Sono gli anni dei sogni di benessere e di evasione, della Fiat 500 e del primo consumismo, dei tanti nuovi oggetti che riempiono le case, delle speranze che modificano i bisogni e i desideri degli italiani. Sono gli anni della commedia all’italiana, del celebre Il sorpasso, della dolce vita, dei cantautori, di Lascia e raddoppia. Sono gli anni in cui cambiano stile di vita, composizione sociale ed equilibri politici: l’Italia, in parte provinciale e codina, in parte alla rincorsa di tutto ciò che sa di moderno, è in bilico fra il vecchio e il nuovo.
Indice
I. Il volo del calabrone - II. Sulle ali del boom - III. Un capitalismo bicefalo - IV. Le luci della ribalta - V. Fra dilemmi e illusioni - Riferimenti bibliografici - Indice dei nomi
Si può gestire soltanto quello che si riesce a misurare... Pur non sottovalutando altri fattori determinanti, quali l'esperienza, l'intuito, la fortuna, qualsiasi iniziativa o progetto di miglioramento aziendale non può prescindere da una misurazione della situazione attuale, di quella in divenire e di quella finale. Quindi non esiste una vera gestione senza un adeguato impiego di appropriati indicatori di prestazione, integrati nel sistema organizzativo e informativo aziendale. L'abilità del management è comprendere i legami tra leve decisionali e prestazioni da conseguire, l'esplicitazione delle quali è parte integrante del piano strategico. Questo testo offre a imprenditori, manager e consulenti un quadro ampio, approfondito, pratico e rigoroso, sullo stato dell'arte dei Sistemi di Misurazione delle Prestazioni, anche noti come Balanced Scorecard o cruscotti direzionali, sugli indicatori di prestazione chiave o KPI, e sulle tecnologie di Business Intelligence di supporto. (Prefazione di Alberto Bombassei)
Questo libro è destinato a chiunque voglia capire perché e soprattutto come gestire i reclami e trasformarli in opportunità di fidelizzazione del cliente: titolari di piccole e medie aziende, amministratori delegati di grandi società, direttori di divisione o di funzione, dirigenti pubblici e privati, nonché coloro che concretamente sono preposti a gestire reclami.
il contenuto
Dall’autore del Breve trattato sulla decrescita serena, ecco un saggio di interrogazione radicale sul terreno di una delle «invenzioni» cruciali della modernità.
Come si è formato il nostro «immaginario economico », la nostra visione economica del mondo? Perché oggi vediamo il mondo attraverso i prismi dell’utilità, del lavoro, della concorrenza, della crescita illimitata? Che cosa ha portato l’Occidente a inventare il valore produttività, il valore denaro, il valore competizione, e a costruire un mondo in cui nulla ha più valore, e tutto ha un prezzo?
Serge Latouche ritorna qui alle origini di questa economia che i primi economisti definivano la “scienza sinistra”, e articolando la sua argomentazione in prospettiva storico-filosofica, mostra come si è plasmata la nostra ossessione utilitarista e quantitativa, e ci permette così non solo di gettare uno sguardo nuovo sul nostro mondo, ma soprattutto di affrontarne la sfida sul piano di valori davvero fondamentali come libertà, giustizia, equità.
l'autore
Serge Latouche, professore emerito di scienze economiche all’Università di Paris-Sud, è specialista dei rapporti economici e culturali Nord-Sud e dell’epistemologia delle scienze sociali
La conoscenza come nuova frontiera per la società e l'economia: il salto di paradigma più profondo dai tempi della rivoluzione industriale pone una sfida radicale ai criteri manageriali e organizzativi oggi prevalenti. Il libro ne offre una chiave interpretativa originale, e propone un modello di impresa nuovo, basato non sul paradigma della quantità, ma su quello della bellezza.
La profezia si è compiuta. Si apre un nuovo periodo per il management della comunicazione interna in cui il desiderio di eticità, il bisogno di affettività (individuale e collettiva), la voglia di riconoscimento autobiografico, il policentrismo esistenziale, richiedono nuovi approcci di governance e nuovi stili di gestione. Queste dimensioni connotano l'inequivocabile condizione professionale e persino civile del fare comunicazione dentro e anche fuori le organizzazioni. Una condizione "a quattro dimensioni", ora latenti, ora manifeste, intorno alle quali ruota l'auspicio costante di una nuova identità di impresa e di una comunicazione dalla voce umana, narrativa, esperienziale, comunitaria.
Con questo libro, Sergio Ricossa fa un prezioso dono al vasto pubblico. Mette al servizio dei "non addetti ai lavori" il suo esteso sapere e la sua inesauribile ironia. E ne viene fuori un testo che con mano lieve trascina il lettore in un affascinante e divertente viaggio fra gli economisti e le loro idee. Per rendere più agile il dialogo con il lettore, Ricossa ricorre a una messa in scena. Ipotizza che un suo omonimo, che per comodità possiamo chiamare Ricossa il Giovane, abbia il compito, nell'anno 2450, dopo una "Catastrofe" distruttiva di molte cose, di reperire i "materiali" con cui ricostruire la vita e le opere degli economisti; non mancano il cane di Maffeo Pantaleoni e i gatti di Vilfredo Pareto. Il risultato è un vero e proprio "spettacolo": di quelli che avvincono e che spingono a tornare a teatro. La storia degli economisti è una tragicommedia. Avrebbero voluto indagare la dimensione economica della vita, spiegarci il perché della prosperità e della depressione, farci capire qualcosa dei fenomeni in cui ogni giorno c'imbattiamo. Ma le loro teorie, contraddittorie, divergenti, rendono complicato ciò che è semplice e indecifrabile quel che è complesso.
La complessa relazione che il capitalismo intrattiene con la democrazia si caratterizza come legame necessario o come contrasto irriducibile? E se sono veri sia il legame che il contrasto, qual è la via d'uscita? Salvati sviluppa le sue argomentazioni confrontandosi con le tesi di altri studiosi contemporanei: R. Phillips e R. Reich sulle caratteristiche del capitalismo americano; A. Glyn su keynesismo e neoliberismo, i due principali regimi di politica economica del dopoguerra; R. Dahrendorf sulla difficile «quadratura del cerchio» tra libertà, crescita economica e coesione sociale; J. Attali sulle possibili misure di politica economica e sociale condivisibili da destra e sinistra; M. Castells su media e democrazia; J. Dunn sul conflitto tra democrazia come ideale politico e democrazia come forma di governo. Fiducioso, nonostante tutto, che la conciliazione fra capitalismo e democrazia sia possibile, anche se difficile, Salvati privilegia un atteggiamento riformistico, concreto e insieme riflessivo, lontano dal modo ideologico, gridato e approssimativo con cui temi di questa importanza sono affrontati nel dibattito politico e nella stampa quotidiana.