È il numero 11 della collana chiusa "Fattore R, religioni fra tradizione e globalità". Una collana di 16 volumi per conoscere le religioni e capire la relazione delle fedi con il mondo di oggi. "Islam" spiega la religione islamica in modo chiaro ma approfondito, focalizzando l'attenzione sulle relazioni dell'islam con il mondo contemporano: nella politica, nell'economia e nella società.
L’immagine che l’Occidente ha della cultura musulmana è quella, tra l’altro, di una cultura omofobica e avversa alle sfumature di genere. C’è chi ritiene che l’omosessualità, intesa come rapporto paritario, non sarebbe esistita nel mondo musulmano fino all’incontro con la modernità occidentale; chi predica invece che l’omosessualità sia sempre stata diffusa nelle società musulmane a causa della segregazione tra i sessi, rivelando il proprio insito razzismo perché la riduce al mero atto sessuale e a una forzata necessità. C’è chi considera «tutto ciò che altera l’ordine del mondo» un grave «disordine, fonte di male e, fondamentalmente, anarchia». Meglio allora la transessualità intesa come cambiamento di sesso che il travestitismo; meglio maschie barbe che il volto sbarbato; meglio imputare l’omosessualità alla «decadente» cultura occidentale, e rinnegare in tal modo la sua matrice autoctona. In realtà, la storia dell’omosessualità nelle società musulmane è complessa e articolata, e presenta sostanziali variazioni nel tempo e nelle realtà socio-geografiche e una vasta gamma di atteggiamenti tra i musulmani stessi.
Il presente libro offre una panoramica ampia ed esaustiva, spesso dissacrante e provocatoria, del rapporto omosessualità-islam. Partendo dall’analisi dei testi sacri musulmani (Corano e hadith), il volume affronta l’argomento con un’analisi condotta in prospettiva teorica, storico-sociale e letterario-artistica, con grande rigore linguistico nell’uso o nella traduzione di termini arabi e persiani. Ampio spazio è dato alla situazione attuale, soprattutto al dibattito che coinvolge milioni di musulmani che vogliono conciliare l’essere «diversi» con la propria fede.
"Il Tutto, dunque, in rapporto alla Causa prima è un instaurato e l'atto con cui è fatto esistere quel che esiste a partire dalla Causa prima non è certo tale da permettere all'inesistenza di avere potere sulle sostanze delle cose. Esso è invece un far esistere che, in ciò di cui si predica l'eternità, rende impossibile l'inesistenza in assoluto: questa è l'instaurazione assoluta e il far essere assoluto e non un certo far essere. E ogni cosa avviene a partire da quell'Uno e quell'Uno fa avvenire ogni cosa."
"Le cento pianure dello Spirito" è un trattato, un'opera del mistico persiano Ansãri di Herat (XI sec.). Una guida al lessico della mistica islamica medievale che illumina su teorie e pratiche circolanti negli ambienti del sufismo.
Gli studi sull'Islam condussero Schaya nel 1950 in Marocco, dove ebbe l'opportunità di entrare in contatto con alcuni eminenti rappresentanti della spiritualità musulmana, tra cui il venerato Shaikh Mohammed at-Tadili. Egli poté così approfondire il lato essenziale di questa tradizione, attingendo alle sue sorgenti più pure. La presente opera è un riflesso di quell'incontro intimo con lo spirito vivente del sufismo, nonché delle sue meditazioni sul Corano e sui trattati sufici. Al Corano, infatti, è ancorato tutto l'Islam, il cui messaggio gravita costantemente intorno a un solo oggetto: Allah, "la divinità" una e onnipresente; ed è nell'insegnamento sufico che è possibile scoprire il senso più profondo di questo messaggio. Il saggio di Schaya intende esporre gli aspetti fondamentali della metafisica sufica, che scaturisce dal credo musulmano "Non vi è divinità all'infuori della Divinità" (la ilaha ili-Allah), e la sua interpretazione esoterica, secondo la quale "la divinità" è "il tutto che è unico" e "l'unico che è tutto".
Nel dramma orientale Mahomed, pubblicato sotto lo pseudonimo Tian nel 1805, la Günderrode, fra intensi squarci poetici, crea lo spazio di un'utopia, una sintesi non solo fra la sensibilità orientale e il pensiero occidentale, ma anche fra poesia, filosofia e mitologia. Il Maometto della Günderrode, in controtendenza rispetto alla visione del medesimo personaggio offerta da Voltaire, è un visionario dai poteri sovrannaturali, la cui religiosità conduce dalla dimensione dell'interiorità alla percezione panteistica, di matrice spinoziana, di un infinito che incessantemente si rinnova manifestandosi nella natura.
Al-Husayn b. Mansur al-Hallaj, nato in Persia nell’858 della nostra era, morto crocifisso nel 922 a Baghdad, allora capitale del califfato abbaside, è una delle figure centrali del sufismo, la mistica islamica. Le sue parole sono state tramandate oralmente dai suoi discepoli e messe per iscritto nei secoli successivi. Il testo qui presentato è ricomposto da Louis Massignon che ha consacrato tutta la vita alla persona e all’opera di al-Hallaj, da cui ha tratto ispirazione per un profondo rinnovamento nella concezione e nella prassi del dialogo islamo-cristiano: coinvolgere tutti coloro che osano, come Abramo, accogliere «gli altri» come «ospiti di Dio», a loro volta messaggeri del solo «Straniero» che ogni credente attende di accogliere.
Si offre al lettore un classico di mistica sufi: come in una sorta di “Vangelo”, sono raccolte le sentenze, i gesti e le preghiere di al-Hallaj che i contemporanei videro attuarsi nei vari momenti della sua esistenza e soprattutto nel corso della sua Passione.
COMMENTO: È un classico di spiritualità islamica: la raccolta completa dei detti e dei fatti del grande mistico sufi al-Hallaj per la prima volta tradotti con brani poetici di grande intensità. Una brillante traduzione di quella che si potrebbe definire una silloge dei suoi insegnamenti spirituali.
LOUIS MASSIGNON (1883-1962) è stato un grande orientalista francese. Tra le sue opere, monumentale e più volte ristampata è La Passion de Husayn ibn Mansur Hallaj, 4 voll. (Gallimard, 1975). Tradotte in italiano: Parola data (Adelphi, 1995); L’ospitalità di Abramo. All’origine di ebraismo, cristianesimo e islam (Medusa, 2002); Il soffio dell’islam. La mistica araba e la letteratura occidentale (Medusa, 2008).
LUISA ORELLI, arabista formatasi a Parigi (Paris III) e Roma (PISAI), ha vissuto a lungo al Cairo ed è traduttrice di letteratura araba.
Comprendere l'Islam di oggi, significa conoscerne lo sviluppo nei secoli, a partire dalla vita del Profeta. Uno dei maggiori divulgatori di questa religione mette alla portata di tutti le sue conoscenze e lo fa in modo brillante e documentato, su base cronologica. Pagina dopo pagina, distingue fatti storici, credo, miti e immaginario, cercando di superare idee preconcette e letture ideologiche. Questo libro, concepito e sperimentato da insegnanti di scuole medie e licei, si rivolge a chiunque sia interessato a conoscere l'Islam nella sua evoluzione storica fino ad arrivare ai nostri giorni.
Considerandone i tratti peculiari, l'"unicità" soprattutto geografica, molto si può capire degli eventi che condussero all'occupazione islamica della Sicilia. Per due secoli, dal nono all'undicesimo, l'isola fu retta dai musulmani, che l'avevano strappata all'impero bizantino. Un lungo dominio che finirà con la conquista da parte dei normanni. Una presenza cruciale, che ha lasciato tracce incancellabili: questo libro ne offre una sintesi accurata, collocandosi nel solco della grande fioritura degli studi sul tema, che ha coinvolto non solo gli storici ma anche gli archeologi, i numismatici, oltre a ebraisti e arabisti
Le sure del Corano sono fitte di citazioni bibliche e di digressioni sulla fede sia giudaica sia cristiana. Su che cosa basa le sue affermazioni il testo coranico? in concreto, a quali gruppi giudaici e cristiani pensava Muhammad quando parlava della "gente del Libro"? Ecco le domande che guidano Joachim Gnilka in questo volumetto. Punto di partenza delle sue considerazioni è la constatazione che il Corano conosce i cristiani unicamente sotto il nome di "nazareni", denominazione che è un'indicazione di gruppi cristiani di orientamento giudaico, noti anche al Nuovo Testamento. Di passo in passo Joachim Gnilka mette in luce e dipana le radici giudeo-cristiane del Corano, mostrando come la classificazione dell'islam come eresia cristiana non sia affatto peregrina.
Nasr Hàmid Abu Zayd è stato un intellettuale musulmano in grado di cogliere le sfide della modernità e di tradurle nella sua cultura. Al centro del suo progetto una lettura ermeneutica, storica e umanistica del Corano e l'affermazione di un pensiero critico in grado di intrecciare l'Islam con la cultura della libertà e del pluralismo. Il libro, che raccoglie scritti per la maggior parte inediti, è un omaggio ai temi più attuali del dibattito su Islam e diritti umani che l'autore ci ha lasciato: la questione di genere, le pene corporali, la sharia, la finanza islamica, la relazione con altre confessioni e culture, l'apostasia, la poligamia. Un grande rigore scientifico si accompagna a una profonda religiosità al servizio della comprensione di quei versetti più critici, meno chiari o nei quali sembrano dominare i concetti di violenza e ingiustizia, spesso considerati all'origine della dicotomia tra pensiero islamico e modernità. Introduzione di Nina zu Fürstenberg
Abu Hamid Al-Ghazali agli occhi dei musulmani ha la stessa rilevanza che per un cristiano possono avere S. Agostino o S. Tommaso d'Aquino. Oltre alle ponderose opere teologiche, scrisse una serie di libri dedicati a un pubblico più vasto, per diffondere la sua dottrina. Le due brevi opere qui presentate fanno parte di questo genere di scritti: il primo, "Il libro che preserva dall'errore", è una sorta di autobiografia spirituale. La seconda opera, "La nicchia delle luci", è un commento a un versetto del Corano, nel quale Dio paragona se stesso a una luce. La profonda interpretazione di al-Ghazàll, visionaria ma al tempo stesso lucidissima, rappresenta uno dei vertici del pensiero metafisico dell'Islam