Accordare il mondo, cioè comporre i contrasti su scala planetaria, è la funzione della diplomazia. Un protagonista della diplomazia italiana introduce alle grandi questioni che muovono oggi la scena internazionale - il nazionalismo e la globalizzazione, l'integrazione europea, i diritti umani - e ai retroscena, cioè alla vita quotidiana dei diplomatici, alle questioni etiche che il loro lavoro implica, al delicato rapporto con i politici.
Un'opera di grande attualità, pubblicata nel 1933 dal celebre autore del "Tradimento dei chierici", che rivela come il sentimento europeista, che ha attraversato tutto il nostro secolo e la sua cultura, sia legato alla necessità di liberarsi dallo spirito nazionalistico, per fare dell'Europa un luogo di superamento degli egoismi e dei particolarismi nazionali, in cui si realizzi una libera convergenza fra gli stati e la loro cultura.
L'autore segue lo sviluppo del pensiero giuridico e politico di Preuss fin dagli anni '80 del XIX secolo, rapportandolo ai dibattiti coevi all'interno delle scienze del diritto e dello stato nonché alle trasformazioni che contrassegnarono la storia sociale, politica e costituzionale tedesca a cavallo fra i due secoli. Attraverso l'opera di Preuss viene così presentata un'originale lettura del contraddittorio processo di democratizzazione sfociato in Germania nell'esperimento weimariano. Il rigore e la passione con cui Preuss fece oggetto di riflessione politica negli ultimi anni della sua vita una democrazia in costruzione e continuamente esposta alla minaccia del disfacimento fanno di lui una figura emblematica.
Il libro ricostruisce quella che si può chiamare l'autocoscienza dell'Estrema destra italiana, concentrata su una identificazione con la Repubblica sociale italiana per cui, per quasi cinquant'anni, si è assistito alla rivendicazione di un'identità politica che coincideva con i venti mesi di quell'esperienza. Questa rielaborazione avvenne, secondo l'autore, in assenza di una storiografia di destra che, dotata delle necessarie basi metodologiche, potesse contrastare quella di orientamento antifascista. Il libro intende colmare una lacuna nella conoscenza di pensiero di Estrema destra.
Lo studio si occupa della letteratura politica per il popolo chiarendone innanzitutto il profilo dal punto di vista della comunicazione sociale; poi ne descrive la tipologia, dagli avvisi alle lezioni alle massime, soffermandosi sui catechismi. Infine analizza i temi fondamentali presenti in questa letteratura.
La crisi dello Stato moderno e il trasferimento di alcune sue essenziali funzioni al mercato, da una parte, e alla società civile, dall'altra, hanno forse reso superflua la politica? L'hanno forse ridotta a compiti di mero controllo esteriore e di rispetto delle regole del gioco? Stretta fra l'universalismo dei diritti dell'uomo e il particolarismo delle comunità chiuse, la politica rischia di non trovare più il suo spazio vitale. Eppure proprio l'individualismo e il pluralismo stanno contribuendo a rivitalizzare l'istanza di una dimensione comunitaria dell'operare politico. Sono proprio le identità individuali e collettive a richiedere, non solo per la loro protezione e per il loro sviluppo, ma per la loro stessa costituzione un riconoscimento politico. Più che mai l'individuo ha bisogno, per elaborare e realizzare i propri progetti di vita, di un contesto pubblico che coltivi e renda accessibili una grande varietà di beni. Ciò vuol dire che per ben costruire la propria identità personale bisogna cooperare con gli altri nel mantenere aperto e vitale tutto l'orizzonte del bene umano. La tesi che sostiene quest'indagine è che non vi può essere politica come attività se non v'è politica come comunità, essendo questa il luogo dove si realizza l'autentica e piena fioritura della persona umana. In tal modo la politica, non più semplicisticamente identificata con gli apparati istituzionali, può ritrovare in un contesto democratico il suo senso morale.