«A circa 150 milioni di chilometri da una stella chiamata Sole, orbita un pianetino della superficie di 510 milioni di chilometri quadrati, coperto per il 71 per cento di acqua blu e per il 29 per cento di terra verdeggiante o desertica o ghiacciata. Su questa superficie si stende un sottile strato di atmosfera, un miscuglio gassoso chiamato aria, contenuto in prevalenza entro una decina di chilometri di altezza dal suolo, nel quale aleggiano nubi bianche ora disposte in giganteschi vortici impetuosi, ora in ribollenti bolle temporalesche o lunghi nastri fluttuanti.
Si dice lascino cadere della pioggia, dai nostri calcoli sembra che in media se ne accumuli un metro all'anno, ma con grandi differenze tra diverse zone...»
L'intento di questi Viaggi nel tempo che fa non è quello di costruire una guida pratica ai climi del mondo, bensí di aprire una finestra su questo elemento della geografia del turismo a cui va sempre tantissima attenzione di pubblico, purtuttavia non corrisposta da eguale precisione delle informazioni. Descrizioni generiche e banali del tipo «caldo tropicale per gran parte dell'anno», «stagione delle pioggie in estate», «basse temperature invernali» si ripetono all'infinito su dépliant e siti delle agenzie di viaggi, mentre mancano quasi sempre i numeri e i confronti con i dati misurati, che costituiscono la vera carta d'identità del clima di un luogo.
I numeri e i dati, la precisione e l'autorevolezza, sono l'elemento cardine che caratterizza invece questo libro, strutturato in tre grandi sezioni: Tempi del mondo, Tempi d'Europa e Tempi d'Italia. Ma a tale autorevolezza Luca Mercalli riesce ad aggiungere le atmosfere narrative, talora colte con eccezionale chiarezza dai grandi della letteratura mondiale, ottenendo cosí un quadro suggestivo, che amplia e completa la funzione rigorosa dei numeri. Il risultato è cosí una piacevole, istruttiva e ironica esperienza narrativa.
"L'impulso umano primordiale che nessuno può negare e a cui, ultimamente, nessuno può opporsi, è il desiderio di felicità."
Joseph Ratzinger
Waters racconta il viaggio, avvincente e drammatico, che lo riconduce sorprendentemente alla sua origine. Una "conversione" nel senso di un ritorno a ciò che c'era già, ma che adesso è nuovo.
Un racconto sincero in cui l'autore non risparmia il resoconto dei propri insuccessi e della lotta contro l'alcol, attraverso esperienze drammatiche e incontri che l'hanno portato a riscoprire la libertà, la ragione e la forza di una tradizione autentica e vitale.
Con lui ripercorriamo anche cinquant'anni di storia dell'Irlanda, dalla ribellione della generazione post-sessantottina al rifiuto della tradizione. Ma qual è stato il prezzo di questa presunta riconquista della libertà?
Nel finale, la sorprendente ipotesi di una speranza ancora possibile per la civiltà europea.
GLI AUTORI
John Waters è nato a Casterlea (Irlanda) nel 1955. Scrittore, giornalista e autore di sceneggiature per il teatro e per la radio, attualmente è editorialista dell'"Irish Time". I suoi interessi e i suoi scritti spaziano dalla critica rock alla politica, dalle questioni sociali e culturali più scottanti e impopolari alla memoria storica dell'Irlanda. In Italia è stato recentemente pubblicato il suo Soggetti smarriti. Come siamo diventati troppo intelligenti per ricercare Dio e il nostro stesso bene. (Torino, 2010).
Abbiamo individuato un’organizzazione criminale costituita per lo smaltimento illecito di rifiuti radioattivi e altre sostanze nocive atte ad attentare all’incolumità dell’intera popolazione mondiale.
Antonino Greco
capo del Nucleo operativo provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria
Al largo delle coste italiane, davanti a spiagge affollate di bagnanti e in tratti battuti quotidianamente dai pescherecci, giacciono navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi, affondate dalla mafia. I primi sospetti risalgono al 1994, ma è con le rivelazioni, dieci anni dopo, del boss pentito della ’ndrangheta Francesco Fonti che la questione esplode. Fonti indica infatti la zona davanti a Cetraro, lungo la costa tirrenica della Calabria, dove da anni si registrano valori allarmanti nelle incidenze di alcuni tumori, come un sito di affondamenti criminali. Le indagini partono, ma subito la notizia viene smentita anche da alte cariche dello Stato. L’ennesimo caso montato da media irresponsabili? Riccardo Bocca, che dal 2004 si espone denunciando i lati oscuri di questa vicenda, dimostra definitivamente in questo libro che non si tratta di un’ipotesi assurda: le navi ci sono e sono tante. Un sistema clandestino di smaltimento dei rifiuti al quale partecipano cosche, aziende, armatori, Servizi segreti. Chi cerca la verità viene depistato, fermato per vie ufficiali o, come il capitano Natale De Grazia, muore misteriosamente. Intanto nuovi documenti – pubblicati qui per la prima volta – mostrano che il governo italiano ha pagato il pentito Fonti, per collaborazioni segrete. Un’inchiesta forte, per non permettere che un grande disastro internazionale venga insabbiato.
Riccardo Bocca (Milano 1964) è giornalista dell’“Espresso”, incaricato delle inchieste e dei servizi speciali per la redazione attualità. I suoi ultimi libri sono Tutta un’altra strage (BUR Futuropassato 2007) e Gli anni feroci (Rizzoli 2009).
Una cosa è certa: viviamo in un Paese da sempre abituato agli eccessi. Alle nostre spalle abbiamo una Storia millenaria, fatta di personaggi geniali e sregolati, crudeli e compassionevoli, candidi e loschi. A quanto pare le vie di mezzo non ci sono mai riuscite bene. E anche il nostro presente ci ha abituati a ogni tipo di esagerazione: dalla Tv che ha fatto a pezzi la privacy a una politica che ha fatto del vizio privato una pubblica virtù. E forse questa tradizione di eccessi, nel bene e nel male, ci ha disabituati a un concetto molto semplice e forse proprio per questo difficile da afferrare: la normalità. Quella cosa per cui un treno arrivato in orario non è un evento da festeggiare, quel principio in base al quale un lavoro sicuro e giustamente retribuito non è un obiettivo irrealizzabile, quella abitudine a vedere in chi è diverso da noi un compagno di strada e non una minaccia. In queste pagine Biagi delinea il profilo di un’Italia inconsueta eppure così facile da immaginare, un’Italia che sa stare composta non solo a tavola, ma anche nella vita di ogni giorno. E lo fa citando esempi concreti di oggi e di ieri, come i tanti eroi senza nome che sotto i nostri occhi spesso indifferenti salvano vite umane (o le rallegrano) o i nomi illustri che nel tempo ci hanno insegnato a essere persone migliori. Con la consueta semplicità che l’ha reso celebre, Biagi ci spiega cosa dovremmo fare per guadagnarci quello che ci meritiamo: un Paese normale.
Enzo Biagi, giornalista e scrittore. Tra le sue opere, tradotte in tutti i principali Paesi del mondo, ricordiamo: Un anno una vita, La disfatta, “I” come italiani, L’albero dai fi ori bianchi, Il fatto, Lunga è la notte, Quante donne, La bella vita, Sogni perduti, Scusate, dimenticavo, Ma che tempi, Cara Italia, Racconto di un secolo, Odore di cipria, Come si dice amore, Giro del mondo, Dizionario del Novecento, Un giorno ancora, Addio a questi mondi, Cose loro & fatti nostri, Il Signor Fiat (nuova edizione 2003), La mia America, Lettera d’amore a una ragazza di una volta, L’Italia domanda (con qualche risposta), e insieme a Loris Mazzetti, Era ieri, Quello che non si doveva dire, Io c’ero e I quattordici mesi.
Salvatore Giannella, giornalista, ha diretto “Genius”, “L’Europeo”, “Airone” e ha curato le pagine di cultura di “Oggi” (2000-2007). Ha scritto libri e sceneggiato documentari per La Storia siamo noi.
Nel 1990, dimenticata tra polvere e incrostazioni presso una casa di gesuiti in Irlanda, viene riconosciuta la Cattura di Cristo, una tela del Caravaggio dispersa da secoli e nota solo attraverso alcune copie. Autore della scoperta è Sergio Benedetti, restauratore della National Gallery di Dublino che ha saputo unire i tasselli di una ricerca lunga e complicata, partita da Roma con le intuizioni del prestigioso storico dell’arte Denis Mahon e le ricerche d’archivio della giovane studiosa Francesca Cappelletti. Jonathan Harr ci racconta la storia di un ritrovamento fra i più importanti del Novecento, con grande talento narrativo ma senza scostarsi mai dalla precisa ricostruzione dei fatti; e ci fornisce anche il quadro della vita turbolenta di uno dei più grandi e controversi geni pittorici italiani, fino alla morte misteriosa e improvvisa e alla scomparsa di gran parte dei suoi lavori. Indizi, intuizioni, rivalità e colpi di scena degni di una detective story da un maestro della saggistica narrativa. Jonathan Harr, giornalista investigativo, vincitore di importanti premi negli Stati Uniti, è l’autore di Azione civile (Rizzoli 1997), da cui è stato tratto un film con John Travolta. Le sue inchieste sono uscite sul “New Yorker” e sul “New York Times Magazine”. Vive e lavora a Northampton, nel Massachusetts.
Jonathan Harr, giornalista investigativo, vincitore di importanti premi negli Stati Uniti, è l’autore di Azione civile (Rizzoli 1997), da cui è stato tratto un film con John Travolta. Le sue inchieste sono uscite sul “New Yorker” e sul “New York Times Magazine”. Vive e lavora a Northampton, nel Massachusetts.
Scroll upScroll down
SAIGON E COSÌ SIA, dal titolo di un famoso articolo di Oriana Fallaci pubblicato da “L’Europeo” nel maggio 1975, raccoglie per la prima volta in volume i reportage dal Vietnam del Nord e dalla Cambogia (1969-1970), alcune celebri interviste ai protagonisti di quel conflitto e lo straordinario resoconto della caduta di Saigon. Come scrive Ferruccio de Bortoli nella Prefazione, “è l’ideale continuazione di Niente e così sia, un diario preciso, un racconto fedele. Che comincia con una delusione, cocente. Con la sensazione, dolorosa (quando Oriana sbarca ad Hanoi), che quel Paese avvolto in ‘un silenzio disumano’ fosse molto diverso dall’immagine eroica e antimperialista che ne aveva gran parte dell’Occidente, e che aveva sedotto anche lei”. Quest’opera molto attesa, alla cui preparazione la Fallaci aveva messo mano più volte, ancora nei mesi precedenti la sua scomparsa, completa l’eccezionale testimonianza della guerra nel Sud-Est asiatico. “Gli elementari diritti delle creature sono infranti sia a Saigon che ad Hanoi, da nessuna parte della barricata v’è la risposta alle nostre speranze.” È il governo comunista di Ho Chi Minh a invitare Oriana, nel 1969, dopo i reportage dal Vietnam del Sud pubblicati da “L’Europeo” e tradotti nel mondo intero. La Fallaci incontra il generale Giap, parla con le giovani donne impegnate nella difesa antiaerea, intervista due prigionieri americani. Così come nel Sud aveva condannato la politica estera della Casa Bianca, qui sarà la prima a esprimere posizioni critiche su un regime immobile, cupo, “chiuso a chiave in una muraglia ideologica”. Quando la guerra si sposta in Cambogia, dopo aver registrato i travagli dell’opinione pubblica negli Stati Uniti e gli inutili sforzi del processo di pace, Oriana raggiunge Phnom Penh per raccontare i Khmer rossi e il corrotto e astutissimo re Sihanouk. Infine, torna a Saigon per documentare l’avanzata di nordvietnamiti e vietcong: “… gli angeli vendicatori giungeranno tra poco, con la loro voce di gelo, i loro occhi di marmo, la loro spietata incorruttibilità, a dare una bella ripulita e a punire. È davvero la fine”. Pagine uniche che mantengono a distanza di anni e manterranno nel tempo la loro profonda umanità, parole che condannano ogni forma di guerra, rivelando una volta ancora il coraggio delle idee e la forza della verità.
Oriana Fallaci (1929-2006), fiorentina, è stata definita “uno degli autori più letti ed amati del mondo” dal rettore del Columbia College of Chicago che le ha conferito la laurea ad honorem in letteratura. Ha intervistato i grandi della Terra e come corrispondente di guerra ha seguito i conflitti più importanti del nostro tempo, dal Vietnam al Medio Oriente. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Nel 2008 Rizzoli ha pubblicato il suo romanzo postumo Un cappello pieno di ciliege (BUR 2009) e nel 2009 l’inedito Intervista con il Potere. Il piano di pubblicazione della nuova collana BUR delle Opere di Oriana Fallaci comprende le riedizioni di: I sette peccati di Hollywood (1958), Il sesso inutile (1961), Penelope alla guerra (1962), Gli antipatici (1963), Se il Sole muore (1965), Niente e così sia (1969), Quel giorno sulla Luna (1970), Inter vista con la storia (1974), Lettera a un bambino mai nato (1975) sia in volume sia nella forma dell’audio libro registrato nel 1993, Un uomo (1979), Insciallah (1990) e la Trilogia composta da La Rabbia e l’Orgoglio (2001), La Forza della Ragione (2004) e Oriana Fallaci intervista sé stessa — L’Apocalisse (2004). Ogni volume è presentato con una nuova Prefazione.
Scroll upScroll down
È un problema di libertà, è un problema di democrazia, ma è anche il terrore che ingabbia le vite di chi, in Calabria, è in prima linea. Cronisti minacciati dalla 'ndrangheta. La mafia più potente e sottovalutata del nostro Paese raccontata attraverso le storie di chi ogni giorno ne dà notizia. E ci sbatte il muso. Volti sconosciuti, firme e sigle in fondo alle pagine di quotidiani locali, col vizio di chiamare le cose col loro nome, animati dal desiderio di normalità. E tanto basta per esporsi al pericolo. Non ci sono eroi in Avamposto, solo persone a rischio per aver creduto nel diritto di cronaca. La loro colpa, quella di vivere troppo, troppo vicino alle ville dei mammasantissima. Storie di mafia, di faide sanguinose, di ragazzi uccisi e mai più ritrovati, di potentati locali, di cattiva politica, di imprenditoria marcia, di giudici nel mirino e magistrature compiacenti. Storie pericolose. Poco conosciute. Nonostante siano il miglior termometro per comprendere la realtà di una terra ostaggio della peggiore forma di sovranità. Calabria, Italia.
Quando Irène Némirovsky viene arrestata, nel luglio del 1942, la maggiore delle sue due figlie, Denise, ha tredici anni, ma è molto più infantile delle sue coetanee; la minore, Élisabeth, soltanto cinque. Tre mesi dopo anche il padre sarà deportato. Per le due bambine - vissute fino a quel giorno al riparo da ogni minaccia, da ogni bruttura grazie alla barriera di amorosa felicità domestica che i genitori avevano costruito loro attorno - cominciano gli anni atroci della fuga: braccate dalla polizia francese e dalla Gestapo, passano da un nascondiglio all'altro, spostandosi di notte, prendendo treni da cui bisogna saltare giù prima che entrino nelle stazioni per evitare i poliziotti e i loro cani, trovando rifugio in un convento di suore, in cantine umide, in sottoscala. Alla Liberazione, Denise ed Élisabeth si recheranno, insieme a molti altri, alla Gare de l'Est, dove assisteranno sgomente all'arrivo dei treni che riportano a casa quei fantasmi macilenti che sono i sopravvissuti dei campi: ma da quei treni non vedranno scendere né l'uno né l'altro dei genitori. Di loro resta soltanto la valigia che Michel Epstein ha affidato alla figlia maggiore raccomandandogliela come cosa preziosa appartenuta alla madre: la valigia dentro la quale, molti anni dopo (quando finalmente avrà il coraggio di aprirla), Denise troverà il manoscritto di Suite française, che ricopierà con straziata pietas filiale, per poi darlo alle stampe nel 2004. In questa lunga intervista Denise (che nel novembre 2009 ha compiuto ottant'anni, e che da più di un decennio ha perso la sorella) ripercorre, con la limpida chiarezza del suo spirito indomabile, ma anche con l'arguzia e l'ironia che le sono proprie, un'esistenza in cui le assenze hanno pesato più delle presenze, e la memoria (e la difesa della memoria stessa) ha svolto un ruolo determinante.
Il fumatore è assediato da eserciti di salutisti, menagramo e ricattatori. Tra cui i bambini che ripetono a raffica: «Vuoi piú bene alla sigaretta che a me».
Oggi un altro mostro è comparso. Allen Carr e il suo libro da novanta milioni di copie hanno creato dal nulla orde di ex fumatori molesti. Che ti guardano con un sorrisetto schifato.
L'autore ha letto il libro. E per sei mesi non ha toccato una sigaretta. Era abbastanza felice, ma al tramonto si trasformava in Dracula. Cosí, alla fine, ha deciso di smetterla. E di ricominciare. Questo è il suo diario. La storia delle sue sofferenze e scoperte.
Che riguardano la vita e i limiti di ognuno.
È un sorriso liberatorio contro la paura che tutto, là fuori, sia un veleno, ma le sigarette di piú.
Farà ridere, soffrire e pensare. Vi farà incontrare anche il primo tabagista europeo, tre Marlboro-men, e l'annoiato artigliere egiziano da cui tutto iniziò. Vi mostrerà che nell'universo non siamo soli.
E offrirà qualche buon consiglio per non scomparire di nuovo dietro a una nube di fumo.
Nonostante la ricca messe di studi e la crescente bibliografia critica sull'opera di cristina Campo, mancava a tutt'oggi un libro di un singolo interprete didposto a divenire "l'eco mnemonica" di quella che si va imponendo, ormai, come una vera e propria maestra segreta del Novecento.
Non è, questa di Morasso, una semplice raccolta di saggi sparsi. Pur nella sua sintetica brevità, il libro si addentra per scorci prospettici nel vivo del corpus testuale della Campo puntando a delineare i tratti di un itinerario tematicamente esaustivo.
Arricchisce il volume un'intensa postfazione di Alessandro Spina, il grande amico "lontano" di Cristina Campo.
GLI AUTORI
Massimo Morasso (Genova 1964) è poeta, critico e traduttore. per Marietti nel 2005 ha pubblicato Le poesie di Vivien Leigh. Canzoniere apocrifo (Premio Città di Atri 2007), parte di un più articolato progetto di scritture nel segno unico della Leigh. I suoi utlimi libri sono Bagattelle per un progetto di civiltà (2008), La furia per la parola nella poesia tedesca degli ultimi due secoli (2009), e La vita intensa. I racconti di Vivien Leigh (2009).
Il laico non nega l’esperienza, e anche la rilevanza civile, della religione, ma difende il proprio spazio di autodeterminazione in questioni che attengono all’ordinamento dello Stato e ai diritti di tutti i cittadini. È la posizione – intransigente e rigorosa nei principi, duttile ed equilibrata nelle procedure suggerite – di Stefano Rodotà. Roberto Esposito, “la Repubblica”
Un libro importante, da leggere in questi tempi bui. Maurizio Ferraris, “Il Secolo XIX”
Già dal titolo, questo libro è una dichiarazione di intenti, non una professione di fede. Sarebbe un ottimo libro di testo per le scuole medie superiori, perché ripone le questioni di attualità in un contesto comprensibile e le misura con i nodi irrisolti della storia politica italiana, della vita pubblica che si confronta con quella privata. Gabriele Polo, “il manifesto”
«Questo libro non è una professione di fede. È una riflessione sulla laicità non come polo oppositivo, che più d’uno vorrebbe rimuovere, ma come componente essenziale del discorso pubblico in democrazia. È dunque guidato da un profondo convincimento democratico, non dall’idea di spaccare il mondo in due, tra credenti e non credenti. Vuole tenere ferma la bussola dei principi, misurandosi però in ogni momento con i fatti.»
Indice
Prefazione: Una spiegazione (in forma di premessa) - Parte prima. Laicità, confronto, democrazia - Tra passato e presente (e il futuro?) - Religione e politica - Laicità e principi - Governare la vita - Parte seconda. Cronache di una laicità difficile - La «missione» del laico - Sapienza e dintorni - Costituzioni parallele - Poteri in conflitto - Relativismo e principi - Pensare la dignità - Il buon legislatore - Tra giudici e legge - Un dialogo difficile - Scuola, religione, democrazia - Il dolore e la politica - Violenza pubblica e vita delle persone - Omosessualità e diritti - Le vie della solidarietà - Tra Blair e Zapatero - Europa e ricerca scientifica - La forza dei diritti - Guardare all’Europa - Autodeterminazione e laicità - Note - Indice dei nomi
L'indicibile della storia italiana. La domanda di fondo è: perché l'Italia dal 1969 è stata funestata dal terrorismo e dalla violenza politica con centinaia di morti e migliaia di feriti? Perché solo nel nostro paese? Tutte le inchieste giudiziarie hanno dato finora molta importanza al ruolo dei servizi segreti deviati, della P2, della Cia. Risultato: nessuna verità giudiziaria, nessuna verità storica. Rosario Priore, il magistrato che si è occupato di eversione nera e rossa, di Autonomia operaia, del caso Moro, di Ustica, dell'attentato a Giovanni Paolo II, qui prova a rispondere cambiando completamente scenario. E strumenti di analisi. Grazie ad anni di ricerche, testimonianze, prove, carte private, incontri con ex terroristi, agenti segreti e uomini politici anche stranieri, Priore ricostruisce uno scenario internazionale inedito per spiegare il terrorismo e la strategia della tensione in Italia, testimoniando la verità che finora nessuno ha potuto certificare attraverso le sentenze. Colpita la manovalanza (e non sempre), la giustizia si è infatti dovuta fermare senza arrivare a scoprire il livello più alto dei responsabili. Siamo stati in guerra, senza saperlo. L'egemonia del Mediterraneo, il controllo delle fonti energetiche ci hanno messo in rotta di collisione con l'asse franco-inglese che non ha mai sopportato il nostro rapporto privilegiato con la Libia. Ecco chi era il terzo giocatore dopo Urss e Stati Uniti.