27 ottobre 1986. Papa Wojtyla convoca ad Assisi le religioni del mondo per un'inedita "Giornata mondiale di preghiera per la pace". Lo "Spirito di Assisi" è ancora vivo nei cuori di moltitudini di uomini perché sono stati i 30 anni trascorsi fin qui a mostrare quanto potente e lungimirante fu l'ispirazione che animò quella e le successive "Giornate" (1993, 2002, 2011, 2016): la pace è un dono di Dio, non è "religione" quella che fa guerra in Suo nome.
Nella Vulgata politicamente corretta sono merce corrente non poche conclamate falsità storiche sulla Chiesa e sul cattolicesimo. Da molti secoli - in particolare dal tempo della Riforma - versioni distorte della verità, accettate dai più come fatti indiscutibili, sono sistematicamente usate come strumenti di manipolazione. Non si tratta, spiega Rodney Stark in questo suo ultimo lavoro, di constatare l'eterno gioco delle opposte fazioni, nel cui nome le diverse vicende vengono deformate a scopo di provocazione o di polemica. Si tratta, piuttosto, di denunciare e smentire pregiudizi, inesattezze e calunnie che compongono un sapere diffuso e condiviso, sulla cui base si legge - erroneamente - la storia, si costruisce il presente e si pianifica il futuro.
La prima parte di questo volume è dedicata alla teologia dell'immagine, con i contributi di Franc?ois Boespflug, Le manteau des saints, ou comment le concile de Trente a placé les images sous leur protection; di Michelina Tenace, All'origine del Decreto sulle immagini di Trento, il Concilio Nicea II, e di Alessandra Bartolomei Romagnoli, Rappresentazioni della santità mistica prima e dopo il Concilio di Trento. La seconda parte riguarda, invece, l'identità e la genesi del decreto, a cominciare dal contributo di Paolo Prodi, Storia, natura e pietà: il problema della disciplina delle immagini nell'età tridentina. Altri tre saggi sono incentrati sulla presenza al concilio del teologo gesuita Diego Laínez e sul suo ruolo nella genesi del decreto sulle immagini: Paul Oberholzer SJ, Diego Laínez come teologo del Concilio e la presenza gesuita nel concetto della sua identità; Lydia Salviucci Insolera, La formulazione del Decreto sulle immagini nei manoscritti di p. Diego Laínez, e Mirella Saulini, Diego Laínez e l'elaborazione della scrittura del Decreto. La terza parte riguarda la ricezione del decreto, con alcuni esempi storici e artistici chiarificatori: Roberto Pancheri, La raffigurazione del concilio di Trento come "historia sacra"; Cristina Mandosi, Istruzione del cardinale Gabriele Paleotti per la Costruzione delle Cappelle nei Palazzi, e Anna Eleanor Signorini, Le cappelle gentilizie a Roma dalle norme tridentine ai primi trattati di fine '500: il caso dell'agostiniana Cappella Cavalletti (1603-1605). L'ultima parte è dedicata alla pala d'altare dell'Assunzione della Vergine di Scipione Pulzone nella cappella Bandini, in S. Silvestro al Quirinale, la cui iconografia deriva da una consultazione avuta dai committenti direttamente con il cardinale Gabriele Paleotti. L'analisi di questa famosa pala serve a rimarcare la complessità dell'incontro concreto tra il significato teologico dell'immagine e la sua effettiva elaborazione in un'opera d'arte. I contributi sono di Luigi Mezzadri CM, San Silvestro al Quirinale fra rinascimenti e riforme; di Lydia Salviucci Insolera, L'Assunzione della Vergine di Scipione Pulzone tra stile e teologia, e di Cristiana Bigari, Gli stucchi cinquecenteschi e la pala d'altare della cappella Bandini in S. Silvestro al Quirinale. In appendice, a cura di Mirella Saulini, le trascrizioni latine e le relative traduzioni del decreto tridentino, con una selezione di brani di p. Laínez.
Sorto nel 1120 a custodia della Gerusalemme conquistata dai crociati, l'ordine dei cavalieri del Tempio rivoluzionò il modo di vivere la spiritualità cristiana, unendo in una sola persona il chierico e il laico, l'orator e il bellator. Incapaci però di adattarsi agli importanti cambiamenti sociali e politici della fine del Medioevo, i templari andarono incontro, all'inizio del Trecento, a una inattesa quanto drammatica fine. Cosa spinse il re Filippo il Bello ad annientare fisicamente e spiritualmente l'intera comunità templare di Francia? Perché papa Clemente V non riuscì a fermare l'ingranaggio che portò centinaia di templari alla morte, in prigione, sotto tortura o sul rogo? E questa la vicenda ancora misteriosa che Simonetta Cerrini racconta, seguendo il testo della bolla papale di soppressione dell'ordine, la "Vox in excelso" del 1312, come una vera e propria "passione", una Via Crucis in ventitré stazioni destinata a chiudersi non sul Golgota ma all'estremità dell'Ile de la Cité, a Parigi, con il rogo celeberrimo di Jacques de Molay, ventitreesimo e ultimo gran maestro del Tempio.
Fondato dal castigliano Domingo de Guzmán nel contesto dei conflitti religiosi e dottrinali dei primi decenni del XIII secolo, l'ordine dei frati predicatori aveva come scopo la predicazione e l'evangelizzazione. Nel corso del Medioevo e dell'età moderna i domenicani furono protagonisti degli studi teologici e fecero parte dei tribunali dell'Inquisizione, anche se non mancarono posizioni critiche verso il potere papale, come mostra la parabola di Savonarola. Si dedicarono inoltre alle missioni in Asia, Africa e America. Fra Otto e Novecento, i domenicani hanno lentamente lasciato il ruolo di rigidi custodi della fede per l'attività missionaria ed educativa, senza rinunciare ai dibattiti teologici.
Nel corso della prima Guerra Mondiale furono impiegate in trincea circa 33.000 unità tra Cappellani militari, preti– soldato e chierici. Si tratta di un pezzo di storia italiana poco conosciuta se non addirittura dimenticata su cui questo volume si propone di fare luce. Il libro, a cura di Mons. Vittorio Pignoloni, prosegue e approfondisce il discorso intrapreso con I Cappellani Militari d’Italia nella Grande Guerra. Relazioni e testimonianze (1915–1919) e raccoglie lettere, testimonianze e brevi diari recuperati dall’archivio dell’Ordinariato militare. Tra i documenti, particolarmente significativa è la lettera di don Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, in qualità di Cappellano Militare presso l’ospedale militare di Bergamo.
Con la Prefazione di S. E. R. Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia.
La storia del cristianesimo nel Vicino e nel Medio Oriente è poco nota. Si sa che tutte le Chiese particolari risalgono alla Chiesa di Gerusalemme. Di là, dal giorno della Pentecoste, partì la missione evangelizzatrice degli Apostoli che dalla Palestina si estese ad Antiochia, alla Siria e all'Asia Minore, per toccare poi, oltre naturalmente all'Europa, l'Egitto, la Persia, l'Armenia e la Georgia. Nacquero, così, le Chiese siro-occidentale e siro-orientale (o assira), la copta, l'armena e la georgiana. Gemmate da una o dall'altra di queste comunità ecclesiali, ebbero poi origine la Chiesa dell'India a Est, la Chiesa Etiopica a Sud e la Chiesa Maronita del Libano in area mediterranea. In un tale panorama così vasto e complesso si colloca la materia storica di questo volume, il cui intento è quello di recare un contributo alla conoscenza di comunità cristiane che hanno espresso in poco meno di due millenni testimonianze religiose, civili e culturali di grande valore, generalmente ignorate. Comunità che, in maggioranza, stanno vivendo tragici giorni di sofferenza e di immani distruzioni, con il pericolo reale di scomparire proprio là dove, oltre mezzo millennio prima delle conquiste islamiche, hanno cominciato a vivere.
«Uomini, miei fratelli, temiamo Iddio e combattiamo per vendicare l’insulto arrecatogli! Proteggiamo la sovranità dello Stato dei Romani e opponiamoci ai suoi nemici... Il pericolo non sarà senza ricompensa: affrontiamolo valorosamente, e il Signore nostro Dio ci sarà al fianco e distruggerà il nemico!» Con queste parole l’imperatore bizantino Eraclio si rivolgeva ai suoi soldati nel 622, al momento di lanciare la grande offensiva contro i persiani. Nulla esprime meglio la volontà di resistenza dell’Impero, che per secoli fu costretto a difendersi da continue ondate di nemici bellicosi, che si abbattevano sui suoi confini attirati dal miraggio di Costantinopoli, la splendida ‘Regina delle città’ sul Bosforo, difesa da mura possenti e capace di resistere a tutti gli assalti. Gastone Breccia ripercorre i secoli più turbinosi e gloriosi della storia militare dell’Impero romano d’Oriente, dalla disfatta di Adrianopoli del 378, che costrinse l’imperatore Teodosio I a riformare l’intero sistema difensivo, fino alla morte di Basilio II (1025), il sovrano che sconfisse i bulgari, restituendo a Bisanzio uno spazio di sicurezza e dominio nei Balcani e in tutto il Mediterraneo orientale.
Negli otto secoli della loro storia i Domenicani sono stati protagonisti di vicende a volte contrastanti, spesso al centro del dibattito teologico e filosofico, ma anche politico: si pensi al loro ruolo nell’Inquisizione, piuttosto che alla lotta dei missionari e degli intellettuali dell’Ordine per i diritti degli indios negli anni delle conquiste spagnole e portoghesi del Nuovo Mondo. Si può dire che l’Ordine dei Predicatori rappresenti uno dei grandi attori nello sviluppo della cultura, non solo europea, nei secoli del Medioevo e poi dell’Età Moderna. Ne sono esempio l’esperienza di predicazione di Domenico di Caleruega, e il suo confronto con l’eterodossia dei ‘catari’; l’originaria, sospetta novità della speculazione di Tommaso d’Aquino e la sua sistematizzazione nel corso dei secoli; la vicenda di Caterina da Siena, breve e travolgente, fra il ritorno della Sede Apostolica a Roma e il grande scisma d’Occidente, fino alle più recenti figure di Giuseppe Girotti, morto a Dachau, e di Pierre Claverie, vescovo ucciso in Algeria. Le vite, lo studio e i conflitti dei frati Predicatori si sono svolti nello scenario a volte tormentato delle vicende del loro Ordine, nei diversi contesti ecclesiastici e storici che ne hanno visto la missione. Si tratta di un’evoluzione che mostra molte discontinuità, ma anche linee di sviluppo ben individuabili: la predicazione, lo studio, la vita religiosa femminile.
Il libro indaga la pluralità dei metodi, delle rappresentazioni e delle pratiche testuali tese a ridisegnare i confini dell'"eresia" nella prima metà del '300. Lo studio si concentra sull'attività e sugli scritti di Jacques Fournier/Benedetto XII (Saverdun, ca. 1284 - Avignone, 1342): durante la sua carriera di abate cistercense, vescovo-inquisitore, teologo, cardinale ed infine papa ad Avignone, Fournier predispose un multiforme intervento nella lotta contro il dissenso religioso.
Cosa succede alla Santa Sede quando, con la fine del potere temporale, perde le proprie case editrici più prestigiose, attraverso le quali diffondeva i contenuti del suo magistero? Quali le strategie comunicative e i nuovi strumenti editoriali che le consentono di riprendere l'iniziativa e di parlare di nuovo al mondo, sotto i difficili pontificati di Leone XIII e di Pio X? Questo volume, attraverso l'analisi di una ricca documentazione archivistica, dà una risposta a questi interrogativi ricostruendo la storia, finora sconosciuta, di alcune case editrici straniere già largamente affermate nei territori di origine - la belga Desclée, la tedesca Pustet - ed in contatto con potenti esponenti della curia, che divengono le vere protagoniste della revanche cattolica, spesso in aspro conflitto tra loro per la conquista del vasto mercato dei libri liturgici e di pietà. Dopo aver analizzato i rapporti con gli autori accusati di modernismo, da Buonaiuti a Duchesne, prima accolti nei cataloghi poi rifiutati per non offuscare la propria immagine di fedeli esecutori della politica papale, il libro ripercorre le tappe che porteranno alla nascita nel 1926 della Libreria Editrice Vaticana.
Nei decenni scorsi ci si è accostati alla figura e all'opera di don Lorenzo Milani spesso con le lenti deformanti di una visione eccessivamente ideologizzata. A distanza di quasi cinquanta'anni dalla sua morte e dopo migliaia di scritti pubblicati su di lui (ne sono stati catalogati 4137 fino al 1997), oggi non ci sl può certamente esimere dal guardare a don Milani come ad un grande educatore che ha avuto una forte influenza sullo sviluppo della scuola e che occupa certamente nella storia della cultura italiana un posto importante che gli va riconosciuto anche a livello scolastico. Questo libro, che propone una ricca antologia di scritti linguistici di don Milani comprende, altresì, un'ampia introduzione al suo pensiero e alla sua opera in cui si dà un'interpretazione unitaria della posizione politica da lui maturata nell'arco dei vent anni di sacerdozio, delle diverse accezioni con cui usa il termine "cultura" dei pregi e dei limiti della sua esperienza educativa. Il volume contiene oltre ad una nutrita bibliografia, anche un appendice in cui si danno brevi informazioni su quanti tra i più noti, ebbero contatti con il Priore. Impreziosiscono il libro la prefazione di Giorgio Pecorini e la postfazione di Tullio De Mauro.