Sull'onda della popolarità ottenuta con il programma Le ricette del Convento trasmesso su Food Network con i tre monaci dell'abbazia benedettina di San Martino delle Scale - don Anselmo, narratore e aiutante in cucina; don Salvatore ottimo cuoco, e don Riccardo, ugola d'oro e responsabile dell'assaggio - nasce l'idea di raccogliere parte delle loro ricette in questo libro che valorizza la ricca gastronomia monastica e, in particolare, siciliana. Autentici piatti del passato, ma perfetti anche per i nostri giorni, per farsi avvolgere dal profumo unico di tradizione e devozione. Tante le specialità, dolci e salate, tramandate nei secoli dalle sapienti mani dei monaci, che valorizzano i prodotti del territorio e l'arte del riciclo: dal riso quaresimale ai maccheroni alla garibaldina, dal falsomagro alle scaloppine alla birra, dal fritto di latte al gelo di cannella. Un viaggio nel tempo e nel gusto che ci porterà alla scoperta di antiche delizie, ma senza dimenticarsi dello spirito. Perché Le ricette del Convento non sono solo una valida guida ai fornelli, ma soprattutto ci insegnano che la pietanza appella anche ad altro: al grande patrimonio isolano e monastico dove hanno piena cittadinanza la cultura, la storia, il costume e, di riflesso, la religiosità e la spiritualità. Spiritualità che si esprime anche attraverso la cucina, dove ogni piatto è un'offerta, un regalo che riflette la gratitudine per i doni della terra e la generosità divina, da condividere con i fratelli. Un mix di tradizione e modernità che vi conquisterà!
Non è vero - neanche in tempi di crisi - che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti "inutili" che invece si rivelano di una straordinaria utilità. In questo brillante e originale saggio - divenuto un best seller universale tradotto in 24 lingue - Nuccio Ordine attira la nostra attenzione sull'utilità dell'inutile e sull'inutilità dell'utile. Attraverso le riflessioni di grandi filosofi (Platone, Aristotele, Zhuang-zi, Pico della Mirandola, Montaigne, Bruno, Campanella, Bacone, Kant, Tocqueville, Newman, Poincaré, Heidegger, Bataille) e di grandi scrittori (Ovidio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Alberti, Ariosto, Moro, Shakespeare, Cervantes, Milton, Lessing, Leopardi, Hugo, Gautier, Dickens, Herzen, Baudelaire, Stevenson, Kakuzo? Okakura, García Lorca, García Márquez, Ionesco, Calvino, Foster Wallace), Nuccio Ordine ci dimostra come l'ossessione del possesso e il culto dell'utilità finiscano per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo le scuole e le università, l'arte e la creatività, ma anche valori fondamentali come la dignitas hominis, l'amore e la verità. "Abbiamo bisogno dell'inutile come abbiamo bisogno per vivere delle funzioni vitali essenziali." (Nuccio Ordine). Con un saggio di Abraham Flexner.
Dopo "Vecchie conoscenze" e "Le ossa parlano", il vicequestore Rocco Schiavone è in missione non ufficiale a migliaia di chilometri dalla sua odiata Aosta, con il vecchio amico Brizio. Vogliono ritrovare Furio, l'altro compagno di una vita, scomparso tra Buenos Aires, Messico e Costa Rica. Furio, da parte sua, si è lanciato a rotta di collo sulle tracce di Sebastiano, il quarto del gruppo, scappato in Sud America per sfuggire ad una colpa tremenda e alla conseguente punizione. L'antefatto è lontano nel tempo e ha squassato le vite di tutti loro. E adesso Rocco e Brizio devono impedire «la pazzia» di Furio, ma vogliono anche capire i perché di Seba, quali sono stati i motivi profondi di quel tradimento orribile con cui Rocco ha già provato a fare i conti, in modo da poter dare l'addio come si deve a un'amicizia vecchia quanto loro. La ricerca appare vana, perché il continente è immenso e chi scappa lascia solo labili indizi, sospeso in realtà tra scomparire e voglia di spiegarsi o di espiare. Il vicequestore, da fine investigatore, sa bene come armare una caccia spericolata, e Brizio è abbastanza svelto di mano da spalleggiarlo adeguatamente. In questo miscuglio di thriller e psicologia, è inevitabile che nella mente di Rocco si affollino i tanti ricordi di un'infanzia con la banda a Trastevere, quel piccolo mondo dove solo un fortunato caso ha deciso che Schiavone sia diventato un poliziotto e non un «bandito», una guardia e non un ladro, al pari dei suoi inseparabili compari, uniti in un'amicizia che non c'è più, distrutta dal tempo, dal destino o forse solo da appetiti personali. Ritrovare Sebastiano misteriosamente scomparso in Sud America sarà forse possibile. Impossibile ritrovare l'amico.
«Da dove proviene il male e perché esiste?». Questa antica domanda non ha ancora trovato una risposta unica ed esauriente e questo vale sia per il pensiero laico sia per quello religioso. Nella stessa Bibbia il problema viene posto senza essere veramente risolto. È come se, nella buona creazione di Dio, il male si sia introdotto come elemento straniero e nemico. La pandemia da Covid 19 e la guerra in Ucraina sono «due espressioni del male che ci hanno aggrediti, come persone e come società, in modo del tutto inaspettato. È come se delle forze a noi ostili ci avessero colpiti alle spalle provenendo dall'esterno di noi, invisibili eppure distruttive e tali da coglierci impreparati non solo dal punto di vista tecnico-scientifico e organizzativo, ma anche psicologico. [...] In questi tre anni di pandemia e di lockdown ci siamo detti: "nulla sarà più come prima - usciremo migliorati da questa esperienza". Ma francamente non si vede sorgere all'orizzonte una visione veramente nuova della vita e della morte, del bene e del male. [...] Probabilmente il nostro mondo ha bisogno di più tempo per elaborare seriamente le vicende attraverso cui sta passando e per cercare soluzioni che devono necessariamente essere globali, per uscire dall'impasse in cui si trova e per uscirne veramente "migliore". Ma è chiaro che occorre fare i conti con la nostra storia, la storia che ci ha condotti fin qui. I contributi contenuti in questo libro cercano di fare il punto su questa intricata materia». (Paolo Ribet)
Un invito in rima ad amare san Giuseppe, esempio di vista e santità e modello al quale ispirarsi per vivere secondo la volontà di Dio.
Le Perle della imitazione di Cristo raccolgono un gran numero di brevi e folgoranti frasi da un libro base della spiritualità, inanellate da un unico "filo": la conoscenza interiore.
Prima schiavo, poi banchiere, poi condannato ai lavori forzati in Sardegna, graziato, ammesso nel clero, divenuto segretario di Papa Zefirino e infine Vescovo di Roma, ucciso in un tumulto popolare anticristiano: è la rocambolesca vicenda umana di Papa Callisto, venerato come martire dalla Chiesa Romana. Tuttavia un'opera pubblicata nel 1851 e attribuita a Origene, intitolata confutazione di tutte le eresie, include tra gli eretici proprio la figura di Callisto. Come valutare quest'accusa? Il volume risponde in un'accurata rivisitazione della figura di papa Callisto sotto gli aspetti: storici, dottrinali e disciplinari, dando un prezioso contributo alla storia della chiesa tra fine II e inizio III secolo.
Ogni giorno ci capita di incontrare qualcuno che è Altro da noi, la qual cosa ci mette in difficoltà. Il punto è che, nell'incontro con il differente/diverso, il problema non è rispondere alla domanda "chi sei Tu?", oppure "chi sono Io?", perché confrontarsi sulle identità serve a poco se vogliamo comprenderci. Piuttosto la domanda da porsi è: "chi sono Io per Te e chi sei Tu per Me?", cioè chiederci quale sia la nostra relazione. Nella relazione c'è un confine che ci divide, il quale a seconda di come lo trattiamo può generare incomprensioni e conflitti o, al contrario, dei beni relazionali. Tale confine, per l'Autore del libro, è un effetto emergente, il Terzo fra l'Io e l'Altro, da cui dipende l'identità di ciascuno. Solo nel prenderci cura del confine come relazione in cui viene elaborata l'alterità è possibile riconoscere l'Altro, e quindi Noi stessi, trovando in questa relazione il senso di che cosa significa essere umani.
Le profezie sono rimaste lungamente ai margini degli studi storici. Testi spesso oscuri, estranei al lessico scolastico e universitario, presuppongono tradizioni dottrinali e letterarie complicate, intessute di lettere, numeri e simboli dai significati ambigui e mutevoli. Per cercare di comprendere storicamente visioni e rivelazioni, oracoli e sibille, occorre lasciarsi coinvolgere in giochi di pazienza le cui soluzioni sono difficili e restano spesso controverse. Nella prima parte il volume presenta sette saggi che mirano a chiarire trasformazioni e utilizzi, fra Medioevo centrale e Prima Età Moderna, delle principali retoriche profetiche, riguardanti Anticristo, papa angelico e sovrano messianico dei tempi ultimi. Diversamente da quanto si è spesso creduto, le profezie non circolano solo entro cerchie marginali di fanatici, ma innervano conflitti polemici tra papi e imperatori, nutrono ambizioni di cardinali in ascesa, magnetizzano intellettuali come Arnaldo di Villanova e Dante. Elementi fondamentali di legittimazione dinastica e di propaganda politico-ecclesiastica, esse contribuiscono a modellare il linguaggio pubblico, tramutando le nostalgie in speranze, i desideri in promesse, i racconti mitici in attualità storica. La seconda parte comprende cinque saggi riguardanti studiosi europei del Novecento che, confrontandosi a fondo con le questioni poste dal modernismo, hanno rinnovato gli studi biblici e le ricerche di storia intellettuale dell'Occidente medievale: i domenicani francesi da Marie-Joseph Lagrange a Marie-Dominique Chenu, Beryl Smalley, Herbert Grundmann, Arsenio Frugoni, Tullio Gregory.
Ilario di Poitiers è stato anche poeta. Suo è il Liber hymnorum, primo innario cristiano in lingua latina. Ilario lo compone negli ultimi anni di vita, e in esso riversa tutta la sua sensibilità culturale, molto arricchitasi negli anni di esilio in Oriente: validamente vi coniuga l'intelligenza della fede nicena e della polemica con gli ariani, la familiarità con la pagina biblica e l'evidente formazione retorica della scuola tradizionale. Così echi classici, citazioni scritturistiche, dichiarazioni conciliari si miscelano, accanto a veri neologismi linguistici; il Liber appare difatti segnato da una netta scelta di originalità e da una qualità poetica complessa, non oscurata dalla frammentarietà della tradizione. Questo volume si offre quale studio complessivo del Liber hymnorum, a un secolo dalla sua ultima edizione commentata. La struttura è in tre parti: introduzione, testo critico con traduzione e commento. Nell'introduzione è descritto il contesto storico-religioso, oltre che la pregressa innografia cristiana; vi si presentano poi le fonti e i criteri per la nuova edizione, una dettagliata analisi metrica, i temi teologici del Liber e le ipotesi di una sua resa liturgica. Il commento affronta, procedendo ad verbum, le questioni filologiche, di lingua e stile, di contenuto. E' così valorizzata una produzione poetica tanto singolare e significativa, prima del suo genere in Occidente.
In Italia, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo, i territori del modernismo e del femminismo entrano in contatto. Le donne costruiscono reti relazionali in diversi contesti sociali e di classe (dame dell'aristocrazia, studiose di ceto medio, operaie istruite), attivano una ricca dialettica tra esperienze spirituali, etico-pedagogiche e artistico-letterarie, esprimono in modo innovativo l'esigenza di collegare cristianesimo e civiltà moderna ed entrano in dialogo - non separatistico, ma aperto - con le elaborazioni maschili, senza perdere il senso specificamente femminile della loro attività. Questo libro inaugura una prospettiva ermeneutica che conferma l'importanza di figure come Antonietta Giacomelli, Luisa Anzoletti, Elisa Salerno, Sofia Bisi Albini e altre, ma fa emergere anche la centralità di personalità considerate invece marginali nei precedenti studi sul modernismo italiano, come Maria Montessori e Grazia Deledda.