La pericope della prova di Abramo è uno dei racconti più noti di tutto l'Antico Testamento. Nella teologia, nella letteratura e anche nell'arte, l'episodio ha conosciuto grande e insieme alterna fortuna, dimostrando d'essere fondamentale per il modo di comprendere il Dio dell'Antico Testamento: qual è qui l'immagine di Dio? quella del Dio spietato e oscuro che pretende soltanto obbedienza assoluta? l'episodio è forse una prova dell'inesorabilità della fede dei cristiani? oppure questo Dio è anche un Dio diverso da quello della fede cristiana? Lo studio di Heinz-Dieter Neef vorrebbe essere un tentativo di far emergere l'immagine di Dio della pericope del cosiddetto "sacrificio di Isacco», interpretando il testo in se stesso oltre che nel contesto della tradizione di Abramo nel libro della Genesi. Racconto profondamente teologico, la storia di Abramo e Isacco mostra chiaramente che non è possibile legare Dio a un'immagine che ci si sia fatti da se stessi, e insieme che se Dio è inafferrabile, questo stesso Dio chiede che anche nelle peggiori angustie si continui a essergli fedeli e ad avere fiducia in lui. Heinz-Dieter Neef è professore di Antico Testamento alla Facoltà Evangelica di Teologia dell'Università di Tubinga. Autore di una fortunata grammatica di ebraico biblico, si occupa in particolare dei libri storici e profetici della Bibbia ebraica, ai quali ha dedicato decine di saggi e non poche monografie.
Il tempo di Dio è in quel “Tutto è compiuto”, nel Figlio diletto che dall’alto della croce invita il buon ladrone a quell’oggi in cui potrà essere con lui, in Paradiso. È la pazienza dell’agricoltore che attende la maturazione, o lascia ancora un anno il suo albero perché si decida a dare frutto, o che lascia crescere grano e zizzania. È l’amore benigno e paziente di quel Padre che ogni giorno sa di poter sperare nel ritorno a casa del figlio che si è voluto allontanare. Da queste pagine di meditazione e preghiera emerge una verità, semplice quanto spiazzante: i tempi di Dio non coincidono con i nostri. Nei Salmi torna più volte la supplica dell’uomo a Dio affinché risponda al grido della sua anima, intervenga, operi. E spesso questa esortazione è caratterizzata da una domanda: “quando?”. Eppure, nel tempo di Dio c’è un grande mistero, c’è tutta la bellezza del suo progetto, che prende senso se osservato da una prospettiva più ampia, che non ci appartiene ancora, ma di cui evidentemente siamo capaci.
Il testo prende spunto da una serie di meditazioni sui primi capitoli della genesi. Da qui l'attore spazia nel vasto mondo del simbolismo e degli archetipi dell'esperienza religiosa come la dualità, il femminile, il corpo, la coscienza, di cui Vannucci è stato esperto conoscitore e qualificato studioso.
I temi della creazione, del peccato, della salvezza acquistano nuove prospettive di significato, offrendo del testo biblico una chiave interpretativa al doppio ostacolo del rifiuto materialistico e del elettoralismo ingenuo.
La lettura dei vangeli può lasciare insoddisfatti, sorpresi o incuriositi. Insoddisfatti perché non sono delle vere e proprie "vite di Gesù" e trascurano molti dettagli della sua infanzia, della sua educazione e della sua attività di artigiano. Sorpresi, poiché gli ultimi giorni, le ultime ore a Gerusalemme, occupano uno spazio molto ampio: dispute nel Tempio, ultima cena, ultime parole, processo, morte in croce. Incuriositi, perché il modo di narrare degli evangelisti appare ora dettagliato, ora sintetico. La scrittura evangelica comprende tutto questo e per apprezzarne il contenuto il volume propone quattro chiavi di accesso: Risurrezione, Chiesa, Scritture, Gesù di Nazaret. Solo quattro parole, ma essenziali per orientarsi tra i racconti che Matteo, Marco, Luca e Giovanni hanno voluto trasmettere.
Del libro profetico di Giona, contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, fa eco la domanda che Dio rivolge al profeta: "non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra?". L'incapacità dei pagani di discernere fra bene e male rinvia al tema della giustizia, che sta alla base dell'ebraismo. Attraverso il commento a questo libro biblico, la riflessione sui concetti di giustizia e colpa, sulla dimensione messianica, sul tema della lamentazione, e l'esposizione delle "novantacinque tesi" su ebraismo e sionismo, i cinque testi (1917-1923) di Scholem qui raccolti fungono da guida per comprendere l'essenza del giudaismo. Pagine che fanno luce sulla prospettiva teologico-filosofica dell'autore, che conduce dall'analisi delle fonti e della storia ebraica allo studio della Qabbalà, la sua fondamentale tradizione mistica.
I "misteri" di Cristo sono anzitutto quelli che professiamo nel Credo, l'incarnazione del Figlio di Dio, la sua passione e risurrezione. Ma anche la sua l'infanzia e l'annuncio del regno di Dio, le guarigioni, l'insegnamento, la chiamata dei discepoli e l'invio dei Dodici, il cammino verso Gerusalemme, il suo stile di vita... Tutto di lui è "mistero": lo insegnano i Padri della Chiesa, i grandi teologi e i maestri di vita spirituale, lo viviamo ogni domenica nella liturgia. Uno studio per chi è alla ricerca di una prospettiva originale nel panorama degli studi biblici.
Josep Rius-Camps è uno dei più autorevoli studiosi e interpreti degli scritti del terzo evangelista ai quali ha dedicato più di venticinque anni di ricerche. Nel "Diario di Teofilo" Rius-Camps dà forma narrativa alle sue ricerche sulla paternità, il destinatario e il genere letterario dell'opera di Luca (Vangelo e Atti degli Apostoli), sulla base dello studio del Codice di Beza, il manoscritto che contiene la versione più antica dei quattro Vangeli e degli Atti degli Apostoli. La trama è inedita quanto originale, quella del sommo sacerdote Teofilo, che, in esilio dopo la distruzione di Gerusalemme, lontano dalla sua terra, scrive delle lettere alla madre nelle quali racconta la sua progressiva scoperta e accettazione di Gesù come Messia. "Il risultato è che si legge questo libro, che accompagna il lettore lungo tutto il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli, con un crescente interesse: ogni pagina è una piacevole scoperta e una sorpresa, e l'opera di Luca lievita e svela tutta la sua straordinaria bellezza, l'incredibile ricchezza e la grande attualità. L'evangelista con la sua opera, una dimostrazione della messianicità di Gesù, accompagna il sommo Teofilo a riconoscere nel Nazareno il Messia liberatore non solo per Israele, ma per tutte le nazioni, e lo invita a rendersi conto che l'umanità intera è oggetto del disegno di Dio" (Dalla Prefazione di Alberto Maggi).
Il Vangelo è un libro di religione o la storia di un conflitto mortale con la religione? Lungo tutta la vita di Gesù, i conflitti con i sacerdoti, i dottori della legge e i farisei, il tempio, le osservanze e le norme religiose, sono stati sistematici. Dunque, può pensare seriamente a un cristianesimo "non-religioso"? Il Vangelo non è "un libro di religione", è un insieme di racconti che spiegano come Gesù di Nazareth ci offra "un progetto di vita". Tuttavia, Gesù è stato un uomo profondamente religioso, a causa della sua intensa relazione con Dio come Padre e del suo frequente ricorso alla preghiera. Ma la religiosità di Gesù non è stata legata al tempio, ai riti sacri, ai sacerdoti e alla sottomissione alla legge religiosa. Al contrario, Gesù è vissuto in maniera tale che, quando ha iniziato ad agire e a parlare in pubblico, è entrato in conflitto con i responsabili della religione (i sacerdoti, i teologi ed i più stretti osservanti). Il Vangelo è il grande racconto di questo conflitto, che è terminato drammaticamente nel processo, nella condanna e nella morte di Gesù. Per questo resta cruciale la domanda: come ha potuto fondare una religione un uomo la cui vita è finita in uno scontro mortale con la religione? L'aspetto centrale della vita di Gesù non è stato il religioso e la religiosità, ma l'umano e l'umanità. E poiché Gesù si è posto dalla parte della vita e della felicità degli esseri umani, il Vangelo incentra la sua attenzione sulla salute dei malati, sulla convivialità...
Le 200 pagine di questo libro sono brevi riflessioni maturate dall’autore tenendo l’occhio aperto sul “cammino” da percorrere nella vita, nel sociale. Sono brani vivi per uomini vivi. Sono riflessioni articolate in tre parti ben distinte: nella prima è Cristo Gesù che viene presentato non come una delle possibilità della vita, ma come l’unica vera opzione su cui la vita viene giocata alla radice e per sempre. La seconda parte costituisce il cuore dell’esperienza dell’incontro con la Parola: una sequenza di nomi e di persone che si sono incontrate con la Parola Incarnata, con Cristo. La terza parte invece, risulta un sollecito per una concreta risposta di “credo” al Cristo , è il reale ingresso nel mistero, nel quale siamo guidati dalla tanto preziosa luce della fede.
Alla fine di ogni riflessione spirituale c’è sempre la Parola di Dio, una parola chiara, un messaggio forte che riapre la vita del credente verso le vette delle Beatitudini.
Nello sviluppo narrativo del Vangelo di Giovanni i temi della santificazione e della missione - o, in altri termini, della consacrazione e dell'invio di Gesù e dei discepoli - sono accostati in modo non casuale ma strategico. Il testo giovanneo esprime infatti la volontà di orientare verso una fede piena e, nello stesso tempo, suscitare nuovi credenti. L'intreccio dei temi si collega a una comunità che vive nell'epoca inaugurata dal Messia e rielabora le categorie giudaiche più importanti (purità/santità e apertura escatologica alle genti) nella linea del compimento e non della sostituzione. Questo tratto è centrale nella preghiera di Gesù, interpretata come «rilettura» del racconto del dono dello Spirito ai discepoli e del loro invio in missione.
In questo libro Donald Carson si pone l'obiettivo di raggiungere coloro che desiderano conoscere meglio la trama della rivelazione biblica. In ognuno dei quattordici capitoli l'autore focalizza la sua attenzione su uno o più testi della Bibbia, li spiega e li collega al contesto immediato e poi ne rintraccia i fili che li collegano alla figura di Gesù Cristo. Non è necessaria una preliminare e profonda conoscenza della Bibbia per seguire l'autore; ciò che è indispensabile è avere una Bibbia a portata di mano, aprirla e prepararsi a usarla, per rintracciare il Dio che c'è e ritrovarsi all'interno del suo disegno.
Le parabole di Luca 15 sono tradizionalmente note come "le parabole della misericordia"; l'appellativo se lo sono guadagnato specialmente grazie al padre, che si commuove quando vede da lontano il figlio minore; non sa fare calcoli, quell'uomo, ma solo accogliere con gioia. La misericordia non è forse questo? Certamente; ma non solo. Gesù infatti non si ferma alla parabola del padre che non fa calcoli; aggiunge quella dell'amministratore scaltro e quella del ricco finito nell'Ade, raccontate nel capitolo 16; e così continua il suo annuncio dicendo che bisogna darsi da fare per entrare nelle dimore eterne, occorre sporcarsi le mani; e non aspettare troppo, perché prima o poi sarà tardi. Anche questa è misericordia! L'ha recepito molto bene la tradizione cristiana, che tra le opere di misericordia spirituale colloca anche "ammonire i peccatori", insieme con "consolare gli afflitti". La misericordia è il volto di Dio e della comunità credente; ma occorre la fatica di capire che cosa significa essere misericordiosi in quello che stiamo vivendo ora, in questo determinato contesto storico, personale, ecclesiale.