Invito alla teologia morale non è un trattato di teologia morale, bensì svolge un semplice ruolo propedeutico: invita - appunto - a riflettere sull'annuncio cristiano in materia morale.
Due i motivi di questa scelta di Enrico Chiavacci. Innanzitutto, l'attenzione a tanti e singoli assillanti problemi etici non deve far perdere di vista la visione e la comprensione del quadro di riferimento in cui i singoli problemi sono collocati. In secondo luogo, l'annuncio cristiano non annulla l'esperienza e la riflessione semplicemente umana: di conseguenza la teologia morale si impegna a creare un'interfaccia fra la propria tradizione (il proprio statuto scientifico) e le esperienze e le conoscenze umane in culture diverse e in ambiti diversi.
Ora questo fortunato libro esce in ottava edizione, con una nuova Postfazione che delinea la figura dell'autore, ricostruisce il suo contributo originale all'etica teologica in Italia ed evidenzia i pregi di questo breve scritto.
«Questo è un invito rivolto a chiunque operi nel campo della riflessione umana: un invito a sentire la teologia morale come una proposta seria, come una compagna di cammino affidabile e rispettosa. Dove l'attenzione e la preoccupazione per l'altro, chiunque sia, si fa principio etico ineludibile nel decidere di se stessi».
L'attenzione agli indicatori dell'economia è notevole nel discorso pubblico e nel confronto politico. La trasformazione del mercato del lavoro, le nuove esigenze di welfare, le politiche monetarie sovranazionali, sono soltanto alcune sfide che coinvolgono certo le competenze dei tecnici, ma chiamano in causa ciò che ha la dignità di valere come bene comune. In questo spazio di immaginazione la teologia non
interviene con formule e modelli precostituiti, ma con una specifica sensibilità nei confronti del destino dell'uomo e dell'ambiente in cui vive.
Il libro raccoglie gli atti del convegno della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale del febbraio 2023.
L'escatologia del '900 ha approfondito l'antico articolo di fede nella risurrezione della carne ripensando il Definitivo cristologico in quanto compimento, al tempo stesso, della vicenda storica collettiva e di quella
individuale. Attraverso un percorso selettivo tra i diversi autori, il testo fa emergere il possibile rimando dell'escatologia contemporanea a un approdo, almeno parzialmente, unificante, indicando il «mistero della
trasformazione», profeticamente intravisto da Paolo in 1Cor15,51, come fondamentale ai fini del rinnovamento della prospettiva escatologica recepta.
Don Giovanni Moioli (Vimercate 1931-1984) è stato uno dei grandi teologi e maestri spirituali del XX secolo. I suoi scritti non cessano di essere letti e pubblicati. Presso l'editrice "Centro Ambrosiano" sta giungendo al termine la pubblicazione della sua Opera omnia.
In questo volume abbiamo pensato di raccogliere alcuni passaggi "chiave" dei suoi scritti per consentire ai lettori di conoscerlo meglio ed essere aiutati a mettere a fuoco la prospettiva fondamentale della vita cristiana - divenire discepoli di Gesù - ed essere accompagnati nella riflessione su alcuni nodi fondamentali di quel cammino: la croce, l'eucaristia, la chiesa, la preghiera, la fede, la santità e la vocazione. Ne è nata un'introduzione alla vita cristiana, utile per tutti.
I quattro vangeli sono veri e propri capolavori di tecnica narrativa. Luigi Santucci -- che sin dalla prefazione dichiara di aver scelto di accostarsi al «Messia quasi da testimone fisico» -- traduce con vigore poetico il testo evangelico, guardando ai personaggi da angolazioni diverse: ora con suggestivi squarci d'anima, ora con icastica pittura dei fatti, ora con espedienti di genere autobiografico, ora infine con originalissime interpretazioni. Una vita di Cristo viene qui riproposto con un'illuminante premessa di Gianfranco Ravasi sulla teologia narrativa.
Il dono divino dell’universo è un trattato sulla teologia cristiana della creazione, ed è il terzo e ultimo volume di una trilogia di testi pubblicati dall’autore (i primi due erano dedicati rispettivamente all’escatologia e all’antropologia cristiana). Dopo un lungo capitolo introduttivo, che riflette sull’accesso al mistero della creazione del mondo (attraverso la religione, la scienza e la fede), il testo presenta tre aree fondamentali. La prima, positiva e storica, esamina la teologia della creazione nell’Antico e nel Nuovo Testamento e la storia della dottrina della creazione, soffermandosi, in particolare, sul legame tra creazione e cristologia. La seconda, sistematica, si occupa del rapporto tra Cristo e la creazione, del fine (o scopo) della creazione, della conservazione del mondo creato e della provvidenza divina, delle implicazioni ecologiche della creazione del mondo materiale, e di quelle spirituali della creazione del mondo angelico. L’ultima si sofferma sul mistero del male e offre una breve storia della dottrina del peccato originale, cui segue una riflessione sistematica sul tema. Nella conclusione, infine, si propone una breve sintesi dei temi fondamentali trattati nel testo.
Paul O'Callaghan, nato a Dublino nel 1956, è sacerdote e professore ordinario di Antropologia Teologica presso la Pontificia Università della Santa Croce (Roma), di cui è stato Vice-rettore Accademico e Decano della Facoltà di Teologia. Membro del Consiglio della Pontificia Accademia di Teologia, è autore di diversi libri nell’area dell’escatologia, dell’antropologia, dell’ecumenismo, della teologia del sacerdozio e del dialogo fede-cultura. In questa collana ha pubblicato due volumi: Cristo, speranza per l’umanità (2012) e Figli di Dio nel mondo (2013).
Un libro che è diventato un po’ il testamento spirituale di padre Emiliano Tardif, forse il più grande carismatico del XX secolo.
Un libro intervista colmo di insegnamenti sulla guarigione fisica e su quella spirituale, incastonato da aneddoti significativi, autentiche parabole per il nostro tempo.
Non è poi da sottovalutare la portata profetica, segno per il nostro tempo, di questo sacerdote misericordioso e fortemente ispirato.
Possiamo dire senza tema di smentita che è stato per lungo tempo il vessillo dello Spirito Santo, che tramite di lui ha elargito a profusione carismi a iosa, facendoci tornare ai tempi di Gesù; dove lui passava i storpi guarivano, i sordi udivano e gli ossessi si liberavano...
In questa sua cristologia Werbick non si accontenta di ripetere le classiche formule dogmatiche, ma muove alla ricerca dei linguaggi adatti alla comprensione odierna, mettendo in dialogo le origini della fede cristologica con la situazione attuale del cristiano. Il teologo di Münster avvia dunque un percorso - più precisamente: «un esperimento sulla figura e sul ruolo di Gesù Cristo» - che consenta di ricomprendere oggi la cristologia "alta" e la soteriologia sacrificale, senza però limitarsi a derivarle dalla storia (e senza neppure congedarle sbrigativamente). Dio - umano presenta allora l'intuizione cristologica basilare: Dio lo si incontra "umanamente"; Dio vuol essere compreso in un essere umano. L'uomo Gesù di Nazaret è la realtà di Dio in questo mondo, poiché Gesù da lui riceve la propria umanità e da lui riceve vita, così da portare Dio ai propri simili, fino all'estremo. A partire dal mistero della persona di Gesù, Werbick dispiega in modo originale le formule della cristologia presenti nella tradizione ecclesiale e le interpretazioni teologiche dell'opera redentiva di Gesù Cristo, a volte così "dure da digerire" per la comprensione odierna. Ecco allora qui una "traduzione" nuova della testimonianza biblica: un libro che avvicina i contemporanei ai contenuti della fede in Cristo, nello sforzo di renderli più comprensibili. Werbick coinvolge nel discorso gli inizi della riflessione cristologica, ma bada anche a quanto quegli inizi apportano oggi alla compressione dei contenuti basilari del cristianesimo, a ciò che è e resta essenziale in cristologia. Un libro per avvicinare in modo comprensibile i contemporanei ai contenuti della fede in Cristo.
«Poiché il nostro Salvatore Gesù Cristo, per testimonianza dell’Angelo, “salvando il suo popolo dai suoi peccati”, ci ha mostrato in se stesso la verità, attraverso la quale, con la sua risurrezione, possiamo pervenire alla beatitudine della vita immortale, è necessario che, per portare a termine quest’opera di teologia, dopo aver indagato intorno al fine ultimo della vita umana e intorno ai vizi e alle virtù, la nostra indagine rivolga ora la sua attenzione sul Salvatore di tutti e sui suoi benefici arrecati al genere umano». Così Tommaso introduce la Terza parte della sua Somma e gli argomenti in essa trattati: Il Salvatore medesimo (Parte III, QQ. 1-59) e I Sacramenti salvifici del nostro Salvatore (Parte III, QQ. 60-90)
L'esperienza vissuta dalle comunità cristiane nel tempo della pandemia ha suscitato una serie di pensieri che travalicano i confini della stretta emergenza.
Uno specifico ambito di riflessione è quello riguardante la dimensione sacramentale della fede e, in particolare, la prassi penitenziale. Proprio la prassi "eccezionale" attuata in quel frangente da alcune diocesi italiane ha rappresentato una preziosa opportunità per sondare nuovi percorsi, riaprendo la riflessione e rilanciano il dibattito ecclesiale.
La "terza forma" della penitenza, quella che prevede una dimensione comunitaria nella celebrazione (senza confessione individuale), viene qui messa a fuoco da studiose e studiosi di diverse discipline. Quella forma celebrativa, da considerarsi fino ad oggi straordinaria, li provoca a riflettere sulla riconciliazione nel suo complesso.
I saggi pubblicati in questo volume - completati da una sezione a carattere documentale - offrono una pluralità di riletture e una ricchezza di prospettive teologico-pastorali sul tema, nell'intento di contribuire a un sapiente rinnovo dei riti e della sensibilità di fede che li innerva.
I contributi riprendono una serie di istanze sul sacramento della riconciliazione che, nonostante gli sforzi dei decenni della riforma conciliare, sono rimaste "in sospeso". E reclamano oggi con urgenza una riflessione che sia coraggiosa.
La Chiesa cattolica sta attraversando una fase di radicale indebolimento e di ricostruzione. Ai suoi vertici non sono pochi coloro che si propongono di "salvare il salvabile": si aggrappano a quel che ancora regge, tenendo lo sguardo fisso sul passato, con un misto di nostalgia e rassegnazione. Greshake chiede, invece, di ricominciare da capo, attuando un rinnovamento assolutamente più profondo, radicale, sostanziale. Il teologo tedesco rivendica con fermezza una "real-utopia" ecclesiale, in cui l'agire sia orientato non a preservare il passato tramandatoci, ma a immaginare il futuro promessoci. Egli scopre e fa emergere quelle tendenze che già oggi sono proiettate sul domani, prefigurandolo, ed elabora alcune linee fondamentali di una Chiesa a venire che sia capace di reinventarsi. È la visione di una Chiesa che, in quanto minoranza, prende nuovamente coscienza del suo mandato e della sua forma vitale, una Chiesa dei laici, una Chiesa spirituale con una mutata forma sociale.
A distanza di quarant'anni dalla pubblicazione di La Chiesa in missione, Severino Dianich riprende le tematiche che avevano reso quel testo una pietra miliare per l'ecclesiologia e le rilegge arricchendole con le nuove prospettive e i nuovi problemi che, in questi decenni, hanno obbligato la Chiesa a fare i conti con se stessa, con il mondo e con il Vangelo. In particolare, il Pontificato di papa Francesco ha dato un'accelerazione forte ad alcune domande ormai inevitabili, quando si parli della comunità cristiana come luogo di annuncio e di missione: in questo senso, la categoria dell'altro diventa necessaria per poter interpretare presente e futuro dell'annuncio evangelico, nella storia, in vista della proposta di salvezza che contraddistingue il cristianesimo fin dalle sue origini. L'altro, che non è semplicemente "distanza- da colmare o "diversità- da integrare, bensì la necessaria pro-vocazione che muove ogni progetto di costruzione di una comunione che non sia esclusiva ma capace di rimodellarsi «per aiutare tutti i fedeli a sentirsi corresponsabili, nella molteplicità dei carismi che lo Spirito di Gesù diffonde, nell'unica missione» (dalla Prefazione di Giacomo Canobbio).