Come le parabole del vangelo, le strisce di Mafalda – eroina “arrabbiata” e “contestataria” – rifiutano il mondo così com’è. Come il vangelo, il personaggio del fumettista argentino Quino ci aiuta a non abdicare al dovere di indignarci di fronte all’ingiustizia, a non dimenticare che la vera domanda filosofica non riguarda tanto l’essere e il nulla quanto come sia possibile il bene al posto del male.
«Anche se al mondo ci sono più “problemologi” che “soluzionologi”, come sostiene Mafalda, la piccola peste dei fumetti di Quino, non è un buon motivo per rinunciare al cambiamento, come dice il vangelo. È infatti possibile un diverso modo di stare al mondo, quello che si può esprimere con l’“avere tutto senza possedere nulla”. Da Mafalda e dal vangelo impariamo che il criterio di giustizia sta nella circolazione dei beni e non nel loro accaparramento. La risposta al problema della fame, ad esempio, prima che da una pratica viene da un pensiero: quello della gratuità. Molto oltre le intenzioni di Quino e degli evangelisti, Mafalda e il vangelo prestano attenzione alla dimensione etica della vita e portano avanti lo stesso appello alla giustizia e alla pace».
Marco Dal Corso
Con Abramo, Dio riprende la storia della salvezza dopo la tragica dispersione di Babele. Il primo grande patriarca diviene così l'archetipo dell'uomo chiamato a ritrovare se stesso. Ciò richiede però un lungo cammino, che porta anzitutto alla scoperta di sé, della propria identità vocazionale, di chi ci è prossimo e, non da ultimo, di Dio, nel quale si scopre il senso dei giorni e delle opere.Abramo, per ritrovarsi, dovrà lasciare la sua terra, i suoi beni e i suoi legami familiari; dovrà lasciare - in una parola - ogni sicurezza. Ma questa rinuncia aprirà per lui un cammino di fecondità insperata. Egli diverrà infatti una «benedizione» per tutte le genti. L'esodo proposto al patriarca è perciò un invito a crescere verso il compimento di sé secondo il disegno di Dio. Il cammino di Abramo - paradigmatico per ogni credente - diviene così la sfida che Dio ripropone continuamente a ogni uomo affinché divenga soggetto responsabile della propria storia.
La Bibbia non è solo un libro da leggere o un messaggio da ascoltare. E’ soprattutto un testo in cui riconoscere la voce viva di Dio che, per amore e solo per amore, cerca l’uomo e lo accompagna alla pienezza della vita. L’Autore, che da anni svolge un servizio competente e appassionato alla Scrittura, presenta alcune pagine della Bibbia con un linguaggio semplice e le traduce nel concreto. Parole che diventano come un pane da assimilare, come un’acqua che risponde alla nostra sete di felicità.
Gesù visse in Galilea e lì diede inizio al suo ministero. Come era questa terra? Pensando alla Galilea del primo secolo, viene in mente l'immagine di una terra pagana, in cui dominava una povera economia di sussistenza e ribollivano sentimenti nazionalistici rivoluzionari. Ma davvero questa immagine corrisponde alla realtà? Valorizzando le numerose conquiste che l'archeologia ha messo a segno soprattutto negli ultimi anni, e rileggendo da questo punto di vista i dati desunti dalle fonti letterarie, il testo intende tracciare una descrizione aggiornata della Galilea al tempo di Gesù, superando i luoghi comuni e revisionando le idee di una Galilea pagana, rurale e ribelle.
Prima opera esegetica di Ambrogio (difficoltà e soluzioni nell'interpretazione di Gen 2,8 - 3,19) che si rivela capace di utilizzare l'allegorismo di Filone in maniera originale, ed elabora una antropologia fondamentalmente serena. Prelude al dibattito agostiniano su grazia e opere, ma non guarda tanto al danno prodotto dal peccato sulla natura umana, ma piuttosto alla imago Dei, l'elemento divino. Satana non ha il potere di abbattere il nostro spirito, a meno che noi non lo vogliamo. Emerge il tema del felix culpa: il peccato ha provocato la risposta divina di un più grande amore. Il testo non è solo la riedizione economica del volume pubblicato nel 1982: è stato arricchito di un nuovo commento e aggiornato secondo le più recenti ricerche.
Con il secondo tomo del terzo volume, il grande lavoro di James Dunn sugli inizi del cristianesimo è completo. Dedicato alle origini del movimento cristiano e alla formazione delle prime istituzioni ecclesiastiche, questo tomo affronta la problematica della cosiddetta divisione delle strade, ossia di come si poté giungere a un movimento cristiano distinto dal «giudaismo».
Dunn mostra come questo sviluppo sia alquanto più intricato di quanto sovente lo si voglia rappresentare, e come l’immagine stessa di una separazione delle vie possa essere fuorviante. Particolarmente interessanti e importanti si profilano in questa vicenda le figure di Giacomo, Pietro, Paolo e Giovanni, che Dunn fa emergere in tutta la loro statura e nel significato che ebbero per le generazioni successive. Completano il volume e l’opera generale ricchissimi indici parziali, delle opere e degli autori citati oltre che degli argomenti.
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Le proposte bibliche di questo libro ruotano attorno al Salmo 16, che al versetto 2 recita: «Senza di te non ho alcun bene»; una frase che, presa sul serio, trasforma radicalmente l'indirizzo della nostra vita. Il metodo con cui sono svolte le meditazioni è quello della lectio divina, ampiamente illustrato nell'Introduzione; ricollegandosi alla definizione che della lectio dava il priore certosino Guigo II, «Scala Paradisi», l'autore espone le proprie riflessioni percorrendo una sorta di «scala del Paradiso»: da Abramo, modello di aderenza alla Parola, si passa a Mosè, attraverso cui si mostra la fedeltà di Dio al suo popolo. Poi, nel Vangelo di Marco, la chiamata dei Dodici sottolinea come noi dobbiamo essere con Gesù per diventare come Gesù. Si scorrono i testi che esplicitano i fondamenti biblici di un vero servizio alla Parola, e si approda all'episodio della lavanda dei piedi, anticipo del Calvario, e alla parabola degli operai mandati nella vigna, in cui si vede il modo originale con cui il Signore ricompensa i suoi servi. Chiude il volume un Salmo di lode [il 14 6), espressione viva di una fede amante, di una esistenza tutta proiettata sul Signore che ci salva.
All’origine, una curiosità: sapere quanti sono gli animali nominati nella Bibbia. Tutti, non soltanto i venti o trenta presentati nella maggior parte delle ricerche sull’argomento. Poi, conoscere quante volte sono citati e perché. Ed anche, dove possibile, il loro ruolo nella vita quotidiana dell’epoca ed i richiami simbolici.
Ebbene, scorrendo la Bibbia è emersa una sorpresa dietro l’altra. A centinaia. Perché nella grande «arca» della Bibbia tutte le 161 «voci» – comprese alcune nominate indirettamente, come la chiocciola, ed altre generiche, come branco o ruminanti – hanno la loro curiosità o stranezza. A cominciare proprio dal loro numero: nessun altro testo antico nomina così tanti animali. Per tutti gli animali biblici ecco allora una scelta dei versetti che li riguardano e poi, santi, fatti storici, stemmi, loghi e quant’altro.
L’evangelo della grazia
Atti dell’VIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità della Riforma
Bose, 26-28 maggio 2017
“Come posso avere un Dio misericordioso?”. Questa la domanda che ha portato il monaco Lutero alla liberante riscoperta dell’aspetto fondamentale del messaggio evangelico: la giustificazione del peccatore, la grazia immeritata, offerta incondizionatamente da Dio. Alla tematica della giustificazione ha voluto dare spazio l’VIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità della Riforma, di cui presentiamo qui gli atti. La giustificazione, che fu al cuore del movimento di riforma del XVI secolo, è oggi anche una questione significativa in una prospettiva ecumenica, come parola di libertà e di speranza per gli uomini e le donne del nostro tempo. Attraverso approfondimenti storici, biblici, teologici e spirituali, i relatori, appartenenti a confessioni cristiane diverse, presentano linguaggi nuovi e condivisi per ridire questa parola del vangelo, che dischiude per le chiese e per ogni cristiano un rinnovato cammino di unità aperto al futuro.
Contributi di M. Arnold, E. Bianchi, A. Birmelé, Ch. Chalamet, J.-F. Chiron, S. Coakley, É. Cuvillier, S. Durber, F. Ferrario, W. Kasper, D. G. Lange, A. Maffeis, P. Ricca, B. Sesboüé.
Il Vangelo di Tommaso, rinvenuto con altri manoscritti gnostici nel 1945 a Nag Hammadi, nell'Alto Egitto, ha un valore storico e teologico inestimabile. Perché allora fu condannato alla distruzione? Elaine Pagels istituisce un appassionato confronto fra il Vangelo di Tommaso (di cui fornisce una nuova traduzione) e quello di Giovanni, scorgendovi due diverse interpretazioni della presenza di Dio nel mondo. La lettura dei testi apocrifi, infatti, i più vicini alla predicazione di Gesù, suggerisce verità alternative e apre nuovi percorsi di ricerca, sia religiosa sia storico-scientifica. Questo libro, ricco di spiritualità, ci rivela la grande lezione di umanità e di antidogmatismo presente nell'insegnamento "negato" di Tommaso, suggerendo una nuova chiave di lettura di pagine di storia cristiana rimaste troppo a lungo celate.
Il volume indaga l’atteggiamento verso i popoli pagani nel Salterio della Settanta (LXX) attraverso un confronto con il testo masoretico. La ricerca considera il Salterio greco non solo come traduzione letterale, ma anche come interpretazione di quello ebraico e tenta in questo modo di evidenziarne l’apertura universalistica. In questo contesto il termine «universalismo» si riferisce in modo specifico a un atteggiamento favorevole, più aperto, nei confronti di popoli diversi da quello ebraico, coinvolti in qualche modo nel rapporto fra Dio e Israele. A questo scopo vengono esaminati quattordici testi in cui si riscontrano significative divergenze tra il testo ebraico e quello greco.