Lingue: Latino, inglese, francese
Il presente volume, edito dall'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, contiene i dati più significativi riguardanti la presenza e l'opera della Chiesa nel mondo.
The present volume has been edited by the Central Statistics Office of the Church and contains the most significant data on the life and activity of the Church in the world in 2014.
[…] The data have been obtained by an indirect survey, by sending a questionnaire to the chancery offices of ecclesiastical jurisdictions throughout the world, to be filled in with the results of survey or calculations made by those offices.
Una vera e propria agenda che racchiude i tanti aspetti della vita quotidiana di una famiglia, uniti alla vita della Chiesa e al cammino che i bambini e i ragazzi sperimentano nel loro gruppo parrocchiale. Un nuovo modo per aiutare e sostenere i genitori ad accompagnare i figli nella loro crescita di vita e di fede. Il testo offre la possibilità di scoprire e conoscere i grandi doni e le ricchezze dell'anno liturgico, del cammino annuale dell'Azione cattolica e di organizzare con le altre famiglie della comunità alcune occasioni di incontro e confronto. Un'agenda per la famiglia, quindi, una sorta di quaderno dove segnarsi le date importanti, leggere e scoprire qualcosa di interessante e buono per la vita di fede, trovare suggerimenti per parlare in famiglia di Dio e con Dio, ospite sempre presente in ogni momento e in molti modi.
Documento. LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO NEL DISCORSO PUBBLICO -
Articolo. LA CRISI: FALLIMENTO O POSSIBILITÀ DI RINASCITA? -
Articolo. IMMAGINI DELL'INFERNO NELLA LETTERATURA MODERNA -
Articolo. LA SILENZIOSA RIVOLUZIONE ANTIESCATOLOGICA -
Focus. IRAQ: EVITARE GUERRA CIVILE E PARTIZIONE -
Vita della Chiesa. LA XV ASSEMBLEA NAZIONALE DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA -
Profilo. ROBERTO BUSA: TRA «CERVELLO MECCANICO» E «CERVELLO SPIRITUALE» -
Rivista della Stampa. L'«APPARIZIONE DELLA LEGGE» NELLA RIFLESSIONE DI PIER GIUSEPPE MONATERI -
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA -
Documento
LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO NEL DISCORSO PUBBLICO
Pietro Grasso
Lunedì 16 giugno alle ore 18,00, presso la sede della nostra rivista, si è tenuta una tavola rotonda in occasione della pubblicazione del volume curato dal nostro direttore, p. Antonio Spadaro: «Papa Francesco. La verità è un incontro. Omelie da Santa Marta» (Milano, Rizzoli, 2014). Hanno partecipato al dibattito il Presidente del Senato, Pietro Grasso, la direttrice di RaiNews, Monica Maggioni, p. Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa Vaticana e della Radio Vaticana, il prof. Vittorio Sermonti e il nostro direttore. Riproduciamo qui l’intervento del Presidente del Senato come testimonianza di una riflessione sull’incidenza delle parole di Papa Francesco nel discorso pubblico.
È per me davvero un piacere e un onore essere chiamato a riflettere con tutti voi sulle parole di Papa Francesco nel discorso pubblico, in occasione della pubblicazione del libro La verità è un incontro. Omelie da Santa Marta. Questo libro è un corpus di meditazioni, riflessioni, consigli, risposte, ma soprattutto di domande che il Papa rivolge alla coscienza di ciascuno di noi, toccando tutti i temi della vita di un cristiano e di un cittadino. Dalla lettura delle omelie, delle interviste, in generale dei suoi scritti e interventi si possono trarre talune considerazioni.
La prima considerazione è stilistica: il Papa ama le frasi coordinate, incisive, essenziali. Ricorre raramente, nelle occasioni pubbliche, alle subordinate, alla complessità e all’oscurità del linguaggio, perché sente l’urgenza di comunicare, di essere capito, di scuotere il suo uditorio. La semplicità del linguaggio non è mai però semplicità di ragionamento: arriva sempre al cuore delle questioni, in profondità, ma porta ciò che è profondo in superficie e lo porge a chiunque abbia la voglia di ascoltare le sue parole.
La seconda considerazione riguarda il ricorso ai simboli, alle immagini. Il Papa parla avendo davanti a sé un orizzonte ampio, e sa che è fondamentale riuscire ad arrivare a tutti. L’immaginario del nostro tempo è un immaginario visivo: per questo Papa Francesco recupera la modalità del linguaggio di Gesù, le parabole, e crea con parole semplici delle immagini di una incredibile potenza simbolica. Per fare qualche esempio: la Chiesa vista come «un ospedale da campo dopo una battaglia», «le periferie esistenziali», cui il Papa fa riferimento nell’omelia del 16 maggio 2013, quando contrappone il fervore di san Paolo ai «cristiani da salotto», altra immagine fortissima. Oppure quando ai nuovi cardinali ha detto: «Ricordatevi che i cardinali non entrano a corte», invitandoli a «rifiutare intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi e preferenze», mentre ai sacerdoti della sua diocesi, nella Messa del Giovedì Santo, ha chiesto di essere «pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge».
Potrei continuare a lungo, ma chiudo questo breve elenco con due immagini che ritengo particolarmente graffianti: durante l’Angelus di qualche mese fa il Papa ha invitato i ricchi a mettere parte delle loro ricchezze al servizio degli altri, condividendole in un gesto di solidarietà in cui far intravedere la Provvidenza di Dio, perché «noi portiamo in cielo soltanto quello che abbiamo condiviso», ricordando loro che «il sudario non ha tasche». L’altra è forse una delle più famose: da Lampedusa ha tuonato contro «la cultura del benessere, [...] che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza».
La terza considerazione riguarda la scelta dei temi. Chiaramente nelle omelie il Papa parla della fede, di Dio, del Vangelo. Ma lui, sin da subito, ha puntato in modo chiaro e netto su alcuni temi di grande attualità: bellezza, bontà e verità, giustizia, opposizione alle mafie. A proposito, che emozione l’incontro con i parenti delle vittime della mafia insieme a don Ciotti! Ero presente in quel momento toccante e, quando ho sentito il Papa rivolgersi ai mafiosi e dire: «Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e non potrete portarlo all’altra vita», ho avvertito un anatema di una forza e di una potenza paragonabile al «convertitevi» gridato ai mafiosi da Papa Giovanni Paolo II. Inoltre, temi quali la tenerezza, la misericordia, l’attenzione all’umanità dolente e povera, il giogo della competitività che porta alla cultura dello scarto, del vuoto a perdere, la tensione per un ordine politico alto, generale e più umano, l’attenzione al tema della pace e del dialogo, con una insistenza e una incidenza del tutto particolari.
Quarta e ultima considerazione: la corporeità di Papa Francesco. In passato i messaggi erano soprattutto testuali, ufficiali, arrivavano attraverso lettere ed encicliche. Anche oggi questi strumenti sono presenti, ma una grandissima parte della comunicazione di Papa Francesco è corporea: è un Papa che tocca la gente, che si lascia toccare, che accarezza, che si protende verso l’interlocutore e lo abbraccia. Tutti gesti di grande apertura e di grande accoglienza. Anche di grande rischio, a dirla tutta (e posso immaginare che la Gendarmeria si trovi spesso spiazzata). Davanti alle grandi masse Papa Francesco sembra riuscire a rivolgersi alle singole persone, proponendo anche appuntamenti telefonici; negli incontri più informali interroga bonariamente il suo interlocutore, lo stimola ad avere con lui un dialogo. D’altronde egli stesso di sé dice che ha sempre avuto «bisogno di una comunità» e di «vivere la sua vita insieme agli altri». Questo bisogno è testimoniato dal fatto che, ad esempio, le udienze, la catechesi durino una ventina di minuti, ma poi lui resta con il suo popolo per un’ora. Allo stesso modo a Santa Marta, dopo le omelie, non manca mai di salutare personalmente i fedeli.
Quanto diversa la comunicazione di Papa Francesco il 27 marzo scorso, durante la Messa con i parlamentari italiani, cui ho partecipato! «I peccatori pentiti saranno perdonati, i corrotti no. Una volta scelta questa opzione, non torneranno indietro e diventeranno irredimibili, simili a sepolcri imbiancati, una putredine verniciata: questa è la vita del corrotto», ha detto.
Un’omelia forte, tagliente, nella quale ha bollato l’ipocrisia, il fariseismo, la corruzione, la distanza tra il popolo e le classi dirigenti, chiuse entro anguste logiche di fazione, di ideologie, di interessi. Del resto, non poteva parlare di misericordia. Non aveva davanti i poveri, gli ultimi, non poteva mostrarsi dolce, accarezzare e abbracciare. Stupisce che qualcuno si sia stupito. Che cosa si aspettava: carezze? e ha ricevuto sberle? Le parole che Papa Francesco ha utilizzato quella mattina per commentare il passo di Geremia previsto dalla liturgia io le conoscevo, perché erano il cuore del libro Guarire dalla corruzione, che raccoglie le riflessioni dell’allora cardinale Bergoglio a Buenos Aires e di cui ho avuto l’onore e il privilegio di scrivere la post-fazione. Il testo di Bergoglio è un’analisi accurata e soprattutto spietata del fenomeno della corruzione: una condanna senza appello e quasi senza redenzione. Il Papa la descrive non solo come una somma «quantitativa» di peccati, ma come una mala pianta che minaccia le fondamenta su cui sono costruiti gli Stati democratici e la Chiesa stessa.
E su questo tema Papa Francesco è tornato davvero molto spesso in questi mesi, dicendo, ad esempio, che i corrotti danno da mangiare ai loro figli «pane sporco»; e anche la settimana scorsa lo ha fatto, chiedendo attenzione perché «è facile entrare nelle cricche della corruzione», e mai come in questi giorni queste parole andrebbero scolpite nella pietra. Con una sintesi economicamente e politicamente, oltre che spiritualmente, impeccabile, Papa Francesco si chiede: «Chi paga la corruzione? La paga il povero. Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione».
Quanto diversa la parola di Francesco da quella della politica! Il linguaggio dei politici, con qualche eccezione, è, in genere, ancora un linguaggio chiuso, pieno di enfasi retorica, ma che allo stesso tempo gioca ancora in difesa, anzi in autodifesa. Un linguaggio autoreferenziale che allontana invece di avvicinare, che chiude invece di aprire. Spesso è malato di astrazione teorica, e non arriva quasi mai alla concretezza simbolica e tematica come invece fa Papa Francesco. Mentre le persone ascoltano e capiscono immediatamente il cuore del ragionamento del Papa, perché è posto loro sinteticamente e con quelle immagini che abbiamo prima richiamato, che brillano per chiarezza e potenza, la politica adotta slogan certamente semplici ma vuoti, che non artigliano l’attenzione e non schiudono alcuna consapevolezza.
Anche nella selezione dei temi si verifica una sorta di paradosso: il Papa parla dei temi che toccano la vita quotidiana delle persone, temi di cui la gente ha bisogno di sentir parlare. Anche il politico sa quali siano questi temi, ma spesso parla d’altro, di alchimie parlamentari e di governo che nulla hanno a che fare con i problemi quotidiani dei cittadini, con le loro difficoltà, e soprattutto con le loro speranze. Quando poi il discorso si centra su questi temi, nella migliore delle ipotesi i politici offrono ottime analisi, con statistiche e dati, ma senza affrontarli con la drammaticità di chi vive l’esperienza, senza mettersi dal punto di vista di chi ascolta: in poche parole — anzi, per usare le parole di Francesco — si dimostra di non conoscere l’odore e la scomodità della frontiera, ma solo l’asetticità del laboratorio.
Ricordo la grande emozione di quel 13 marzo 2013 — ero stato eletto da poco senatore, ma ancora la legislatura non era iniziata —, quando dal balcone Bergoglio si presentò al mondo per la prima volta come Francesco, e disse che i suoi fratelli cardinali erano andati a prendere il Vescovo di Roma «quasi alla fine del mondo», per poi aggiungere: «E adesso incominciamo questo cammino», e salutare tutti, dopo le preghiere, con un caloroso: «Ci vediamo presto, buona notte e buon riposo». Già da quelle pochissime parole si era potuto intravedere in nuce quello stile che nei giorni e nei mesi successivi è stato evidente al mondo.
Solo tre giorni dopo sono stato eletto presidente del Senato, e nel mio discorso di insediamento cercai di mettere subito in relazione quella mia percezione di cambiamento della Chiesa a quello della politica con queste parole: «Penso a questa politica, alla quale mi sono appena avvicinato, che ha bisogno di essere cambiata e ripensata dal profondo nei suoi costi, nelle sue regole, nei suoi riti, nelle sue consuetudini, nella sua immagine, rispondendo ai segnali che i cittadini ci hanno mandato, ci mandano e ci continuano a mandare in ogni occasione. […] Quanto radicale e urgente sia il tempo del cambiamento lo dimostra la scelta del nuovo Pontefice, Papa Francesco, i cui primi atti hanno evidenziato un’attenzione prioritaria verso i bisogni reali delle persone».
La velocità impressa da Papa Francesco al cambiamento nella Chiesa è ineguagliabile. In pochi mesi ha rotto le tradizioni, infranto ogni barriera, innovato il linguaggio, superato le burocrazie, aprendosi nello stesso tempo alla collegialità, arrivando al paradosso che, mentre il Papa cerca il confronto, i politici si sentono depositari della verità. Il Papa inoltre ha rimesso al centro del discorso l’uomo, con le sue debolezze e i suoi punti di forza, nel rapporto con Dio. Il suo messaggio, anzi la sua testimonianza condivisa (perché non dà messaggi distaccati) è chiara e forte: non lasciamo che i princìpi e i valori religiosi restino solo nella preghiera e nella contemplazione, facciamone uno stile di vita quotidiano basato sull’accoglienza, sulla fiducia, sulla speranza, sulla solidarietà.
Papa Francesco sente l’urgenza del cambiamento: «I tempi stringono, non abbiamo diritto a continuare ad accarezzarci l’anima, a restare chiusi nelle nostre cosucce. Non abbiamo diritto a restare tranquilli». Invita addirittura i più giovani a ribellarsi contro questo orizzonte: «Un giovane che non protesta non mi piace. Perché il giovane ha l’illusione dell’utopia, e l’utopia non è sempre negativa. L’utopia è respirare e guardare avanti». Devo confessarvi di aver sentito un’intima risonanza tra queste parole e quelle, proprio sull’utopia, che rivolgo spesso alle ragazze e ai ragazzi quando mi capita di incontrarli, e di cui ho scritto nel mio libro Liberi tutti. Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia.
Come dice padre Spadaro, Papa Francesco non è solo un uomo dolce e tenero, per quanto queste siano senza dubbio due caratteristiche che lo contraddistinguono. È un uomo che indica anche un ring dove si combatte, detta le regole del gioco — il discernimento — e non teme di combattere egli stesso per realizzare l’utopia del cambiamento.
In conclusione, nell’innovazione del linguaggio impressa da Papa Francesco troviamo dunque molte componenti: la sua origine sudamericana, la sua formazione gesuitica, un carattere aperto, il bisogno di avere il contatto con la comunità, l’accurata scelta di temi di urgente attualità, la capacità di farsi comprendere da tutti attraverso immagini semplici ma di grande potenza simbolica, il tutto unito a una istintiva capacità di utilizzare le forme e gli strumenti della comunicazione per arrivare al cuore della gente. Tutto questo però non è fine a se stesso, ma è al servizio di un alto e profondo disegno riformatore della Chiesa: un cambiamento radicale, politico e spirituale, di cui la comunicazione è un fondamentale e indispensabile sostegno.
© Civiltà Cattolica pag.61-66
RUBRICA
Per comunicare meglio
12. Rinnovare il Consiglio Pastorale Parrocchiale/5 (pag. 3)
(Roberto Laurita)
DOSSIER
Le nostre grandi parole 47. Mondo
Presentazione a cura della Redazione (pag. 11)
1. ‘Mondo’: l’uso della parola nel linguaggio comune e i suoi significati (pag. 13)
(Valeria Boldini)
2. Il significato di ‘mondo’ in Paolo e Giovanni (pag. 18)
(Roberto Vignolo)
3. ‘Mondo’: mutamenti di comprensione nei documenti del Vaticano II (pag. 26)
(Francesco Scanziani)
4. ‘Mondo’: indicazioni per la predicazione (pag. 30)
(Chino Biscontin)
5. ‘Mondo’: breve antologia di testi (pag. 35)
(Benedettine dell Isola S. Giulio)
SUSSIDIO
Due celebrazioni in apertura e in chiusura di un campo scuola (pag. 39)
(Guido Novella)
PREPARARE LA MESSA
Dalla 17ª domenica alla 22ª domenica del Tempo ordinario
Presentazione a cura della Redazione (pag. 49)
17a domenica ordinaria
Presentazione a cura della Redazione (pag. 51)
Interpretare i testi:
La saggezza delle scelte giuste (pag. 52)
(Claudio Doglio)
Attualizzare il messaggio:
Una vita ben riuscita: frutto di un dono o di un impegno? (pag. 58)
(Lilia Sebastiani)
Programmare la celebrazione (pag. 61)
(Vittorio Brunello)
18a domenica ordinaria
Presentazione a cura della Redazione (pag. 67)
Interpretare i testi:
L’amore di Dio sazia la fame dell’uomo (pag. 68)
(Claudio Doglio)
Attualizzare il messaggio:
C’è una fame che solo Gesù può saziare (pag. 76)
(Luciano Manicardi)
Programmare la celebrazione (pag. 78)
(Massimo Orizio)
19a domenica ordinaria
Presentazione a cura della Redazione (pag. 85)
Interpretare i testi:
Il Signore si rivela nella notte (pag. 86)
(Claudio Doglio)
Attualizzare il messaggio:
Quali doni offre la fede quando la vita è nella tempesta? (pag. 96)
(Carmine Di Sante)
Programmare la celebrazione (pag. 98)
(Massimo Orizio)
Assunzione di Maria
Presentazione a cura della Redazione (pag. 105)
Interpretare i testi:
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente (pag. 106)
(Claudio Doglio)
Programmare la celebrazione (pag. 116)
(Massimo Orizio)
20a domenica ordinaria
Presentazione a cura della Redazione (pag. 122)
Interpretare i testi:
L’accoglienza degli stranieri (pag. 123)
(Claudio Doglio)
Attualizzare il messaggio:
La preghiera di intercessione (pag. 132)
(Maurizio Aliotta)
Programmare la celebrazione (pag. 135)
(Massimo Orizio)
21a domenica ordinaria
Presentazione a cura della Redazione (pag. 142)
Interpretare i testi:
Le chiavi del Regno (pag. 143)
(Claudio Doglio)
Attualizzare il messaggio:
Il potere di legare e sciogliere nella Chiesa (pag. 152)
(Nunzio Capizzi)
Programmare la celebrazione (pag. 156)
(Vittorio Brunello)
22a domenica ordinaria
Presentazione a cura della Redazione (pag. 161)
Interpretare i testi:
Discepoli in crisi (pag. 162)
(Claudio Doglio)
Attualizzare il messaggio:
I nostri desideri e l’azione di Dio, in Gesù (pag. 171)
(Maurizio Gronchi)
Programmare la celebrazione (pag. 175)
(Vittorio Brunello)
"Vi offro la mia casa". Queste parole, rivolte ai leader palestinese e israeliano resteranno a lungo nella memoria dopo il viaggio che papa Francesco ha compiuto in Terra Santa. Un invito alla pace e all'unità venuto dal cuore e dalla simpatia di un Pontefice che è già uno dei più amati della storia della Chiesa. Nel 50° anniversario dell'incontro tra Paolo VI e il patriarca Atenagora, Bergoglio ha rilanciato il processo di unione fra le Chiese di Roma e d'Oriente, incontrando il Patriarca Bartolomeo I. A Gerusalemme ha pregato al Muro del Pianto; a Betlemme ha espresso la sua amarezza di fronte al muro che separa israeliani e palestinesi. Questo libro è il racconto di un pellegrinaggio difficile e insieme esaltante, fatto per parole e per immagini, accompagnate dalle testimonianze dello scrittore Abraham Yehoshua, di Vera Baboun, sindaco di Betlemme, e del rabbino David Rosen.
Editoriale. AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO -
Articolo. A UN SECOLO DALL'INIZIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE -
Articolo. LA CRISI, REALTÀ DELLA VITA -
Focus. IL «VOTO ANOMALO» ALLE EUROPEE -
Focus. SINGAPORE: RICCHEZZA IN LIBERTÀ SORVEGLIATA -
Vita della Chiesa. PAPA FRANCESCO IN TERRA SANTA. L'invocazione per la pace in Vaticano -
Profilo. LUCIANO MENDES DE ALMEIDA, UN VESCOVO «COSTRUTTORE DI PONTI» -
Note e Commenti. L'IMPORTANZA DEL DIALOGO NELL'«EVANGELII GAUDIUM» -
Rassegna bibliografica. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA -
Aggiornato al 2014, contiene 442 brani, di cui vengono riportati i testi e gli accordi.
Sommario
3 Al vostro cuore... Gianpaolo Barra
4 Il Raccomandato: Carlo De Benedetti
6 Dove trovare il Timone
Informazione
10 News dall'Italia e dal mondo
12 Povertà, meno male che la Chiesa c'è Andrea Zambrano
14 Siria, dove i «nostri» non arrivano Massimo Introvigne
16 Quelli che tornano (dall'Aldilà) Francesco Agnoli
18 C'è Europa ed Europa Riccardo Cascioli
20 Il Kattolico. A proposito del bullismo Rino Cammilleri
Formazione
22 Gesù nel Far West Marco Respinti
25 Non tutti sanno che...
26 Non dimenticare Tienanmen P. Bernardo Cervellera
28 Il miracolo coreano Andrea Galli
30 Il vero amore è possibile Giacomo Samek Lodovici
32 Dopo il «gender» ci aspetta il «queer» Laura Boccenti
34 Hanno scritto, hanno detto...
47 Gregorio Magno, la liturgia romana «pura» Daniele Nigro
48 L'altra letteratura. Quadrelli, l'antimoderno Andrea Sciffo
50 Speculazioni sul cervello Enzo Pennetta
52 Media. Incontriamoci online Paola Scaglione
54 Profilo di Papa: Eugenio III Alberto Azzimonti
56 La Tradizione spirituale. Fame e sete di giustizia Rosanna Brichetti Messori
58 La voce del Magistero. Santi e santità Marco Invernizzi
61 Catechismo. Le anime vittime Stefano Biavaschi
62 Libri di casa nostra Giovanni De Marchi
63 Home video
63 Cinema. Ricette d'amore Ludovico Grassi
64 Vivaio. Tra appunti e spunti Vittorio Messori
67 Cattolici in internet Alessandro Nicotra
Dossier
Sport e fede
36 Cristiano, cioè sportivo. Sportivo, cioè cristiano Corrado Gnerre
39 Lo sport, anticamera del paradiso Vincenzo Sansonetti
42 Imparare lo sport per imparare la vita. Intervista a Massimo Camisasca Raffaella Frullone
44 «Gli è tutto da... testimoniare» Luciano Garibaldi
46 La Chiesa in campo Roberto Lanzilli
Editoriale (pag. 11)
(Daniel Franklin Pilario, Felix Wilfred)
Abstracts (pag. 17)
I. L’ORTODOSSIA CRISTIANA OGGI
1. Chiarificazione concettuale
1.1 L’ortodossia oggi: dall’«Anathema sit» a «Chi sono io per giudicare?» (pag. 25)
(Andrés Torres Queiruga)
2. L’aspetto scritturistico e storico
2.1 Il sorgere dell’“eresia” nel giudaismo del secondo Tempio e nel cristianesimo primitivo (pag. 49)
(Robert M. Royalty)
2.2 Ripensare l’ortodossia di Nicea-Costantinopoli e di Calcedonia (pag. 63)
(Norman Tanner)
3. Ortodossia e potere: l’aspetto storico-sociologico-psicologico
3.1 Ortodossia e ideologia. L’ambiguità e il potenziale di rivendicazione dell’ortodossia (pag. 74)
(Werner G. Jeanrond)
4. Ortodossia cristiana oggi: l’aspetto sistematico
4.1 Un’ermeneutica dell’ortodossia (pag. 87)
(David Tracy)
4.2 Ortodossia nel contesto postmoderno. Interruzione della pretesa cristiana di verità (pag. 101)
(Lieven Boeve)
4.3 Saggio sull’ortodossia quando il Cristo è Gesù. Storia, buona notizia e parzialità (pag. 114)
(Jon Sobrino)
4.4 “Ortodossia radicale”: un’indagine critica (pag. 126)
(Georges De Schrijver)
5. Oltre il cristianesimo
5.1 “Ortodossia” ed “eterodossia” in altre religioni. Il caso di hinduismo e buddhismo (pag. 139)
(George Gispert-Sauch)
II. FORUM TEOLOGICO
1. A proposito di ortodossia: le argomentazioni filosofiche dei gesuiti contro la “rinascita” nei secoli XVI-XVIII in Asia (pag. 155)
(Francis X. Clooney)
2. La reazione dei vescovi filippini alla legge sulla salute riproduttiva: percezione e realtà dei fatti (pag. 166)
(Eric Marcelo O. Genilo)
3. Il caso del vescovo di Limburg, Tebartz-van Elst. Una serie di insegnamenti per la chiesa universale? (pag. 175)
(Johannes Hoffman)