L'espressione "Mysterium instituens" definisce l'intento di questo libro. Il mysterium indica una realtà esistente, ma sfuggente, inspiegabile. Il verbo "instituo", pur avendo il significato fondamentale di collocare dentro, presenta una varietà di sfumature, grazie alle quali possiamo tentare di spiegare il rapporto fra mistero e istituzione ecclesiale. La chiesa è nel mondo e di fronte al mondo col valore di segno e di strumento. Facendo leva su questa affermazione, il volume analizza il primato del mistero come evento che dà fondamento e consistenza all'agire della chiesa.
Dopo i suoi commentari sul Credo, sulla preghiera del Padrenostro e sull'episodio del Vangelo riguardante la guarigione del cieco nato, pubblicati sempre dalla L.E.V., Santos Sabugal, (sacerdote agostiniano, stimato esperto di esegesi biblica e catechesi), offre in queste pagine uno studio esegetico e teologico su un altro tema solidamente radicato nella tradizione biblica, ma spesso trascurato dall'antica e moderna investigazione ecclesiologica, vale a dire la costituzione della Chiesa come serva di Dio e la sua missione di servizio. Il volume è rivolto dunque sia ai membri di tutta la comunità ecclesiale, con lo scopo di ricordare loro un aspetto essenziale del loro essere e del loro servizio, ma anche a tutti i fedeli laici che intendono partecipare alla missione servizievole della Chiesa .
A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II si ha l’impressione che ancora oggi la Chiesa non riesca a immaginarsi in una sua forma ideale e, quindi, neanche a darsi con decisione un nome con cui abitualmente chiamarsi. Il lessico risulta affollato di termini: Chiesa, popolo di Dio, Chiesa cattolica, Chiesa uni- versale, universa Ecclesia, Chiesa locale, Chiesa particolare, diocesi, comunità diocesana, “Chiesa che è in...”, parrocchia, comunità parrocchiale, fraternità, comunità religiosa, associazione cattolica, movimento cristiano, ecc. L’idea che ha avuto più vasto e più lungo corso in questi ultimi decenni, per la sua capacità di cogliere la Chiesa nella sua esperienza concreta è stata, indubbiamente, quella di comunità.
E tuttavia il termine “comunità”, che non viene dalle fonti bibliche, come il termine “popolo”, né dalla tra- dizione liturgica come “famiglia”, risulta carico di non poche antinomie. Perché, allora, non pensare ad un altro termine, che ne accolga tutte le istanze positive e le arricchisca di proprie? E se questo nome teologico fosse la “fraternità”?
Destinatari
Sacerdoti, studiosi di ecclesiologia, laici attivi nella Chiesa
Autori
Severino Dianich, prete della diocesi di Pisa, si è laureato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, è stato professore ordinario di ecclesiologia e cristologia alla Facoltà di Teologia di Firenze, dove ha diretto un Master in Teologia e Architettura di Chiese. Negli ultimi dieci anni la sua ricerca si è orientata sui problemi della relazione fra espressioni artistiche e riflessione teologica. Della sua vasta bibliografia basti ricordare La chiesa mistero di comunione (Marietti, 1990) e, per le Edizioni San Paolo, La Chiesa e le sue chiese. Teologia e architettura (2009); Per una teologia del papato (2010), La chiesa, una “realtà complessa” tra istituzione e mistero (2010), con Lambertus J. Lietaert Peerbolte Fino agli estremi confini. La missione nella testimonianza biblica e nella fede cristiana (2010) e Chiesa e laicità dello stato (2011).
Carmelo Torcivia, nato a Palermo nel 1959, è docente di Teologia Pastorale nella Facoltà Teologica di Sicilia e di Introduzione alla Teologia alla Lumsa-Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Nella diocesi di Palermo, dove prima ha diretto la pastorale giovanile diocesana e poi è stato cappellano dell’università, è rettore della chiesa di Santa Maria della Catena e fondatore- responsabile della comunità ecclesiale “Kairòs”. Ha pubblicato La Chiesa oltre la cristianità 2005 (EDB); “Chi è l’uomo, Signore?”. Viaggio alla scoperta del cuore (Pozzo di Giacobbe) e La Parola edifica la comunità. Un percorso di teologia pastorale (2008)
Partendo dalla propria esperienza e portando la propria testimonianza, con questo nuovo libro il cardinale Kasper corona un progetto perseguito per anni e completa le sue grandi monografie precedenti, dedicate a cristologia e dottrina su Dio.
"Riforma" è una parola la cui storia soffre vicende alterne. Ci sono tempi nei quali ha piena cittadinanza nel linguaggio della Chiesa. Ma ci sono anche tempi nei quali la parola sembra oscurata, censurata e temuta. Questo volume raccoglie gli interventi di formazione permanente per i preti della diocesi di Milano tenuti nell'anno pastorale 2010-2011, caratterizzato dal quarto centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo (1610). E legare il tema della santità a quello della riforma vuole dire recuperare l'orizzonte più profondo, quello di una conversione senza la quale ogni riforma è destinata ad essere vana. Le voci autorevoli raccolte in questo volume aiutano a leggere il nostro tempo con fiducia e speranza, anche per ritrovare coraggio nel cammino di una Chiesa che cerca il suo volto mentre, pellegrina, condivide le incertezze e le fatiche degli uomini.
È ancora necessaria una teologia del papato dopo i due concili del Vaticano? Le provocazioni della «Ut unum sint», l'attualità ecumenica e la riflessione in ambito cattolico dimostrano il bisogno di rileggere il ministero del vescovo di Roma e confermano il contributo determinante di Tillard.
In occasione del 50° anniversario dall'inizio del concilio Vaticano II e nella consapevolezza che le resistenze al concilio non hanno fatto che accrescersi nel corso degli ultimi anni, lasciando in ombra quell'invito alla riforma della chiesa e alla conversione del cuore di cui parla il decreto sull'ecumenismo ai paragrafi 6 e 7, l'Autore e l'Editore ritengono opportuno ripubblicare una ricerca apparsa alcuni anni or sono, in quanto conserva tutta la sua attualità, pur essendo da lungo tempo esaurita. Si è ritenuto utile, inoltre, ripubblicare in appendice la postfazione preparata per la seconda edizione di "Divorzio Nuove Nozze e Penitenza nella chiesa primitiva". La chiesa cattolica potrebbe tornare a prendere coscienza del potere ricevuto da Cristo di assolvere tutti i peccati, anche quelli più gravi, come il peccato di avere infranto il proprio patto coniugale e di essere entrato in una seconda unione. Si tratta dell'esempio concreto di una riforma che può essere già oggi realizzata e che appare sempre più urgente sia per motivi pastorali che ecumenici.
Indagando sull'uso della categoria di "sacramento" declinata in senso ecclesiologico, il testo accompagna in un percorso di rilettura del soggetto complesso che è la Chiesa.
Il dibattito intorno al rapporto tra Chiesa e laicità dello stato occupa un vasto spazio sui giornali e nei talk show televisivi, e genera vivaci dibattiti e scontri polemici.
La forma della Chiesa, determinata dalle condizioni della sua esistenza in una società secolarizzata, democratica e strutturata in uno stato laico, non sembra però godere di una abbondante letteratura nell’ambito teologico.
In questo volume, Severino Dianich affronta consapevolmente questa tema così scomodo e tenta valutazioni e suggerirmenti che intercettano alcune linee dell’attuale politica ecclesiastica in Italia; convinto che, in una situazione in cui la missione della chiesa nei paesi di antica tradizione cristiana sta attraversando una crisi che coinvolge la stessa permanenza nella fede di molti battezzati e la proposta della fede in Gesù ai non credenti, sia un dovere della riflessione teologica studiare il problema sul piano fondamentale, quello della "forma evangelici" come carattere essenziale della missione della chiesa.
Destinatari
Un libro destinato a laici e religiosi.
Autore
Severino Dianich, prete della diocesi di Pisa, si è laureato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, è stato professore ordinario di ecclesiologia e cristologia alla Facoltà di Teologia di Firenze, dove ha diretto un Master in Teologia e Architettura di Chiese. Negli ultimi dieci anni la sua ricerca si è orientata sui problemi della relazione fra espressioni artistiche e riflessione teologica. Della sua vasta bibliografia basti ricordare La chiesa mistero di comunione (Marietti, 1990); La Chiesa e le sue chiese. Teologia e architettura (San Paolo, 2009); Per una teologia del papato (San Paolo, 2010), La Chiesa. Una «realtà complessa» tra istituzione e mistero (San Paolo, 2010).
Punti forti
La costante attualità del tema avvalorata dall’importanza dell’autore.
"Non bisogna temere la sgradevole verità ma la gradevole menzogna, consapevoli che potremo essere chiamati a rendere conto a Dio non delle cose che si sono dette ma di quelle che si sono prudentemente taciute con curiale diplomazia. Il cristiano che parla dei mali della Chiesa mosso da dolore e amore può andare fino in fondo anche in modo duro, perché finirà col produrre bene prezioso. Il cristiano che parla dei mali della Chiesa senza dolore e senza amore farebbe bene a tacere, perché aggiungerà solo inutile male al tanto male che già la devasta. Il Vangelo non è né indolore né insapore, a volte sono quattro chiodi su un legno a volte una spugna imbevuta d'aceto. Il Vangelo si prende per intero, compresa croce e spugna d'aceto. Solo così si può giungere alla pietra divelta del sepolcro: non si risorge col Cristo senza essere stati crocifissi con Lui."
In don Luigi Serenthà «si collegavano parecchi doni, dall'amore a Gesù a quello della teologia, dall'amore alla Chiesa a una libertà di giudizio che poteva anche stupire quelli che lo ascoltavano e soprattutto dal rigore scientifico alla profonda e gioiosa umanità. Oggi vedo in lui uno dei preti più fedeli e più legati al vescovo che abbia mai conosciuto».
Così Carlo Maria Martini parla di don luigi Serenthà, introducendo il volume che ne ricostruisce la figura, la testimonianza e il ricco pensiero su laici e laicato in Italia.
Nel percorso delineato dagli Autori (Citrini, Vegottini, Cargnei, Pagani e Brambilla) tre parole spiccano su tutte e definiscono il cammino del laico: vocazione, libertà, concretezza.