“LA NASCITA' DI MIA FIGLIA ELETTRA HA FATTO RIEMERGERE QUEL LATO DELLA MIA PERSONALITà CHE IL SUCCESSO AVEVA SOFFOCATO. QUEL MIO SENTIRMI DIVERSO, NÉ ITALIANO NÉ AMERICANO, MAI COME GLI ALTRI, UN PO’ ALIENO.”
PASSIONI, RIFLESSIONI E RICORDI DEL RIBELLE DELLA MUSICA ITALIANA.
Indisciplinato, sognatore, istrionico, disordinato, romantico, idealista, altamente infiammabile. Sempre sopra le righe, a partire dall’infanzia e dai genitori — un nobile lombardo e una cantante lirica americana — bizzarro mix che l’ha dotato di un’educazione insolita, instillando in lui fin da piccolo un senso di diversità rispetto agli altri ma anche una visione artistica unica. Tutto questo (e molto di più) è Eugenio Finardi, la cui vita è stata segnata da grandi successi professionali ma anche da momenti tragici, come la nascita della figlia Elettra, affetta da sindrome di Down.
Eugenio racconta senza pudori il rapporto con lei, la sua disperazione e la difficoltà come padre di rispondere alle domande sulla sua diversità. “Ci sono canzoni” scrive “che esprimono in tutta la sua drammaticità la condizione di smarrimento in cui eravamo sprofondati.” Ma è proprio la musica che gli permette di affrontare anche questa battaglia.
Dagli esordi negli anni Settanta passando dalle grandi hit come Extraterrestre e Musica ribelle, fino alle odierne esibizioni alla Scala, Finardi ripercorre insieme a Antonio G. D’Errico la sua carriera musicale. E dimostra come si possa mantenere una propria rotta interiore anche nel turbolento mare del presente, obbedendo al comando del cantante e poeta russo Vysotsky: “Trova il punto estremo e sappilo varcare e vedi di spostare l’orizzonte”.
Un viaggio, canzone per canzone, quasi verso per verso, nel mondo dei Baustelle, una delle band italiane più importanti e significative degli ultimi dieci anni. Lungo il percorso si scopre un reticolo affascinante di riferimenti “pop” e popolari (dal Tenente Colombo agli “Spaghetti Western”) mischiati a citazioni colte, da Baudelaire a Eliot, Montale, Pasolini. E se il viaggio ha origine da «un’antiomologata adolescenza torbida» fotografata nei primi album, il traguardo raggiunto oggi è quello di un “misticismo laico”, con forti echi – in parole, concetti, immagini – della tradizione cristiana. Quando i Baustelle cantano: «Cristo muore in croce… per te / Pasolini è morto per te / Morto a bastonate per te» (dalla canzone significativamente intitolata Baudelaire), non è per caso. E questo libro offre le chiavi per comprendere il loro universo artistico e poetico.
Il libro presenta una breve quanto articolata storia della musica russa con i suoi autori più importanti: da Glinka a Rachmaninoff, da Glazunov a Kabalevskij, da Cajkovskij a Prokof'ev, con intenti di alta divulgazione rivolgendosi a un lettore curioso e attento, non necessariamente musicista. "Russia porta dell'Oriente" muove dalla XV edizione di "Musica in Villa" (2009), rassegna che vuole contribuire alla crescita interculturale attraverso ideali viaggi musicali che danno voce ai compositori e ai popoli di cui sono espressione. Il testo è corredato da foto in b/n e colori e da opportune guide alle migliori incisioni per ciascun compositore trattato. Introduzione di Alberto Cantù.
Un testo sullo storico organo conservato oggi nella collegiata di San Quirico d'Orcia. Fu costruito tra 1606 e il 1607 da Cesare Romani, esponente di spicco di una famiglia di organari fioriti a Cortona tra Cinque e Seicento.
"Sono un musicista. Più precisamente, sono un violoncellista della tradizione musicale classica europea. Nella mia quotidianità di studio, esercizio, viaggi, prove, concerti e riposo, non vivo nel mondo comune. O almeno: non ci vivo allo stesso modo di coloro che lo abitano lasciandosi guidare e istruire da prodotti e fabbricati che cambiano forma, aspetto e valore giorno dopo giorno. Ciò che è classico, per definizione, dovrebbe essere immutabile, cioè mutare solo per effetto del nostro sguardo, non nella sua intrinseca verità. Ed è proprio da quella separazione, da quello stato di annichilente esilio dal tutto e dall'infinito, che io, come musicista, ho sempre cercato di fuggire, giungendo ad appellarmi non più al solo linguaggio dei suoni ma ancora a quello della parola, anzi: della narrazione, sebbene questa, nella sua più intima essenza, sia per me null'altro che uno dei nomi della musica."
Trent'anni di lettere, cartoline, telegrammi. Trent'anni di parole e colloqui a distanza. Trent'anni di amicizia tra due delle più importanti personalità della musica contemporanea. Massimo Mila, musicologo e critico musicale di fama internazionale, e Luigi Nono, il grande compositore veneziano, uno dei massimi protagonisti della storia musicale del xx secolo. La corrispondenza che i due intrattennero dal 1952 al 1988, conservata presso la Fondazione Archivio Luigi Nono di Venezia e la Fondazione Paul Sacher di Basilea, disegna il percorso evolutivo di un rapporto umano e intellettuale di straordinaria intensità. Esperienza privata, certo, ma che dialoga e si intreccia continuamente con le più importanti vicende culturali della seconda metà del Novecento, qui illuminate dalla prospettiva privilegiata di chi quelle vicende le ha vissute da protagonista. Come un flusso ininterrotto di parole e pensieri, che ci vengono offerti senza filtri e intermediazioni, in Nulla di oscuro tra noi le personalità di Mila e Nono emergono in tutta la loro complessità, calate come sono in un contesto in continuo movimento, scosso da mille trasformazioni e, anche per questo, puntualmente ricostruito nel commento dei curatori. Il carteggio è completato da una corposa scelta degli scritti di Mila su Nono e molte delle lettere scambiate tra Nono e l'editore Giulio Einaudi, ad arricchire di documenti la storia del profondo legame tra il compositore veneziano e l'ambiente culturale torinese.