Cos'è la gnosi? Per alcuni, la gnosi è una religione antichissima ormai scomparsa; per altri, invece, ha accompagnato la storia dell'uomo in modo sotterraneo per emergere, qua e là, in modo carsico, quasi casuale. La tesi del presente volume è diversa. La gnosi è un gemello oscuro del cristianesimo; Jung la chiamerebbe l'ombra del cristianesimo. La gnosi nasce con il cristianesimo e lo segue passo passo nel corso della storia, ma pochi la notano. Poi, lentamente ma inesorabilmente, comincia a contrastare apertamente il suo gemello luminoso; a sottrargli anime e culture. Fino a dominare il mondo. Bene: l'idea è che l'epoca del trionfo della gnosi sul cristianesimo non solo coincida cronologicamente con la modernità; ma che sia la modernità, la sua essenza. E cos'è la modernità? Non è soltanto l'epoca storica che fa seguito al Medioevo, ossia la modernità cronologica: è una forma di pensiero caratterizzata da fiducia nell'uomo, nel progresso e nella scienza anziché in Dio. Apparentemente la modernità rifiuta la metafisica. Senza uno sguardo verso l'alto, l'uomo è condannato a vivere una vita esclusivamente fatta di realtà materiali; ne derivano l'edonismo e l'empirismo, poiché le realtà materiali possono essere colte solo dai sensi (non dalla ragione). Tuttavia, all'uomo ridotto a una vita materiale, la modernità avanza le stesse promesse del serpente antico: non morirete, sarete come dèi. Come? Grazie alla scienza, cioè alla conoscenza. Per gli amici, la gnosi. La tesi di questo lavoro è che non solo la modernità abbia degli accidentali aspetti gnostici, ma che essa sia gnosi; e che l'epoca moderna (cioè quella in cui viviamo) coincida con il trionfo della gnosi.
Ci sono parole che si consumano subito come fiammiferi. E ci sono parole che riescono ad accendere un fuoco di sensazioni e di riflessioni. L'Arcivescovo Montini era un vero maestro della parola: sapeva dare vita attraverso le parole. Questa antologia offre tante piccole luci che illuminano il cammino della vita cristiana.
Dobbiamo riconoscere a don Lorenzo Milani un posto di giocoliere nella storia letteraria italiana? E’ quello che l'autore si domanda in questo commovente mosaico di manifestazioni laiche di fede cristiana, tessuto da don Milani, che si dipana da oltre 100 anni. Forse sì. Il suo gioco serissimo con le parole e la lingua ha risvegliato, divertito e commosso milioni di lettori. E il miracolo continua e cresce anche quando ci si accorge che la lingua che usa rientra nella vitalità rinnovata del vernacolo, la "lingua dei poveri" in coerenza col fatto che i poveri fanno la lingua e i ricchi le regole di grammatica. In tutto questo ci sono i segni della più alta nobiltà umana in fedeltà a un servizio agli ultimi, a una terra che non piaceva più a nessuno ma a cui migliaia si recano ogni anno a rubare il segreto per rinascere come paese e come popolo, e perché "chi ha ragione non invecchia".
Il Codice di Camaldoli è un documento di grande importanza per la storia del movimento cattolico del Novecento. Scritto tra il crollo del regime fascista e la fine della seconda guerra mondiale, esso propiziò un intenso scambio di idee sulla dottrina sociale, ispirò la riflessione dei cattolici nell'elaborazione del patto costituzionale e orientò il loro impegno nella politica, nell'economia e nella società. Il testo viene qui riproposto ai lettori e agli studiosi in un'edizione integrale e fedele all'originale e con un quadro storiografico completo e aggiornato delle fonti, dei temi e degli intellettuali protagonisti di una vicenda che contribuì a gettare le basi della Repubblica.
Madeleine Delbrêl (1904-1964) figura sempre più amata, citata e apprezzata, non smette di accompagnarci sulle strade del nostro mondo. Questo nuovo libro si apre con il significato del silenzio, segno dell'importante legame che Madeleine Delbrêl stabilisce tra preghiera e silenzio. Secondo lei, nella vita della gente comune ci sono due grandi ostacoli alla preghiera: avere a che fare con molte cose e vivere in un ambiente rumoroso. Per pregare è necessario un minimo di silenzio.
Tra le centinaia vergate da Romano Guardini, questa decina di lettere, pubblicate postume e indirizzate all'amico di una vita Josef Weiger, costituisce un documento rilevante per la volontà di affidarvi "la quintessenza della Rivelazione". Redatte negli ultimi anni di Guardini (1963-1967), segnati dalla conclusione dell'insegnamento presso l'Università di Monaco, dai problemi di salute e dall'avvicinarsi alla morte, ma anche da grandi cambiamenti come il Concilio Vaticano ii e il Sessantotto, tessono il filo rosso delle corrispondenze tra Dio, umanità e mondo. In forma e disposizione nuova si ritrovano diverse parole chiave della riflessione guardiniana: finitezza, libertà, storia, responsabilità. Ripercorrendo la sua opera e la sua esistenza, Guardini offre, comunicando solo l'essenziale, spunti per la riflessione teologica distillando una vita di pensiero, esperienza, sofferenza e fede.
Il libro presenta e esamina il ricco tesoro di linguaggi e messaggi che accompagnavano e sostanziavano, descrivendone simbolicamente le motivazioni, il concreto agire caritatevole della Chiesa di Roma e del Romano Pontefice. La carità, virtù essenziale, rappresenta dunque a pieno titolo un "linguaggio pontificio" di grande interesse religioso, storico e culturale.
Un libro, ma anche una sorta di viaggio nel tempo e nello spazio, una carrellata di incontri, di scambi e di abbracci all'interno del vortice misterioso e sempre presente dello Spirito Creatore che ispira fantasia e suscita idee, generando corto circuiti di creatività e di inarrestabile inventiva. Uno spaccato di storia della Chiesa con sfaccettature inedite e curiose che mettono in luce l'operato di undici Papi, dal primo Novecento fino ai giorni nostri - da Papa Leone XIII a Papa Francesco -, immersi nel dialogo con artisti di tutte le discipline. Pastori attenti al cammino delle pecorelle del loro gregge, ma anche semplicemente uomini vivi pronti allo stupore per lo sfavillare della bellezza di tante opere d'arte. Il legame tra Chiesa e arte, a volte contrastato e difficile, ha sempre dato vita a grandi dialoghi dentro i quali è stato possibile evangelizzare e testimoniare la presenza viva - nelle vicende della storia e nei cuori dei suoi protagonisti - del grande Artista che ha fatto "belle tutte le cose". Un libro che non ha la volontà di circoscrivere e di chiudere l'argomento, ma ha la pretesa e la speranza di s-chiudere nuovi sguardi, di suscitare una sana curiosità per un tema affascinante e profondo come quello del rapporto tra l'arte e la fede. La grande pensatrice Hannah Arendt afferma che è proprio dell'essere umano vivere per portare nel mondo la novità. Questa è la fecondità nel suo più vivo e stimolante significato, e non può che essere la vera e più profonda dimensione dell'arte e degli artisti.
Il saggio raccoglie articoli composti per il Quaderno di spiritualità "Santa Maria Regina Martyrum" pubblicato dall'Ordine dei Servi di Maria, rivista divulgativa di cultura mariologica fondata nel 1905, con la direzione editoriale dal 1983 del Padre servita Angelo Maria Gila. Gli articoli sono redatti sul filone della "mariologia sociale" con l'intento di dare una lettura contemporanea delle grandi tematiche del dibattito pubblico e investono in particolare l'area del Magistero riletto nelle sue specifiche implicazioni mariologiche. L'arco temporale di riferimento risulta essere quello del pontificato di Papa Bergoglio a cui quasi esclusivamente gli approfondimenti rimandano. Lo scopo della raccolta è di diffondere la riflessione mariologica calandola nella realtà sociale dei nostri tempi per scoprire come essa risulti essere di profonda attualità, chiave privilegiata di comprensione del messaggio evangelico e linea di indirizzo vincente nel cammino della itineranza spirituale.
Luigi Padovese nella sua docenza universitaria e nel suo ministero pastorale ha speso molte energie per il dialogo tra cristianesimo e islam. In queste pagine cerca di capire come concertare il proprium della fede cristiana con il pluralismo religioso e come annunciare il vangelo nel labirinto di offerte di senso e di salvezza, in modo simile a quanto avvenuto prima dell'epoca costantiniana. Ne nasce la domanda centrale: "Ha ancora senso una teologia della missione nel contesto del pluralismo religioso?". Egli risponde ripercorrendo lo sviluppo dell’annuncio cristiano dai primi passi della sua storia, nell'incrocio con le diverse culture, fra tensioni, sintesi e trasformazioni, passando dalla sua prima inculturazione nel mondo greco-romano, fino alle questioni proprie dell’epoca moderna.
Il suo volto è dappertutto: pennellato sui muri, tracciato sulle rocce, tatuato sulla pelle. Anche il suo nome risuona in ogni dove: nelle chiese, nei manicomi, nelle galere. La sua popolarità è seconda solo a quella del Figlio. Un umano, di fronte a lei, mai si sognerebbe di prendere appunti: ha parlato così poche volte nei vangeli, solo sei, ch'è persino arduo indovinarne il timbro: soprano, mezzo soprano o contralto? Ancora oggi, però, è incredibile la potenza della sua voce, la destrezza dell'intuito. "Bisognerebbe essere mamma per capire certe cose" potrebbe risponderci. Il suo splendore è nato da uno spavento di naufragio. Che lei, come un marinaio scafatissimo, ha aggredito da vecchia lupa di mare. Dietro Lei, Maria di Nazareth, è rimasto soltanto il sole. Quello maiuscolo.
L'idea di una trasformazione monastica del clero trovò un sostegno decisivo già nell'XI secolo, da un lato tra la nobiltà regionale, e dall'altro in tutta Europa, soprattutto tra molti rappresentanti dell'episcopato e dal papa, al quale molti monasteri di nuova fondazione furono affidati, a parte qualche appoggio come quello del vescovo Ugo di Grenoble nei confronti dei Certosini. Alla fine, però, fu Papa Urbano II a dare al giovane movimento debolmente istituzionalizzato dei Canonici regolari un fondamento davvero solido Nel 1092, egli scrisse in un documento per il monastero di Rottenbuch in Alta Baviera, che all'epoca era il centro più importante del movimento dei Canonici regolari nel Sud del regno tedesco. Ciò fissava Canonici regolari tra i i chierici secolari da una parte e i monaci dall'altra, e allo stesso tempo li assicurava in questa sorta di posizione inattaccabile e indipendente.
Si inizia nell'XI secolo con Canonici regolari senza la Regola di Agostino e si raggiunge un punto nel XIII secolo in cui la Regola di Agostino divenne il segno distintivo di un Ordine che era già intessuto in strutture completamente nuove della vita religiosa. Nel Medioevo, l'opinione era che ogni epoca producesse configurazioni eccezionali della vita religiosa, che potevano dare al tempo ciò di cui esso aveva bisogno.