Questo studio, di alta divulgazione, prende in esame alcune figure di santi e sante tratte dalle realtà più significative dell'epoca merovingia che va dalla metà del secolo V al 751. Il primo capitolo analizza i santi re e le sante regine, il secondo i vescovi che si mostrarono non solo pastori di anime, ma anche difensori delle città, il terzo riguarda i monaci, gli abati e gli eremiti il cui operato impresse profonde tracce, mentre l'ultimo capitolo è dedicato al monachesimo femminile, in particolare alle badesse e alle fondatrici di monasteri. Il lettore potrà constatare come i santi e le sante dell'epoca merovingia non appartengono solo all'Alto Medioevo, ma esercitano un'incidenza rilevante anche nella società attuale.
"Biffi per sempre" è un atto d'amore dei bolognesi e di tanti presuli e fedeli italiani e non. Ma il libro va oltre il Cardinale ed è un omaggio alla Chiesa di Bologna che ha avuto sei Sommi Pontefici, due dei quali, Benedetto XIV (Prospero Lambertini nel XVIII secolo) e Benedetto XV (Giacomo Della Chiesa nel secolo scorso), protagonisti della Cristianità. Dal 1600 tutti gli arcivescovi di Bologna hanno avuto l'onore della porpora, con la sola eccezione di Enrico Manfredini, scomparso quasi subito. Il prestigio, l'autorevolezza, il peso degli arcivescovi hanno sempre fatto della Chiesa di Bologna un unicum. Il cardinale Carlo Oppizzoni (1769- 1855) che riorganizzò la diocesi e restaurò la Cattedrale. Poi Della Chiesa (1854-1922) instancabile apostolo di pace nel primo conflitto mondiale. E Giovanni Battista Nasalli Rocca (1872-1952): la sua opera fu un fattore decisivo dell'incolumità di Bologna nella guerra. E che dire di Giacomo Lercaro (1891-1976), protagonista del Concilio Vaticano II e ispiratore del rilancio in politica dei cattolici. Poi, Antonio Poma (1910- 1985), instancabile e saggio presidente della Cei in un decennio difficile, fedele alla Chiesa con prudenza e fermezza. Dopo Manfredini, l'arrivo di Biffi e la successione di Carlo Caffarra (1938-2017) fino a Matteo Maria Zuppi (insediato il 12 dicembre 2015 e nominato cardinale il 5 ottobre 2019), con un suo crescente e molto apprezzato impegno di presenza e di indirizzo a un Cristianesimo sempre più dialogante, nella scia di papa Francesco.
Quando i Paesi Bassi vennero occupati dalle truppe naziste nel maggio 1940, l'Internunzio Apostolico Paolo Giobbe venne costretto a lasciare il paese. Così come in altri territori occupati dunque, la Chiesa si trovava nell'impossibilità di comunicare con Roma. L'episcopato olandese si distinse però per una ferma e costante opposizione sia ai soprusi e alle violenze nei confronti della popolazione che all'ideologia stessa del regime hitleriano. I vescovi agirono autonomamente, in continuità con le condanne del nazionalsocialismo già espresse prima della guerra. La specificità del caso olandese è nota nella storiografia mondiale in particolare per le le pubbliche proteste dei vescovi in occasione della deportazione degli ebrei verso i campi di concentramento, le quali suscitarono la dura reazione dell'occupante. In che misura la Santa Sede era a conoscenza di ciò che stava accadendo nei Paesi Bassi? Come avrebbe giudicato papa Pacelli, noto per lo sforzo di difendere la neutralità della Santa Sede, l'esplicita resistenza dei vescovi olandesi? Grazie all'apertura degli Archivi Vaticani nel 2020 per il periodo del pontificato di Pio XII (1939-1958) è possibile ora conoscere i canali, ufficiali o clandestini, attraverso cui sia Paolo Giobbe, che il Nunzio di Berlino Cesare Orsenigo, riuscirono a tenersi in contatto con alcuni membri della Chiesa olandese. Essi trasmisero le informazioni raccolte alla Segreteria di Stato di Pio XII: ne risulta una corposa corrispondenza, da cui emergono i diversi punti di vista dei nunzi sull'azione dei vescovi olandesi. Questo lavoro cerca di indagare il significato e l'importanza delle interpretazioni che Giobbe e Orsenigo diedero all'opposizione cattolica al nazionalsocialismo nei Paesi Bassi, e l'influenza che queste hanno potuto avere sulla Santa Sede.
Che cos'è la Massoneria? Com'è organizzata? In cosa crede? Che obiettivi intende raggiungere? A queste e altre domande risponde questo libro diviso in due parti: la prima prende in esame l'organizzazione interna (le logge, le obbedienze, i riti e i gradi iniziatici) e i fondamenti del pensiero massonico (la gnosi, il panteismo, il templarismo, e i Rosacroce); la seconda invece affronta la Massoneria storica, vale a dire le strategie messe in pratica per realizzare nella società il proprio modello religioso e politico in chiave anticattolica. Questa ricerca è necessaria per spazzare il campo dalle fantasiose teorie e approssimazioni complottistiche che abbondano sul web e minano la comprensione del fenomeno: se infatti è innegabile l'influenza che i massoni hanno avuto in determinati processi storici, è bene chiarire che la loro azione è sempre stata indirizzata soprattutto contro la Chiesa cattolica, dal momento che la Massoneria è una contro-Chiesa, anzi la contro-Chiesa per eccellenza. Quello tra la loggia e la tiara è infatti un conflitto ancora in corso e le cui conseguenze più devastanti sono sotto gli occhi di tutti.
Prima di abbracciare, riconoscendo la propria vocazione più autentica (già da tempo, peraltro, intravista dal suo grande protettore, il principe-arcivescovo di Cracovia, Sapieha), la carriera che lo avrebbe portato sul trono di Pietro e fatto diventare il vicario di Gesù Cristo, l'uomo che sulla Terra rappresenta il Figlio di Dio, che 'fa le veci' della seconda persona del Dio trinitario, Wojtyla è stato un fecondo drammaturgo. L'importanza del fatto non sta tanto nella circostanza che, nell'intera storia dei papi, soltanto uno prima di lui (e ben cinquecento anni prima) ha scritto per il teatro, ma nella "coincidenza dei fini" del Wojtyla autore e del Wojtyla sacerdote, cardinale e poi papa. Sarebbe cambiato soltanto lo strumento per compiere quella che, fin da giovane, Wojtyla ha sentito essere la propria ineluttabile missione. La sua produzione letteraria è importante, quindi, oltre che in sé - si tratta di opere di grande intensità poetica e di notevole forza drammatica - anche perché consente di cogliere le ragioni profonde e i sentimenti che ispirarono l'azione di questo personaggio dal quale la storia contemporanea è stata fortemente segnata.
10 anni fa - il 12 maggio del 2014 - moriva il card. Marco Cè, dopo 23 anni di patriarcato a Venezia e ulteriori 12 di presenza come emerito. Il segno lasciato nella diocesi è stato decisivo e ancora appare in molte persone da lui incontrate e nelle istituzioni da lui volute e guidate. Gli interventi del patriarca Marco nella vita ecclesiale e negli spazi pubblici della città hanno abbracciato molteplici ambiti: dalla Sacra Scrittura ai mass-media, dalla liturgia al mondo sociale e del lavoro, dalla spiritualità al ricco contesto culturale veneziano, traghettando la diocesi dai vorticosi anni '70-'80 del secolo scorso fino alle soglie del secondo millennio. Tutto e sempre a partire da un centro vitale e propulsivo: l'"adorabile persona di Gesù", proclamato e celebrato in ogni circostanza. Frutto della collaborazione di laici e preti suoi collaboratori, questo volume tenta, a partire dal materiale finora disponibile, una prima lettura del suo lungo e variegato episcopato. Prefazione di Francesco Moraglia. Postfazione di Angelo Scola.
L'autore descrive con delicatezza e sincerità il percorso che lo porta a scoprire la forza della fede attraverso la vicinanza con Beatrice. La disabilità di Beatrice diventa così uno specchio che riflette la misericordia divina e apre la strada alla nascita di un gruppo di preghiera, un luogo dove la comunità si riunisce per condividere la propria fede e sostenersi reciprocamente nella Carità.
Il Concilio Vaticano II doveva annunciare un'età dell'oro nella Chiesa Cattolica, ma il caos e la discordia hanno scosso i pulpiti e svuotato i banchi delle chiese. "Vaticano II. Che cosa è andato storto?" è uno dei testi fondamentali del dibattito (sociologico, filosofico e teologico) che si è svolto negli Stati Uniti sulla crisi post-conciliare. Esso registra il declino della Chiesa dopo il concilio a causa della disobbedienza dei fedeli e soprattutto dei teologi, manifestatasi in modo emblematico nel rifiuto dell'Humanae vitae di Paolo VI (1968): un'opposizione che va molto al di là delle questioni di morale sessuale e si pone come contestazione globale dell'autorità del magistero di sempre della Chiesa Cattolica. Prefazione Stefano Fontana.
Cos'è la gnosi? Per alcuni, la gnosi è una religione antichissima ormai scomparsa; per altri, invece, ha accompagnato la storia dell'uomo in modo sotterraneo per emergere, qua e là, in modo carsico, quasi casuale. La tesi del presente volume è diversa. La gnosi è un gemello oscuro del cristianesimo; Jung la chiamerebbe l'ombra del cristianesimo. La gnosi nasce con il cristianesimo e lo segue passo passo nel corso della storia, ma pochi la notano. Poi, lentamente ma inesorabilmente, comincia a contrastare apertamente il suo gemello luminoso; a sottrargli anime e culture. Fino a dominare il mondo. Bene: l'idea è che l'epoca del trionfo della gnosi sul cristianesimo non solo coincida cronologicamente con la modernità; ma che sia la modernità, la sua essenza. E cos'è la modernità? Non è soltanto l'epoca storica che fa seguito al Medioevo, ossia la modernità cronologica: è una forma di pensiero caratterizzata da fiducia nell'uomo, nel progresso e nella scienza anziché in Dio. Apparentemente la modernità rifiuta la metafisica. Senza uno sguardo verso l'alto, l'uomo è condannato a vivere una vita esclusivamente fatta di realtà materiali; ne derivano l'edonismo e l'empirismo, poiché le realtà materiali possono essere colte solo dai sensi (non dalla ragione). Tuttavia, all'uomo ridotto a una vita materiale, la modernità avanza le stesse promesse del serpente antico: non morirete, sarete come dèi. Come? Grazie alla scienza, cioè alla conoscenza. Per gli amici, la gnosi. La tesi di questo lavoro è che non solo la modernità abbia degli accidentali aspetti gnostici, ma che essa sia gnosi; e che l'epoca moderna (cioè quella in cui viviamo) coincida con il trionfo della gnosi.
Ci sono parole che si consumano subito come fiammiferi. E ci sono parole che riescono ad accendere un fuoco di sensazioni e di riflessioni. L'Arcivescovo Montini era un vero maestro della parola: sapeva dare vita attraverso le parole. Questa antologia offre tante piccole luci che illuminano il cammino della vita cristiana.
Dobbiamo riconoscere a don Lorenzo Milani un posto di giocoliere nella storia letteraria italiana? E’ quello che l'autore si domanda in questo commovente mosaico di manifestazioni laiche di fede cristiana, tessuto da don Milani, che si dipana da oltre 100 anni. Forse sì. Il suo gioco serissimo con le parole e la lingua ha risvegliato, divertito e commosso milioni di lettori. E il miracolo continua e cresce anche quando ci si accorge che la lingua che usa rientra nella vitalità rinnovata del vernacolo, la "lingua dei poveri" in coerenza col fatto che i poveri fanno la lingua e i ricchi le regole di grammatica. In tutto questo ci sono i segni della più alta nobiltà umana in fedeltà a un servizio agli ultimi, a una terra che non piaceva più a nessuno ma a cui migliaia si recano ogni anno a rubare il segreto per rinascere come paese e come popolo, e perché "chi ha ragione non invecchia".
Il Codice di Camaldoli è un documento di grande importanza per la storia del movimento cattolico del Novecento. Scritto tra il crollo del regime fascista e la fine della seconda guerra mondiale, esso propiziò un intenso scambio di idee sulla dottrina sociale, ispirò la riflessione dei cattolici nell'elaborazione del patto costituzionale e orientò il loro impegno nella politica, nell'economia e nella società. Il testo viene qui riproposto ai lettori e agli studiosi in un'edizione integrale e fedele all'originale e con un quadro storiografico completo e aggiornato delle fonti, dei temi e degli intellettuali protagonisti di una vicenda che contribuì a gettare le basi della Repubblica.