Un libro che aiuta a comprendere la rivoluzione digitale, le sue conseguenze sulla vita di ogni giorno e sulle nuove generazioni, sino al modo che abbiamo di leggere noi stessi e il nostro rapporto con Dio. La riflessione parte dal suggestivo concetto di ”infosfera” – la globalità dello spazio delle informazioni – e acquista pagina dopo pagina maggiore profondità, indagando l’uomo nel tempo in cui si trova a vivere. Di fronte alle sfide di una contemporaneità impastata di tecnologia, questo saggio interviene con autorevolezza nel dibattito sulla rivoluzione digitale, portando al centro dell’analisi i temi della fede e della speranza, suggerendo spunti di riflessione pastorali ed educativi. Con la prefazione di mons. Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, e la postfazione di Luciano Floridi, ordinario di Filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, dove dirige il Digital Ethics Lab.
«Siamo membra gli uni degli altri» (Ef 4,25). Dalle community alle comunità. Il tema sottolinea l’importanza di restituire alla comunicazione una prospettiva ampia, fondata sulla persona, e pone l’accento sul valore dell’interazione intesa sempre come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro. Si sollecita così una riflessione sullo stato attuale e sulla natura delle relazioni in Internet per ripartire dall’idea di comunità come rete fra le persone nella loro interezza. Alcune delle tendenze prevalenti nel cosiddetto social web ci pongono infatti di fronte a una domanda fondamentale: fino a che punto si può parlare di vera comunità di fronte alle logiche che caratterizzano alcune community nei social network? La metafora della rete come comunità solidale implica la costruzione di un “noi”, fondato sull’ascolto dell’altro, sul dialogo e conseguentemente sull’uso responsabile del linguaggio. Già nel suo primo Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali, nel 2014, Il Santo Padre aveva fatto un appello affinché Internet sia “un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane”. La scelta del tema del Messaggio del 2019 conferma l’attenzione di Papa Francesco per i nuovi ambienti comunicativi e, in particolare, per le Reti Sociali dove il Pontefice è presente in prima persona con l’account @Pontifex su Twitter e il profilo @Franciscus su Instagram.
È la riedizione del testo omonimo pubblicato nel 2012 nella collana LabMedia. Partendo dai concetti di sacro e di mistero che hanno la loro sintesi nel rito, l'Autore ripercorre i fondamenti teologici della liturgia, come sono insegnati dal magistero della Chiesa, di cui la Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium è l'espressione più autorevole. Viene poi affrontata la dimensione comunicativa della liturgia: il popolo di Dio è parte viva della celebrazione e per comunicare ha bisogno di un linguaggio simbolico, di codici comunicativi, quali: i gesti e gli atteggiamenti del corpo, la musica e il canto, il silenzio, l'abito, il luogo, l'architettura, il colore, le immagini, la luce, i movimenti, i profumi... L'ultimo capitolo del libro tratta l'importanza della preparazione di una celebrazione nello stile della comunione.
Con straordinaria preveggenza Aurelio Peccei aveva tracciato il cammino da percorrere per coniugare la crescita economica e materiale con le risorse umane e naturali del Pianeta. Questo libro uscito nel 1981, che ancora oggi mantiene inalterata la sua enorme forza visionaria, presenta i problemi politici, energetici, demografici che minacciano di distruggere il Pianeta. È necessaria una vera rivoluzione umana, uno straordinario coraggio per realizzare una collaborazione mondiale basata sull'eguaglianza reciproca tra paesi ricchi e paesi poveri. Quando Peccei scrisse queste pagine pochi gli prestarono ascolto. Oggi la sua strategia globale è l'unica possibilità di salvezza del Pianeta.
Il volume raccoglie i messaggi, in lingua italiana e latina, inviati da papa Francesco attraverso Twitter dall'1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2017.
Questo libro nasce da un desiderio realizzabile: che ogni parrocchia sia piena di "angeli", cioè di messaggeri capaci di annunciare la Parola di Dio e il servizio della comunità sul territorio nel modo migliore. Un volume di piccolo formato (presenta gli elementi di base, essenziali, per comunicare con efficacia nei vari servizi pastorali), pratico (non contiene trattazioni di teoria della comunicazione, ma solo suggerimenti concreti e "ferri del mestiere" pronti all'uso) e rivolto alla comunicazione pastorale di base, quella "di parrocchia": come parlare in pubblico nelle diverse occasioni (omelia compresa), gestire riunioni e incontri, usare i social media, dare un'identità attraente a gruppi e attività... Queste e molte altre cose sono esposte in modo chiaro e semplice, a disposizione di catechisti, animatori, laici impegnati, diaconi e preti.
Il 4 dicembre del 1968 usciva nelle edicole italiane il primo numero del nuovo quotidiano cattolico nazionale «Avvenire», nato dalla fusione tra due importanti testate preesistenti, «L’Italia», edito a Milano, e «L’Avvenire d’Italia», pubblicato a Bologna. La fondazione del quotidiano dei cattolici italiani non fu solo un evento di rilievo nel panorama della stampa nazionale, ma rappresentò una pagina, ancora quasi sconosciuta, nella storia della Chiesa italiana. La ferma volontà di Paolo VI – autentico fondatore del giornale – si scontrò in quella circostanza con le reazioni perplesse e diffidenti di quasi tutto l’episcopato nazionale. Contrarietà ed ostacoli giunsero soprattutto dalle principali diocesi interessate dalla fusione dei due quotidiani che diedero vita ad «Avvenire»: Milano, che editava «L’Italia», e Bologna, ove aveva sede «L’Avvenire d’Italia». Alla luce della documentazione esaminata, in maggior parte inedita, è ora possibile ricostruire la complessa e per molti versi sorprendente vicenda che ha condotto alla nascita di «Avvenire» e all’affermazione del giornale cattolico durante gli anni del pontificato di Paolo VI, il quale non fece mai mancare la sua fiducia e il suo sostegno al quotidiano, ritenendolo un indispensabile strumento di evangelizzazione
«Sto imparando», disse Papa Francesco ai giornalisti poco tempo dopo l’elezione a pontefice, per descrivere il suo apprendistato nei rapporti con la stampa. Che in brevissimo tempo sia diventato un maestro nel padroneggiare la comunicazione in tutte le sue dimensioni — la frase virale, il gesto immediato, l’intervista, il colloquio improvvisato, l’intervento a braccio, il videomessaggio, il silenzio del raccoglimento… — rivela la rapidità e la flessibilità con cui ha colto l’importanza della comunicazione di massa nell’esercizio della sua missione universale. Un segno della grazia di stato, direbbero i teologi…
In questo libro il profilo del “papa giornalista emerge dal racconto di alcuni suoi “colleghi che rileggono e commentano i suoi messaggi sulla comunicazione dal 2014 al 2018.
Il ’68, anno degli studenti e il testamento di Gesù sull’amore, tanto diversi eppure compatibili. Alle prese entrambi con l’amore e il disamore. E tuttavia volerli accostare può apparire un’impresa, forse un azzardo. Volerci vedere delle affinità e perciò ricordarli insieme può trasformarsi in tentazione irresistibile. “Strano tipo di rivoluzione” giovanile il Sessantotto. Strano tipo di Testamento, quello di Gesù sull’amore. Tentare di armonizzarli nella ricorrenza dei cinquant’anni del Movimento studentesco può sembrare addirittura una forzatura pazzesca e bizzarra. Ma a ben vedere un filo rosso li unisce. Solo un caso il sinodo sui giovani che papa Francesco ha convocato, a 50 anni dal Sessantotto, o inizio storico di una riflessione nuova e coraggiosa sulla condizione dei giovani?
Seminarista, prete, vescovo, religioso: avere in tasca lo smartphone significa avere con sé uno stile inedito nel pensare e decidere, pregare e celebrare, relazionarsi e incontrarsi, vivere e morire. Essere prete e consacrato al tempo dei social network comporta una nuova capacità di discernere che varca la soglia dell'avere (o no) il profilo social network. Non è questione di sì o di no, ma di un'inedita consapevolezza interiore che matura in un contesto radicalmente e progressivamente carsico. Il testo, suddiviso in otto capitoli, riflette sulle molteplici mutazioni radicali operate dalle dinamiche digitali e dai social network nella formazione iniziale in Seminario e sulla formazione permanente nel presbiterio. Una sezione è dedicata alla rilettura della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis in tale prospettiva digitale. Ministero, preghiera, servizio, pastorale, parrocchia, oratorio: c'è da prendersi cura del lavoro carsico digitale in atto nella vita interiore del seminarista, del presbitero e del presbiterio (con uno specifica sezione dedicata alle conseguenze penali da conoscere). L'invito a esercitare il discernimento come discernente digitale è una strada praticabile e matura nel tempo attuale della Chiesa.
L’approdo di Avvenire a Pompei, a partire dal 1972, fu così la risposta a una vocazione nazionale presente come segno di identità del progetto di Paolo VI di dotare la chiesa italiana del dopo-Concilio, di un organi di informazione autorevole e moderno. Nel momento in cui il giornale taglia il traguardo de mezzo secolo di vita, sfogliare da capo questa pagina pompeiana era doveroso. E’ a tutti gli effetti una pagina di Avvenire.
Nato nel 1968 su iniziativa di Paolo VI e nello spirito del Concilio Vaticano II, da mezzo secolo il quotidiano Avvenire è una presenza forte e riconoscibile nel dibattito pubblico del nostro Paese. Una presenza che, come sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti nella prefazione a questo volume, viene a coincidere con la vocazione stessa del cristiano nel mondo.
I contributi raccolti in "Voci del verbo Avvenire" non intendono celebrare il passato, ma si presentano come occasioni di riflessione e di approfondimento sui temi che, fin dall’inizio, hanno caratterizzato l’impegno del quotidiano cattolico. Dall’analisi degli avvenimenti internazionali al racconto della società italiana, dall’esigenza di giustizia alla necessità di confrontarsi con i progressi della scienza, dal ruolo che la Chiesa è chiamata ad assumere nell’attuale «cambiamento d’epoca» agli sviluppi del confronto culturale, Avvenire si pone e intende continuare a porsi come strumento di dialogo tra posizioni differenti e, nello stesso tempo, come punto di riferimento per una comprensione consapevole e informata dei “segni dei tempi”. L’obiettivo è fornire «una testimonianza corale», come la definisce il direttore Marco Tarquinio, che renda conto della bellezza di dire e fare «il futuro ogni giorno».
Contributi di: Giulio Albanese, Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, Massimo Calvi, Lucia Capuzzi, Marina Corradi, Paolo Lambruschi, Andrea Lavazza, Riccardo Maccioni, Antonio Maria Mira, Luciano Moia, Francesco Ognibene, Alberto Oliverio, Maurizio Patriciello, Gigio Rancilio, Francesco Riccardi, Roberto Righetto, Nello Scavo, PierAngelo Sequeri, Alessandro Zaccuri.