Luciana Castellina militante e parlamentare comunista, fra i quattordici e i diciotto anni ha tenuto un diario che racconta la sua iniziazione politica: dal giorno in cui, il 25 luglio 1943, a Riccione, la partita di tennis con la sua compagna di scuola Anna Maria Mussolini, viene interrotta perché la figlia del Duce deve scappare (suo padre è stato appena arrestato a Roma), a quando si iscrive al PCI. In mezzo, l’evoluzione di una ragazza dei Parioli, con gli occhi aperti sul mondo e sulla storia, titubante nei suoi pensieri e curiosa di capire, i primi viaggi a Praga e nella Parigi del dopoguerra, i primi compagni, il primo gioioso lavoro, insieme a tanti coetanei di tutta Europa, per costruire una ferrovia nella Jugoslavia di Tito, le domande, le ribellioni, le scoperte di uno spirito impaziente di prendere forma.
Questo diario, rivisitato e arricchito, ha mantenuto tutta la sua freschezza e la forza della sua testimonianza su un pezzo di storia decisivo per la generazione postbellica. Una lettura appassionante e rivelatrice, a cui si accompagnano foto d’epoca inedite.
La natia Dalmazia è rimasta nel cuore di Ottavio Missoni. La sua è la vita piena di un grande atleta - giunto sesto nella finale dei 400 ostacoli alle Olimpiadi di Londra del 1948 -, di un marito felice dopo 57 anni di matrimonio, del creatore, con la moglie Rosita di un impero della moda che ha conosciuto un successo mondiale. Ma Missoni non dimentica l'esilio a cui è stato costretto, insieme ad altri 360.000 istriani e dalmati, dopo la Seconda guerra mondiale. Il suo primo libro è un tributo a chi ha perso la vita nelle foibe, nelle deportazioni e nelle pulizie etniche, e a chi ha lasciato la casa e i luoghi del cuore, e ha dovuto ripartire da zero, in un'altra città d'Italia o in Australia.
Roma, anni settanta del I secolo avanti Cristo. La terribile realtà dello schiavismo imperiale romano nell'epoca del suo culmine: fenomeno atroce e complesso, ma difficile da decifrare, perché gli antichi, che in tanti stati dell'anima ci sembrano vicinissimi, quando parlano dei loro schiavi, rivelano d'improvviso tutto l'abisso che li divide da noi.
Un uomo che tentò di sconfiggere la Repubblica all'apice della potenza; il "miracolo" economico romano; la piú famosa e pericolosa rivolta servile della storia antica; la crisi delle istituzioni e dei gruppi dirigenti che avrebbe portato, qualche decennio dopo, al colpo di stato di Augusto. Quando la storia sa diventare autentico racconto.
«Questo non è un libro sul mito di Spartaco. È un racconto biografico, radente i fatti e i personaggi. Intorno al suo protagonista si è però cercato di far emergere il contesto che lo avvolgeva, e che solo può restituire alle sue azioni un significato per noi comprensibile. È uno sfondo dominato da un fenomeno atroce e complesso, nel quale è per intero inclusa la vicenda che stiamo per mettere in scena: lo schiavismo imperiale romano, in un'età: gli anni settanta del I secolo a.C., e in luoghi: le campagne e le città dell'Italia centro-meridionale ormai romanizzata, che sono stati quelli della massima diffusione di questa pratica sconvolgente e invasiva».
Cocciuta e allergica al potere, fu la «talent scout» di Benito Mussolini, che portò al vertice del Partito socialista italiano e alla direzione dell'«Avanti!», per poi pentirsene amaramente quando lui tradí il partito: da questa contrastata relazione nacquero i suoi libri piú famosi, tra cui Il Traditore. In molte biografie mussoliniane è inserita nell'harem del Duce, ma egli stesso parlò di lei come di nessun'altra donna: al suo biografo Yvon De Begnac confidò che se non l'avesse incontrata sarebbe rimasto «un piccolo attivista di partito, un rivoluzionario della domenica».
Eppure questa donna non comune, femminista della primissima ora, amica di Rosa Luxemburg e dei maggiori esponenti del socialismo mondiale, è rimasta una figura storica di secondo piano, dimenticata e sottovalutata. Finora non era stata mai raccontata la sua straordinaria avventura esistenziale e politica, segnata dalla maledizione che la madre le lanciò quando lei decise di tuffarsi nel vulcano della rivoluzione e dalla damnatio memoriae di comunisti e socialisti per la sua adesione alla socialdemocrazia, in odio allo stalinismo.
Un italiano e un politico diverso, Giacomo Matteotti: diverso dai personaggi cui ci hanno abituato le cronache di ieri e di oggi. Inflessibile e determinato, non fece sconti a nessuno, neppure a se stesso. È uno dei pochi miti dell’Italia novecentesca, ma finora era noto quasi soltanto per la sua morte atroce. Questo volume ne ripercorre per la prima volta l’intero arco biografico, dagli austeri studi giuridici alla politica attiva, fino al giorno del rapimento, il 10 giugno 1924, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia. Una vita senza respiro, fatta di lotte incessanti: nella sua provincia, il Polesine contadino e miserabile, dove maturarono la rivolta socialista e la reazione fascista; nel suo tentativo disperato di tenere l’Italia fuori dalla Prima guerra mondiale; nel Partito socialista, incapace di scegliere tra riformismo e rivoluzione; nella drammatica crisi italiana postbellica; in Parlamento, dove pronunciò memorabili discorsi che ne rivelarono la tempra indomita, facendone l’avversario più temuto da Mussolini.
Ma il libro è anche una biografia intima, costruita su una penetrante interpretazione dell’ambiente in cui crebbe e su un’originale lettura dell’epistolario con la moglie Velia Titta, sorella del celebre cantante lirico Titta Ruffo, che rivela i costi immani inflitti alla famiglia dalla sua totale dedizione alla politica. Un testo di immediata lettura, sempre scrupolosamente documentato, che ci fa scoprire una figura straordinaria e indimenticabile.
"Ci è stato detto che L* poteva essere, nell'ordine: ipovedente, sorda, autistica, affetta da lesione cerebrale, da malformazione cerebrale, affetta da reflusso gastroesofageo ma per il resto perfettamente sana, affetta da malattia metabolica, da sindrome genetica, da agnosia visiva. A parte la piccola malformazione del lobo temporale destro, probabilmente responsabile dell'epilessia, nessuna di queste affermazioni ha trovato conferma nelle indagini eseguite. Eppure sono tutte un po' vere. L* non è cieca, ma non si guarda intorno come un bambino normale e credo che non abbia mai visto quanto è bella la neve o certi tramonti o alcune espressioni di suo fratello. Non è sorda ma non sente come gli altri, non ride quando si fa una battuta e sembra non sentire la magnificenza di una sinfonia di Beethoven. Non avendo mai avuto una vera diagnosi, le risposte alle nostre numerose e pressanti domande sono arrivate da sole, col tempo, vivendo e aspettando. Vivrà? Crescerà? Parlerà? Camminerà? Correrà? Capirà?". Una storia vera. Il libro è il racconto di un duro percorso di accettazione alla ricerca di una diagnosi che non arriva mai. Ma è anche una testimonianza in cui l'autrice mette a nudo la propria disperazione e l'amore per la propria famiglia, e il modo in cui questi due sentimenti si fondono continuamente, generando un senso di ribellione interiore che solo il tempo potrà smussare. Helen Tricks è uno pseudonimo. L'autrice è una libera professionista e, prima di tutto, una madre.
Da qualche anno il rugby si sta conquistando un seguito sempre più numeroso e particolarmente appassionato tra il pubblico italiano, anche quello femminile. Due campioni della palla ovale come Mauro e Mirco Bergamasco, affiancati da Matteo Rampin, dimostrano in queste pagine che i motivi di tanto successo non sono affatto accidentali, ma affondano le loro radici nei regolamenti, nell'orgoglio e nell'umiltà dei giocatori, nella disciplina, nell'etica stessa del rugby. In una parola, nella sua filosofia. Tecniche, mischie e placcaggi, il celebre "terzo tempo" e i fiumi di birra che dopo ogni partita riconciliano le squadre avversarie, il proverbiale fair play dei giocatori e del pubblico, la logica fondamentale del gruppo sono tutti aspetti che agli occhi di molti potrebbero perfino sembrare paradossali, ma che indicano risvolti umani e morali insospettabili quando si assiste alla vera e propria battaglia che si combatte sul campo, fra fango, sangue e botte da orbi. Veri e propri "eroi della porta accanto", i fratelli Bergamasco illustrano con semplicità il significato di uno sport che, al di là degli obiettivi strettamente agonistici, riflette in profondità la lotta che anima la vita e i nostri impulsi più ancestrali, riprodotti nel microcosmo sociale che è la squadra: in virtù dei caratteri non convenzionali di questa disciplina sportiva, la "filosofia rugbistica" si propone sempre di più come una metafora efficace in campo educativo e formativo.
L’amore, il sesso, la carriera, la maternità. Come un giocoliere su un filo, Antonella riesce a tenere ogni cosa in equilibrio e in queste pagine racconta senza reticenze il suo personale, laborioso viaggio verso la felicità. Tutto inizia con un incontro improvviso a Marrakech. È amore e, insieme, arriva il desiderio di un figlio. Ma l’orologio biologico è spietato e quel sogno sembra destinato a non avverarsi. Intanto la carriera preme e richiede impegno ed energie con voracità sempre maggiore. Finché, nel bel mezzo della preparazione di Ti lascio una canzone, accade l’imprevedibile e Antonella resta incinta della piccola Maelle. «Mai come allora ho avuto la sensazione di averlo fatto. Alzare le vele al destino e lasciarmi trasportare. Così era successo con Maelle, così era sempre accaduto nella mia vita. Tutto per essermi esposta, aver giocato la mia mano senza la certezza di vincere. Era vita, semplicemente.» Una confessione a cuore aperto, nello stile inconfondibile di Antonella Clerici.
Convinto che la conoscenza del passato fosse strumento imprescindibile per guidare la condotta del presente, Italo De Feo ha Scritto diversi libri di storia, tra cui questa ormai classica, e documentatissima biografia di Camillo Benso conte di Cavour: un testo di Grande spessore che gli Oscar rendano nuovamente disponibile al pubblico in concomitanza con le celebrazioni per i centocinquant'anni di quell'unità del Paese per la quale proprio Cavour tanto si adoperò.
Un lungo viaggio negli ultimi 57 giorni di vita di Paolo Borsellino. La sua corsa contro il tempo per individuare gli assassini di Giovanni Falcone. La consapevolezza del giudice della “trattativa” in corso tra mafia e Stato e la sua lotta incondizionata per opporvisi.
«Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio […] le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e vorrei dire anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto a un certo punto della mia vita di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli». Paolo Borsellino
Machiavelli lodava il suo genio militare; i sovrani di mezza Europa facevano di tutto per procurarsi il suo elisir segreto contro i veleni. Mozart si ispirò a lui per una delle sue prime opere; poeti e drammaturghi cantarono per secoli le sue vittorie e sconfitte, intrighi di corte e concubine e, soprattutto, della sua morte avvolta dal mistero. Eppure, fino a oggi, nessuno storico moderno ha raccontato la storia di Mitridate, sovrano spietato e visionario ribelle che nel I secolo a.C. sfidò Roma.
Adrienne Mayor narra la storia del re del Ponto unendo il talento del grande narratore alle piú recenti scoperte archeologiche e scientifiche. Il re Veleno descrive un'esistenza traboccante di eventi spettacolari e di momenti di pura esaltazione.
Rivendicando tra i propri avi Alessandro e Dario, Mitridate, dopo che la madre aveva assassinato il consorte, ereditò a quattordici anni un ricco regno sul Mar Nero. Fuggito da Sinope mettendosi in salvo dagli intrighi materni, rimase per anni in esilio e quando tornò nella capitale salí sul trono, rivelandosi un sovrano di straordinaria intelligenza e di ambizioni sfrenate. Acclamato come un salvatore dai sostenitori e temuto dai nemici come un secondo Annibale, immaginò un grande impero orientale in grado di opporsi a Roma. Dopo aver massacrato nell'88 a.C. circa ottantamila romani residenti in Anatolia, conquistò la Grecia e il territorio corrispondente all'odierna Turchia. Combatté alcune delle piú spettacolari battaglie dell'antichità, e trascinò la Repubblica in una lunga serie di guerre, fino a minacciare l'invasione dell'Italia. La sua fantastica capacità di sottrarsi alla cattura e di risorgere anche dopo aver subito perdite devastanti lasciava i romani strabiliati e snervati, mentre la sua abilità nel maneggiare i veleni gli permise sia di sventare i tentativi di assassinarlo sia di eliminare i propri rivali.
Il re Veleno è il racconto appassionante della vita di uno dei piú spietati nemici di Roma.