Il mutato contesto internazionale, il ruolo di Stati Uniti e Cina, così come l'affermarsi di nuovi attori a ridosso della regione europea e la rinnovata assertività della Russia di Putin, rendono indifferibile proseguire lungo quel percorso, già immaginato da Spinelli, volto a rafforzare le iniziative comuni di difesa europea. Non si tratta di superare gli eserciti nazionali, custodi di tradizioni ed elemento fondante delle identità nazionali. Quello di cui stiamo discutendo è la necessità di rendere strutturali iniziative in materia di difesa e sicurezza comune affinché l'Unione sia in grado di parlare con una voce singola, autorevole e credibile. Prefazione di Maurizio Molinari.
Attraverso i loro scritti (sempre piuttosto brevi, per adattarsi alle esigenze del quotidiano che li ha ospitati in origine e permettere al lettore un'agile fruizione), Mannheimer e Pasquino interpretano la logica dei diversi avvenimenti politici e sociali che si sono succeduti nell'ultimo periodo, evidenziando i fenomeni strutturali sottostanti ed esplicitando le difficoltà insite nelle caratteristiche e nel funzionamento del sistema politico del nostro e di altri Paesi. Con l'ausilio di molti dati relativi all'evoluzione dell'opinione pubblica, vengono delineati la struttura della competizione politica e il rapportarsi tra loro delle diverse forze. Sono così evidenziate la fragilità e la contraddittorietà degli attori dello scenario politico, a partire dalle istituzioni, fino ai partiti e ai loro leader. Ne emerge un racconto, originale e inconsueto, che colloca il succedersi di ciò che accade di giorno in giorno in un quadro esplicativo-interpretativo che caratterizza l'Italia (e non solo) ormai da molti anni. E che, forse, aiuta a spiegare - talvolta addirittura a prevedere - il dipanarsi degli avvenimenti e, in qualche misura, la situazione in cui ci troviamo oggi.
La guerra in Ucraina necessita di essere compresa mettendo a fuoco la verità di ciò che accade non troppo lontano dalle nostre case, ove viviamo più o meno tranquillamente. Occorre capire, superando il racconto virtuale, spesso artefatto, che gli accadimenti di questi ultimi tempi racchiudono nella loro concretezza la verità di una guerra fatta e subita. Occorre ripristinare quel legame necessario tra la realtà e la verità, fonte e origine di ogni libertà. Per fare ciò non è sufficiente prestare attenzione solo alle notizie filtrate dai mass-media che inondano di immagini e parole il nostro quotidiano, ma occorre comprendere quali siano state le cause remote e recenti di questo conflitto, i motivi storici, culturali, politici e militari. Occorre comprendere chi sono gli ucraini e i russi e come abbiamo interagito durante il corso della storia; che cosa è accaduto in Russia dopo la fine dell'Impero sovietico; chi è Putin e quali siano gli aspetti positivi e negativi del suo mandato presidenziale; quale sia stato il ruolo della NATO, dell'Europa e degli Stati Uniti. Occorre avere chiaro, per quanto è possibile, il quadro generale, per evitare di banalizzare o male interpretare un evento che grava sulla vita di milioni di persone, soprattutto della povera gente che combatte o subisce questa guerra decisa da altri.
In qualunque storia si può scoprire, per quanto spesso molto ben nascosto, un grano di profezia, sospeso tra passato e avvenire.
Un racconto inconsueto per un libro di storia, perché si riferisce in gran parte al nostro futuro. L’idea che lo attraversa è che solo così, cercando di guardare quel che ci aspetta per decifrarne il senso, si riesce a capire il significato del presente. La nostra epoca è dominata da un evento senza precedenti: la nascita della prima civiltà planetaria della storia. Una figura globale, che porta dentro di sé i caratteri dell’Occidente: la tecnica e il capitale innanzitutto, e insieme, ma in modo per ora molto più contrastato, la democrazia e il diritto. Aldo Schiavone legge la mondializzazione dell’Occidente come l’avvio di un percorso problematico, esposto alla catastrofe, ma anche ricco di straordinarie potenzialità: la vicenda di un umano ormai quasi del tutto affrancato dalla dipendenza dalla natura, e sul punto di diventare completamente padrone del proprio destino.
Aldo Schiavone è uno degli storici italiani più tradotti al mondo. Ha insegnato in numerose università e, da ultimo, nella Scuola Normale Superiore. Tra i suoi libri: «Ius. L’invenzione del diritto in Occidente» (II ed. 2017), «La storia spezzata. Roma antica e Occidente moderno» (II ed. 2020), «Eguaglianza. Una nuova visione sul filo della storia» (2019), tutti pubblicati con Einaudi; e, per il Mulino, «Progresso» (2020).
"In questo libro racconto dei fatti. Atti e fatti. Non ci sono commenti, suggestioni, analisi sociologiche. Ci sono dei dati di fatto che forse vi faranno pensare. Hanno arrestato i miei genitori con un provvedimento subito dopo annullato, hanno sequestrato i telefonini ai miei amici non indagati, hanno cambiato nomi nei documenti ufficiali per indagare sulle persone a me vicine, hanno scritto il falso in centinaia di articoli, hanno pubblicato lettere privatissime tra me e mio padre, mi hanno fotografato negli autogrill e mentre uscivo dal bagno di un aereo, hanno controllato e pubblicato tutte le voci del mio estratto conto, hanno violato la Costituzione per controllare i miei messaggi di whatsapp. Io non voglio fare la vittima. Voglio raccontare ciò che è successo dicendo perché ho scelto di combattere a viso aperto contro le ingiustizie. Perché ho scelto di denunciare in sede civile e penale, convinto che la legge sia uguale per tutti. Per i politici, certo. Ma deve essere uguale per tutti davvero, anche per certi magistrati, anche per certi giornalisti. E mentre racconto atti e fatti che mi hanno reso un mostro agli occhi di molti miei connazionali, torno a confessare che io rifiuto il vittimismo. Perché io sono e resto un uomo felice. Chissà che sia questo ciò che - alla fine - non mi perdonano." Matteo Renzi replica punto per punto alle accuse che gli sono state rivolte dalla procura di Firenze: "Non accetterò di stare in silenzio davanti a fakenews e diffamazioni varie". "Il Mostro" è una ricostruzione lucida e allo stesso tempo accorata del funzionamento della giustizia italiana e di un certo legame con taluni organi di informazione. Una ricostruzione che, tassello dopo tassello, evidenzia come il cattivo uso di un potere costituito possa distruggere la carriera e la vita di ogni singolo cittadino, non solo di personaggi pubblici.
Bruno Vespa racconta venticinque donne di potere viventi, italiane e straniere, tra pubblico e privato, che con il loro cervello, la loro determinazione, la loro saggezza, sono arrivate ai vertici della politica, della scienza, dell'impresa con risultati che gli uomini difficilmente saprebbero raggiungere.
L'invasione dell'Ucraina rafforza l'equazione Russia uguale Putin, e viceversa. Fusione quasi totale tra capo e paese e con pochi precedenti al mondo. Dinamica che si riverbera anche sulla conduzione della guerra. Capire chi è davvero il signore del Cremlino e perché combatte l'Occidente. I contraccolpi della contesa raggiungono il teatro dell'Estremo Oriente. L'editoriale dal titolo "Platov non ha paura" apre il volume, a cui segue una corposa prima parte ("Putin è la Russia?") dedicata a tratteggiare la figura del presidente russo e la percezione che se ne ha dentro e oltre i confini della Federazione. La seconda parte del numero ("Lezioni di guerra") è centrata sulle dinamiche del conflitto, sulle sue prospettive e sulla visione storica e odierna della crisi in corso anche da parte degli Stati Uniti. Chiude il numero la terza parte ("Cina e altri fronti asiatici") dedicata a conseguenze e percezioni della guerra in Ucraina per questa parte del mondo, e soprattutto per Pechino, sfidante numero uno dell'egemonia americana.
A distanza di tre decenni fatichiamo ancora a inquadrare Mani pulite e in che misura abbia creato l'incerto presente politico che viviamo. Se è vero che, come scrive Filippo Facci, «non aveva mai attecchito un vero senso dello Stato, e tantomeno una disposizione a scandalizzarsi per condotte poco etiche», da che cosa ebbe origine il clamore intorno a un'indagine che, in apparenza partita da un comune caso di corruzione, ha cambiato per sempre l'immaginario della nazione? All'epoca giovane cronista, l'autore ha seguito le tracce e le crepe prodotte da quel terremoto, scavando nelle versioni improbabili - la favola del magistrato onesto che smaschera i corrotti, l'epurazione delle mele marce - e in altre non meno improbabili e complottiste legate a scenari internazionali. Da quel lavoro emergono oggi risvolti inaspettati che si ricollegano a eventi e fenomeni vicini e lontani, tra cui il maxiprocesso di Palermo, che avrebbe dovuto essere salutato come la vera svolta e invece venne attaccato da più parti, e il bombardamento mediatico, con giornali e talk show impegnati a tenere vivo il clima emergenziale, spianando la strada all'antipolitica. Tra protagonisti e comprimari, reazioni a caldo e insospettabili derive, rimuovendo ogni patina di ipocrisia, Facci restituisce un impietoso ritratto del paese che siamo stati e che forse siamo ancora, spingendo a domandarci: è giunto il momento di ammettere, con il procuratore capo Borrelli, che «non valeva la pena buttare all'aria il mondo precedente per cascare in quello attuale»?
Lo stivale spezzato è il racconto di un fenomeno storico unico nell'Europa democratica. È la storia di due territori, il Nord e il Sud dell'Italia, divisi, rancorosi e lacerati all'interno della stessa nazione e sotto il manto garantista di una Costituzione comune. È la ricostruzione, anche alla luce dei dati più recenti, della storia della nascita della "questione meridionale", vizio d'origine dell'Unità diventato permanente e in apparenza irrisolvibile. Nunnari propone una possibile via di soluzione, mettendosi in ascolto di tre voci autorevoli della Chiesa italiana di ieri e di oggi: il card. Carlo Maria Martini, che nel 1992 pronunciò parole profetiche, ancora oggi di grande attualità; il card. Marco Zuppi, arcivescovo di Bologna, portavoce della visione della Chiesa italiana posta nelle regioni più ricche e dinamiche del Paese e, infine, mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli e pastore di una delle città più segnate dai forti contrasti economici, sociali e culturali del nostro meridione.
"A partire dagli anni Ottanta l'unico perno della nostra civiltà è diventato l'individuo e la sua ricerca di illimitata libertà e di crescente appagamento materiale. Il Covid-19 e la guerra in Ucraina ci obbligano a un repentino cambiamento di prospettiva. Ma i segnali di fragilità etica dell'Occidente erano già visibili da molti anni: la confusione tra desideri e diritti; la politica ridotta a mutevole stile di consumo; la cancellazione della storia e dunque dell'identità; l'assenza di moderazione in tanti campi dell'agire pubblico e privato; il rifiuto dei valori della competenza, dell'autorità e dell'educazione formale; la difficoltà ad accettare le categorie morali di obbligo, dovere e gerarchia. Si è diffusa una cultura che nega il valore del limite. Abbiamo bisogno di ristabilire dei limiti, anche per essere felici come individui."
Il nazionalismo va combattuto con intransigenza perché esalta l'omogeneità culturale ed etnica, giustifica il disprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione e, come ha già fatto in passato, può distruggere i regimi democratici e aprire la strada al totalitarismo. Se vuole porre freno al nazionalismo, la sinistra democratica deve in primo luogo rispondere al bisogno di identità nazionale, di cui ha sempre lasciato il monopolio alla destra. Per farlo, deve apprezzare la cultura nazionale e i legittimi interessi di ciascun cittadino ma anche elevare l'una e gli altri agli ideali del vivere libero e civile: è il patriottismo repubblicano, che tiene unite nazione, libertà politica e giustizia sociale.
«Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov'è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. Per questo ce l'ho con un tipico cekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino» (l'autrice)