Lo studio di una realtà produttiva come quella regionale deve avvalersi in modo imprescindibile di strumenti statistici capaci di descrivere, misurare e comprendere i molteplici fenomeni economici presenti sul territorio. Il libro esplora diversi aspetti significativi del sistema economico del Friuli Venezia Giulia da un'ottica prettamente quantitativa, lasciando però ampio margine all'interpretazione e al commento dei risultati, e offrendo quindi importanti spunti di riflessione. La prima sezione mira ad introdurre il lettore ai principali concetti e metodi statistici necessari ad analizzare i fenomeni sul territorio, non tralasciando gli aspetti dell'informazione economica e delle fonti ufficiali. La seconda sezione tocca, invece, aspetti più empirici e contiene diversi approfondimenti relativi alle maggiori entità produttive regionali, quali l'industria manifatturiera, i distretti industriali e l'artigianato, considerando anche alcune indagini di mercato inerenti ad eventi di grande richiamo come Friuli DOC e CiVinTas.
Chissà se c’è ancora qualcuno convinto che lo tsunami finanziario non lo riguardi. Roba per élite di ricconi. O per i cervelloni di Wall Street, ma per fortuna qui è tutta un'altra storia. Perché se ancora qualcuno lo pensa si sbaglia, e di grosso. Siamo noi che abbiamo subìto i danni del grande crac. E chissà per quanto andrà avanti. Banche, assicurazioni e finanza sono nell’occhio del ciclone. In Italia, le famiglie continuano a rimetterci un mucchio di quattrini. Ora si scava tra le macerie e si vuole correre ai ripari. Ma il rischio è che, scattata la vecchia trappola, se ne prepara un'altra. C'è tutto questo in queste pagine. Non solo la vecchietta che è andata in banca con tutti i risparmi e ne è uscita con le sue belle obbligazioni Parmalat o Lehman Brothers, carta straccia. Né la famigliola che ha chiesto il mutuo per comprare casa ed è rimasta strozzata dalle rate in continua crescita. Né il professionista che si domanda come sia possibile che i fondi vadano sempre più a fondo. O l’incredulità di chi scopre che le spese sul conto corrente superano gli interessi. Ci siamo tutti noi, proprio tutti, intrappolati in un valzer di scandali, risparmi andati in fumo e inganni. La «tempesta perfetta» di questi mesi, sommata a risparmi che si assottigliano, economia in ginocchio, costo della vita in continua crescita e stipendi fermi, ha mostrato che il re è nudo e la pazienza dei sudditi al limite. Ma il fatto è che il sistema finanziario ha invaso la nostra vita. Con questo mondo si ha a che fare tutti i giorni: la casa, l’auto, i risparmi, la pensione, le polizze, i finanziamenti. Tutti i giorni si scoprono costi invisibili e inganni. Uno slalom che genera disillusione, rabbia, sfiducia. Ci sono storie vere in questo libro, e ognuna descrive un pezzo di vita, tra verità non dette e truffe vere proprie. Esempi concreti, carnefici e vittime, persone e famiglie che illuminano la freddezza dei dati. Per smascherare le trappole e scoprirsi un po' meno vulnerabili.
«Becky ha dieci anni e abita con i genitori e il fratello maggiore Sam in una cittadina del Midwest degli Stati Uniti. [...] Desta ha circa dieci anni e vive con i genitori e cinque fratelli e sorelle in un villaggio dell’Etiopia sudoccidentale».
Inizia così questo libro di Partha Dasgupta, uno tra i massimi esperti di economia a livello mondiale. Il confronto tra la vita quotidiana di Becky e Desta, due bambine coetanee che abitano in due luoghi del pianeta diversamente sviluppati e all’interno di due differenti contesti sociali e culturali, diventa la chiave per scoprire e illustrare in maniera chiara e facilmente comprensibile i concetti economici fondamentali e per mostrare tutta la forza del loro impatto pratico sulle nostre esistenze e sulle nostre prospettive future.
Partendo dalla macroeconomia, attraversando temi come lo sviluppo dei mercati, il ruolo delle istituzioni, il rapporto tra scienza e tecnica, e arrivando infine a toccare i nodi che caratterizzano la sua visione economica, quali l’ambiente inteso come capitale naturale, lo sviluppo sostenibile, il benessere individuale e sociale, Dasgupta offre qui un’introduzione all’economia acuta e di grande immediatezza, rigorosa anche se non tecnica, che chiarisce come la scienza economica riguardi da vicino gli esseri umani reali, in un mondo le cui risorse naturali sono in rapido esaurimento.
Il 2008 è stato l'anno del terremoto: l'edificio della finanza globale è crollato, e tutti hanno potuto constatare sino a che punto fosse costruito con materiali scadenti e friabili. Di chi è stata la colpa? Politici, organi di controllo, banchieri senza scrupoli sono stati di volta in volta additati come responsabili della crisi. Ma ancora non era stato messo a fuoco il ruolo centrale delle grandi agenzie di rating, la cui missione di "dare i voti" ai titoli e a chi li emette avrebbe dovuto guidare e proteggere gli investitori. I mercati finanziari sono stati invasi da una valanga di titoli dal contenuto indecifrabile, spesso collegati a mutui americani di bassa qualità. Nessuno li avrebbe comprati se gli investitori non fossero stati rassicurati da tante triple AAA, marchi di garanzia rilasciati dai monopolisti del mercato del rating: Standard & Poor's, Moody's e Pitch. Questo è un libro sulla fiducia tradita. Una fiducia che è stata riposta in chi, per professione, formula opinioni sulla qualità e sull'affidabilità di una massa colossale di strumenti finanziari più o meno complessi e innovativi. Una fiducia, come si è scoperto d'improvviso, accordata a chi ha commesso errori imperdonabili. Con un linguaggio accessibile a chiunque, Pierangelo Dacrema racconta l'evoluzione della più grave crisi finanziaria di tutti i tempi, ne individua cause vicine e lontane, trae insegnamenti da quanto è accaduto, indica una via da seguire affinché eventi così drammatici non si ripetano.
Questo volume affronta la teoria degli stakeholder, avvalendosi in modo particolare della collaborazione di Edward Freeman, lo studioso che più di un quarto di secolo fa introdusse in maniera sistematica l'approccio stakeholder nell'ambito degli studi di management. Questa raccolta di saggi, gran parte dei quali per la prima volta tradotti in italiano, si basa sulla presentazione di numerosi autorevoli contributi sull'argomento che ne hanno fatto la storia, sia sul piano dell'evoluzione e discussione dei concetti base, sia dal punto di vista delle applicazioni alla gestione aziendale. Il volume è inoltre arricchito da una serie di preziosi e innovativi contributi di studiosi italiani. L'obiettivo che i curatori intendono perseguire, proponendo al lettore italiano una selezione accurata dell'ampia letteratura oggi disponibile, consiste nel contribuire alla diffusione di una consapevole conoscenza dell'approccio stakeholder nella cultura accademica, imprenditoriale e manageriale come nel dibattito pubblico.
Perché la Banca Mondiale e il FMI non hanno mai aiutato i poveri? Perché aumentare le tasse non deve essere considerata una scelta "responsabile"? Perché i sindacati molto spesso danneggiano i lavoratori anziché aiutarli? Questo libro di Robert Murphy guida il lettore attraverso molti miti e luoghi comuni dell'economia che molto spesso sono frutto di correttezza politica più che di riflessioni serie sulle scienze economiche.
Questo volume è un prezioso strumento di decifrazione della Grande Depressione, uno dei più inquietanti fenomeni del Novecento. Quella gravissima crisi economica e sociale viene "letta" e "riletta" da varie prospettive, che insieme convergono verso la smentita dell'imputazione corrente. E non è più il puntuale portato del "perverso" funzionamento del sistema capitalistico. L'impianto teorico utilizzato da Murray N. Rothbard è quello proprio della Scuola austriaca di economia, in cui la teoria del ciclo economico è parte di una più estesa critica dell'interventismo statale. La Grande Depressione diviene cosi l'esito di una lunga e sistematica politica interventistica, di cui fu prevalente paladino il ceto politico e a cui aderirono operatori economici in cerca di "privilegi" e insospettabili economisti. L'opera di Rothbard permette di individuare i molti errori di ieri. E getta luce sugli aspetti salienti dell'attuale crisi finanziaria internazionale.
In apertura del terzo millennio si sono affermate dinamiche economiche, politiche, strategiche e sociali in grado di ridefinire le realtà geopolitiche ed economiche di tutti i paesi del mondo, rendendo così necessario un riposizionamento nel modo di osservarle e analizzarle. L'intersezione dei mercati regionali e del mercato unico mondiale, l'emersione di nuovi giganti economici prima classificati in un indistinto Terzo Mondo, il riposizionamento negli equilibri politici, la composizione di nuovi spazi culturali, sono alcuni degli elementi che ridisegnano il tradizionale significato delle categorie di sviluppo e sottosviluppo, centro e periferia, ricchezza e povertà. Tutto ciò rende ancor più necessaria l'elaborazione di un adeguato quadro concettuale utile a leggere i nuovi assetti mondiali e l'individuazione di strumenti operativi in grado di affrontare le problematiche che stanno interessando le diverse aree del mondo. In questa prospettiva il contributo della geografia diventa essenziale. "Geografia dello sviluppo", registrando i cambiamenti storici, economici, politici e sociali degli ultimi anni, individua le cause delle profonde diversità e disuguaglianze che ancora marcano i territori del Nord e del Sud del mondo.
Lo sviluppo dell'economia della conoscenza, la formazione di una nuova classe costituita dai lavoratori della conoscenza e la diffusione di Internet annunciano il possibile passaggio dal capitalismo speculativo a un nuovo modo di produzione, basato sulla cooperazione e la democrazia economica. Infatti paradossalmente la conoscenza, su cui si fonda il capitalismo più avanzato, ha caratteristiche intrinseche difficilmente compatibili con il capitalismo stesso, perché è un bene economico non esclusivo e non competitivo. L'emergente knowledge economy sta dunque scardinando dall'interno i meccanismi produttivi attuali, che invece si basano sulla ipercompetizione e sulla proprietà esclusiva dei beni. Protagonisti di questa rivoluzione - "lunga", come suggerisce Grazzini, perché graduale, complessa e dagli esiti ancora imprevedibili - sono i lavoratori della conoscenza. Pur subendo le caotiche speculazioni finanziarie (che generano precarietà occupazionale, stress, riduzione dei redditi e dei servizi sociali), essi stanno sviluppando autonomamente, grazie a Internet, nuove dinamiche produttive della conoscenza aperte, cooperative e democratiche. Il free software, l'open source, Wikipedia, i blog e l'open science non sono che i primi passi di una "rivoluzione lunga" nel campo scientifico, tecnologico e delle comunicazioni. Una rivoluzione innanzitutto culturale, economica e tecnologica, destinata però a trasformare radicalmente anche le istituzioni politiche e sociali.
In questo libro, l'integrazione europea viene studiata sulla base di un approccio interdisciplinare: economico e politico. L'ipotesi adottata è che l'integrazione europea è progredita a partire da un nucleo "sovranazionale" iniziale sino all'attuale Unione, che il Parlamento europeo definisce una "democrazia sovranazionale". Il carattere sovranazionale delle istituzioni europee ha consentito la creazione di importanti beni pubblici europei, come il mercato interno, l'euro e numerose politiche. Ogni capitolo discute di alcuni cruciali beni pubblici mostrando l'evoluzione delle istituzioni europee in relazione alla complessa realtà storica che le ha condizionate. Un approccio narrativo è indispensabile, perché le istituzioni europee sono in continua evoluzione. Tuttavia, nelle Appendici a ogni capitolo si approfondiscono i problemi teorici, mostrando come l'integrazione europea costringa a riformulare alcuni concetti fondamentali dell'economia e della scienza politica. Infine, si affronta la questione del ruolo dell'Unione europea nel mondo, caratterizzato dal processo di globalizzazione e dalla formazione di un nuovo multipolarismo. A questo proposito, si estende il metodo sovranazionale, già sperimentato in Europa, anche su scala mondiale. La creazione di alcuni beni pubblici mondiali (global public goods) - come ha fatto l'Unione europea con il Protocollo di Kyoto - favorirebbe la transizione verso un ordine multipolare cooperativo
“È un piacere essere qui.
Lo sarebbe molto meno se ci fosse una vostra visita a casa mia.”
Silvio Berlusconi
in occasione della cerimonia per i 230 anni dalla fondazione della Guardia di Finanza
Forse non tutti sanno che i soldi non versati in Italia al Fisco corrispondono a 7 punti percentuali del Prodotto interno lordo. Se tutti gli evasori pagassero le tasse, infatti, gli italiani avrebbero in tasca 100 miliardi di euro in più all’anno, circa 8 miliardi e mezzo al mese.
Ma, soprattutto, non tutti conoscono l’inesauribile fantasia creativa di chi froda il fisco: esiste un paese, Antartictland, paradiso fiscale virtuale per chi non vuole pagare le tasse, fondato nel cuore del polo Sud, con tanto di bandiera e moneta; si è arrivati ad allegare materassi ai giornali per sfruttare il favorevole regime fiscale concesso all’editoria; il settore delle pompe funebri tocca livelli record di evasione tanto che si dovrebbe dedurre che al Nord un morto su due si sotterra con le proprie mani mentre al Sud si sale a due su tre.
Tragedia e commedia, dunque. Un campionario surreale di giochi di prestigio e trucchi diffusi in tutta Italia, regione per regione, nessuno escluso, privati, sia famosi che sconosciuti, e aziende, sia piccole che grandi.
La prima inchiesta puntuale, rigorosa, documentata, che sorprende e diverte, che racconta un malcostume talmente diffuso da non essere neppure più percepito. Anzi, che sembra perfino legittimato. Almeno prima di questo libro.