Vale la pena credere ancora nella storia del Dio vivente, essergli fedeli oggi, nonostante l'amicizia con Lui renda meno popolari del pane di segale integrale? Nel tono ironico di chi non ha nulla da perdere, questo libro prova a ragionarci su, soprattutto raccontando vite vere. Come quella di Stefano nella notte in cui corre sulle rotaie per salvare il figlio Claudio, o di Kate Middleton alle prese con una maternità sotto i riflettori. Storie di eroi sconosciuti, da Stanislav Petrov impantanato in una potenziale distruzione atomica a suor Maria Antonella, un passato di abusi e un presente a dirigere centri antiviolenza. E poi ci sono Carlo Acutis, padre Pino Puglisi, Chiara Corbella e molti altri. Si parla di successo, amore, dolori e desideri, si parla di persone. In fondo, se Dio s'è fatto uomo, forse per (ri)conoscerlo ancora vivo e presente dopo duemila anni è dall'uomo che bisogna ripartire. Lisa Zuccarini, classe 1983, è una madre di famiglia discretamente realizzata ma afflitta da problemi annosi, tra cui la pelle secca e l'inclinazione al cattolicesimo. Non è un medico anche se ha studiato medicina, non è una cuoca tuttavia pare cucini bene, non è una scrittrice ma questo è il secondo libro che scrive perché si diverte moltissimo a farlo. Le piace parlare di Dio senza prendersi troppo sul serio, d'altronde è l'unico modo che conosce per parlarne sul serio.
Questo volume è nato dall'affetto riconoscente di alcuni "figli spirituali" di don Giovanni Lanfranco, che hanno sentito il bisogno o accolto l'invito a mettere per iscritto, a breve distanza dalla sua morte, ricordi significativi del loro padre spirituale, per farne emergere un abbozzo del suo non comune profilo spirituale-pastorale. A comporne il mosaico hanno contribuito tutte le componenti del Popolo di Dio: vescovi, preti, un prossimo diacono permanente, suore, laici e laiche, due coppie di sposi. L'appellativo che ha accompagnato la figura di don Lanfranco è quello di padre spirituale: prima dei chierici nel Seminario Maggiore di Rivoli (1954-1974); ministero (con quello di confessore) proseguito ufficialmente fino al 1980 nel Seminario, tornato a Torino, e continuato di fatto sino alla fine del secolo scorso, poi, con il rientro a Savigliano, soltanto rivolto ai preti, ai laici e ai consacrati, fino agli ultimi giorni della sua esistenza terrena, conclusasi il 2 luglio 2012. Da queste pagine emerge una sorpresa: se don Lanfranco fu padre spirituale per obbedienza all'arcivescovo Fossati dal 1954, fu soprattutto e prima ancora un contemplativo e un eremita per vocazione - ossia un uomo di preghiera, anzi un "uomo fatto preghiera" -, vocazione confermata ufficialmente nel 1972 dall'arcivescovo Pellegrino, al quale aveva chiesto il mandato di essere "prete diocesano eremita". Dall'amore assoluto e incondizionato, come eremita, per il suo Signore, scaturì una dedizione totale e senza riserve (anche durante la dolorosa malattia) al ministero presbiterale della direzione spirituale, della confessione e dell'esorcismo, sentendosi sempre, a pieno titolo, prete diocesano della Chiesa di Torino.
Questo libro è una composizione fatta con brani del diario della Beata Alexandrina Maria da Costa, "Sentimentos da alma", scelti e tradotti dai coniugi Chiaffredo ed Eugenia Signorile. Ciascun brano porta la data del diario al quale appartiene, per chi desiderasse uno studio approfondito, risalendo alla fonte. Concordiamo senza dubbio in questa necessità di essere una "campana forzata" che squilla l?allarme, ma sentiamo il bisogno anche di mettere in evidenza che Dio è amore, sempre, anche quando castiga.
In ogni epoca della storia, in ogni latitudine del mondo, i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione e costituiscono una straordinaria varietà, come un giardino pieno di svariati e bellissimi fiori. E non dobbiamo pensare solo a quei Santi che sono canonizzati, ma anche alle tante persone buone che il Signore ci ha fatto incontrare e che forse non saliranno mai agli onori degli altari, ma che hanno vissuto la fede nell'umile quotidiano ed hanno irradiato intorno a sé il profumo e la luce di Cristo. Da questo meraviglioso giardino di santità l'Autrice raccoglie nel suo libro alcuni dei fiori più piccini, come a farne un mazzetto, non solo per rallegrarci del suo profumo e ringraziarne il Signore, ma soprattutto per trarne esempio e stimolo ad intraprendere anche noi il cammino verso la santità cui, del resto, siamo chiamati. Questi piccoli grandi testimoni della fede brillano come luci nel firmamento e ci dicono che la santità è possibile se apriamo il cuore alla Grazia, collaborando con essa.
In questi giorni ero in visita a varie comunità cristiane della diocesi. La diocesi di Rumbek non è proprio come quelle italiane. Ha un territorio molto vasto che si percorre con grosse Toyota Land Cruisers. Ha strade che potremmo meglio definire come piste di terra battuta piene di dossi e buche. Al passaggio si alza un polverone che copre tutto. Se si viaggia dopo una pioggia, bisogna saper sguazzare nel fango evitando le pozze più profonde. E dopo chilometri e ore di viaggio si incontra la vita del villaggio, la gioia dell'incontro dopo tanta attesa. All'ingresso di ogni villaggio ho trovato un gran numero di persone a darmi il benvenuto sotto il sole cocente. Era da dodici anni che non vedevano il loro vescovo. La loro gioia era straripante e si è dimostrata fino all'eccesso con grande rullio di tamburi, canti a squarciagola e il sacrificio un bel numero di tori. In ogni villaggio sono entrato lasciando alle spalle un povero animale sgozzato la cui carne viene divisa dalla gente come segno che l'ospite è una benedizione per tutti specie
i più miseri. E ogni villaggio è diventato poi luogo di incontro, di ascolto, di testimonianza e di preghiera che si fa rendimento di grazie.
dall'introduzione di MONS. CHRISTIAN CARLASSARE
Nei lontani anni Ottanta un giovane Paolo Dall'Oglio si imbatte per caso in un antico monastero sperduto fra le montagne nel Qalamun siriano a circa 1500 metri di altitudine, a metà strada fra Damasco e Homs. Quel luogo e la spiritualità che ne emana diventano la missione del giovane gesuita che ha, oltre alla vocazione, l'idea di un punto di incontro fisico e simbolico fra Oriente e Occidente. Nel corso di lunghi anni la visione teologica e spirituale di padre Paolo ha coinvolto un gran numero di persone, le ha colpite, cambiando il corso delle loro esistenze. Dal 1982 il monastero di Mar Musa al-Habashi, ovvero di San Mosè l'Abissino, è diventato un saldo punto di riferimento per il dialogo islamo-cristiano ed è passato attraverso numerose trasformazioni, sopravvivendo alla guerra, alla minaccia dell'Isis e al rapimento del suo fondatore avvenuto a Raqqa il 29 luglio 2013. Da allora, di lui non si hanno più notizie. Questo libro ne racconta la storia attraverso la voce dei protagonisti. Ciascuna di queste testimonianze narra un viaggio nel cuore della fede, dell'accoglienza e dell'amore verso l'Islam. È un viaggio carico di umanità spesso difficile e sofferto ma sempre accompagnato da una profonda comunione spirituale all'interno della Comunità e guidato dalla fede. È un viaggio iniziato per mano di padre Paolo, ma che non è finito con la sua scomparsa. Al contrario. In questi scritti la Comunità rinnova un voto di fede che trascende le vicende storiche per rimettere al centro il pensiero del suo fondatore. Oltre le testimonianze dei monaci, delle monache e dei laici che a vario titolo hanno fatto parte di questa storia, dodici lettere di padre Paolo accompagnano il racconto. Questo libro ci racconta e ci spiega molte cose, dando giustamente lo spazio principale alle testimonianze personali di tutti i membri della Comunità che ne fanno parte finora, o di altri che hanno partecipato più profondamente al suo cammino nel corso degli anni. Paolo è presentissimo, come origine, guida e ispiratore di questa straordinaria avventura, e anche con le sue lettere. Ma non c'è solo lui. Ed è proprio per questo che la Comunità c'è ancora. (Padre Federico Lombardi s.j.)
Il cardinal Dieudonné Nzapalainga è impegnato in prima persona nella difficile situazione del Centrafrica. Insieme con i responsabili della chiesa evangelica e della comunità islamica, è in prima fila nel processo di riconciliazione e pacificazione del Paese dilaniato dalla guerra civile. Questo libro racconta la storia di un cardinale che si batte per la pace tra le persone di diverse fedi.
Il cardinale Rafael Merry del Val è una straordinaria figura di uomo di Chiesa, ancora ignorata dagli storici, malgrado si sia trovato al centro degli eventi ecclesiastici del suo tempo, al servizio di quattro Papi. Di nobili origini, nacque il l0 ottobre 1865 a Londra. Studiò a Roma, entrando per volere di Leone XIII nella Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici, di cui divenne presidente. Segretario del Conclave che elesse Papa san Pio X, fu da lui nominato, a soli 38 anni, segretario di Stato e cardinale. Per undici anni affiancò il Pontefice in tutte le difficili prove del suo pontificato, a cominciare dalla battaglia contro il modernismo. Sotto Benedetto XV fu arciprete della Basilica Vaticana e segretario del Sant'Uffizio. In questa carica combatté i principali errori del tempo e nel 1929 pubblicò un'edizione riveduta dell'Indice dei libri proibiti. Nei due conclavi del 1914 e del 1922, sfiorò egli stesso l'elezione a Pontefice. Un velo di mistero avvolge ancora la sua morte, avvenuta a Roma - regnante Pio XI - il 26 febbraio 1930, in seguito alla maldestra esecuzione di un'operazione di appendicite. Il suo processo di beatificazione è stato aperto il 26 febbraio 1953 per volontà di Pio XII ed egli è stato proclamato Servo di Dio. Il prof. Roberto de Mattei, noto storico della Chiesa, ci offre la prima biografia scientifica del cardinale Merry del Val, fondata su fonti archivistiche e corredata di documenti inediti.
A Napoli, tra il 1522 e il 1540, prese forma la Cittadella degli Incurabili, uno dei massimi centri propulsori della riforma religiosa del Cinquecento. A fondarla fu Maria Lorenza Longo, una vedova spagnola che non solo aprì un ospedale per gli indigenti impossibilitati a curarsi dalla «malattia del secolo», la sifilide, ma diede vita anche a una spezieria per sperimentare nuove cure e realizzare farmaci; appoggiò opere di assistenza per i malati mentali, per le famiglie dei condannati a morte, per le prostitute, per le donne incinte. Fondò, infine, l'ordine delle monache Cappuccine. Si ritirò quindi nel monastero da lei voluto, Santa Maria in Gerusalemme, dove ancora oggi le monache ne conservano le spoglie e la memoria. Presentazione di Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli.
Autobiografia di Dorothy Day, celebre attivista e pacifista americana, che racconta come sia passata dall'ateismo fino ad abbracciare convintamente la fede cattolica. Il libro è anche uno spaccato del mondo culturale e sociale dell'America del primo Novecento, pervasa da movimenti sociali di rivendicazione dei diritti umani universali.
In queste pagine la storia di un uomo, un sacerdote, che incontra la santità di un giovane, Francesco Forgione, che diventerà il primo sacerdote stigmatizzato della storia e tra i più amati santi al mondo: padre Pio da Pietrelcina.
«Sono a Parigi, vorrei incontrarla.» La voce di colui che era stato il suo carnefice per quattro mesi risveglia in Maïti il ricordo di un doloroso passato. Si rivede giovane ragazza di diciotto anni, spinta dalle circostanze a entrare nella Resistenza, prima per aiutare la gente del proprio villaggio, poi per fare attraversare la linea di demarcazione a persone in fuga, instradare corrieri, falsificare documenti, fornire cartine agli inglesi, individuare movimenti di sottomarini, proteggere professori di musica ebrei... Arrestata a Parigi nell'autunno 1943 e liberata nel febbraio 1944 sulla soglia della morte, deve ben presto rendersi conto che non potrà realizzare i due grandi sogni della sua vita: diventare pianista e formare una famiglia. Una nuova sfida le si impone: non rimpiangere «ciò che ero stata o che sarei potuta diventare», ma «amare ciò che ero. Non avevo da scegliere il mio cammino, ma da accoglierlo». Restavano l'angoscia per il pensiero che quell'uomo potesse morire deformato dal male compiuto e il desiderio di perdonarlo: agli occhi di Dio anche lui aveva «un valore infinito». Finché un giorno Léo si presentò a casa sua, mettendo alla prova il suo desiderio di perdono.