Questo volume raccoglie gli Atti del Convegno “In Principio…”. Origine e inizio dell’Universo, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione del novantesimo anniversario della sua fondazione.
Il tema si colloca nella complessa e quanto mai attuale discussione sull’origine dell’Universo e pone la questione dell’orizzonte di senso del cosmo e, in esso, dell’uomo. Affermare che l’uomo è il senso dell’Universo non è una frase a effetto. Il progresso delle scienze, proprio mentre rintraccia sempre più approfonditamente le leggi che regolano il cosmo e ne avverte con sempre maggiore consapevolezza l’intrinseca logicità e correlazione, si scopre più che mai impotente a coglierne il significato. È solo nella sua relazione con l’uomo (e quindi con Dio) che l’Universo può passare, dalla fredda e impenetrabile perfezione della visione scientifica, alla significatività della visione di fede.
Contributi di:
Stefano Alberto, Ugo Amaldi, Gianantonio Borgonovo, Evandro Botto, Franco Giulio Brambilla, Mariano Crociata, Fiorenzo Facchini, Flavio Felice, Raffaella Iafrate, Sergio Lanza, Angelo Maffeis, Pierluigi Malavasi, Alessandro Meluzzi, Lorenzo Ornaghi, Romano Penna, Piergiorgio Picozza, Roberto Radice, Giovanni Salmeri, Ambrogio Spreafico, Roberto Vignolo.
Un'immagine e un'esperienza personale, i limiti del linguaggio umano e il fervore di un mistico nel trasmettere l'insondabile mistero della fede. In un brillante scambio dialogico, P. Eduardo Sanz de Miguel e Alessandro Meluzzi si addentrano in riflessioni, spirituali e psicologiche, intorno al simbolo più emblematico e inglobante di tutta l'esperienza mistica di Giovanni della Croce, ampliando il discorso fino a toccare problematiche universali depressione e vuoto esistenziale, crisi di senso e di prospettiva dell'essere - che solo l'incontro con il Mistero, dopo una lunga "notte oscura", può illuminare di una luce nuova e anche terapeutica.
Nell'autunno del 1959 Piergiorgio Odifreddi varcò la soglia del Seminario di Cuneo. La sua intenzione era quella di diventare un giorno papa, e benedire da una finestra di Piazza San Pietro la folla estasiata. Ma presto imparò che "il cammino che porta al soglio pontificio è più accidentato e tortuoso di quanto un bambino avesse ingenuamente potuto immaginare". E, soprattutto, che "per poter un giorno comandare bisognava iniziare subito a obbedire" e a essere rispettosi: cosa che già allora non gli piaceva particolarmente. Cinquant'anni dopo, il matematico impertinente ricorda quei tempi e, contenendo per una volta il suo abituale tono urticante e provocatorio, scrive con grande rispetto e sincerità a chi papa lo è diventato per davvero. Anche se, da scienziato, non abiura al dovere intellettuale di rimanere saldamente ancorato ai fatti della realtà fisica, storica e biologica. Ed è dunque costretto a confutare punto per punto il teologo Joseph Ratzinger, che crede invece in ciò che va "oltre" la realtà e sconfina nella metafisica, nella metastoria e nella metabiologia. In questa lettera si confrontano così due metodi, due atteggiamenti, due visioni del mondo. Da un lato il "comprendere per credere", che accetta prudentemente di dar credito soltanto a ciò che si capisce e si conosce. E dall'altro il "credere per comprendere", che si azzarda a scommettere su ciò che ancora non si capisce o non si conosce, nella speranza che tutto poi si chiarificherà o giustificherà.
L’inizio della vita, la fine della vita, la sacralità della vita e quindi il tema attualissimo del testamento biologico hanno direttamente a che fare con il problema dell’anima. Un tema, quello della sua essenza, origine e destinazione, da sempre al centro della riflessione di filosofi e teologi, in quanto elemento imprescindibile per la comprensione della nozione della vita. Negli ultimi due secoli le scoperte della termodinamica, della biologia e delle scienze cognitive hanno offerto spunti di analisi che hanno spesso condotto a una vera e propria contrapposizione tra una visione dell’anima improntata a principi filosofico-teologici e una improntata a principi scientifici.
Per cercare di verificare se tale contrapposizione abbia o no una reale consistenza, si rende necessaria un’analisi della cornice scientifica all’interno della quale si sviluppa la riflessione sull’anima, al fine di tracciare in tal modo i limiti di indagine della scienza in un terreno che resta prettamente filosofico-teologico.
Il libretto di Giovanni Straffelini, docente di ingegneria dei metalli e appassionato lettore di meditazioni teologiche e filosofiche, vuole illustrare brevemente, con linguaggio piano, semplice e accessibile anche ai non specialisti, il problema dell’anima, tra esplorazione scientifica e fede nelle “cose ultime”
Con una postfazione di Carlo Alberto Defanti
Questo libro, scritto in lingua inglese, propone uno studio interdisciplinare sul concetto della Creazione che viene qui analizzato dal punto di vista filosofico, teologico e scientifico. Il volume si inserisce nella serie STOQ (Science, Theology and Ontological Quest), progetto di ricerca, coordinato dal Pontificio Consiglio della Cultura, a cui collaborano grandi esperti provenienti da diverse università con lo scopo di favorire il dialogo tra scienza, filosofia e religione. I curatori del lavoro sono Tomasz Trafny, capo del dipartimento della fede presso il Pontificio Consiglio della Cultura e direttore esecutivo della collana STOQ, e Armand Puig i Tàrrech, presidente della Facoltà di Teologia di Catatogna
Capita, studiando il libro di scienze, di imbattersi in domande che rimandano alla teologia e, viceversa, leggendo la Bibbia, di riscontrare riferimenti espliciti all'origine del mondo, della vita e dell'uomo. Il rapporto scienza e fede, in questo libro, è risuscitato dalla fossa dello scontato e riproposto in termini di avvincenti argomentazioni, tratte tutte dalle ultime ricerche in campo scientifico, capaci di ridestare nuovo interesse. Quando cominci la lettura la porti alla fine. Come d'un soffio. Grazie a questo strumento di lavoro, che gode di agilità espositiva, precisa e motivata, l'autore stimola al confronto e al dibattito aperto. Quasi ad invogliarci a scendere in agorà per prendere la parola su un argomento che non lascia indifferenti. Prefazione di S.E. Mons. Giuseppe Zenti.
Chi siamo? Da dove veniamo? Qual’è il nostro destino? Sono domande che nel corso della storia hanno avuto risposte differenti a seconda dei diversi approcci metodologici, oscillanti tra gli estremi di un materialismo riduzionista e l’arroccamento in un letteralismo biblico.
Charles Darwin ha dato una spiegazione scientifica dell’origine della vita e nel passato la sua teoria ha generato tensioni avverse in alcuni ambienti ecclesiastici, ma alla fine ha ottenuto il riconoscimento unanime della Chiesa Cattolica. La novità è quella di concepire un Dio non solo come creator, ma anche e soprattutto come evolutor. Questo libro intende dimostrare che le risposte alle questioni sull’origine del mondo e dell’uomo nascono da un insieme di contributi scientifici, filosofici e teologici.
Destinatari
Un ampio pubblico
Punti forti
Il libro raccoglie gli atti del Convegno L’evoluzione biologica. Dialogo tra Scienza, Filosofia e Teologia, promosso dall’AMCI e svoltosi nel novembre 2010.
Contributi di Gianfranco Ravasi, Antonio Lattuada, Giorgio Manzi, Santiago Sanz Sánchez, Giorgio Lambertenghi Deliliers, Franco Giulio Brambilla, Ludovico Galleni, Alfredo Anzani e Evandro Agazzi.
Un moderno approccio al dialogo tra Scienza, Filosofia e Teologia.
«Forse il più grande peccato del mondo di oggi sta nel fatto che gli uomini hanno cominciato a perdere il senso del peccato». Questa constatazione di papa Pio XII, tratta dal radiomessaggio del 2 ottobre 1946, sembra oggi diventare ancora più evidente e preoccupante. Potrebbe infatti sembrare che, ai nostri giorni, il problema del peccato sia del tutto superato, oppure si ponga in termini radicalmente diversi da quelli in cui lo ha posto la riflessione teologica tradizionale.
Consapevole dell’urgenza di questa «complementarità critica», fra teologia, scienze bibliche e scienze umane, il presente volume affronta la delicata problematica del peccato da punto di vista sia della teologia che della psicoanalisi.
Destinatari
Credenti e non, desiderosi di approfondire l’intreccio di prospettive di Bibbia e psicoanalisi sul tema della colpa e del peccato.
L’autore Marco Garzonio, nato a Milano il 3 settembre 1939, è giornalista professionista e psicologo analista-psicoterapeuta. È stato Capo Ufficio Stampa dell’Università Cattolica e Responsabile delle Attività Culturali dello stesso ateneo; Capo Ufficio Stampa della Giunta Regionale della Lombardia; Capo Servizio Interni a Tempo Illustrato; redattore de Il Giorno; Capo Servizio al Corriere della Sera, testata presso la quale è rimasto dal 1979 al 1995 e della quale è tuttora collaboratore fisso. Ha insegnato all’Università Cattolica ricoprendo l’incarico di Direttore della Sezione di Giornalismo della Scuola Superiore delle Comunicazioni Sociali.
Negli anni del Concilio Vaticano II, gli studi storico-critici prendono definitivamente piede anche in campo cattolico. Diventa così sempre più evidente che il teologo è chiamato anzitutto a dare ragione del proprio compito e del proprio metodo.
Il nostro lavoro non ha pretese di grandi scoperte e tanto meno di esaurire l’intera fonte del pensiero teologico di Lonergan, ma abbiamo comunque fiducia e crediamo che questo incamminarci nella riflessione teologica lonerganiana, sarà un contributo che porterà, come tanti altri, un po’ di luce nella lettura dei suoi saggi e un apporto per un nuovo slancio nello studio della teologia di oggi e di domani.
I fatti recenti della cronaca mondiale provocano spesso smarrimento, angoscia, disgusto e turbamento. Le troppe violenze e gli abusi a cui si è costretti ad assistere suscitano la domanda fondamentale: chi è l’uomo? Chi è l’essere umano in quanto tale? Domanda che può sembrare puramente filosofica o scontata, ma che si rivela invece seria e mai davvero esplicitata.
In questo libro-intervista, un pensatore tra i più autorevoli e informati ci offre uno spaccato di fenomeni quali: la globalizzazione dell’economia (in termini di distribuzione delle risorse, migrazioni di popoli interi e conseguenti problemi di convivenza e intolleranza culturale e religiosa, fino al terrorismo internazionale); la nuova concezione del diritto (i diritti fondamentali dell’uomo, l’esistenza e i limiti del diritto naturale, il concetto di sovranità nazionale e l’importanza delle relazioni internazionali); le politiche demografiche (controllo delle nascite, sterilizzazione coatta non informata, aborto, eutanasia e ruolo dei medici nella società civile); l’autorevolezza e il ruolo di certi organismi internazionali (ONU, FMI, OMS e Banca Mondiale). Fenomeni tra loro tutti strettamente intrecciati. Dalle argomentazioni dell’Autore emerge continuamente, tra le righe, il quesito iniziale. E siamo portati alla conclusione che, nel passato come nel presente, quando l’uomo dimentica Dio, lo rifiuta e lo esclude dalla vita delle nazioni, dai programmi di ricerca e dagli scambi economici e culturali, viene aperta la strada a conflitti e a violenze senza pari. Trascurando la cultura della vita, affiora presto o tardi la cultura della morte, che prende il sopravvento e si radica negli ordinamenti giuridici e nelle istituzioni. Nascono nuovi idoli nei quali l’uomo cerca un surrogato del Dio appena perduto: si resta estasiati davanti a tecnologie prodigiose, tanto spettacolari quanto pretesto di manipolazioni; si immagina di volare su Marte, perché del mondo ci si sente già padroni; s’inventano nuove realtà e i media tentano di costruire nuove verità. Idoli che però esigono, per essere seguiti, nuovi sacrifici umani.