L’Islam nel Novecento ha conosciuto un’intensa attività interpretativa sul Corano, non inferiore a quella “medievale”. Ciò per la ragione che, nell’età contemporanea, i musulmani si sono dovuti scontrare e confrontare con la civiltà e la cultura europee, apportatrici della modernità. Come reazione ad essa e per spianare la strada alla riforma e al rinnovamento, il Corano deve essere inteso come un testo della prassi. La parte più originale dell’esegesi musulmana contemporanea, a parte quella più tradizionalista e conservatrice o quella più strettamente filosofica, cerca di scoprire la dimensione pratica del Corano, la sua capacità di modificare la struttura della realtà e di rivoluzionare i rapporti umani. Il Corano è la base per un rovesciamento della stessa epistemologia religiosa onde porre al centro dell’esperienza del sacro un Dio teleologico, un Dio che è il fine dell’agire umano.
La svolta verso la prassi dell’esegesi coranica nel Ventesimo secolo, che è l’approccio alternativo all’esegesi classica e “orientalistica”, è stata resa possibile dalla scoperta della “testualità” del Corano, dalla scoperta che esso possiede tutte le caratteristiche testuali, semiotiche o di significato proprie di un’opera letteraria o di un saggio scientifico, per cui può essere sottoposto a una indagine letteraria, sociologica, storica, filosofica, che ne faccia emergere non solo la purezza compositiva, la valenza di documento storico, la pregnanza del messaggio rivelato, ma anche con la portata teoretica del contenuto, il suo essere strumento di trasformazione storica.
Nuovi orizzonti, nuovi strumenti di indagine e di ricerca si vanno aprendo e precisando. Questo libro vuole essere soprattutto una finestra spalancata sul futuro.
Antologia di detti e aneddoti relativi a 23 personaggi vissuti a Bassora in Iraq,tra il 630 e l’800,nella stagione di fondazione dell’ascetismo islamico.Si divide in quattro sezioni:1) Malik b.Dinar;2) gli asceti che possono essere considerati tra i precursori immediati di Malik;3) Hasan,maestro di Malik e fondatore della prima scuola ascetica di Bassora;4) i condiscepoli di Hasan,compagni di Malik. I 633 testi sono accompagnati da un apparato sintetico di note non accademiche ma di spiegazione.Lo scopo è triplice:a) spiegare anzitutto al lettore eventuali passaggi oscuri ove qualche detto o aneddoto lo necessiti;b) indicare le fonti,islamiche o bibliche,a cui numerosi brani fanno diretto o indiretto riferimento;c) presentare alcuni "istituti" tipici del pensiero e del mondo religioso islamici:la concezione della vita,della morte,del giudizio ultimo,del matrimonio e del divorzio,dell’eredità,del digiuno e della preghiera,del pellegrinaggio e dell’elemosina,del destino e del libero arbitrio.Alcune note di tipo storico-biografico presentano personaggi e fatti che si affacciano qui e là nei testi. I testi sono preceduti da un’ampia Introduzione in quattro capitoli:1) nel primo viene descritto il contesto storico-culturale in cui vissero gli asceti;2) nel secondo si racconta l’emergere della corrente ascetica dal tempo di Maometto sino all’apparire dei nostri protagonisti;3) nel terzo si espongono le grandi idee e intuizioni spirituali che percorrono l’antologia;4) nel quarto si presenta un personaggio che ha un ruolo ispiratore di questi asceti: il "Gesù islamico". A chiusura dell’Introduzione vi sono le notizie biografiche reperite su ciascun autore.Un Indice analitico finale consente al lettore di rintracciare più facilmente i temi di interesse.
CURATORE Ignazio De Francescosi occupa di letteratura cristiana antica in lingua siriaca e di letteratura ascetica islamica.Presso Paoline ha pubblicato,di Efrem il Siro,Inni Pasquali (2001);Inni sulla Natività e sull’Epifania (2003); Inni sul Paradiso (2006). Di prossima uscita, presso Arnoldo Mondadori/Lorenzo Valla, Detti arabi di Gesù(in collaborazione con Sabino Chialà).
Analizza fasi, metodi e risultati della conquista e della diffusione dell'Islam, seguendo anche la sorte delle altre confessioni religiose soprattutto quella cattolica e quella ortodossa, con le loro ricche e articolate espressioni istituzionali e popolari - nel Balcano ottomano durante il processo, prima, di "islamizzazione" e, poi, di "de-islamizzazìone". L'Islam nel corso della lunga dominazione ottomana ha conquistato una grande parte del Sudest europeo, diffondendosi con vari mezzi e non sempre violenti nelle terre albanesi, bulgare, serbe e croate (specialmente nelle aree bosniaco-erzegovesi), greche, e la vita religiosa islamica ha influito sul costume, sulla mentalità sulla letteratura, sull'arte, sulla storia sociale e sulla cultura materiale del mondo balcanico. Dopo la fine del dominio turco, l'espansione territoriale dell'Islam ha subito progressivamente delle contrazioni; ma la sua presenza è rimasta numericamente rilevante, culturalmente forte e oggi manifesta anche un volto più marcatamente politico e aggressivo, in parte finanziato dall'esterno, e si rivela come fenomeno nuovo, da non considerare solo sul piano religioso.
Negli Stati islamici mediorientali, dal Nord Africa al Pakistan, compresi Sudan, Penisola Arabica, Iraq, Iran, Turchia e Afghanistan, con l'aggiunta dell'Africa occidentale, sia sotto governanti arabi sia durante l'Impero ottomano, la vita delle comunità cristiane che precedevano l'islamizzazione è proseguita costantemente mantenendo le proprie tradizioni religiose culturali e artistiche. La contemporaneità, invece, è caratterizzata da due fattori tendenti a sconvolgere equilibri e armonie secolari. Il peso delle potenze coloniali nell'Ottocento e nel Novecento ha provocato in questi Paesi una situazione di sottosviluppo che il petrolio non ha tolto. Anzi le differenze sociali si sono aggravate, legando, nonostante puntuali tentativi di indipendenza e di opposizione alle potenze occidentali, le élites ai benefici dell'oro nero e lasciando le popolazioni in un disagio crescente. Disagio e miseria sono divenuti terreno fertile, dopo l'insuccesso di vari movimenti comunisti, socialisti e nazionalisti, per movimenti fondamentalisti islamici, unica forma di protesta rimasta. Gli ulteriori interventi militari delle guerre del Golfo hanno appiattito l'immagine dei cristiani sulle responsabilità delle potenze belligeranti, accreditando anche atti persecutori. Il Medio Oriente sta perdendo ormai moltissimi cristiani, che emigrano lasciando proprio le terre del primo cristianesimo e provocando un impoverimento culturale per l'intero Medio Oriente.
Scopo di questo manuale è accompagnare il lettore nello studio della storia contemporanea del mondo arabo - che si sviluppa per secoli e copre una vasta area geografica dall'Atlantico al Golfo. Antonino Pellitteri ribalta in queste pagine la visione eurocentrica che impone alla storia mondiale e mediterranea una periodizzazione elaborata per l'Occidente. Molto in voga nell'Ottocento, e ancora oggi diffusa nonostante da più parti si affermi il contrario, quella lettura storiografica considerava le vicende del mondo islamico - e arabo in particolare - solo in funzione della storia d'Europa, relegandole al livello di realtà minori e trascurabili. I concetti portanti, la periodizzazione, la deli itazione dello spazio arabo-islamico, i grandi temi della ricerca storica sulla modernità - dal rapporto tra nazionalismo arabo e islam alla questione palestinese -, i principali archivi e i centri di documentazione storica del mondo arabo: un profilo organico della storia contemporanea del mondo arabo non viziato dall'ottica eurocentrica.
Profeta amato e politico scaltrissimo, autore di un testo religioso e "ideologico" di sorprendente valore letterario, capo di un partito totalitario, il messaggero di Allah seppe rispondere in modo geniale alle esigenze del suo tempo, e convogliò interminabili lotte tribali nello slancio da cui prese avvio l'islam come grande potenza mondiale. V'era in quest'uomo complesso e contraddittorio, provato da lunghi anni di povertà e di umiliazione, una forza che, assecondata dalle circostanze, impresse una svolta radicale al corso della storia. In questa sua biografia l'autore ne definisce il profilo.
Scritto quasi con il piglio di un racconto, questo libro di Clifford Geertz è una lettura profonda e al tempo stesso agile dell'Islam marocchino e indonesiano. Lavorando sulla propria esperienza di ricerca sul campo in entrambi i paesi e coniugandola con la cospicua letteratura su Marocco e Indonesia, Geertz descrive, analizza e commenta, con la consueta brillantezza di stile, gli sviluppi di questa religione alle due estremità opposte del mondo musulmano. Ne risulta un'immagine dinamica e profondamente "storica" dell'Islam marocchino e indonesiano: una religione certamente non fuori dal tempo ma sottoposta a quelle dinamiche politiche, sociali e culturali che ne hanno plasmato il destino nei due rispettivi paesi, producendo atmosfere culturali molto differenti. L'Islam dipinto in questo libro da Geertz non è fatto di dogmi, credenze, riti e istituzioni, ma è l'immagine vivida di quel "saldo attaccamento a una concezione ultratemporale della verità" ottenuto attraverso l'adesione di individui e gruppi a principi, consuetudini, stili di vita e forme di sensibilità estetica e morale. Il libro è un tentativo di cogliere la religione non come sistema di elementi classificabili e descrivibili, ma come qualcosa che si lega alle istanze della vita morale, estetica, sociale e politica, producendo l'adesione a una specifica forma di verità trascendente.
Mar Musa, monastero dedicato a san Mosè l’Abissino, sorge in mezzo al deserto, in cima a una montagna scoscesa, nei pressi della cittadina di Nebek, in Siria.Abbandonato da due secoli, è stato restaurato grazie alla tenacia di un gesuita italiano,Paolo Dall’Oglio,che vi ha fondato una comunità monastica di rito siriaco. Mar Musa è oggi luogo di accoglienza e di apertura, dedicato al dialogo islamo-cristiano. Qui, uomini e donne ritrovano l’esperienza millenaria del deserto:privazione,silenzio,lavoro e preghiera. Guyonne de Montjou ha incontrato Paolo Dall’Oglio a Mar Musa e ne ha raccolto la storia e la testimonianza,che ha poi raccontato in questo libro, in cui la parola di padre Paolo si alterna alle impressioni della giornalista. Paolo Dall’Oglio (Roma, 1954) rivela fin da ragazzo uno spirito rivoluzionario.Militante di sinistra dalle idee brillanti ma studente mediocre,va a lavorare in un cantiere di Fiumicino,dove ripara barche e dove scopre la solidarietà operaia.Dopo la laurea,comincia a maturare la sua vocazione:nel 1975 entra nella Compagnia di Gesù.Nel 1982,da una vecchia guida turistica della Siria,viene a conoscenza dell’esistenza di Mar Musa,monastero abbandonato da molto tempo. Comprende che lì è diretta la sua missione e decide di far risorgere il monastero fondandovi una comunità dove il dialogo tra cristiani e musulmani è quotidianamente e concretamente vissuto.
AUTRICE Guyonne de Montjou, giornalista francese, scrive per la rivista Prier.
«Non c’è davvero bisogno di spendere parole sull’attualità e la pertinenza del tema che è oggetto del presente saggio. L’ingente questione rappresentata da quel complesso e variegato fenomeno che è l’Islam, come tradizione religiosa e come realtà sociale e culturale, da sé esibisce infatti la sua portata: sia sotto il profilo della vicenda storica sia sotto il profilo della sua incidenza sull’assetto presente e con ogni probabilità futuro della famiglia umana. La coscienza cristiana in primis, dopo secoli di una più o meno relativa quiescenza, si ritrova oggi decisamente interpellata su questo fronte [...].
Il fatto è che il subitaneo apparire e il rapido e ampio sviluppo conosciuto dall’Islam, dalle origini sino a oggi, non ha potuto non interrogare da vicino la proposizione dell’identità stessa e della missione della Chiesa, collegandole al significato di verità e di salvezza per sé universale inscritto nell’evento di Gesù Cristo. [...]
È solo attraverso lavori di documentazione accurata e d'intelligenza critica come questi che si può camminare con realismo, cognizione di causa e vera speranza sul sentiero – arduo senz'altro ma foriero, ed esso solo, di autentica e sostanziale pace – dell'incontro tra gli uomini, le religioni e le culture alla presenza del Dio ch'è venuto e continuamente viene nelle trame esigenti e sempre nuove della nostra storia».
(Piero Coda)
Prefazione di Piero Coda
GLI AUTORI
MASSIMO RIZZI, sacerdote della diocesi di Bergamo, ha approfondito i suoi studi teologici nell’ambito della teologia delle religioni presso la Pontificia Università Lateranense. Nel frattempo si è specializzato in islamistica frequentando l’istituto Dar Comboni - Cairo e il Pontificio Istituto di studi arabi e di islamistica - Roma, dove tutt’ora insegna e sta preparando il suo dottorato. Ha pubblicato sullo stesso argomento per l'Harmattan Italia: Le prime traduzioni del Corano in Italia: contesto storico e attitudine dei traduttori (2007, Torino).
Formatosi nella Parigi di Huysmans, di Maritain, di Charles de Foucauld e di Claudel, è in Nord Africa e nel Vicino Oriente, dove giovanissimo realizzò le sue prime missioni geografiche e archeologiche, che Louis Massignon, uno dei maggiori orientalisti del secolo scorso, fece l'incontro decisivo con la parola araba e la spiritualità musulmana. A partire da queste esperienze il rapporto tra il mondo occidentale e quello musulmano verrà da lui interamente ripensato ponendo al centro di tutto l'itinerario mistico. Ma cogliere il destino comune della spiritualità islamica, ebraica e cristiana, implicava un cammino diverso da quello, per esempio, del sacerdote spagnolo Asín Palacios: si trattava anzitutto di apprezzare l'assoluta differenza di ciascuna storia, di distinguere la genesi spirituale dei simboli dell'islam e del cristianesimo, ma anche di cogliere le differenze fra l'ispirazione poetica e l'esperienza mistica, tra la filosofia e il misticismo. Ovvero, distinguere Dante da Ibn 'Arabi. Dai saggi raccolti in questo volume che esaminano i rapporti e le differenze fra mistica e poesia nell'islam e nel cristianesimo, emerge come per Massignon sia indispensabile riconoscere l'unicità delle diverse storie umane, individuali e collettive. Soltanto praticando questo discernimento spirituale, secondo il grande islamista, si può incontrare veramente l'Altro. E tale modo di conoscenza si scioglie, appunto, nell'esperienza mistica.
Gli avvenimenti di questi ultimi anni in Iran, Iraq e Libano hanno imposto all'attenzione internazionale lo sciismo quale componente politico-religiosa cruciale nel già complesso rapporto tra Occidente e Islam. Gli sciiti appartengono infatti a una delle due grandi famiglie in cui si divide il mondo musulmano e sono circa il 10% contro il 90% della corrente maggioritaria sunnita. L'origine della divisione ha motivazioni più politiche che dottrinali e risale alle lotte civili per la successione dopo la morte del Profeta Muhammad. La storia dello sciismo è ricca di vicende drammatiche e di frazionamenti interni ma anche di una fervida devozione popolare, che ha dato vita a rituali e manifestazioni di grande fascino e impatto emotivo. Un ritratto dell'Islam sciita tra storia, politica e cultura.
L'immagine dell'Islam contemporaneo è strettamente legato alla sharia, la legge religiosa, tanto che interrogarsi sulla teologia islamica può, a prima vista, sorprendere. Si cercherebbero invano delle divergenze dottrinali nelle discussioni religiose delle società musulmane. Il dibattito è centrato sempre sull'applicazione totale o parziale della legge islamica: in altre parole l'ortoprassia viene prima dell'ortodossia. Ma non è sempre stato così, la teologia ebbe un momento di gloria durante i secoli VIII e IX, prima che l'armonia tra fede e ragione diventasse un ideale inaccessibile. Un periodo in cui si discuteva se è possibile vedere Dio, ci si appropriava dell'atomismo e iniziava quel processo che metteva insieme storiografia, teologia e pensiero politico.