Il libro presenta il ritratto di dodici cristiani appartenenti a una piccola fraternità di persone omosessuali e transgender. Come succede a ogni cristiano, il loro percorso di fede somiglia più a un sentiero scosceso che a un'autostrada. Ci sono periodi di smarrimento, di lotta interiore, e poi istanti di rivelazioni e di conversione, ma il tratto che li accomuna tutti è una forte esperienza di Dio nella preghiera. Un credente omosessuale o transessuale impiega poco tempo per capire che la sua posizione nella Chiesa non viene riconosciuta come tale, obbligandolo a un percorso di pericoloso avvitamento su se stesso. La non accettazione porta al nascondimento. Il nascondimento porta all'invisibilità. L'invisibilità genera la sensazione di non esistere. Ciò che non esiste non viene considerato. Punto. Per rompere questa catena perversa occorre spezzare qualche anello e far emergere il diritto di essere ascoltati, se necessario anche mettersi a gridare come fece Bartimeo in mezzo all'ostilità dell'entourage di Gesù. L'amore incondizionato che Gesù mostra nei vangeli per ogni uomo e donna che si accosta a lui è il modello da riprendere nella nostra pastorale.
L'attuale contemporaneità è caratterizzata dalla persistente e pervasiva messa in discussione dei costitutivi antropologici fondamentali. La "grammatica" dell'umano, che, strutturalmente, si dà nell'identità differente del maschile e del femminile, viene continuamente disarticolata dal diffondersi delle teorie del gender che determina lo stravolgimento del proprium dell'umano. Il presente lavoro, intendendo offrire coordinate per ritessere il tessuto antropologico ed etico nella contemporaneità, opera una ripresa e un approfondimento del tema con lo scopo di riproporre la "normatività" autentica della "grammatica" dell'umano, la quale, fondata sulla significazione della differenza del maschile e del femminile, individua nella reciprocità la dimensione antropoetica fondamentale del costituirsi e relazionarsi umano.
L'amore che l'uomo e la donna si promettono nel matrimonio implica una condivisione totale di tutte le dimensioni della vita umana: fisica e sessuale, affettiva ed emozionale. In riferimento alla bioetica, risulta impellente un serio discernimento là dove l'applicazione delle tecniche procreative mettono a repentaglio la concezione unitaria della stessa vita umana. Vita ed amore sono un unico mistero da vivere con sapienza e responsabilità. L'autore con il presente lavoro intende mostrare come l'impegno per favorire una maggiore e più corretta attenzione ai temi della vita umana, dell'amore e della famiglia è oggi responsabilità di tutti.
Il volume ripropone la Dichiarazione sull'eutanasia Iura et bona, promulgata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 5 maggio 1980, previa approvazione di Giovanni Paolo II. Il testo della Dichiarazione, in versione italiana e latina, è preceduto da una Nota introduttiva dell'attuale Prefetto, il cardinale Gerhard Müller. Vengono poi ripubblicate anche le Risposte a quesiti circa l'alimentazione l'idratazione artificiali, sempre in italiano e latino del 1° agosto 2007. Con la relativa Nota di commento, così come il Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Congresso Internazionale su "I trattamenti di sostegno vitale e lo stato vegetativo. Progressi scientifici e dilemmi etici", del 20 marzo 2004, cui la citata Nota di commento si richiama in modo esplicito. Seguono, infine, alcuni commenti di Esperti, volti ad approfondire le tematiche fondamentali presenti nella Dichiarazione.
Oggi più che mai, il modello tradizionale di famiglia e i ruoli che donne e uomini ricoprono nella società, sono oggetto di confronto e accese discussioni. L'ordine determinatosi negli ultimi secoli di storia è in forte crisi: famiglie monogenitoriali, matrimoni fra persone dello stesso sesso, adozione da parte di single e coppie gay, senza contare quanto succede in campo professionale, con una maggiore presenza di donne in tutti i settori, dai lavori manuali alle posizioni dirigenziali. Questi cambiamenti, e la rivendicazione di status e diritti inevitabilmente connessa, si inseriscono nel dibattito sulla sessualità e sulle differenze di genere che oggi sembra far prevalere la conclusione che le differenze fra uomini e donne, ammesso che esistano, siano insignificanti e "socialmente determinate". Steven Rhoads, al contrario, afferma che, a dispetto di ciò che molti oggi amano credere, le distinzioni sessuali restano profondamente radicate nella natura umana. L'autore presenta un gran numero di prove scientifiche che dimostrano come queste differenze siano innate ed esplora le differenze maschio/femmina per quanto riguarda l'aggressività e l'istinto di dominio, la sessualità e la cura dei figli. Un'analisi, la sua, che a qualcuno potrà sembrare conservatrice e forse anche reazionaria, ma che invece, sgombrando il campo da pregiudizi e posizioni ideologiche grazie al rigore con cui è stata condotta, consente di studiare i fenomeni e i processi in atto nella loro reale complessità.
Nonostante si dica sempre che Darwin abbia spiegato tutto quel che riguarda l'origine dell'uomo, la verità è che il naturalista inglese scriveva in un'epoca in cui si ignoravano le leggi dell'ereditarietà, il codice genetico e lo stesso DNA, oltre che la vastissima e complicatissima biochimica cellulare. Tutte le scoperte della genetica moderna mettono in crisi le granitiche certezze dell'evoluzionismo, come la discendenza dell'uomo in linea diretta da un ipotetico primate di tipo scimmiesco: simili scoperte rivelano sempre di più come il mondo della biologia sia un mondo estremamente complesso e rispondente a precise leggi scientifiche di natura, le quali implicano l'esistenza di un "disegno intelligente" che ha progettato gli esseri viventi in ogni dettaglio e per la realizzazione di uno scopo.
Un'analisi del tema dell'"utero in affitto", considerato come la forma più attuale di sfruttamento del corpo delle donne. La scrittrice e filosofa Luisa Muraro, reagendo all'enorme pressione sulle "madri surrogate" e alla richiesta di legalizzazione di pratiche che negano il livello etico e la dignità della donna, ripensa il rapporto della donna con il proprio corpo - alla luce di un neoliberismo culturale che ne predica la totale disponibilità - ed esalta l'unicità della relazione madre-creatura che va formandosi. Un testo per capire il dibattito che sta investendo la politica, il diritto, l'etica e la famiglia e per riflettere su un tema che riguarda tutti.
Le biotecnologie animali e vegetali sono state considerate, sin dal loro esordio, con grande entusiasmo, non solo in quanto aprivano nuove possibilità alla comprensione dei geni, ma anche perché capaci di fornire strumenti per la tutela della salute umana e la salvaguardia dell’ambiente. Nelle prime realizzazioni del mais, si è iniziato a discutere degli eventuali rischi per la salute e per la salvaguardia delle altre coltivazioni e si sono realizzate, come in Europa, le prime direttive regionali e nazionali. Il testo mette in rilievo i seguenti aspetti delle biotecnologie animali e vegetali: storico–scientifico, dove sono esaminate le tappe più importanti dell’ingegneria genetica; antropologico ed etico, con particolare riferimento agli aspetti che sono chiamati in causa nel rapporto uomo–ambiente; giuridico, con particolare attenzione alla normativa sugli alimenti e i mangimi geneticamente modificati e sul brevetto.Daniele Tortoreto è laureato in Giurisprudenza e dottore di ricerca in Bioetica con titolo conseguito presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. È autore di numerosi articoli su biotecnologie, sviluppo sostenibile, etica dell’ambiente e rischio elettromagnetico. Ha partecipato alla preparazione di un cd–rom su Etica e biotecnologie, prodotto da S.T.E.S., Scienziati e Tecnologi per l’Etica dello Sviluppo, Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, F.I.D.A.F., Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali, Regione Lazio.
In questo volume il problema della morte è affrontato a partire dalla consapevolezza che gli enormi sviluppi scientifici e tecnologici applicati alla medicina hanno rivoluzionato negli ultimi decenni il quadro etico e giuridico in cui è stato finora concepito il fenomeno del finis vitae. Muovendo da questa trasformazione di senso epocale, l’autore affronta la questione di che cosa sia per noi la morte, oggi, e quale responsabilità morale abbiamo verso chi muore. La finalità è quella di rideterminare il principio della dignità umana al cospetto di situazioni radicalmente nuove, come il prolungamento artificiale della vita, il prelievo degli organi, la loro commercializzazione. Al centro della riflessione i lineamenti di una tanatologia critica, la questione della “morte cerebrale” e del suo accertamento, le problematiche funerarie, anche alla luce delle recenti innovazioni legislative. Paolo Becchi è professore di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’U­niversità degli Studi di Genova. Tra le sue ultime pubblicazioni: Morte cerebrale e trapianto di organi (Brescia, Morcelliana, 2008) e La fragilità della vita. Contributi su Hans Jonas (Napoli, La Scuola di Pitagora, 2008). Per Aracne editrice ha pubblicato, nel 2007, Da Pufendorf a Hegel. Introduzione alla storia moderna della filosofia del diritto.
L'incontro di due persone e la nuova realtà dell'amore che tra loro nasce sono dono. Il dono è parola con cui Dio parla alle persone ed esse a loro volta parlano l'una all'altra. Ogni incontro che è incontro per sempre, indipendentemente da quando e dove sia avvenuto, prepara l'uomo all'evento che è il sacramento. Accogliere degnamente il sacro della persona, cioè il sacramentum, fa sì che l'uomo maturi nell'incontro con l'altro, incontro che avviene nell'affidamento reciproco - cioè nella fede - e nella fiducia nel frutto di questo affidarsi - cioè nella speranza. Attraverso questi due doni: fede e speranza, si compie l'amore che è per sempre. Nell'amore umano inizia così l'eternità che è l'Amore Divino.