Il volume raccoglie diversi saggi che approfondiscono i temi affrontati nella "Banalità del male" e nella "Vita della mente", e in primo luogo la responsabilità personale durante le dittature. Il lungo saggio centrale è una riflessione sull'inadeguatezza delle tradizionali verità morali come metro per giudicare ciò di cui siamo capaci, e riconsidera la nostra capacità di distinguere il bene dal male, il morale dall'immorale. Nella seconda parte i temi teorici vengono applicati nel particolare con alcune considerazioni sull'integrazione razziale, il Watergate, la sconfitta in Vietnam, i processi ai criminali nazisti.
"La vita della mente" è una delle opere più importanti di Hannah Arendt, quella che avrebbe dovuto costituire il suo testamento filosofico, l'epilogo delle sue riflessioni. Rimasta incompiuta per la morte dell'autrice, l'opera è poi stata pubblicata a cura dell'amica Mary McCarty. Il libro avrebbe dovuto comporsi di tre parti, ciascuna dedicata alle facoltà spirituali fondamentali: pensare, volere, giudicare. La Arendt poté terminare le prime due; della terza rimane un abbozzo pubblicato in appendice.
Richard Price (1723-1791) è una delle figure più rilevanti e ingiustamente trascurate nella storia dell'etica moderna. La "Review of the Principal Questions in Morals, edita originariamente nel 1758 e qui tradotta in italiano, costituisce uno dei più importanti trattati di etica del 1700. Polemizzando con l'egoismo, il volontarismo e soprattutto con il sentimentalismo di Hutcheson e Hume, Price sostiene che le proprietà morali sono irriducibili a proprietà naturali e sono oggetto di una percezione immediata dell'intelletto, senza che si debba ricorrere a un peculiare senso morale. L'edizione è a cura di Massimo Reichlin, professore associato presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Pubblicato per la prima volta nel 1690, "Saggio sull'intelletto umano" è il capolavoro lockiano. Si tratta della prima grande opera moderna sulle capacità, le funzioni e i limiti dell'intelletto umano e ha inaugurato il fecondo filone di ricerche filosofiche culminato nelle tre "Critiche" kantiane. Obiettivo principale è quello di definire i limiti entro i quali l'intelletto può e deve muoversi e oltre i quali non deve spingersi. Il "Saggio" è tradotto sulla base della quarta edizione del 1700, l'ultima curata personalmente da Locke.
Posidonio può essere considerato il più importante pensatore del I sec. a.C. I suoi interessi spaziarono ben oltre l'ambito filosofico in senso stretto, tanto che si guadagnò da Strabone l'epiteto di "polymathés", cioè uomo di vasta cultura. Questa edizione cerca di attribuire al filosofo le idee che gli possono essere ascritte con maggior sicurezza, introducendo poi una serie di passi che potrebbero a buon diritto essere posidoniani. I suoi interessi spaziano dalla filosofia, in cui si conformò alla tradizione stoica antica, introducendo innovazioni derivate dalla tradizione platonico-aristotelica, alla geografia, dalla meteorologia all'astronomia, dalla linguistica alla storia.
Un grandioso commentario alla "Repubblica" di Platone, uno dei testi basilari della civiltà europea. Platone aveva immaginato una Città ideale come proiezione ingrandita della psiche umana illuminata dall'Idea del Bene, e aveva fatto corrispondere ogni virtù a una parte precisa dell'anima e della città. Proclo, ultima voce filosofica del mondo pagano, ne offre la versione sistematica neoplatonica: la "Repubblica" è considerata la base dell'etica, così come il Timeo è la base della fisica e il Parmenide è la base della metafisica. Attraverso la lettura cristiana dello Pseudo-Dionigi Aeropagita, il commento di Proclo è entrato subito a far parte della costituzione etica e catechetica della Chiesa cristiana greca delle origini.
Richard Rorty, profondamente legato alla tradizione intellettuale americana, ma anche molto sensibile ai risultati del pensiero esistenzialistico ed ermeneutico europeo, definisce la propria posizione attraversando criticamente la filosofia analitica, che egli discute e, alla fine, "confuta", sia mettendone in luce intime difficoltà e contraddizioni, sia richiamandosi ai contenuti pragmatistici della tradizione americana, in base ai quali diventa chiaro che la filosofia analitica è ancora una versione, la più aggiornata, della concezione metafisica del pensiero. Con nota introduttiva di Diego Marconi e Gianni Vattimo.
Oggetto di un rinnovato interesse nel contesto della ripresa dell'intuizionismo in opposizione al riduzionismo naturalista imperante nella seconda metà del Novecento, le teorie morali di Ross sono oggi al centro del dibattito etico. In particolare, è la tesi dell'autoevidenza dei principi fondamentali della morale - ossia del loro darsi immediato, che non necessita di alcuna dimostrazione teorica o discorsiva - a esser stata ripresa da molti autori insieme al pluralismo normativo, ossia l'affermazione dell'esistenza di una molteplicità di doveri che interagiscono nella decisione sulle varie situazioni concrete.
Le lettere comprese in questo volume dell'"Epistolario" di Nietzsche illuminano un periodo della sua vita tanto fecondo quanto drammatico. Dopo le dimissioni dall'Università di Basilea per motivi di salute, il filosofo inizia la sua inquieta esistenza di "fugitivus errans" verso il Sud, nella ricerca ossessiva della "luminosità di un cielo sereno", la sola condizione climatica in cui egli sembra poter vivere e lavorare. Ma tra il 1880 e il 1881 domina un'atroce sofferenza fisica: Nietzsche si sente "come un animale alla tortura", sottoposto a una tensione quasi insostenibile.
Il libro ripercorre i vari gradi di realtà in cui l'uomo, definito soggetto biopsichico e psicosociale, è inserito, ma si riferisce anche alla eccedenza per la quale egli emerge dal mondo naturale in quello spirituale.
"Tutto, oggigiorno, nell'ambito delle idee come dei fatti, a livello della società come dell'individuo, è immerso in un generale crepuscolo. Ma di che natura è questo crepuscolo, e che cosa vi farà seguito?". A partire da questo interrogativo formulato da Victor Hugo, Jacques Derrida, in dialogo con Elisabeth Roudinesco, costruisce una rete di riflessioni articolata in nove temi - fra i quali, l'eredità culturale degli anni Settanta, il problema della differenza, il nuovo ordine della famiglia, l'idea di rivoluzione dopo la caduta del comunismo, la pena di morte - affrontati con l'audacia di un pensiero che, attraverso il confronto con l'attualità, rivela tutta la potenza eversiva dei propri fondamenti teorici.