Questo papa venuto dalla fine del mondo "demonizza il capitalismo". Sono bastate poche frasi del pontefice "contro l'economia che uccide" per bollarlo come "papa marxista". Che a fare certi commenti siano editorialisti di quotidiani finanziari, o esponenti di movimenti come il "Tea Party" americano, non deve probabilmente sorprendere. Molto più sorprendente, invece, è che siano stati condivisi anche da alcuni settori del mondo cattolico, dal momento che, come mostrano Tornielli e Galeazzi, vaticanisti fra i più accreditati nel panorama internazionale, alla base dei ragionamenti di Bergoglio non c'è che la radicalità evangelica dei Padri della Chiesa. Delle disuguaglianze sociali e dei poveri è ammesso parlare, a patto che lo si faccia di rado. Un po' di carità e un pizzico di filantropia, conditi da buoni sentimenti, vanno bene, mettono a posto la coscienza. Basta non esagerare. Basta, soprattutto, non azzardarsi a mettere in discussione il "sistema". Un sistema che, anche in molti ambienti cattolici, rappresenterebbe il migliore dei mondi possibili, perché - come ripetono senza sosta le cosiddette "teorie giuste" - più i ricchi si arricchiscono meglio va la vita dei poveri. Ma il fatto è che il sistema non funziona, e oggi viene messo in discussione da un papa che in questo libro propone una riflessione sul rapporto fra economia e Vangelo. Temi che troveranno spazio anche nella sua prossima enciclica. Con un'intervista esclusiva su capitalismo e giustizia sociale.
Il Sesto Rapporto sulla Dottrina Sociale della Chiesa nel Mondo è dedicato alla donna.
Il concetto di bene comune, categoria-chiave del pensiero politico e dell'insegnamento sociale della Chiesa, stenta oggi a essere assunto come punto di riferimento nelle società occidentali. Dopo la grande stagione solidaristica del secondo dopoguerra, l'accentuato individualismo che caratterizza la post-modernità tende a enfatizzare le rivendicazioni autoreferenziali e a ridimensionare l'intervento pubblico, interpretato come ostacolo nei riguardi del libero agire dei singoli. Confinato tra i concetti gloriosi di stagioni passate, anche a causa della frattura intervenuta tra etica e politica, il bene comune è tuttavia un'istanza destinata a riproporsi in uno scenario deturpato dall'esasperazione dei personalismi, dalle chiusure identitarie e corporativistiche e da una rete di privilegi riservati a pochi. Anche l'emergere di nuove problematiche, a partire da quelle ambientali, che non possono essere affrontate a livello locale ma esigono una visione globale, richiede di ripensare il concetto in una prospettiva universalistica capace di ricollocare l'uomo al centro della riflessione. Rivisitata in una nuova prospettiva, l'antica categoria di bene comune si presenta, in questo modo, come un fondamentale banco di prova dei diritti umani.
Qual è la sfida che la società odierna ci chiama ad affrontare? La risposta è in queste pagine, che ci offrono una nuova chiave di lettura del pensiero sturziano attraverso una sua presentazione sistematica e attuativa. Ne emerge come don Luigi Sturzo, innamorato di Dio e appassionato dell'uomo, abbia saputo coniugare la sua esperienza di fede con un'attività sociale, politica e culturale non circoscrivibile al periodo storico in cui è vissuto. Ancora oggi il suo pensiero è traducibile in azioni concrete che contribuiscono alla costruzione del bene comune della società, nella consapevolezza che ad essere messa in gioco è la dignità della persona umana.
Questo volume, introdotto da un testo del cardinale Angelo Scola, offre al lettore un'approfondita introduzione al magistero sociale della Chiesa (da Leone XIII a papa Francesco), di cui mette in rilievo la straordinaria ricchezza umana e il grande realismo. Di tutti i documenti principali - che toccano questioni vitali come l'economia e la cultura, la politica e la finanza, l'ecologia e la pace tra i popoli, l'immigrazione e le nuove povertà, la difesa della vita e il rispetto della persona - l'autore propone una sintesi efficace e un'analisi puntuale, e ne mostra il carattere di costante provocazione alla libertà di ogni uomo - credente o non credente - chiamato a essere protagonista di un'avventura unica e irripetibile. A dispetto di chi la critica senza conoscerla, la dottrina sociale della Chiesa è una sfida e la salutare contestazione di un modo di vivere che, prima ancora che il messaggio di Cristo, ha tradito l'uomo e il suo innato desiderio di felicità.
Perché i papi, a un certo punto della storia, hanno cominciato a scrivere encicliche sociali? Prima di allora, la Chiesa non aveva un suo insegnamento in materia? È la società che rende cattivo l'uomo, o viceversa? Per rispondere a queste domande, occorre seguire, enciclica dopo enciclica e senza trascurare il Concilio Vaticano II, il tragitto del magistero pontificio rispetto alle problematiche sociali degli ultimi due secoli: ne emerge un pensiero sempre attuale, capace di interpretare i singoli momenti storici e di proporre risposte che hanno spesso anticipato le migliori acquisizioni della cultura contemporanea. L'ideale della fraternità e solidarietà tra i singoli e tra i popoli, la pace come frutto della giustizia, i diritti dell'uomo che precedono gli ordinamenti positivi degli stati, l'equità come fondamento della giustizia e della legalità, il valore del lavoro come occasione per la realizzazione di sé in senso personale e sociale, la sussidiarietà orizzontale come condizione di una soggettività sociale più ricca, il prevalere del bene comune rispetto agli interessi di parte, i diritti educativi della famiglia di fronte allo stato e l'impegno delle religioni a favore della pace perché "non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio" (Benedetto XVI): questi ideali fanno ormai parte del patrimonio etico di gran parte dell'umanità e sono spesso sanciti nelle convenzioni internazionali.
Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa - Numero 4 anno IX, dedicato agli insegnamenti di Benedetto XVI sui temi legati alla Dottrina Sociale della Chiesa, e in particolare al rapporto tra impegno politico e coscienza religiosa.
Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa - Numero 3 anno IX, incentrato sul tema del fisco.
La società moderna è influenzata dal marketing, che promuove, informa e vende qualcosa. Ma perché la gente veste abiti firmati, cerca prodotti di marca e pensa di avere una vita migliore in base ai prodotti che compra? Le discussioni sulla protezione del consumatore sono superficiali come tentativo di individuare istanze tracciabili di danni sociali. Tali istanze distolgono l'attenzione da questioni più serie come quella del plasmare certi atteggiamenti come desiderabili. In questo contesto sistemico vanno inserite le coordinate etiche dell'attività di marketing.
Il volume raccoglie i contributi presentati nel corso del Convegno internazionale dal titolo "Institutions, society and markets: towards a new international bilance", organizzato dalla Fondazione "Centesimus Annus - Pro Pontefice" e tenutosi il 4 e 5 maggio 2012 presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha affrontato un tema particolarmente discusso dalla dottrina sociale della Chiesa, vale a dire i rapporti tra stato, società ed economia. Gli scritti qui raccolti mostrano come, per comprendere l'odierna crisi socio-economica, sia necessario allontanarsi da una visione strettamente economica e affrontare così il problema collocandosi nel contesto più ampio dei rapporti tra istituzioni, società ed economia. Il lavoro si inserisce nella collana "Fondazione Centesimus Annus Pro Pontefice" ed è rivolto a tutti gli imprenditori e i dirigenti cristiani, ma anche alle famiglie e agli studenti delle facoltà economiche.
A partire dagli elementi fondamentali della famiglia e dai valori fatti propri dalla Costituzione italiana, l'intento di questo documento preparatorio è generare un dibattito e offrire chiavi di lettura in modo che tutti, credenti e non credenti, si impegnino in un discernimento corale, determinati a far scaturire "cose nuove", fatti di cambiamento, politiche organiche e coerenti.