La debolezza è insita in tutti gli esseri del creato, perché privi della perfezione dell?infinito. La natura dell?uomo è sintetizzata nel racconto biblico della creazione: Dio creò l?uomo dalla polvere e vi impresse la sua immagine divina. In lui coesistono il finito e l?infinito, la debolezza e la potenza. Dopo Fare pace con il tempo (LEV 2015) l?Autore in questo nuovo volume indica anche il sentiero da seguire per far pace con la debolezza, che può diventare una ?forza? capace di cambiare radicalmente la vita: andare al di là del contributo offerto dalle scienze umane, ossia dalla ragione, per affidarsi al Dio della Bibbia, che è ?il Dio dei deboli?.
"In quanto mistero, l'essere umano non può mai essere 'definito'. Eppure c'è una via che ci permette di dire l'uomo, la via che Dio stesso ha preso per rivelarci chi siamo: il Figlio, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo libro ha dunque scelto la via migliore per parlarci dell'uomo: partire da Cristo, dalla risurrezione per parlare dell'uomo, del corpo risorto. C'è un'antropologia che non parte da Cristo, ma dal fenomeno umano, e che per questo, senza rendere conto della fede nella risurrezione, inciampa nella questione del corpo, e dunque non garantisce l'unità di tutto ciò che è l'uomo" (dalla Presentazione).
Il libro vuol coniugare esperienze e riflessioni personali con l'esigenza di far chiarezza, in modo semplice, su concetti fondamentali e fatti connessi con la fede e soprattutto la scienza contemporanea. Per cercare di capire: chi sono io? Che senso ha il mio esistere, faccio parte di un progetto? E gli altri: chi sono? Come mi rapporto con loro? E prima ancora: c'è una realtà al di sopra di noi? Domande sempre attuali per chi non si contenta di lasciarsi vivere, ma vorrebbe sapere. E anche, se possibile, sentirsi intimamente parte della realtà che lo circonda. Per un incontro e uno scambio d'amore.
Sin dall'inizio del suo ministero petrino Francesco ha invitato con forza la Chiesa a promuovere e valorizzare la donna nella comunità ecclesiale e più in generale nella società: "È necessario - dice papa Francesco - ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti [...] La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l'autorità nei vari ambiti della Chiesa". "La Chiesa è donna" ha ribadito a più riprese il Santo Padre. Un monito che è stato accolto dalla Pontificia Università Lateranense con il progetto della pastorale universitaria "Donna, custode del Creato" rivolto a diciotto studentesse, religiose e laiche, che hanno completato la loro formazione in Sud America. Le studentesse, autrici del Volume, hanno svolto la loro ricerca affrontando e analizzando, con una solida e chiara base antropologica e teologica (in particolare quella del Concilio Vaticano II che ha valorizzato molto il profilo mariano, tanto «fondamentale e caratterizzante per la Chiesa quanto il profilo apostolico e petrino»), i molti volti e l'importanza della donna nella storia della Chiesa, in relazione alla sua vocazione del tutto peculiare a custodire i doni del creato.
Dire ministra costa una fatica che non si sperimenta nello speculare maestra. La difficoltà è, di fatto, concettuale: il linguaggio infatti rivela perfino nella morfologia il persistere della gerarchia di valori ritenuti “oggettivi” anche quando si sono trasformati in pregiudizi che mortificano le donne. L’autorità femminile non abita nemmeno le chiese, dove il nome di dio è inesorabilmente maschile. Oggi non solo Papa Francesco dichiara l’esigenza di recuperare su un passato di discriminazione: anche Giovanni Paolo II aveva reso omaggio al “genio femminile”, ma la Chiesa istituzionale è fin qui apparsa poco interessata a giovarsi dell’intelligenza e della cultura delle donne, nonostante il contributo ormai imponente della “teologia di genere”. Resta il potere del diritto canonico e del canone 767 che riserva l’omelia “al sacerdote o al diacono”, mentre proprio nella lettura del Vangelo la comunità potrebbe ancor più compiutamente crescere in grazia e verità. Le donne debbono dunque permettersi di fare un passo avanti e leggere la parola di dio senza nemmeno assicurare che, tanto, peggio degli preti e dei diaconi non faranno.
Il ruolo della donna, nella chiesa e nella società, è andato crescendo negli ultimi anni, con un evidente beneficio per la comunità. Contemporaneamente si è dibattuto, e si sta ancora discutendo, in merito all'identità - sia maschile sia femminile -, a come coniugare la pari dignità e la diversa identità, a come focalizzare l'originalità dei profili antropologici e della correlata educazione. Il volume, che spazia tra temi di grande respiro culturale, pedagogico e pastorale, analizza il quadro sociologico determinato da una presenza femminile sempre più centrale e il contributo insostituibile della donna nella comunità ecclesiale, delineando le prospettive di sviluppo. Una lettura di grande interesse per tutti coloro che operano nel campo dell'educazione e della spiritualità.
Nella storiografia italiana e straniera il rapporto tra Chiesa cattolica e schiavitù sembra risentire di una certa polarizzazione ideologica, accompagnata da una selezione e decontestualizzazione delle fonti. Da un lato la Chiesa viene presentata come fiera paladina contro lo schiavismo; dall’altro viene ritenuta senza appello legittimante e connivente. Un oggettivo esame delle fonti – dall’Antico Testamento al Catechismo del 1994 – mostra una realtà che richiede una distinzione. Dall’età antica a quella moderna, passando per la sistematizzazione medievale, la Chiesa ha sempre approvato la «servitù giusta», cioè la privazione della libertà in tre soli casi: criminali, prigionieri di guerra, lavoratori subordinati. La «schiavitù ingiusta», cioè la cattura, la tratta, la compravendita, lo sfruttamento e l’abuso di civili innocenti non trova invece giustificazione in alcun pronunciamento.
Di fronte a Dio tutti gli uomini sono uguali in natura e dignità, e il prossimo va amato come se stessi. Questo ha permesso all’Europa medievale cattolica di essere la prima ad abolire questo iniquo istituto, che nei secoli ha causato sofferenze e morte a milioni di persone.
Sommario Prefazione (L. Mascanzoni). Sigle. Introduzione. I. La schiavitù tra storia e Scrittura. 1. Cenni storici sulla schiavitù. 2. Scrittura. II. Documenti. 1. Tradizione. 2. Concili antichi emedievali. 3. Pronunciamenti papali antichi e medievali. 4. Istituti religiosi di redenzione. 5. Magistero del ’400. 6. Pronunciamenti moderni e contemporanei. III. Sintesi della dottrina cattolica. Per una conclusione. Appendice. Tabella sinottica. Bibliografia.
Note sull'autore Roberto Reggi è laureato in Filosofia, Scienze della formazione, Psicologia e Psicologia scolastica e di comunità, e licenziato in Teologia dell’evangelizzazione e Scienze bibliche. Per EDB ha pubblicato I «fratelli» di Gesù (2010) e ha curato la traduzione interlineare in italiano di tutti i libri dell’Antico e del NuovoTestamento (2001-2014).
Il ruolo della donna nella dimensione religiosa è oggi uno dei temi più discussi in ambito pubblico. Questo volume propone una rassegna ragionata di studi su donne e religione, allo scopo di arricchire il dibattito con categorie di analisi spesso trascurate e di proporre un nuovo sguardo sull’argomento che tenga conto dei rapidissimi cambiamenti avvenuti nel panorama religioso del nostro paese. Introdurre una lettura di genere delle religioni significa incoraggiare una proficua analisi relativa alla varietà di costruzioni del maschile e del femminile interne alle diverse tradizioni religiose e una lettura critica del ruolo della donna all’interno di varie forme di spiritualità.
Il volume propone i contributi offerti al convegno «Educazione, paideia cristiana e immagini di Chiesa», organizzato dal Dipartimento di Storia della Teologia della Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna e ispirato al documento della Conferenza Episcopale Italiana «Educare alla vita buona del vangelo». Il testo mette a fuoco la pratica di educare «tra Chiesa e mondo», nella concretezza della responsabilità della formazione del popolo di Dio. Severino Dianich e Paolo Boschini si soffermano sull'orizzonte della ricerca, mentre Miche-Yves Perrin e Maria Teresa Moscato prendono in esame l'opera di Henri Irénée Marrou e di Agostino di Ippona. Marco Settembrini, Giancarlo Giuseppe Scimè, Davide Righi, Fabrizio Mandreoli e Sergio Parenti approfondiscono le dinamiche presenti nelle Scritture di Israele, in Basilio di Cesarea, nella Chiesa siriaca tra il VI e il IX secolo, nella scuola di San Vittore a Parigi nel XII secolo, nelle premesse medievali della modernità. Infine, Tullio Citrini e Ilaria Vellani analizzano rispettivamente la formazione del clero e l'operato di Lazzati.
Con grande semplicità e senza mai banalizzare, proponendo un approccio integrato e multidisciplinare, Harvey spiega con argomenti razionali e di fede le molteplici questioni che ruotano intorno all'attrazione verso persone dello stesso sesso. Sulla base della sua solida formazione di psicologo, professore di teologia morale e direttore spirituale, Harvey non si sottrae al confronto con le opinioni contrarie al bene della persona, le confuta con chiarezza e carità, doti tanto necessarie quanto rare quando si viene a trattare di quest'argomento, su cui anche il mondo cattolico - non la Chiesa - sembra essere ancora molto confuso. Prefazione di Matteo Maria Zuppi, postfazione di Juan José Perez-Soba.
Viviamo un’epoca di venti deboli, incapaci quasi di farci navigare in mare aperto. Abbiamo respiri corti, spesso in affanno, che a fatica permettono di farci camminare verso un’umanità condivisa e solidale. La voce delle donne, che esce dai testi biblici, ha la capacità e la freschezza di indicarci nuove pratiche e nuovi linguaggi che aprano al respiro della Vita. Dal loro grembo e dalle loro parole/azioni sgorga la difesa della Vita e per questo il volto del vero Dio “amante della Vita”. È una voce spesso messa a tacere da uomini-maschi detentori del potere e del sacro. Per secoli, una coltre maschilista ha avvolto la loro voce e nascosto le loro azioni. Sandro Gallazzi e Annamaria Rizzante sanno, con grande maestria e attenzione, ridonarci la voce e le gesta di queste donne bibliche, vere teologhe di un Dio che è “presenza liberatrice” in mezzo a noi. Scopriamo così, percorrendo queste pagine, in cui incontriamo Agar, Anna, Gomer, Rut, Ester, Maria e molte altre, quel vento di coraggio e di tenerezza che aleggia in tutta la storia biblica: è la Ruah del Signore, presenza materna e femminile di Dio, madre e padre della Vita.
Il dibattito suscitato nel corso degli ultimi decenni intorno alla visione antropologica di Paolo, lascia emergere alcune questioni di primaria importanza. In particolare, riguardo alla prospettiva di partenza, come pure in merito all'interpretazione della vita nuova in Cristo, con delle inevitabili ripercussioni anche sulla ricerca del fondamento ultimo delle esortazioni etiche dell'Apostolo. L'analisi esegetica di alcuni passi selezionati di Galati (2,14b-21; 3,1-5; 10-14; 26-29; 4,1-7; 5,1-6; 16-25), ha permesso di operare una valutazione critica delle posizioni emerse nel corso degli anni, facendo altresì emergere un tutta evidenza la natura Cristo-logica della visione antropologica di Paolo. Anzitutto riguardo al punto di partenza, laddove la prospettiva Cristo-gonica (che nasce, cioè, da Cristo) viene ulteriormente avvalorata con la definizione della dispositio retorica di Gal 3-4.Inoltre, l'approfondimento del rapporto salvifico tra il credente e Gesù in senso Cristo-morfico (per cui l'esistenza del battezzato viene "trasformata" in quella di Cristo), costituisce anche la base dell'etica cristiana. L'uomo "in Cristo" cammina, infatti, verso la progressiva realizzazione in se stesso della medesima vita di Gesù.