Catalogo a cura di Adriana Capriotti e Paolo Castellani.
Autori: Adriana Capriotti, Paolo Castellani, Anna Lisa Genovese, Michela Gianfranceschi, Alessandra Imbellone, Monica Minati, Michele Nicolaci, Antonella Pampalone, Yuri Primarosa, Vitaliano Tiberia
Prefazione di Stefano Zamagni
Con i contributi di Giorgio Bruno, Giuseppe Frangi, Claudine Hugonnet-Berger, Giovanni Maddalena
Il libro è illustrato con oltre 50 tavole a colori
“Il significato profondo del messaggio che da questo testo si trae è un messaggio oggi ancora più rilevante che non nel passato. La vicenda umana di Nicolas Rolin, fondatore nel 1443 del suo ospedale e cancelliere per diversi decenni al servizio dei duchi di Valois Borgogna, è qui descritta come meglio non si potrebbe. Senza tema di smentita, si può dire che quello di Rolin è stato un esempio notevole e ante litteram di imprenditore civile ovvero della realizzazione di una concezione di attività economica di per sé votata alla generazione di bene comune”. (Stefano Zamagni)
Un viaggio nell'universo artistico di Frida Kahlo attraverso i temi che hanno caratterizzato la sua vita: amore, morte, animali, maternità, malattia. Il testo poetico di Perez si alterna a frasi di Frida prese dai suoi diari; le raffinante illustrazioni di Benjamin Lacombe si ispirano e citano le sue opere. Le pagine fustellate offrono una lettura trasversale tra testo e immagini e portano al cuore stesso dell’arte della grande artista messicana, come a sfiorare le sue emozioni, le atmosfere e il cuore stesso della sua ispirazione e della sua arte. Lacombe ci restituisce il mondo di Frida Kahlo pur mantenendo il suo stile iperrealistico e elegante. Un libro visionario.
Il David di Michelangelo, la cupola del Brunelleschi, la Venere del Botticelli: capolavori che suggeriscono ideali di armonia ultraterrena e spiritualità purissima. Ma non tutto è come sembra, e in queste pagine Alexander Lee ci mostra le contraddizioni nascoste sotto l'elegante superficie dell'arte rinascimentale italiana. Perché dietro alle sue opere simbolo ci sono le storie misconosciute legate al brutale ambiente degli artisti dell'epoca, ai meschini interessi dei loro mecenati e a inconfessabili pregiudizi sulla "scoperta del mondo". Un ritratto duro e anticonvenzionale dell'"epoca della bellezza", i cui splendidi frutti sono indissolubilmente legati all'uomo, alla sua carne e alle sue bassezze.
Da un bassorilievo del II secolo al quale si ispirarono – senza mai menzionarlo – diversi artisti cinquecenteschi alla raffigurazione di un drago immortale le cui radici risalgono fino a un antico dramma indiano; da un raro amuleto giudaico-cristiano del XVI secolo – subito condannato dalla Chiesa – alla singolare incongruenza astrale, coniugata con la teoria dei quattro elementi, del ciclo decorativo del celebre Studiolo di Francesco I de’ Medici: quattro storie raccontano la sorprendente migrazione delle immagini simboliche attraverso tempi e luoghi distanti – un cammino che non ha diluito i pensieri e le idee che a quelle immagini hanno dato forma, ma ne ha anzi arricchito la trama concettuale.
Espulso dalla Svizzera – era nato a Zurigo nel 1899, da madre italiana emigrata e da padre ignoto – Antonio Ligabue approda nel 1919 a Gualtieri, luogo di origine dell’uomo che l’ha legittimato, dandogli il proprio cognome, Laccabue (che poi Antonio muterà in Ligabue).
L’infanzia e l’adolescenza sono segnate dall’abbandono (a soli nove mesi di età viene affidato dalla madre a un’altra famiglia), dall’emarginazione (pessimi sono i risultati scolastici, anche se già rivela passione e talento per il disegno di animali) e dall’insofferenza verso il mondo che lo circonda – tuttavia, lui sempre ricorderà il Paese natale come la patria perduta, rappresentata in molti dipinti. A Gualtieri Antonio è “straniero in terra straniera”: non conosce nessuno, parla solo il tedesco, non sa dove potere mangiare e dormire; la stessa madre adottiva, che subito ne chiede il rimpatrio, scrive che “vive come un animale”: si rifugia nella golena del Po, dove lavora come “scariolante”. L’argilla nei pressi del fiume è il materiale con cui modella le sculture; verso la fine degli anni venti inizia a dipingere, incoraggiato e apprezzato da rari estimatori, tra i quali Marino Mazzacurati, ma spesso circondato da ostilità e derisione. Per anni, è costretto a barattare suoi dipinti per un piatto di minestra o per un rifugio in una stalla o in un fienile; lui tuttavia si considera un artista di valore, pur costretto a subire, tra il 1937 e il 1945, tre ricoveri all’Ospedale Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia. Cresce intanto l’interesse per la sua opera visionaria: nel 1955 si tiene la prima mostra personale a Gonzaga; nel 1961 un’esposizione a Roma, alla Galleria La Barcaccia, ne segna la consacrazione nazionale (“il caso Ligabue”), suscitando l’ammirazione e l’interesse di appassionati, critici e storici dell’arte, che certo non si affievoliscono dopo la morte, nel 1965.
A cinquantacinque anni dalla prima mostra romana, l’esposizione antologica nel Complesso del Vittoriano presenta oltre cento opere accuratamente selezionate (alcune mai esposte in precedenza) tra dipinti, sculture, disegni e incisioni, e conferma, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo “espressionista tragico” di valore europeo, nella cui opera spira il vento del moderno.
Sandro Parmiggiani
questo album è un omaggio di artisti del nostro tempo all'idea che òa pace e la giustizia non possono fare a meno della misericordia: questa, oltre ad essere un esemplare e dunque universale valore etico, possiede una sua forma di bellezza reale e metafisica.
In questo libro Recalcati offre al grande pubblico una serie di studi sulla pittura italiana contemporanea, mettendo a punto una riflessione lunga tutta la vita. Da Giorgio Morandi a Giovanni Frangi, da Emilio Vedova a Jannis Kounellis, Recalcati guida i suoi lettori in una ideale galleria del Novecento italiano, facendo emergere significati nascosti, mettendo in relazione vita e opere, restituendo la complessità e l'importanza dell'arte.
Questo libro è la testimonianza della passione dell'autore per quella "penisola occidentale del continente asiatico che si chiama Europa" e del legame culturale che esiste fra i popoli che la abitano. I turisti che invadono le capitali hanno come tappa obbligata la visita ai grandi musei, vere e proprie "stanze delle meraviglie" che custodiscono la memoria di un senso comune dell'armonia che ha unito gli europei nel corso dei secoli, una memoria effettivamente collettiva di un'Europa miracolosamente già unita. Philippe Daverio ripercorre la storia delle istituzioni, delle dinastie e delle evoluzioni della società civile passando in rassegna diverse tipologie di raccolte museali, da quelle "nazionali", che rispecchiano l'identità dei singoli Stati, a quelle nate da collezioni private, di principi o di imprenditori, fino a quelle dedicate a un determinato periodo storico. Per ogni museo, sulla scorta di curiosità e gusti personali, l'autore ci accompagna poi in una visita guidata alla scoperta di opere o percorsi meno frequentati, ai margini degli itinerari più battuti, al fine di stimolare l'immaginazione e aprire nuovi orizzonti In base al vecchio detto francese "Les voyages forment la jeunesse", i giovani si formano viaggiando, il tour d'Europa attraverso i musei si riconferma una destinazione attraente e istruttiva per i curiosi di tutte le età.
Questa nuova edizione di Antonio Corsaro rivede dalle fondamenta i testi poetici di Michelangelo, che sempre hanno creato difficoltà a filologi e editori, prospettando un nuovo ordinamento capace di offrire agli studiosi e al grande pubblico una diversa lettura della storia poetica dell'artista. La ricostruzione dei testi michelangioleschi nella loro veste più attendibile e chiara è inoltre l'occasione per una loro nuova e completa interpretazione, che qui è offerta da un esteso e puntuale commentario di Giorgio Masi. Filologia ed esegesi vanno di pari passo nel volume, corredato della serie completa delle lettere dell'artista.
Sul piano artistico si osserva che la fusione greco-persiana, successiva alla vittoria dei Persiani achemenidi su Creso e sui coloni greci d'Asia, ha dotato l'architettura degli Achemenidi di un fattore di unità, coerenza e grandezza. Il connubio tra l'ordine imperiale persiano e la sensibilità ellenica ha fatto nascere capolavori che a lungo hanno confuso gli studiosi dell'arte antica. Non sapendo se individuare una filiazione mesopotamica o un'eredità greca, gli storici dell'arte specializzati nelle culture del Vicino e Medio Oriente si sono smarriti nella valutazione di un'estetica tanto disorientante quanto seducente. Restituire le vere fonti, che sono ioniche, è l'obiettivo di queste pagine. L'arte achemenide ritrova le sue radici. Ma queste constatazioni non escludono conseguenze inattese... Il cerchio si chiude: la creazione dei grandi dipteri greci di Efeso e di Samo ispira l'edificazione dei palazzi persiani di Pasargade e Persepoli, realizzati da artigiani e creatori ionici deportati in Iran, e la prodigiosa Processione dei Tributari, scolpita da artisti ionici, suscita in Fidia la Processione delle Panatenee del Partenone di Atene. E il momento dell'affermazione del genio occidentale giunto al suo apogeo e che continua nell'Impero di Roma intriso di tradizione ellenistica.
Gli oggetti d’impresa hanno fatto la nostra storia, plasmato l’immaginario, segnato un progresso tecnologico o accompagnato una storia d’amore. Utili e belli, ben disegnati. Potenti e misteriosi, sono figli dell’industria, di grandi visioni, di piccoli traguardi, e di tante invenzioni. Raccontano la creatività e l’ingegno italiani, che hanno dato forma al nostro futuro. Sono anche nei musei, ma si possono toccare. Please, touch!