dimostrazione che quello che dicono è sbagliato. Passando al vaglio sessantasei paesi appartenenti ai cinque continenti, "Questa volta è diverso" rappresenta uno sguardo comprensivo e accessibile alla varietà delle crisi finanziarie e ci guida attraverso otto folli secoli di panico bancario, default e inflazione, dalla svalutazione della moneta nel Medioevo alla catastrofe attuale. Carmen M. Reinhart e Kenneth S. Rogoff, prestigiosi economisti che con le loro ricerche hanno influenzato il dibattito politico e scientifico legato alla crisi d'inizio millennio, sostengono che le crisi sono riti di passaggio sia per i mercati emergenti, sia per quelli consolidati. E traggono importanti lezioni dalla Storia per mostrare quanto abbiamo imparato. Con analisi persuasive e messe di dati inoppugnabili, Reinhart e Rogoff dimostrano come i tracolli dei vari paesi colpiscano all'unisono con straordinaria frequenza, durata e ferocia. Esaminano le caratteristiche delle cadute delle monete, l'inflazione e l'inadempienza delle nazioni nei confronti dei debiti internazionali.