La storia di un piccolo teatro senese che rimase in attività dal 1798 al 1860.
Un racconto teatrale pieno di poesia e passione su un grande dramma del nostro presente e del nostro futuro. Un documento vibrante sulle "guerre dell'acqua"in quattro continenti. Dall'Amazzonia di Chico Mendes all'Africa assetata.Dall'India inquinata all'Europa opulenta e "mineralizzata": sulle strade dell'acqua di quattro continenti viaggia questo monologo teatrale pieno di poesia e passione.
Dopo il ritrovamento di due casse di inediti, è stato possibile mettere insieme la raccolta completa degli scritti di Brecht con protagonista il signor Keuner, "l'uomo che pensa" - alcuni in parte già pubblicati nelle "Storie da calendario". 121 brevi testi, alcuni brevissimi: parabole, aforismi, aneddoti, semplici commenti agli avvenimenti del mondo. Sono brani scritti dal 1926 fino alla morte, con i quali Brecht intendeva sperimentare un modello di prosa sapienziale, molto diversa dalle sue opere teatrali e narrative. Più che racconti, sono "operette morali", testi che illustrano il significato profondo della sua filosofia. Il signor Keuner è laconico, pensoso, abrasivo, pone delle domande, apparentemente anodine, che solleticano, disturbano e mettono a soqquadro molte certezze.
"Negli ultimi anni sono diventato un appassionato di opera. Con l'avanzare dell'età lo spirito richiede un nutrimento più ricco. Curare l'adattamento di Viaggio alla fine del millennio a opera lirica mi avrebbe dato l'opportunità di dispiegare le ali della "poesia medievale", di trasformarla in canto vero e proprio. Così, malgrado non avessi mai curato la trasposizione di una mia opera in un'altra forma d'arte, e mai naturalmente mi fossi cimentato nella stesura di un libretto operistico, chiesi alla direzione del teatro dell'Opera israeliano di inviarmi quanti più esempi di libretti di opere famose e cominciai subito a contare le righe per sapere quanto fosse necessario dilungarmi" (Abraham B. Yehoshua).
Ogni giorno, in Italia, centinaia di persone imparano a memoria un brano di teatro: lo fanno per entrare in un'accademia, per preparare un provino, per una qualsiasi audizione... E sempre, di fronte al testo da recitare (dopo aver letto la trama e ricavato le necessarie notizie sull'autore), devono controllare accenti, addolcimenti di alcune consonanti, passaggi sillabici insidiosi e foneticamente complicati. "Cento monologhi ben pronunciati" risponde a questa precisa esigenza: prendendo lo spunto da brani di varia natura ed epoca, accompagnati da specifici testi esplicativi, il volume evidenzia pronunce aperte e chiuse, raddoppiamenti fonosintattici, suoni dolci, aspri o intensi della lingua italiana. Nell'ampio saggio introduttivo l'autore spiega inoltre le ragioni che sottostanno alla particolare dizione che nel corso dei secoli abbiamo prescelto, con un'attenzione ulteriore verso problemi di prosodia, intonazione, cantilena. Per una pronuncia rigorosa ma allo stesso tempo serena, libera e sicura. Il volume contiene brani ed estratti richiesti nelle prove di ammissione delle più importanti accademie teatrali e cinematografiche italiane.
Sarebbe facile immaginare una messa in scena di "Spettri" con i protagonisti in chitone, maschera e calzari. Come nei grandi miti della tragedia greca, qui si mescolano incesto, follia, verità terribili dopo anni di menzogna. L'ambientazione però è quella di un'allucinata campagna norvegese, resa grigia e stagnante, come l'animo dei personaggi, da una pioggia battente. Un luogo in cui il sole e il calore arrivano inutilmente e sempre troppo tardi. Quello di Ibsen è un realismo che svela l'ipocrisia della morale borghese, fondata sul perbenismo e sulla religiosità di facciata. E questa storia è una denuncia coraggiosa che, come raccontano Roberto Alonge e Franco Perrelli nell'introduzione, fece bandire la "pièce" per molti anni dai palcoscenici norvegesi.
Uno dei più raffinati storici italiani del teatro offre con grande chiarezza una panoramica completa di tutto ciò che ha fatto spettacolo dalle origini ai giorni nostri: dalle performance del giocoliere alle processioni religiose e civili, dai mimi e i giullari ai comici dell'arte, dal teatro di prosa alla danza, dall'Italia e dall'Europa all'Oriente.
Una meditazione sulla vanita' e il dolore di esistere, di profondo taglia esistenzialista.
Sulla scia degli interessi maturati sull'attività teatrale dei padri gesuiti in particolare nell'ultimo ventennio, questo saggio intende offrire un contributo volto a stimolare legittimo riconoscimento storiografico ad uno dei fenomeni più interessanti della storia dello spettacolo (e non solo dello spettacolo) dell'età moderna. In questo senso il saggio rientra fra gli orientamenti di ricerca dell'autore che ha tratto ampio profitto dalle sue competenze nell'ambito della cultura materiale del teatro e di quella pre-teatrale, con particolare riferimento allo spettacolo urbano, per mettere in evidenza il ruolo avuto dalla Compagnia di Gesù nella società non soltanto europea. Pedagogia e debordamento sono i due poli entro i quali i padri gesuiti, anche nel campo dello spettacolo, hanno saputo articolare, più di ogni altro la propria azione fra l'educazione nei collegi e il rapporto diretto con le diverse fasce del sociale e con le culture locali, esprimendo spesso geniale creatività inventiva fino agli azzardi estremi. In ogni caso si tratta di una testimonianza forte fra globalizzazione e rispetto delle identità di cui può essere utile tener conto oggi.
Il più noto dei testi incompiuti di Brecht è stato per lungo tempo un riassunto di poche righe pubblicato all'interno delle sue opere complete. Heiner Müller ha consultato gli archivi di Berlino e ha scoperto centinaia di pagine di appunti legati al soggetto "Fatzer". Brecht vi lavorò tra il 1927 e il 1932 scrivendo quasi seicento pagine di appunti, frammenti, scene complete e note teoriche in cui sviluppava una nuova idea di teatro. Il dramma è ambientato nella Germania degli anni della Prima guerra mondiale, Johann Fatzer e tre commilitoni nascondono il proprio panzer e scappano a Mühlheim, una città segnata dalla fame e dal malcontento sociale.