Benedetta Bianchi Porro nasce nel 1936 a Dovadola, piccolo paese in provincia di Forlì, e muore a Sirmione nel 1964, a ventisette anni, consumata da una terribile malattia. È una straordinaria figura di giovane santa del nostro tempo, intelligente e sensibile, innamorata della vita e umanamente tanto ricca da legare a sé schiere di amici. Benedetta è stata dichiarata venerabile nel 1994 e non sembra lontano il giorno in cui verrà proclamata beata. Il libro scritto dal fratello, lungi dall’essere un volume di memorie, è una sorta di dialogo affettuoso che prende spunto da brani delle lettere e dei diari della sorella scomparsa. Il volume contiene anche una lettera inedita scritta al fratello da Benedetta, nell’imminenza della morte.
Cresce ogni giorno l’attenzione a questa figura di donna cristiana, semplice e affascinante. Un libro che sorpassa ogni biografia, adatto al grande pubblico, anche come primo incontro con Benedetta.
Corrado Bianchi Porro è nato a Forlì nel 1946. Laureato in scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, è sposato e ha due figli. Vive a Como e lavora al «Giornale del Popolo» di Lugano come responsabile delle pagine di economia e finanza.
Un testo su Margherita di Citta di Castello.
la storia che ha ispirato streetlight
Architetto, urbanista, uomo di cultura, erede di una tradizione liberale con tratti di giacobinismo, Antonio Iannello (1930-1997) è stato per quarant'anni artefice di battaglie ambientaliste in primo luogo a Napoli, la sua città, e poi in tutta Italia quando, a metà degli anni Ottanta, è diventato segretario di Italia Nostra. Le sue iniziative non si limitavano alla tutela paesaggistica, alla lotta contro speculazioni e abusivismi. Si fondavano su uno spiccato radicalismo etico che lo portava a riconoscere in ogni questione la valorizzazione del bene pubblico e dell'autorità dello Stato e che si traduceva in una totale noncuranza di sé, nel disprezzo di qualunque vantaggio personale.
Mussolini e la Petacci si conobbero nell'aprile del 1932: lui non ancora cinquantenne, lei appena ventenne. Fu per entrambi un colpo di fulmine. Nella giovane donna il duce vide e sentì un'anima trepidante e una seguace appassionata; nel fondatore dell'impero Claretta riconobbe l'uomo del proprio destino. La devozione di lei fu totale, incondizionata, anche se lui mai le fu fedele: fra alti e bassi, onori e difficoltà, gli fu sempre vicina. Morì per lui come per lui era vissuta, sugellando con il sacrificio un amore cieco e fortissimo.
Franco Cardini traccia dell'imperatore franco una biografia radicata nei fatti. Eccellente guerriero e abile politico, Carlo proietta la sua ombra fino ai nostri giorni. Già ai contemporanei, che gli tributarono l'appellativo di Magnus, egli apparve come il degno capo della società occidentale, romano-germanica e cristiana. La sua figura e il suo tempo, stanno in un certo senso proprio sulla soglia di quel Medioevo dal quale l'Europa e la coscienza europea hanno finito a poco a poco con l'emergere.