Cristo è onnipresente nei Padri della Chiesa. È il centro che s’irradia su tutti i gradi della circonferenza ed è naturale che da tutti i gradi ci si rivolga a lui.
L’area di ricerca di questo volume si è estesa a tutta la patristica latina, greca e orientale e si è prolungata oltre i limiti canonici di Isidoro di Siviglia per l’Occidente e di Giovanni Damasceno per l’Oriente protraendosi fin verso la fine del primo millennio.
La spigolatura ha attraversato molti campi infruttuosi, ma in altri ha potuto raccogliere una messe ad alto potere nutritivo. Sono voci isolate ma penetranti che ci arrivano col fascino di ciò che ci giunge da molto lontano.Voci molteplici che partono da una grande varietà di temperamenti, di luoghi e di tempi e possono fornire un assortimento di illuminazioni che testimoniano come l’esigenza di un incontro diretto con Cristo sia radicata nella coscienza umana.
Destinatari
Studiosi e religiosi.
L’autore Francesco Trisoglio, già titolare della cattedra di Storia bizantina e di Storia della Civiltà classica presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino, è autore di varie pubblicazioni sui classici greci e latini, sui Padri della Chiesa, su autori bizantini e rinascimentali. Nella critica letteraria è soprattutto sensibile a rischiarare l’intelligenza per una più intima comprensione della vita umana e dei valori artistici.
Questa Lettera è un documento di capitale importanza: scritta negli anni 95-100 dell’era cristiana, insieme alla Dottrina dei dodici apostoli (SC 6), è contemporanea agli ultimi libri del Nuovo Testamento. Siamo quindi di fronte a uno dei testi cristiani più antichi.
La tradizione la attribuisce a papa Clemente, terzo successore di Pietro sulla cattedra episcopale di Roma.
La Lettera è uno scritto di circostanza: la Chiesa di Roma interviene presso la comunità cristiana di Corinto, divisa da rivalità personali e da contestazioni che mettono in pericolo l’autorità dei presbiteri e l’unione fraterna.
Questo testo, dunque, è fondamentale per comprendere quale era l’autorità della Chiesa di Roma rispetto alle altre chiese locali e come era vissuto il cosiddetto primato petrino.
È anche particolarmente interessante per conoscere i temi usati nella predicazione sul finire del I sec. e le forme liturgiche della primitiva comunità cristiana di Roma.
La Lettera ha goduto sempre di una autorità eccezionale, al punto che in alcune chiese locali è stata considerata anche un testo ispirato e quindi usato nella Messa.
Tutte le opere mistiche del santo fondatore dell'Ordine dei Carmelitani.
Questa è la prima versione italiana dell'opera 'De harmonia mundi totius cantica tria' del francescano veneto Francesco Zorzi. Con un commento essenziale volto soprattutto a rintracciare le fonti alle quali l'autore ha attinto con straordinaria abbondanza. Con testo latino a fronte.
Il fascino della teologia di Teresa di Lisieux, raccontata con un linguaggio essenziale e appropriato.
Nel Saggio introduttivo vengono presentati la struttura logica, i fondamenti metodologici, filosofici e teologici dell’opera e in più punti viene fatto vedere in che cosa consista la rivoluzione agostiniana rispetto al pensiero filosofico antico-pagano, e per quali ragioni, come ha sostenuto M. Zambrano (allieva di Ortega y Gasset), Agostino sia da considerare davvero per molti aspetti il padre spirituale dell’Europa.
Dio si è fatto uomo; che cosa dovrà diventare l’uomo, se per lui Dio si è fatto uomo?
Discorso X 1
Il Commento al Vangelo di Giovanni è una delle opere più ispirate e più valide di Agostino.
È costituita da centoventiquattro Discorsi, nati nel corso di vari anni (non meno di tre lustri).
I primi cinquantaquattro sono prediche fatte ai fedeli e messe per iscritto dai tachigrafi; gli altri settanta sono stati dettati e letti da altri.
Il primo gruppo di sedici Discorsi risale probabilmente al 406-407; il secondo gruppo (dal sedicesimo al cinquantaquattresimo Discorso) risale al 414. Gli ultimi Discorsi sono stati iniziati negli ultimi mesi del 419 e sono stati terminati pochi anni dopo. Malgrado la loro origine in tempi diversi, i vari Discorsi hanno una straordinaria unità e compattezza di sentimento e di pensiero. Agostino fa comprendere in che senso e in che misura Cristo sia vero uomo e vero Dio, con una straordinaria forza di fede e di ragione. Reale, dopo avere a lungo studiato e meditato tale opera, la presenta in una forma nuova, che cerca di ricostruire e riprodurre, con una serie di scansioni e di a capo, il ritmo del parlato, i possibili silenzi, le riprese. L’ariosità che in questo modo viene data ai vari Discorsi, li rende assai più leggibili, fruibili e godibili, rispetto alla loro solita presentazione in blocchi compatti. Proprio mediante le scansioni degli a capo, si comprendono le varie ripetizioni, si gustano i parallelismi e le opposizioni, e si entra nello spirito del Discorso agostiniano.
Reale ritiene inoltre che questa opera costituisca un vertice di quello stile particolare di Agostino che corrisponde a quello della «tarsia», che introduce in modo ben studiato tutta una serie di citazione dei testi sacri. Si pensi, per esempio, che versetti del primo capitolo del Vangelo di Giovanni vengono citati parecchie centinaia di volte, e che della Bibbia vengono citati versetti tratti da quasi tutti i testi che compongono sia l’Antico sia il Nuovo Testamento. Seguendo la logica della composizione a «tarsia», Reale ha riportato in nota quei passi biblici ai quali Agostino fa richiamo, senza citarli direttamente, ma facendo riferimento a essi per allusione o per parafrasi.
Il libro biblico dei Giudici narra la storia di Israele successiva all’ingresso nella Terra promessa. È una storia santa: i dati della narrazione storica sono congiunti all’interpretazione religiosa. Questa sostituisce volentieri il ruolo delle cause seconde di ordine umano con l’azione immediata di Dio. Il nostro predicatore, Origene, insiste sul fatto che si tratta di una successione storica non solo provvidenzialmente guidata, ma soprattutto orientata a svelare la presenza di Gesù Cristo. Così nella Omelia II,1 afferma: «Abbiamo stabilito di riferire a nostro Signore Gesù Cristo ciò che si leggeva di Gesù, figlio di Nave». E Gedeone, che è l’eroe principale delle ultime due Omelie, è presentato come immagine che anticipa alcuni aspetti della vita di Gesù Cristo: così Gedeone, che spreme il vello in un catino, riempiendolo d’acqua, anticipa Cristo che lava i piedi dei suoi discepoli (VIII,5); e Gedeone, che intima agli uomini timorosi e pavidi di andarsene e che ordina agli altri di scendere nell’acqua del fiume per metterli alla prova, è ombra di Cristo che dice: «Chi non prende la sua croce e non viene dietro di me non è degno di me» (IX,1).
Tra gli altri temi trattati in queste Omelie spicca la Chiesa e l’amorosa sollecitudine di Dio per gli uomini.
Testo della versione latina di Rufino
Introduzione, Note e Indici di Pierre Messié, Louis Neyrand, Marcel Borret
Traduzione italiana e aggiornamento di Riccardo Pane
Prima edizione italiana con testo critico latino e traduzione a fronte.
Alla fine del secolo XI una donna scelse di vivere una vita di solitudine, penitenza, preghiera, in una grotta sui monti sopra Subiaco, in una località chiamata Morra Feronia, ove rimase per 59 anni. Venerata dalle popolazioni locali, alla sua morte lo splendore sprigionatosi dalla grotta ne rese manifesta la santità al pontefice e alla sua corte residenti a Segni. La figura apparentemente evanescente di Chelidonia divenne così protagonista di una lunga storia fatta di rapporti con la natura: il monte, la roccia, la pioggia, il vento, gli animali selvatici; con gli uomini: i pastori, i contadini, gli abitanti di Subiaco; con le istituzioni: i monasteri di Santa Scolastica e del Sacro Speco, gli abati, i vescovi, i cardinali, i pontefici.
Sofia Boesch Gajano affronta i problemi dell’identità biografica dell’eremita e ricostruisce il suo culto dalla morte al secolo XVI, cioè fino alla traslazione definitiva delle reliquie dalla montagna all’interno della chiesa di Santa Scolastica, dove tuttora sono conservate. La vicenda di Chelidonia così ripercorsa assume un valore esemplare per la storia della vita religiosa, sociale e istituzionale del medioevo e non solo.
descrizione
Sofia Boesch Gajano ha insegnato Storia medievale nelle Università di Siena, L’Aquila e Roma Tre. Ha fondato e presieduto per molti anni l’Associazione italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia (Aissca); è direttore responsabile della rivista «Sanctorum». Ha fondato e presiede il Centro Europeo di Studi Agiografici con sede a Rieti. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo La santità (Laterza, 1999); Storia della direzione spirituale, II, L’età medievale (Morcelliana, 2010); Santuari d’Italia, Il Lazio (De Luca, 2010).
autrice
Una donna, una grotta, un monastero
I. «C’è un luogo…».
1. Una montagna impervia e un luogo sacro. 2. Tracce di una storia più antica. 3. Sulle orme di Benedetto. 4. Presenza e assenza. Note.
II. Monastero senza santi e santi senza monastero
1. Liturgia e agiografia. 2. La memoria documentaria e il recupero delle origini. 3. Tracce agiografiche nel Chronicon Sublacense. 4. Santi mancati, santi perduti. Note.
III. Storia di una donna
1. Questioni di identità. 2. La scelta della solitudine. 3. «Digiunava con Paolo, con Antonio vegliava, con Giovanni Battista domava la carne…». 4. Una canonizzazione “sul campo” e un corpo conteso. Note.
IV. Percorsi del culto
1. Un monastero a Morra Feronia. 2. Reti di relazioni. 3. Un’immagine nel Sacro Speco. 4. Un culto “rivale”? Note.
V. Potere e cultura
1. Monastero e castrum: una convivenza turbolenta. 2. Riforme e commenda. 3. Una dinastia abbaziale. 4. Un colto abate commendatario: Marcantonio Colonna. Note.
VI. Un patrimonio sacrale
1. La cultura monastica: Guglielmo Capisacchi. 2. Promozione agiografica e strategie cultuali. 3. Devozione e memoria storica. 4. Reliquie e gerarchie sociali. Note.
Un codice come reliquia
Note.
Le carte, a cura di Susanna Passigli
I Libri di Ezechiele e Daniele sono ricchi di immagini simboliche riprese successivamente nel Nuovo Testamento. Echi, ad esempio, di Ezechiele - con le sue parole di rovina e promesse di speranza - sono frequenti nel Libro della Rivelazione; l'influenza di Daniele è invece più evidente nella terminologia e nel simbolismo che Gesù adotta nel presentarsi come "Figlio dell'uomo". Perciò questi libri hanno suscitato grande interesse nella Chiesa delle origini. Più di quaranta Padri della Chiesa hanno commentato il libro di Ezechiele. Tra questi vengono qui editi le omelie di Origene e di Gregorio Magno, e i commentari di Girolamo e di Teodoreto di Cirro. Per i commentari su Daniele il volume presenta i commenti tratti dalle opere di Teodoreto di Cirro, Ippolito, Girolamo, Isho'dad di Merv. Nella raccolta trovano posto anche i commenti attribuiti a Efrem di Siria e Giovanni Crisostomo.
La vicenda di Edith Stein è diventata nota anche al di fuori della cerchia degli specialisti. Ebrea, allieva di Husserl a Gottinga e quindi sua assistente a Friburgo, battezzata nella chiesa cattolica dopo un lungo periodo di incerdulità, monaca carmelitana ed infine martire nel lager di Auschwitz: la sua esperienza non può mancare di colpire. In questo volume viene approfondita la sua concezione della filosofia e il rapporto di quest'ultima con la fede. La ricerca è condotta lasciando parlare Edith Stein stessa attraverso il suo epistolario, la sua autobiografia, gli scritti minori e situando la sua riflessione nel contesto di tutta la sua vita e della sua esperienza culturale e spirituale.
I 28 discorsi di S. Agostino sul Natale ed Epifania confermano lo zelo pastorale del vescovo nei confronti del suo gregge. Non solo carità pastorale e zelo si fondono insieme, ma Agostino comunica la passione per la Verità, la ricerca dell’amore e soprattutto l’umiltà nel perseguire l’itinerario verso Dio. Il mistero dell’incarnazione diventa così per il vescovo d’Ippona opportunità pastorale per ri-dire e ri-dare coraggio, speranza e robustezza di fede al popolo di Dio.
La caratteristica prettamente pastorale dei discorsi ne fanno una valida istruzione di taglio catechetico e liturgico insieme, una perla di azione pastorale in cui traspare la sensibilità e la responsabilità del pastore nei confronti del suo gregge.
Teologia e pastorale si fondono insieme in un linguaggio accessibile e comprensibile. Nei discorsi del Natale e dell’Epifania, possiamo scoprire un metodo pastorale che, partendo dal dato teologico – l’incarnazione e la nascita di Cristo, l’Epifania come manifestazione di amore e rendimento di grazie –, ci indirizza alla visione della nostra realtà con gli occhi della fede e del vangelo portandoci all’azione per il bene stesso della Chiesa e della sua autorealizzazione.
I discorsi, perciò, vogliono rinvigorire il dono dell’amore di Dio che si fa carne, si dona e arricchisce l’esperienza umana ravvivandone l’orizzonte di fede e speranza. Ha scritto recentemente Benedetto XVI: “La fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa, che non delude; indica un solido fondamento su cui poter poggiare senza timore la vita; chiede di abbandonarsi con fiducia nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo
XIV e inizi del XV secolo
Volume sesto di Figure del pensiero Medievale
In coedizione con Città Nuova
Rilegato con sovracoperta
Testi di: J.Biard, I.Biffi, S.-T. Bonino, F.Buzzi, M.J.F.M.Hoenen, C.Marabelli, E.Reinhardt, F.Stella