Giovannino Guareschi è stato un grande scrittore italiano del Novecento, anche se a lungo sottovalutato e incompreso. Paolo Gulisano in queste pagine delinea un originale profi lo di Guareschi annoverandolo tra i migliori narratori cattolici, sulla scia di Manzoni. «La singolarità della grandezza di Giovannino sta nel fatto che la sua profonda sensibilità religiosa, perfi no la sua perfetta ortodossia, non venivano da studi di teologia, né da frequentazioni clericali, che non risulta abbia avuto e che anzi credo abbia accuratamente evitato. Tutto quel che sapeva, e che poi ha trasmesso, Guareschi l’ha respirato misteriosamente nella sua Bassa. Tutta la sua teologia è stata l’inginocchiarsi di fronte al quadretto miracoloso della “Madonna dei Prati” e lo stare in silenzio ad ascoltare un Crocifi sso» (dalla prefazione di Michele Brambilla).
Gli Agnelli sono l'unica tra le dinastie storiche del capitalismo italiano ad aver conservato una posizione paragonabile a quella dei tempi d'oro, della nascita delle grandi industrie moderne tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, e sono un simbolo del capitalismo famigliare non solo in Italia. In questo libro si racconta chi sono gli eredi del senatore Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat, attraverso più di cento microritratti di fratelli, cugini, nipoti, zie. Sono bozzetti fatti di ritagli, notizie laterali, cenni personali, aneddoti, in cui vengono tratteggiati personaggi noti, ma anche meno conosciuti. Si raccontano le loro parentele, le professioni che svolgono, i luoghi dove vivono o hanno vissuto. Le vicende dell'economia e dell'industria italiana si intrecciano alla storia dei rami della famiglia, nel tentativo di definire lo spazio di questa dinastia nell'immaginario del nostro paese.
Autoritario, narcisista, impietoso, indipendente, dotato di un fiuto finissimo per la notizia, dal 1948 al 1968 direttore della "Stampa", Giulio De Benedetti realizza il quotidiano che, anche secondo il "Times", meglio di qualsiasi altro ha saputo raccontare l'Italia del dopoguerra, del miracolo e della modernità. Ricostruendo per la prima volta la sua biografia professionale, a partire dalle esperienze come inviato e corrispondente in una fase del giornalismo italiano ancora pionieristica, per arrivare ai contrasti col regime fascista e alle conseguenti vicissitudini, questo libro spiega come De Benedetti, alla "Stampa", inventi un modello italiano di giornalismo, ancora attuale, basato su un mix di cultura alta e informazione popolare, di commenti affidati a intellettuali di spicco (Adelfi, Casalegno, Galante Garrone, Salvatorelli, Gorresio, Jemolo) e cronache forgiate nel lavoro collettivo di reporter ed estensori.
La dubbia fama di Nerone per due millenni è stata fondata su una serie di gesti pubblici stravaganti, in genere scandalosi, spesso repellenti. Assassinò sua madre, dopo esserci forse andato a letto, uccise in un accesso di rabbia la moglie incinta, castrò e sposò un giovane liberto che gliela ricordava, calcò le scene nei panni di un eroe impazzito e di una partoriente, suonò la cetra mentre Roma bruciava, trasformò i cristiani in fiaccole per illuminare la notte. Senza tentare di riabilitare il mostro che la storia ci ha consegnato, Edward Champlin, professore alla Princeton University, mette in luce la determinazione con cui Nerone plasmò la propria storia sui miti greci e romani, uomo di pubbliche relazioni in anticipo sul suo tempo.
Prima della caduta del Muro di Berlino, le città non avevano mai pensato alla visibilità internazionale: i gemellaggi rispondevano alla necessità del secondo dopoguerra di ricostruire relazioni e avevano una vaga impostazione ideologica, erano infine per lo più limitati alla sfera culturale. Negli anni di Albertini si riuscì a dare una significativa svolta allargando l’orizzonte di una attività internazionale ricca di nuovi temi e contatti. Con il venire meno della contrapposizione ideologica, esplode il fenomeno della globalizzazione e una città come Milano, capitale economica d’Italia, diviene un appetibile interlocutore dal punto di vista economico e, a seguire, istituzionale. Più di 40 sono stati i Capi di Stato e di Governo che hanno visitato Milano; le delegazioni ministeriali hanno superato quota cento; innumerevoli i Sindaci e Governatori; decine i gemellaggi firmati o consolidati così come le mostre internazionali, i roadshow, le tournée teatrali patrocinate. Il libro racconta queste vicende attraverso episodi curiosi, ritratti di protagonisti inediti e piccanti, osservazioni originali e divertenti sul serioso scenario della "politica internazionale"...di una città nel mondo.
Prefazione di Antonio Ferrari
La morte di Moro rappresenta la tappa più tragica della storia repubblicana. Da prigioniero Moro propone lo scambio di prigionieri, ricollegandosi a una visione della politica che a ben vedere contraddistingue tutto il suo percorso. Fin dal dopoguerra Moro matura il concetto di allargamento della base democratica del Paese. Un progetto di ampio respiro, con l'obiettivo di rendere matura la democrazia italiana. Un progetto interrotto, che l'autore ricostruisce unitariamente, per ricordare Moro non solo come la più illustre vittima del terrorismo. Apre il volume una riflessione di Walter Veltroni sull'attualità di Moro. In appendice un ampio contributo di Marco Follini fa riemergere la profondità del pensiero dello statista pugliese.
Altiero Spinelli è stato un politico anomalo: prima militante comunista, poi dopo la guerra profeta dell'unità federale dell'Europa, combattente indomito, quasi sempre controcorrente, oggi egli appare sempre più una delle figure di rilievo assoluto del Novecento italiano. Della sua vita privata e pubblica Spinelli ha lasciato testimonianze numerose: le memorie, i diari e un ricchissimo archivio. Ponendo a frutto questi documenti e una paziente ricerca condotta in archivi europei e americani, l'autore traccia in questo volume un profilo completo della vita e dell'azione politica di Spinelli, soffermandosi in maniera speciale sui decenni dell'impegno federalista e del lavoro nelle istituzioni europee.
Rossini fu un grande musicista del XIX secolo, che a vent'anni era già ricercato e famoso. Il "cigno di Pesaro" ha continuato ad attirare l'interesse dei lettori di pari passo con la grande popolarità a teatro delle sue opere, dal "Barbiere di Siviglia" alla "Cenerentola, al "Guglielmo Tell". Negli ultimi anni la Fondazione Rossini e il "Rossini Opera Festival" pesarese hanno inaugurato una nuova stagione di attenzione e di studio su Rossini, di cui la biografia di Emiliani raccoglie i frutti. Seguendo con minuzia le vicende rossiniane, Emiliani compone un quadro vivace e affollato, pieno di dettagli sconosciuti, in cui tratteggia la vita del compositore nel più largo contesto storico e culturale che si trovò ad attraversare.
Nasce a Busseto nel 1686, Buonafede Vitali, ma da lì parte e visita mezzo mondo, dall'Inghilterra alla Lapponia. Giovane istruito, si arruola nel Reggimento dei Dragoni come chirurgo militate, viene ferito in battaglia, lascia l'incarico e, con il soprannome dei senza nome, l'Anonimo, inizia a confezionare farmaci e a viaggiare, compiendo ricerche ed esercitando sulle pubbliche piazze l'onorato mestiere di medico saltimbanco. Buonafede è un commediante nato. Ha la medicina nel cervello, la chirurgia nelle mani, il teatro nel sangue e per attirare le folle, prima e dopo l'offerta dei suoi miracolosi medicinali, recita e fa recitare commedie. Questo gli procurerà notorietà e apprezzamento, ma anche l'ostilità e l'invidia di tanti colleghi. Eppure della sua arte si fidano i popolani e i potenti e le sue preparazioni, prescrizioni e operazioni non sono poi molto diverse da quelle praticate dai suoi contemporanei. Tuttavia una cosa c'è che distingue Vitali dalla medicina dell'epoca. Per la prima volta i suoi preparati a buon mercato rendono democraticamente accessibile a tutti ciò che è sempre stato monopolio di pochi: la cura.