Tutto ha inizio in una fredda serata di dicembre del 1975, quando Lotta e Pikay si incontrano per caso in una piazza di Nuova Delhi. Tra la giovane turista svedese e l'artista di strada cresciuto in un villaggio sul limitare della giungla dell'India orientale è amore a prima vista. Lotta però torna a casa, in Svezia, in un altro pianeta che si trova chissà dove, e perché non scompaia dalla sua vita per sempre Pikay deve inventarsi un modo per raggiungerla. Ma come? È un senza casta, non possiede nulla: le probabilità che ci riesca sono minuscole. Se non fosse per una vecchia bicicletta. Pikay è abituato alle situazioni più estreme, ha conosciuto la fame e le umiliazioni degli intoccabili, ma è molto bravo a disegnare, perfino Indira Gandhi gli ha chiesto di ritrarla. Il blocco e le matite sono il suo biglietto per un lungo viaggio verso occidente: in sella alla sua bicicletta di seconda mano, il discendente degli indigeni oppressi dell'India parte da Delhi, attraversa le cime innevate dell'Afghanistan, approda nella terra dello scià e da lì prosegue verso l'Europa, pedalando ogni giorno fino allo stremo per cinque lunghi mesi e superando povertà, pregiudizi e innumerevoli avversità - oltre a dodicimila chilometri di strada - per stare insieme alla donna che ama. Forse, pensa Pikay, tutto è davvero già scritto nelle stelle, visto che alla sua nascita un astrologo aveva predetto che avrebbe sposato una ragazza di un'altra tribù, addirittura di un'altra nazione. Come nelle favole a lieto fine, Lotta e Pikay si sono ritrovati, e mai più lasciati. Oggi hanno tre figli e vivono insieme in una grande casa alle porte di Boras, nel Sud della Svezia. Questa è la loro storia.
Un racconto corale e plurilingue, fatto di odori e sapori, principi azzurri, dittatori ed eroi. Siamo in Transilvania, nella prima metà degli anni '70. La piccola comunità che vive nel villaggio ai piedi della fortezza medievale non lontano da Brasov è un crocevia di lingue e civiltà, antiche e moderne. Un bambino di sei anni vi trascorre l'infanzia insieme ai nonni. Curioso e ingenuo, tenta di capire quello che lo circonda a partire dalle parole, oggetti spesso strani e sfuggenti che in qualche modo danno forma alla realtà. Lo sguardo spensierato del bambino cerca e trova la vita segreta delle cose e attraverso la favola interpreta un tempo segnato da tragedie e lacerazioni.
Sono trascorsi trent'anni da quando George Steiner con "Dopo Babele" irruppe nel dibattito traduttologico proponendo istanze legate all'ambito estetico in un settore di ricerca allora dominato dai formalismi novecenteschi. Uno dei maggiori studiosi italiani di scienza della traduzione, poeta e direttore dal 1989 del semestrale "Testo a fronte", ripercorre la storia di questi trent'anni di traduttologia in un saggio di grande rigore scientifico, ma anche profondamente aperto al colloquio fecondo coi poeti e al dialogo col lettore. Un lettore immaginato colto e appassionato, ma non necessariamente specialista: certo in grado di cogliere e apprezzare i numerosi testi e avantesti qui presentati a esemplificare i concetti di ritmo e di poetica, di intertestualità e di movimento del linguaggio nel tempo.
Un dialogo reciprocamente comprensivo e rispettoso, che non trascura le differenze, ma le valorizza, senza chiusure o pregiudizi. E' questo il contenuto delle conversazioni qui raccolte con autorevoli autorevoli esponenti delle religioni abramitiche, che la storia ha reso spesso conflittuali ma che invece s'incontrano nella fede in un unico Dio creatore, nell'uomo sua creatura, fratello tra fratelli.
Le filastrocche sono fisarmoniche e tamburi. Suonano musiche utili per ballare, più che per stare ad ascoltare, come quelle di violini e pianoforti. Sono strumenti, ma di Utile Bellezza: sono belle se sono utili, ma sono inutili se non sono belle. Questa raccolta parla della Realtà delle cose tangibili: faccia, freddo, sapori, castagne, farfalle; e parla della Fiaba delle altre invisibili: lupi, orchi, pirati, formule per fare e disfare. Tamburi per danzare il mondo, e prepararsi a correrlo, coi due piedi di Fiaba e Realtà.
Benedizione della famiglia dal Nuovo Messale Romano.
La stampa raffigura la Sacra Famiglia (immagine oro a caldo) e la scritta "Concedici, Santa Famiglia di Nazaret, di essere Tua immagine, riflesso vivo dell'amore di Dio".
Confezione da 100 pezzi.
Dimensioni: 22 x 12 cm.
Benedizione della famiglia dal Nuovo Messale Romano.
La stampa raffigura la Resurrezione di Cristo (immagine oro a caldo) e la scritta "O Signore, la Tua luce illumini la nostra speranza. Benedici questa casa e questa famiglia".
Confezione da 100 pezzi.
Dimensioni: 22 x 12 cm.
Il fabbro Vakula è innamorato di Oksana, la ragazza più bella del villaggio di Dikan'ka, ed è determinato a sposarla. Il suo progetto viene però ostacolato dal diavolo in persona, che da tempo medita di vendicarsi di lui e di tutte le «frottole che ha messo in giro sui diavoli»: quatto quatto sale in cielo, ruba la luna e se la infila in tasca, mentre Dikan'ka cade nell'oscurità più nera. «La notte prima di Natale», pubblicato nel 1832 nella raccolta «Le veglie alla fattoria vicino a Dikan'ka» e qui proposto nella traduzione di Paolo Nori, è una prova magistrale dello stile di Gogol': come lo ha definito Nabokov, «qualcosa di ridicolo e di stellare al tempo stesso».
Una riflessione a carattere pedagogico, ma dal respiro storico, antropologico e culturale, grazie al quale la "questione meridionale" viene riconsiderata muovendo dalle radici profonde e di lunga durata che contraddistinguono il Sud d'Italia inserito nella più ampia cornice mediterranea, intrisa di mondi culturali e di valori (occidentali) transitati poi in tutta Europa. La naturale multiculturalità del Mediterraneo può essere orientata verso una interculturalità rispettosa della diversità. Lo sguardo pedagogico mediterraneo è intriso delle eredità culturali dell'antica Grecia, della romanità, della scienza arabo/islamica, della intelligenza vivace e propositiva federiciana, della sacralità spagnoleggiante, della razionalità di matrice francese. "Paideia", "scepsi", "tradizione", "memoria", "storia" sono le parole chiave di una pedagogia che vuol proporsi come modello per un'educazione basata su un'antropologia dell'"umano troppo umano" in antitesi con il post-umano, oggi dilagante e vincente. Prefazione di Cosimo Laneve.
Un romantico e melanconico Vincent van Gogh è il protagonista di questo seguitissimo webcomics dai disegni delicati. In Vincent van Love il pittore olandese si confessa al fratello Theo.
A volte è triste, a volte è pieno di energia, convinto com’è che prima o poi il suo talento verrà riconosciuto. Un libro che è un abbraccio sincero, un inno alla forza delle emozioni, una rappresentazione potente della fragilità e della sensibilità umana.
Il teatro musicale è lo specchio del mondo a cui si rivolge, ma anche presagio del suo futuro. Nel Novecento, venute meno le ombre possenti di Verdi e Wagner, anche l'opera si disgrega, lasciandosi alle spalle l'unitarietà e la compostezza del melodramma ottocentesco, i suoi solidi personaggi e le sue rappresentazioni organiche, per indagare un presente sempre più frammentario, percorso dalle inquietudini, dall'aggressività e dalle sofferenze del soggetto moderno. Puccini, Berg, Britteti, Strauss e Janácek sono alcuni dei grandi nomi che intarsiano la storia dell'opera novecentesca, riscrivendone canoni e temi, orizzonti e significati, con uno sguardo di volta in volta critico o celebrativo, intimista o universale sulle vicende di un secolo attraversato da profondi tumulti e lacerazioni. Così la "Lulu" di Berg si fa accusa dell'alienazione generata dalla morale sessuale e dal culto della famiglia, e dà voce, con linguaggio visionario, alle sue vittime per eccellenza, le donne; il "Billy Budd" di Britten sviscera le ambiguità del male, la perdita dell'innocenza e l'emarginazione del diverso che marcheranno impietosamente la storia del secolo; il realismo poetico della "Bohème" di Puccini mette in scena il vagare angosciato e trasognato dell'essere umano, la fatica di affrontare la quotidianità e le schegge psicotiche che essa produce. Nel volume conclusivo della sua monumentale storia dell'opera, con la passione e la cura del particolare che i suoi lettori ben conoscono, Elvio Giudici passa in rassegna l'opera del Novecento e, per la prima volta, il teatro musicale inglese e statunitense a cavallo del nuovo millennio, restituendoci un affresco composito che si sofferma su tutti i grandi registi e direttori, sugli allestimenti e sulle interpretazioni che hanno contribuito a far sì che questa forma d'arte continuasse a rappresentare, ma anche a plasmare, il nostro tempo.
Un affascinante percorso dello scrivere e del leggere nelle diverse forme e maniere attraverso la Grecia di epoca classica ed ellenistica, l'età romana repubblicana e imperiale, la morente antichità, i primi secoli del medioevo barbarico-occidentale e bizantino. Per ciascuno di questi periodi sono prese in esame, oltre alle fonti letterarie, soprattutto le testimonianze direttamente conservate di scrittura e lettura - rotoli di papiro, tavolette, codici, documenti, iscrizioni, graffiti - risalendone agli usi e alle funzioni mediante l'osservazione e la valutazione della quantità, natura, varietà dei supporti scritti, dei contenuti testuali, delle caratteristiche grafiche, della diffusione, qualità e distribuzione sociale dell'alfabetismo. Si tratta di una storia delle culture scritte greca e latina nel corso di molti secoli e alla luce di avvicendamenti istituzionali, inquietudini spirituali, trasformazioni sociali, mentalità, una storia vista nel riflesso della città antica, rappresentata da cinque poli di attrazione - Atene, Alessandria, Roma, Ravenna, Costantinopoli - che sono stati di epoca in epoca centri e simbolo delle due operazioni-cardine della nostra civiltà, lo scrivere e il leggere, restituendone tutte le declinazioni.