"Nato e cresciuto tra i pupi e in una famiglia di teatranti girovaghi, ho imparato a vivere fianco a fianco con personaggi immaginari, come se fossero reali e in carne e ossa. Ogni sera, nel teatrino, andava in scena una puntata diversa della 'Storia dei paladini di Francia', proprio come diverse erano le storie del nostro quotidiano; e quando durante il giorno c'era da risistemare o ripulire i pupi, era normale per noi chiamarli per nome, come si fa con un amico o un parente. Eravamo sette figli e insieme a mio padre, mia madre e ai nostri trecento pupi costituivamo una specie di famiglia allargata, dove lo zio o il nonno di Orlando e Rinaldo erano anche per noi bambini uno zio e un nonno. Quando poi mi capitava di andare con mio padre a trovare i suoi amici cuntisti - come si chiamano in siciliano i contastorie che da sempre raccontano il ciclo dei paladini - io seguivo rapito le loro voci, e i personaggi che evocavano mi sembravano vivi e presenti proprio come quando nell'Opera dei pupi li guardavo muoversi sul palcoscenico. Le parole che mi giungevano alle orecchie prendevano subito forma sullo schermo della mia mente. Ero una specie di testimone dei fatti raccontati, che io conoscevo già, ma che in quel preciso istante si fissavano nella mia mente, così come un fuoco acceso si rafforza con nuovi tocchi di legno. Divenuto grande, ho cominciato a vestire io stesso i panni del cuntista e ancora oggi, con i pupi e il cunto, continuo a raccontare queste storie antiche, tramandatemi oralmente. Quando ho deciso di raccoglierle in un libro, la strada maestra è stata di lasciare scorrere la penna all'inseguimento dei personaggi nelle loro avventure. La sfida che mi si è presentata è stata di suscitare l'immaginazione del lettore come se ascoltasse il mio cunto dal vivo. Questa è la prima volta che un lunghissimo ciclo passato di bocca in bocca, di generazione in generazione, si fissa sulla pagina scritta, e il mio intento è stato di conservarne l'originaria impronta orale. Se il grande maestro Giuseppe Pitrè, dopo aver ascoltato le fiabe dai popolani, correva sul suo calesse a trascriverle come a volerne registrare l'estemporaneità, perché non provarci oggi con il ciclo dei paladini? Cervantes, nel suo Don Chisciotte, salva dal rogo dei libri l'Orlando furioso purché venga letto ad alta voce, così io mi auguro che un giorno un giovane appassionato di questi racconti, leggendo il mio libro, possa fare suoi questi cunti e reinterpretarli con nuova voce." (Mimmo Cuticchio)
Sono ancora nelle mente di tutti alcuni casi che hanno turbato l'Italia: il caso Englaro, il caso Welby: casi in cui il diritto alla vita è sembrato scontrarsi col diritto alla cura, la libertà col dovere terapeutico. Su questi temi così controversi si confrontano in questo libro due voci diverse: quella di un laico - Umberto Veronesi - e quella di un credente - Giovanni Reale -, quella di un medico, impegnato nella cura del corpo, e quella di un filosofo, preoccupato per definizione dello spirito. A unirli, nel confronto dialettico delle ragioni dell'uno e dell'altro, la convinzione che la moderna medicina debba recuperare il fattore umano, come avveniva nella medicina antica, debba tenere in debito conto le sofferenze psicologiche prodotte dai mali fisici e, soprattutto, debba rispettare la libertà della scelta. Nessuno può decidere sulla vita di un uomo, e meno che mai può decidere lo Stato, per legge. L'autodecisione, per guanto riguarda la vita, è irrinunciabile. Togliere all'uomo l'autodecisione significa negargli la libertà, ossia il bene più grande che Dio gli ha dato. E per questo laici e credenti possono concordare.
Questo volume raccoglie gran parte degli scritti e delle lettere sulla psicoanalisi di Umberto Saba. Come è noto, Saba è stato insieme a Svevo lo scrittore italiano che più precocemente si è interessato alla scienza freudiana. Ma per Saba, a differenza di Svevo, la psicoanalisi non ha soltanto costituito un interesse speculativo, bensì è stata un'esperienza esistenziale diretta (fu in analisi con Edoardo Weiss). Il nucleo centrale, e finora inedito, di questo libro è nel carteggio che tra il 1946 e il 1949 il poeta tenne con Joachim Flescher, psicoanalista e direttore, a quel tempo, di "Psicoanalisi", organo ufficiale della Società italiana di psicoanalisi. L'oggetto della discussione non è di quelli che permettono impassibilità e distacco da parte degli interlocutori, e soprattutto da parte di Saba. Come bene spiega nella sua lucidissima postfazione Arrigo Stara, curatore del volume, dopo un'iniziale disamina di questioni generali legate alla teoria freudiana, presto "nelle pagine che Saba scrive a Flescher, le memorie dell'infanzia, le immagini, le "storielle" e le argomentazioni ricavate dalla sua prima educazione sotto la tutela della legge ebraica materna (che veniva a spezzare il "paradiso" degli anni in cui era stato affidato alla balia) si affollano e danno corpo a quell'ostilità che, ancora come forma vuota, egli aveva riversato sullo psicoanalista; Flescher diventa a sua volta la sagoma, il bersaglio sostitutivo, sul quale ricadono-le accuse.
II libro è un manifesto di resistenza botanica, personale e ironico, che partendo dalla polemica contro i giardini oggi di moda offre uno spaccato della nostra società. L'autore prende in considerazione i giardini dei collezionisti fanatici, ossessionati dalla rarità e particolarità delle specie al punto da scordarsi di trarre piacere dall'aspetto o dal profumo dei fiori; i giardini delle signore per bene, viziati da un'inventiva asfittica e meccanica, leccati e finti; i giardini miliardari, status-symbol e sfoggio di ricchezza, uno dei massimi esempi di non-giardino perché chi lo possiede non ha un briciolo di passione, e si affida a professionisti dal nome inevitabilmente inglese, i garden-designer; i giardini moreschi, che hanno sostituito il giardino giapponese nel trend esotista occidentale... Per fortuna, in questa valle degli orrori, ci sono anche piacevoli sorprese, come i giardini dei benzinai, quelle aiuole selvagge e imprevedibili, concimate dall'inquinamento, che per qualche bizzarria della natura danno vita a creazioni sorprendenti e toccanti.
Oncologo di fama internazionale, Umberto Veronesi si è sempre impegnato, oltre che nella cura, anche nella prevenzione dei tumori, promuovendo stili di vita più sani: fare attività fisica, evitare di fumare, mangiare bene e poco ogni giorno. Una dieta corretta ed equilibrata, infatti, unita ad abitudini salutari, è spesso in grado di scongiurare l'insorgere di gravi patologie. Ma se i dati della ricerca scientifica confermano sempre di più lo stretto legame fra cibo e salute - come ricorda Veronesi -, purtroppo nella nostra società il problema della sovralimentazione viene spesso sottovalutato, o affrontato solo da un punto di vista estetico, dimenticando che l'eccesso di calorie introdotte nell'organismo attraverso il cibo è responsabile di disfunzioni cardiocircolatorie, diabete, cancro e può essere anche causa di mortalità precoce. Per garantirci una sana longevità occorre però ripensare il modo in cui ci nutriamo: è necessario basare l'alimentazione su una dieta adeguatamente variata, che moderi i grassi e non dimentichi mai frutta e verdura; optare non solo per l'eliminazione del consumo di carne ma anche per la progressiva riduzione delle porzioni e delle calorie; scegliere di mantenere il giusto peso corporeo, in un rapporto intelligente benessere, attività fisica e psiche. In questo libro, Veronesi definisce le linee guida di un'alimentazione sana, proponendo anche un suo personale piano di dimagrimento.
Un vero e proprio tour tra i paladini della pace in 40 ritratti. Un libro da consultare, da leggere, da guardare, da scoprire pagina dopo pagina. Età di lettura: da 9 anni.
L'Italia è il primo Paese al mondo che si è dotato di una legge e di un regolamento, adottato dall'autorità di vigilanza, per regolare il cd. equity based crowdfunding. Un fenomeno prodotto dal web 2.0, che per sua stessa natura si autoregola, sembra essere divenuto ancor più famoso in seguito all'adozione di una legge e di un regolamento dedicati, nati dall'incontro tra due ambienti estremamente diversi tra loro: il web 2.0 e il mondo finanziario tradizionale. Il libro, dopo aver brevemente descritto le diverse modalità con le quali si è sviluppata la raccolta di fondi da parte delle piattaforme online, in Italia e all'estero, analizza il contenuto delle norme che hanno disciplinato la materia: la Legge 221 e il Regolamento Consob 18592, con il quale la stessa è stata attuata in dettaglio. Inoltre è stata dedicata attenzione all'esame di quelle ulteriori normative che potrebbero trovare applicazione nei confronti dei soggetti che siano interessati a gestire un portale di crowdfunding, a prescindere dalla legislazione specificamente adottata in materia ed è stata compiuta un'analisi di tipo comparatistico con l'ordinamento legislativo di alcuni Paesi come gli Stati Uniti (dove già esiste una legislazione di rango primario, introdotta con il JOBS Act), l'Inghilterra e la Germania, dove il fenomeno del crowdfunding si è già diffuso in maniera molto rilevante e sembra sarà regolato a breve.
In un confronto critico con filosofi moderni e contemporanei questo libro mira a far vedere come Tommaso d'Aquino sia un interlocutore importante per affrontare alcune delle questioni scottanti di oggi: dal problema etico alle radici della disumanizzazione; dalla vocazione veritativa dell'uomo alla ricerca dell'assoluto nel rapporto tra ragione, problematicità e fede; dal problema dell'ateismo a quello dell'umana sofferenza; dal problema dell'amicizia a quello della piena realizzazione della persona. Nell'indagine su tali questioni emerge il contributo del genio speculativo dell'Aquinate.
Questo volume presenta scritti tutti già pubblicati ma che l'autore ha riunito per testimoniare della sua continua attenzione alla filosofia, all'estetica, alla semiotica medievale, sin dall'inizio dei suoi interessi storiografici degli anni universitari. Raccoglie così le ricerche sull'estetica medievale e in particolare quella di Tommaso d'Aquino, gli studi di semantica sull'arbor porphyriana e sulla fortuna medievale della nozione aristotelica di metafora, esplorazioni varie sul linguaggio animale, sulla falsificazione, sulle tecniche di riciclo nell'Età Media, sui testi di Beato di Liebana e della letteratura apocalittica, di Dante, di Lullo e del lullismo, su interpretazioni moderne dell'estetica tomista, compresi i testi giovanili di Joyce. Una seconda sezione raccoglie scritti meno accademicamente impegnativi ma che tuttavia possono fornire anche al lettore non specialista idee sul pensiero medievale e sui suoi vari ritorni in tempi moderni, con riflessioni sugli embrioni secondo Tommaso, l'estetica della luce nel paradiso dantesco, il Milione di Marco Polo, la miniatura irlandese e quella del tardo Medioevo, documentate visivamente in una succinta raccolta di immagini. Pur conservando a questi scritti, che coprono un arco di sessant'anni, la loro natura originale, l'autore li ha uniformati dal punto di vista bibliografico e redazionale, eliminando, seppure non del tutto, alcune riprese e ripetizioni.
Questa monografia ripercorre tutte le fasi della vicenda che tra il 1881 e il 1894 porteranno alla realizzazione della nuova sede governativa della Repubblica di San Marino. Il ricorso all'architettura medioevale (o "comunale") non rappresenta tanto un ossequio al gusto del revival allora di moda, quanto il riflesso di un progetto politico molto ambizioso che intende congiungere idealmente e materialmente Medioevo e presente: il Palazzo pubblico diventa così la materializzazione dell'idea mitica di una "Repubblica antica e immutabile". Testi di: A. Bertoni, M. A. Bonelli, A. Garoschi, P. Sega Serra Zanetti, M. Talamona, I. Zannier, G. Zucconi.