L'economia della cultura, considerata da molti e per molto tempo come un ossimoro o una contraddizione in termini, si è assicurata ormai un posto rilevante nelle strategie di sviluppo per l'Europa e, in misura ancor maggiore, per l'Italia. Studiosi e operatori dedicano grande attenzione ai processi attraverso i quali la cultura (patrimonio, attività, eventi, attori) può concretamente trasformarsi in risorsa per la crescita della qualità della vita e la promozione territoriale. In particolare, molte attese si concentrano sulla valorizzazione turistica degli innumerevoli beni paesaggistici, archeologici, storici e artistici che costellano il Bel Paese. L'analisi delle tendenze in atto e l'indagine su alcuni aspetti ancora poco esplorati dei fenomeni rilevanti (come l'attrattività turistica dei territori, la gestione sostenibile delle risorse, i modelli di valorizzazione possibile) consente di rendere conto del posizionamento internazionale dell'Italia e di proporre alcune linee di azione per il superamento delle principali criticità del settore. In questo libro, approcci e strumenti della pianificazione strategica sono proposti in forma di manuale, come possibili contributi operativi per la progettazione di interventi specifici sulla offerta e sulla domanda culturale e turistico-culturale.
Dapprima ignorati, poi osteggiati, quindi accolti come benefattori del capitalismo finanziario barcollante, infine colpiti da pesanti perdite nella crisi finanziaria internazionale: i fondi sovrani sono saliti alla ribalta dell'opinione pubblica con investimenti eclatanti in aziende degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. I paesi del Golfo, Singapore, Cina, Libia, Russia, nonché la Norvegia, grazie ai loro ingenti surplus energetici e commerciali, sono i principali protagonisti di questo scenario. Come nascono i fondi sovrani? Quali sono le loro strategie di investimento? Con quali conseguenze sul piano geopolitico? Come si sono mosse le istituzioni internazionali per incentivarne la trasparenza? Il volume risponde a questi interrogativi offrendo un quadro aggiornato del fenomeno.
Quella che un tempo era la cenerentola dei servizi pubblici è diventato uno dei problemi più pressanti del nostro tempo. Oggi i rifiuti evocano veleno e distruzione dell'ambiente; ogni italiano ne produce circa 1 kg e mezzo al giorno, di cui una buona parte finisce in discariche in via di esaurimento, quantità crescenti ma insufficienti vengono recuperate, e altre fanno perdere le tracce in modi alquanto sospetti. Tuttavia, gestire i rifiuti in modo corretto si può: richiede una strategia complessa, volta a ridurre le quantità da smaltire e il loro potenziale nocivo, coinvolgendo il sistema produttivo e responsabilizzando i cittadini. Ma servono anche soluzioni tecnologiche efficienti che permettano di gestire quei rifiuti che comunque non si potranno riciclare.
Luglio 2007: è la data d'inizio di una crisi che ha squassato l'economia mondiale e che continua a intorbidire acque e sonni di famiglie e imprese. C'è chi ha evocato lo spettro della Grande depressione degli anni Trenta, c'è chi si chiede se bisogna correre a riprendersi i soldi dalla banca, c'è chi assiste impotente a fallimenti e disoccupazione, o guarda affascinato ai frenetici tentativi di arginare la crisi da parte di Governi e Banche centrali. Ma come siamo arrivati a questo punto? Quali meccanismi impazziti hanno scatenato l'epocale sommovimento? Se ogni crisi rappresenta anche un'opportunità, questa offre l'occasione di capire gli errori fatti fin qui e di ricostruire un sistema finanziario internazionale in cui la finanza sia ancella e non padrona dell'economia. Conducendo per mano il lettore nelle basse cucine dell'alta finanza e nelle sale ovattate dove si cercano rimedi alla crisi più grave del dopoguerra, Fabrizio Galimberti offre spiegazioni piane e comprensibili di quanto sta accadendo e (presumibilmente) accadrà nel mondo, intrecciando insieme la cronaca e la riflessione, i fatti, l'analisi e i rimedi.
Com'è possibile che il disastro concentrato nel settore dei mutui, gli ormai famigerati subprime loans abbia congelato il mercato del credito, mandato in tilt le quotazioni azionarie, provocato il fallimento di numerose banche e portato il mercato internazionale sull'orlo del collasso finanziario? L'avvocato ed ex banchiere Charles Morris analizza in questo libro, uscito negli Usa ad aprile 2008, nei minimi dettagli, con uno stile chiaro anche per i non addetti ai lavori, i motivi che hanno portato il mercato alla più grossa crisi finanziaria del credito. Partendo dalle teorie economiche degli anni Settanta, fino alla bolla speculativa del nuovo millennio, l'autore analizza come le crescenti complessità dei prodotti finanziari e lo scarso controllo da parte delle istituzioni abbiano portato la situazione al punto di rottura: trecentottanta miliardi di dollari in perdite già subite e calcolate da Bloomberg, più circa centosettanta previsti a carico di banche e finanziarie entro il 2009 secondo la stima di Meredith Whitney della Oppenheimer & Co. Questo finora il costo globale, tra contabilizzato e previsto, della crisi finanziaria del 2007-2008, crisi che sta coinvolgendo drammaticamente tutti i mercati internazionali e di cui è difficile intuire lo sviluppo futuro. Introduzione di Luigi Spaventa.
Già all'indomani del crollo del 1929, John Maynard Keynes metteva in guardia contro la teoria classica secondo cui solo la perfetta razionalità guida il comportamento economico: al contrario, diceva, anche la natura umana, sotto forma di tendenze psicologiche, influenza le nostre azioni. Sono gli "spiriti animali", e da essi bisogna ripartire per comprendere la crisi in corso. Dalla fede cieca nel fatto che i prezzi delle case saliranno sempre, fino alla rassegnata sfiducia del risparmiatore di fronte alla corruzione nei mercati azionari, gli spiriti animali sono il vero motore dell'economia. Su questa base, gli autori rispondono a una serie di domande fondamentali sul presente e soprattutto sul futuro: come mai ci sono persone che non trovano lavoro? Perché è così difficile risparmiare? Cosa determina le depressioni economiche e le oscillazioni dei mercati immobiliari? Akerlof e Shiller sintetizzano il lavoro di anni in un'analisi limpida e autorevole che cambierà il modo di pensare alle recessioni, alla disoccupazione e alla povertà e ai mutui. Spiegano perché l'ignoranza del vero funzionamento dell'economia abbia condotto al crollo dei mercati del credito e la conseguente minaccia di un collasso economico globale. Ricordando che, per risollevarsi dalle sventure finanziarie, i governi dovranno avere la saggezza di sfruttare le forze potenti dell'emotività umana, anziché continuare a ignorarle.
La vita quotidiana è costantemente avvolta da una rete narrativa che filtra le percezioni, stimola i pensieri, evoca le emozioni, eccita i sensi, determinando azioni di adesione e acquisto. Questo manuale descrive lo storytelling e mostra come imparare a utilizzarlo in modo chiaro e operativo. Presenta le ragioni e le possibili applicazioni di questo strumento per raggiungere gli obiettivi aziendali e di profitto: affermare identità e vision d'impresa; gestire il brand e la comunicazione interna ed esterna; formare e sviluppare il personale; potenziare il design di prodotto, la pubblicità e l'esperienza del cliente. I principi teorici enunciati nel manuale vengono resi comprensibili e traducibili sul piano operativo grazie allo studio di alcune importanti realtà aziendali del mercato italiano, tra cui Vodafone, Autostrade, Costa Crociere, Zambon Group e Schneider Electric.
Un impietoso affresco del capitalismo italiano che ritrae un sistema economico in declino attraverso le sue figure più fragili: i rampolli delle grandi famiglie imprenditoriali, tutte alle prese col passaggio generazionale. Sottolineando un male tipicamente italiano, quel "tengo famiglia" che secondo Leo Longanesi avrebbe dovuto essere scritto sulla bandiera tricolore, Filippo Astone passa in rassegna le storie di molti "tesori di papà"; ne racconta vizi e virtù, senza sconti per nessuno, e li classifica in base ai risultati che hanno prodotto. C'è chi ha distrutto le aziende del padre e rovinato la vita ai dipendenti. Chi è sotto inchiesta per aver contribuito a provocare lo scandalo dei rifiuti a Napoli. Chi - pur in assenza di giustificazioni economiche e di merito - riceve compensi e incentivi pari a decine di milioni di euro. Chi (pochi per la verità) è riuscito a fare meglio del padre. Chi si è dedicato anima e corpo a Confindustria. E infine chi è entrato in guerra con il potente genitore che in modo plateale l'ha pubblicamente rinnegato. È il caso, quest'ultimo, di Giuseppe Caprotti e di Roberto Berger, fortemente criticato in "Falce e carrello" il primo, e additato al pubblico ludibrio in "Disonora il padre" il secondo. "Gli affari di famiglia" è anche una risposta a questi due libri che confuta completamente, ribaltandone tesi e conclusioni.
La finanza è diventata sempre più grande, sempre più opaca, sempre più incontrollata. Anziché essere dispensatrice di benessere per tutti, è stata colta da una sorta di ambizione luciferina che l'ha portata a mostrare il suo volto peggiore. La teoria economica dominante si è arroccata attorno all'ipotesi che il sistema finanziario fosse intrinsecamente efficiente e che potesse trovare autonomamente regole adeguate. E che il mercato, nella sua infinita saggezza ed efficienza, potesse determinare il livello ottimale di capitale necessario a garantire la stabilità delle banche. Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò. Il problema non sono le regole abolite, ma quelle che non sono mai state scritte. Non si tratta di scegliere tra Stato e mercato. Si tratta di avere più Stato per scrivere le regole necessarie a far funzionare i mercati finanziari in modo efficiente, così che non assumano più le orride sembianze di Mr Hyde.
"Le tasse sono un furto e non pagarle è legittima difesa". Non si tratta di uno slogan da qualunquisti o dell'affermazione di qualche evasore. Le imposte, come spiega l'etimologia stessa della parola, sono un atto di coercizione bella e buona, un esproprio ai danni di chi onestamente lavora e produce, una rapina legalizzata. Lo Stato adopera come scusa i beni e i servizi che fornisce, anche se nella realtà essi sono pessimi e costosissimi. Servendosi delle parole dei grandi pensatori e di fatti concreti, Leonardo Pacco confuta le tesi dei gabellatori, cominciando la sua opera di smascheramento proprio dal re dei tassatori, quel Tommaso Padoa Schioppa che, nel 2007, durante un programma televisivo ebbe l'ardire di sostenere che "le tasse sono bellissime". "Elogio dell'evasore fiscale" non è una mera provocazione culturale né un'operazione populistica, bensì l'espressione di una coscienza di classe che va maturando in Italia. Che non si limita alla semplice reazione "antipolitica" alla corruzione e alle inefficienze della classe governante, ma va in profondità, arrivando a interrogarsi sull'intera organizzazione dello Stato e degli enti pubblici con dati, numeri, rapporti istituzionali, dalle clamorose truffe nascoste nelle accise al prelievo occulto da parte dello Stato nelle nostre tasche, passando per tutta una serie di trucchi, tra i quali la clamorosa "tassa sulla tassa".