Il fascino del pensiero di Giovanni della Croce non conosce davvero limiti temporali.
Frutto di una travagliata esperienza spirituale e vertice della sua maturità artistica, la Salita del Monte Carmelo è stata oggetto di studi lungo i secoli. Nell'Introduzione di Federico Ruiz, il leitmotiv della critica sull'opera non cambia: ci si chiede se sia possibile, ancora ai nostri giorni, vivere una vita cristiana autentica, alla sequela di Cristo e in unione con lui. La Salita del Monte Carmelo è essenzialmente un inno all'amore: l'amore di Dio per l'anima e l'amore dell’anima che incontra Dio e ne è attratta, fino a consumarsi nel congiungimento con l’Amato.
L'itinerario che il Santo propone è descritto con l'immagine della salita al Monte Carmelo, durante la quale l’anima passa attraverso un progressivo denudamento – la "notte oscura" dei sensi e dello spirito – fino ad arrivare sulla vetta all'unione con Dio. Tutto e nulla, luci e tenebre, aridità e desiderio, sono atteggiamenti interiori in cammino verso la meta finale. Oltre le barriere del tempo, la Salita ci parla ed è attuale. La via esposta da san Giovanni è ancora percorribile, giacché l'azione divina che soccorre e la risposta umana come impegno totale di vita restano parte integrante del pensiero cristiano.
Pregare non è facile, ma si può imparare. In tale avventura possiamo ricorrere all'aiuto dei grandi maestri della spiritualità. A questo scopo, il libro propone l'insegnamento di uomini e donne della tradizione cristiana e del nostro presente, che hanno vissuto una vera esperienza di preghiera: sant'Agostino, Guido il Certosino, Domenico di Guzman, Benedetto da Norcia, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux, Ignazio di Loyola, san Francesco, Lorenzo Scupoli, Teresa d'Avila, santa Elisabetta della Trinità, John Henry Newman, André Louf, Romano Guardini, Carlo Maria Martini, Divo Barsotti, Anastasio Alberto Ballestrero, Pavel Evdokimov, Andrea Gasparino, Madeleine Delbrêl.
In tanta ricchezza di dottrina espressa da Agostino (354- 430), questo saggio si propone di cogliere l'essenziale del suo cammino spirituale, a partire da quell'autoritratto fondamentale che il vescovo di Ippona disegna nelle Confessioni. È l'opera che rispecchia tutti i passaggi interiori della sua vita, tra le ombre di quello che è stato e le luci di quello che è diventato. Un secondo tratto caratteristico che viene sottolineato è il modo in cui Agostino ha illustrato al popolo le verità di fede, da illuminato maestro di catechismo. Nell'ultimo capitolo del libro sono presentati alcuni punti centrali del suo insegnamento come maestro di vita spirituale. In conclusione il Messaggio ai giovani.
E' noto che questo Diario, pubblicato appena due anni dopo la morte dell'Autore sotto il titolo di Ritiro Spirituale, ebbe un effetto dirompente, perché indicò a tutti chi fosse la "santa persona" alla quale il Signore si comunicava "con molta familiarità", cioè S. Margherita M. Alacoque. Oggi che lo scritto ha perduto il suo valore storico, rimane sempre il Diario attraverso il quale, come attraverso acqua limpida, possiamo leggere il fondo di un'anima generosa, che vive nella meravigliosa atmosfera del soprannaturale e parla un linguaggio affascinante, che non è di questo mondo; il ruolo di marcia di un uomo di Dio che si affretta, a passo sostenuto, verso lo spogliamento totale di sé e la ricerca solerte e commovente di piacere in tutto e "senza riserva" al Signore; lo spaccato di una spiritualità che si rivelerà quella stessa della devozione al S. Cuore. Non per nulla questo Diario è stato definito "uno dei gioielli più preziosi della letteratura religiosa".
"Le rivelazioni, di cui fu favorita s.Margherita M. Alacoque, non aggiunsero alcuna nuova verità alla dottrina cattolica. Ma la loro importanza consiste in ciò che il Signore, mostrando il Suo Cuore sacratissimo, in modo straordinario e singolare, si degnò di attrarre menti degli uomini alla contemplazione e alla venerazione dell'amore misericordioso di Dio per il genere umano" Così Pio XII (nell'enc. Haurietis Aquas n.63) giudica la straordinarietà della vita di S.Margherita M. Alacoque. Di lei possiamo ripetere ciò che S.Giovanni Crisostomo ha detto di S.Paolo: "Il cuore di Paolo era il cuore di Cristo". Il cuore di Margherita era il Cuore di Cristo; perché se il suo Sposo le aveva dato la sua croce, le aveva donato anche il suo amore e il suo cuore
Come può l'uomo conoscere Dio, e come effettivamente lo conosce? Uno studio approfondito su alcune risposte del secolo secondo ad una questione basilare per ogni riflessione teologica. Medioplatonismo e gnosticismo valentiniano sono indagati nelle loro architetture ontologiche e nelle proposte gnoseologiche come termini di paragone per mettere in rilievo la gnoseologia teologica di Ireneo di Lione. Da questo saggio emerge sotto nuova luce la feconda sistematica teologico-fondamentale del neo-proclamato "Dottore della Chiesa".
Il presente volume è una specie di verifica che ha come destinatario anzitutto il sottoscritto, il quale desidera constatare fino a che punto la propria formazione patristica ha influito sulla sua visione di Chiesa, di pastorale e sul suo personale agire di credente e di prete.
Vi è però un’altra motivazione che giustifica il presente scritto e va cercata non nell’ambizione di aprire a me stesso e forse a qualche lettore ulteriori squarci di conoscenza nel mondo del cristianesimo antico, un mondo splendido e complesso, così lontano nel tempo e così vicino nel vissuto quotidiano, ma nel senso del dovere di restituire un tesoro che non può rimanere rinchiuso nei recinti della cultura specialistica e delle realtà accademiche. Questo tesoro è l’esperienza di fede dei Padri della Chiesa che può essere messa a disposizione delle comunità cristiane e della pastorale ordinaria.
Un lavoro di mediazione e di avvicinamento del mondo patristico al mondo contemporaneo è stato fatto e continua tutt’ora per opera di insigni maestri, il cui elenco sarebbe lunghissimo.
Questo libro è solo un piccolo e modesto contributo-testi­monianza di chi si è accostato ai Padri della Chiesa in un pri­mo tempo per una curiosità culturale e man mano ne è rimasto coinvolto nella dimensione spirituale e pastorale.
Oggi è proprio l’attività pastorale ad essere la grande malata, e soprattutto i presbiteri ne avvertono la fatica e a volte l’inutilità, a motivo di un evidente scollamento tra la proposta cristiana e i modelli di vita prevalenti.
I sentimenti che accompagnano il ministero di tanti presbiteri oscillano fra la rassegnazione e la delusione, il disincanto e l’illusione. E questo accade quando ci si identifica con la Chiesa del “fare”. Nel contempo, in tanti ambiti del clero e del laicato, anche come effetto del magistero di Papa Francesco, si fa strada la voglia di cambiamento nella direzione della sobrietà, dell’ascolto, come modalità per una ri-evangelizzazione che fa leva sul rapporto personale, uscendo dalla sindrome dell’effi­cienza e dei grandi numeri.
È in questa sfida-promessa che viene chiamata in causa l’esperienza di fede dei Padri della Chiesa.
Le Omelie contro i pauliciani del monaco Pietro Siculo, redatte negli ultimi decenni del IX secolo, rappresentano gli unici testi superstiti di un progetto originale composto da sei testi. Desideroso di mettere in guardia i propri lettori dalla diffusione nei territori dell'Impero d'Oriente dell'eresia cristianodualista dei pauliciani, considerati eredi degli antichi manichei, l'autore offre un'attenta disamina di tre capisaldi della loro dottrina: il dualismo radicale, il rigetto della verginità di Maria e del suo ruolo di Madre di Dio, la negazione dell'eucaristia. Basandosi sull'analisi di alcuni passi scelti tratti dalle Scritture, attingendo alla tradizione antiereticale cristiana dei primi secoli e alla riflessione patristica d'argomento antimanicheo, Pietro Siculo, con uno stile sobrio e tuttavia ricercato, si impegna a confutare i più controversi assunti teologico-dottrinali dei propri avversari offrendo strumenti utili per controbatterne gli insegnamenti.
Descrizione e intervista a cura del sito www.iltamtam.it
"Mistico del futuro": è il titolo del volume con il quale il professore tuderte si ripropone di rivalutare la spiritualità del poeta e beato, a suo avviso denigrato da accademici italiani e dai cattolici più clericali
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Nelle scorse settimane è stato pubblicato il libro di Claudio Peri intitolato “Mistico del futuro. La storia vera di Jacopone da Todi” (Fabrizio Fabbri Editore, 130 pagine, 18 Euro).
In questo volume il misticismo viene definito come espulsione dal cuore di tutte le smanie dell’io, dell’egoismo, dell’egocentrismo, dell’egolatria, per sostituirle con l’amore di Dio e del prossimo.
“In questo senso – spiega l’autore – la qualifica di mistico può essere attribuita a persone di ogni religione come pure a persone di grande umanità anche agnostiche o atee: “I mistici non sono tanto rappresentanti di una chiesa istituzionalizzata, quanto piuttosto anonimi apostoli dell’amore”. Il misticismo di Jacopone è concreto e umanissimo, modello del misticismo e del cristianesimo del futuro. Si può dire che tra i grandi mistici, Jacopone da Todi è probabilmente il più grande poeta e si può dire anche che tra i grandi poeti egli è probabilmente il più grande mistico: eroe del cristianesimo e genio della parola”.
Professor Claudio Peri, qual è lo status della sua crociata contro i detrattori di Jacopone da Todi? “Molto incoraggiante direi. Occorre precisare che i denigratori di Jacopone sono essenzialmente gli accademici italiani e i cattolici più clericali. Le cito un dato significativo: la prestigiosa rivista americana JMRC (Journal of Medieval Religious Cultures) ha pubblicato lo scorso Settembre un articolo documentato da circa 130 riferimenti bibliografici internazionali, in cui si dimostra la inadeguatezza e spesso la falsità dei giudizi espressi dagli accademici italiani su Jacopone, trascurando completamente gli apporti della ricerca internazionale, in particolare quella in lingua inglese e francese”.
Con questo nuovo libro cosa si propone? “Mi ripropongo soprattutto di rivalutare la spiritualità e il misticismo di Jacopone che, prima di essere occultati dalla repressione della Controriforma, erano stati ispirazione e guida di grandi santi come San Filippo Neri e Santa Caterina da Genova. Dopo la Controriforma, questa grande eredità di cultura cristiana è stata oscurata e ignorata per oltre 4 secoli. Ma questa situazione è in rapida evoluzione. Negli ultimi 20 anni sono stati pubblicati almeno cinque libri sul misticismo di Jacopone: uno nel 2004 in inglese alla Fordham University di New York, un secondo in francese nel 2013 dalla Université Sorbonne di Parigi, un terzo in inglese nel 2019 dai Franciscan Media di Cincinnati, un quarto in italiano nel 2020 dalla Editrice Francescana di Milano e un quinto, questo mio del 2022, che propone Jacopone come cristiano del futuro. Non credo che un simile livello di attenzione sia stato dedicato negli ultimi 20 anni ad altri mistici cristiani o non cristiani”.
«Ho atteso per decenni a volgarizzare la Somma teologica di san Tommaso d'Aquino, e subito dopo ho dovuto sobbarcarmi la traduzione della Somma contro i Gentili... Ma ecco che, dopo aver accantonato gli studi per quattro anni, mi viene offerto l'incarico di scrivere una vita aneddotica del Santo. Anche questa volta si trattava di un volgarizzamento: mettere la vita di lui alla portata di tutti, persino dei ragazzi. Potevo sottrarmi alla mia vocazione di volgarizzatore?». Sono le simpatiche righe con le quali padre Centi presentava questo piccolo libro che riveste il carattere di "somma" della sua frequentazione tomistica: è quindi un profilo aneddotico del Dottore Angelico, ma a firma di un autore che è anche il curatore della traduzione italiana commentata della Somma teologica in 35 volumi, nonché di quasi tutte le altre opere di san Tommaso, tra cui l'opuscolo polemico L'eternità del mondo qui pubblicato in appendice.
Il presente saggio cerca di approfondire la concezione della materia di Bonaventura da Bagnoregio, esplicitando gli accenni sparsi nella sua opera, mettendo tale concezione in rapporto con le sue fonti, con i contemporanei coi quali essa si trova in dialogo, con le sue più e meno prossime derivazioni. Nel far ciò, ci si prospetterà un Bonaventura il quale, senza nulla togliere alla centralità di Dio, porta avanti una concezione attiva e dinamica del mondo naturale, della quale soprattutto oggi si sente un gran bisogno; ma ci si prospetterà anche il profilo di un Bonaventura realmente pensatore, oltre che uomo di fede. Secondo una metafora cara al Duecento, Dio è quel centro al quale si può giungere in linea retta da qualunque punto della circonferenza, posto che ci si addentri abbastanza in profondità. Allo stesso modo noi cercheremo, tramite l'approfondimento della teoria della materia, di arrivare al cuore pulsante del pensiero di un autore tanto celebre quanto, sovente, misconosciuto nel suo spessore speculativo.
Il Libro della Doctrina puerile è una versione in volgare toscano della Doctrina pueril di Raimondo Lullo. Scritta in catalano tra il 1274 e il 1276, la Doctrina pueril è un trattato pedagogico in cui i fondamenti della fede e del sapere del tempo convivono in un unico sguardo d’insieme. Ebbe un’ampia diffusione, come testimoniano le traduzioni in occitano, latino e francese promosse dall’autore stesso e dai suoi collaboratori. Da una versione occitana deriva la redazione, datata 1379, che viene qui pubblicata per la prima volta sulla scorta dell'unico esemplare a noi pervenuto nel codice Riccardiano 1367. Il manoscritto è una copia del 1418 sopravvissuta alla condanna di eresia inferta ad alcune proposizioni della Doctrina pueril dall’inquisitore Eimeric nel suo Directorium inquisitorum del 1376.