Per molti secoli sono state ritenute interessanti solo le opere e i libri degli uomini, mentre le donne sono state addestrate a non avere talento. Sono state silenziate, dimenticate, messe fuori. La soluzione ora è ricostruire l'intero campo su cui si gioca la partita della cultura. La tesi di fondo di questo libro è: come smettere di considerare il mondo solo in termini maschili. Uscire da questa "naturalezza" e da questa "normalità" pregiudiziali non è un obiettivo polemico, ma un'opportunità critica di crescita e di confronto, anche interculturale. Per smettere di considerare il mondo e la cultura solo in termini maschili non si tratta di guardare il paesaggio culturale del Novecento, per esempio, aggiungendo anche le donne, né di ripetere la logica dell'harem, dell'aiuola, o del club per soli uomini. Bensì di far contare la presenza e l'importanza delle donne, anche quando sono state ammutolite o oscurate. Per tanto tempo le donne sono state abituate a sentirsi incapaci e senza talento. La memoria delle loro opere non ha contato. Per illuminare uno spazio così fuori campo non basta aggiungere nomi, né la soluzione è cancellare il passato. Piuttosto, servono altre parole e nuove inquadrature.
L'opera ricostruisce il contributo offerto da Giorgio Nebbia, chimico e merceologo, divulgatore e militante ambientalista, al dibattito sui limiti della crescita a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. La prima parte tratteggia la biografia e la ricchissima produzione saggistica di Nebbia, mentre la seconda è un'antologia dei suoi scritti più significativi. Il filo conduttore è l'intreccio tra le motivazioni scientifiche e quelle sociali che ne sorreggono il percorso nei decenni. Le prime si basano sulla ricerca originale del merceologo, centrata sullo studio del metabolismo delle merci con l'obiettivo di applicare le leggi biofisiche allo studio dell'economia, svelando così i limiti naturali della crescita. Nel contempo, la sensibilità acquisita dal cattolicesimo conciliare e dalla migliore cultura del comunismo italiano lo portano a considerare la crisi ecologica inscindibilmente legata alla crisi sociale. Temi, oggi, di grande attualità.
Perché le opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide vengono tutt'oggi rappresentate e continuano ad appassionarci? Perché la loro messa in scena suscita sempre emozioni viscerali, che ci fanno inabissare nel profondo di noi stessi? In questo libro la tragedia greca viene letta come un inquieto laboratorio della coscienza civile - quindi anche giuridica e politica - dell'Occidente, ove l'intreccio fra mito e attualità del V secolo a.C. solleva questioni con cui ancora dobbiamo misurarci, come uomini e cittadini: dalla natura ambivalente del potere, sempre sul punto di degenerare in tirannide o di dar corpo all'incubo della guerra civile, alle irrisolte criticità della democrazia e dell'uso della parola - in grado di persuadere e conciliare, ma anche soverchiare e irretire - ; dal fondo cupo di violenza e terrore in cui talvolta si specchiano gli assetti istituzionali, alla ricerca di criteri che definiscano la responsabilità dell'individuo.
L'elenco di luoghi comuni o idee di senso comune o pregiudizi o falsi miti, culturalmente o socialmente fuorvianti e talvolta tossici più famosi e diffusi in alcuni tempi e luoghi della storia umana, difesi anche su basi scientifiche quando lo studio scientifico mancava di teorie valide, è consistente e, inevitabilmente, cresce via via che la ricerca scientifica dispone di teorie e metodi di potenza crescente. In questo libro, gli autori dei capitoli mostrano in che modo un atteggiamento scientifico ha messo in discussione diverse idee di senso comune. Idee relative a omosessualità, vita extraterrestre, intelligenza animale, rapporto tra cervello e mente, differenze etniche, origine dell'uomo o guerra che sono circolate nella cultura occidentale in tempi diversi con diversi apporti da parte di studiosi, attraverso una competizione continua tra ipotesi e tentativi di spiegare i fatti osservati, si sono progressivamente spogliate, anche se in modi non definitivi, dei pregiudizi che hanno inquinato anche i punti di vista degli esperti o degli scienziati. Gli autori del testo: Arnaldo Benini, Patrizia Caraveo, Gilberto Corbellini, Paolo Legrenzi, Vittorio Lingiardi, Sebastiano Maffettone, Giorgio Vallortigara.
In un dialogo serrato con il filosofo Leonidas Donskis, Zygmunt Bauman affronta il tema del male nella contemporaneità. Perché se da una parte è indubitabilmente un compagno permanente e inalienabile della condizione umana, dall'altra sono inedite le forme e i modi in cui opera nella sua odierna versione liquefatta. Il male liquido ha una stupefacente capacità di camuffarsi e reclutare al proprio servizio ogni sorta di interesse e desiderio umano, profondamente umano. Lo fa con motivazioni tanto pretestuose quanto difficili da sfatare e confutare. Il più delle volte il male liquefatto riesce ad apparire non come un mostro, ma come un amico che non vede l'ora di dare una mano. Utilizza come strategia di fondo la tentazione anziché la coercizione. Ha l'impressionante capacità, tipica dei liquidi, di scorrere attorno agli ostacoli che si trovano sul suo cammino. Come ogni liquido, li impregna e li macera fino a eroderli per poi assimilarli nel suo organismo in modo da nutrirlo e accrescerlo ulteriormente. È questa sua capacità, accanto alla elusività, a rendere così arduo lo sforzo di resistergli efficacemente.
I ghiacciai e le vette del Monte Bianco, le sue pareti di granito e le sue creste di neve dove s'incontrano Italia, Francia e Svizzera, formano paesaggi di straordinario fascino. La prima ascensione ai 4810 metri della cima è stata compiuta nel 1786 da Jacques Balmat e Michel-Gabriel Paccard. Da allora, uomini e donne d'avventura come Edward Whymper e Albert Frederick Mummery, Giusto Gervasutti e Walter Bonatti, Christophe Profit, Catherine Destivelle e tanti altri hanno compiuto imprese straordinarie. Il libro racconta le loro speranze, i loro trionfi, le tragedie che hanno segnato questi due secoli e mezzo. E ancora, l'evoluzione dei materiali e delle tecniche di progressione, dei rifugi e degli impianti di risalita. Il Monte Bianco, da secoli, è anche un perno della storia d'Europa. Per il Piccolo San Bernardo sono passati soldati, pellegrini e mercanti. Nel 1924, a Chamonix, sono nate le Olimpiadi invernali. Attraverso il Col de la Seigne, nel 1940, l'esercito dell'Italia fascista ha attaccato la Francia già invasa dalle armate di Hitler. Infine sono arrivati il Traforo del Monte Bianco, il boom del turismo estivo e invernale, le corse in montagna e il cambiamento climatico con il drammatico ritiro dei ghiacciai
In Italia nascono sempre meno bambini, aumentano le donne senza figli, chi diventa madre lo fa sempre più tardi. Perché una dimensione della vita che dovrebbe essere semplice è diventata così complicata? Per rispondere bisogna affrontare sia gli aspetti culturali sia quelli strutturali che pesano sulle spalle delle italiane. Tra i primi, il mito della maternità che esercita una pressione fortissima nel nome di un ideale di perfezione. Tra gli aspetti strutturali, mancanza di servizi per l'infanzia, congedi parentali non equamente distribuiti e incertezza lavorativa. In questo saggio - informatissimo e ricco di dati - idee e proposte per superare la crisi demografica e per immaginare una società in cui vita professionale e vita privata siano in armonia.
L'avvocato, avevano scritto a suo tempo gli autori di questo libro, è quanto mai necessario. E questa necessità si è sentita fin dall'inizio della storia. Ma, rispetto al secolo scorso, il suo lavoro è profondamente cambiato. Nella relazione con i clienti, nella natura degli spazi fisici della giustizia (i tribunali) e nella ritualità del processo. Ma anche nel reperimento delle fonti e dei casi. L'incontro con le nuove tecnologie, con le norme che cambiano e con l'Intelligenza artificiale ha reso quello dell'avvocato un lavoro ibrido e versatile, nel bene e nel male. Un esempio per tutti: quando si ha a che fare con l'Intelligenza artificiale, chi è che può decidere, che può rappresentare, che può ragionare a favore di qualcun altro se non un essere umano? Fulvio Gianaria e Alberto Mittone delineano in questo libro ciò che sarà dell'avvocato nel futuro: prospettive, problemi, opportunità di una professione la cui necessità oggi, e domani, non verrà meno.
«Assemblando i pezzi del mio racconto, come raccogliendo in un album le istantanee scattate in questi anni, mi accorgo che ho a che fare con tante narrazioni contrastanti, ciascuna contenente uno scampolo di verità. E ho la conferma che i nostri umori e la nostra sorte sono nelle mani dell'informazione». Dal 2008 ogni sera, nel programma Otto e Mezzo, Paolo Pagliaro seleziona e commenta in due minuti un fatto particolarmente rilevante o significativo della giornata. Una sorta di diario pubblico che si interroga sulle grandi e piccole trasformazioni che hanno riguardato l'economia, la comunicazione, le abitudini sociali, la demografia e l'ambiente nel nostro paese. Siamo ricchi o siamo poveri? È vero che il lavoro ci sarebbe per tutti, se solo volessimo? Dove ci sta portando e come si arresta il declino demografico? Ambientalismo significa pale eoliche e pannelli solari, oppure nulla di tutto questo, se il prezzo è una modifica del paesaggio? E quanta parte della nostra vita si sta trasferendo online? Domande che si prestano a innumerevoli esercizi ideologici e che costituiscono altrettanti aspetti controversi, ma essenziali, della nostra autoconsapevolezza di italiani.
È la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. In una società c'è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All'origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza. Lo dimostrano, cifre alla mano, gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l'ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent'anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Ne emerge un'inedita radiografia del mondo in cui viviamo. Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l'effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale. La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone, esempi virtuosi di egualitarismo.
Dalla povertà delle case popolari all'orfanotrofio, da una bottega in periferia a una fabbrica nelle Dolomiti, fino a diventare il numero uno. Con un'idea fissa in testa: «essere il più bravo». Dopo aver per primo setacciato fonti e documenti, incluso il fascicolo presso il collegio Martinitt, parlato con estimatori e detrattori, collaboratori e concorrenti e aver, infine, incontrato lo schivo imprenditore, Tommaso Ebhardt racconta, in questa esclusiva e non ufficiale biografia, il patron di Luxottica.
Il libro raccoglie riflessioni per aiutare il lettore ad "andare a tempo", a vivere al meglio le fasi di cambiamento, a percepire il proprio senso interno del tempo e a organizzarsi armonicamente.