"I pilastri cui si riferiscono questi testi non sono elementi architettonici concreti, come succede spesso nelle religioni popolari in Europa o con lo stupa nel Buddhismo. Il termine "pilastro" ricorre in altri contesti nel Giudaismo, come il "pilastro della preghiera". Nell'ambito delle nostre discussioni, comunque, il pilastro è interpretato in due modi. Esso viene proiettato nei reami trascendenti, come il paradiso, e percepito in certe forme di esperienza omiletica immaginaria, oppure viene identificato con il giusto, con il corpo della persona che esegue i riti o le tecniche che la trasformano in una figura pontificale. Immaginari o concreti che fossero, questi pilastri hanno ispirato le vite, i sogni e le aspirazioni di molti Ebrei, e un senso di trascendenza personale, di toccare mondi più alti, ha dato forma alle loro esperienze e al loro adempimento di atti religiosi." (Dalle "Osservazioni finali")
Tradotti per la prima volta in italiano, sono qui raccolti gli abbozzi per un ciclo di lezioni tenuto da Rosenzweig al Freies Judisches Lehrhaus di Francoforte sul Meno dal dicembre del 1921 al giugno del 1922. Dal titolo si comprende facilmente che i temi affrontati in queste lezioni corrispondono proprio ai tre oggetti base trattati dal filosofo nel suo capolavoro "La stella della redenzione" pubblicato nel 1921: Dio-uomo-mondo. Qui, però, questi temi vengono affrontati in ben altro contesto, in un istituto che mira alla formazione di adulti ebrei, e con la duplice consapevolezza di non poter scrivere più nessun libro e di doversi dedicare completamente alla causa dell'educazione degli ebrei. Qui, dunque, diventa preponderante per lui il bisogno di vedere e incontrare l'altro, di tradurre alla lettera nella realtà il suo stesso pensiero, riconfermando così la sua netta opposizione alle pretese totalizzanti di una certa tradizione filosofica.
Nell’avvio di questo secolo le tematiche religiose paiono avere riguadagnato nel dibattito culturale una centralità a lungo smarrita. In questo scenario la conoscenza dell’Islam, i cui fedeli sono sempre più presenti in tutti gli angoli del Pianeta – e nel nostro Paese –, pare diventata un obbligo. A tal fine la lettura (o la rilettura) del Corano, il libro cui si rifanno oltre un miliardo di credenti, diviene quasi ineludibile. Non è una lettura semplice, né tanto meno a senso unico: l’interpretazione del libro sacro dei musulmani è stata opera di dotti per secoli. Malek Chebel ha inteso soccorrere l’esigenza di comprensione di qualsiasi lettore allestendo questo Dizionario enciclopedico del Corano, in cui passa in rassegna tutti i principali concetti su cui si fonda l’universo coranico che, grazie a una piana illustrazione, divengono largamente accessibili.
Descrizione dell'opera
«Acquista la sapienza, acquista l'intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai». Questi versetti del libro dei Proverbi racchiudono l'anima del pensiero educativo ebraico e sembrano scandirlo in tanti obiettivi precisi.
Non affermano: «acquista sapere», ma «acquista sapienza» perché non è il nozionismo che va ricercato, ma la capacità di comprendere, esplorare e scrutare la realtà nei suoi molteplici significati.
Accanto a questo percorso che richiede dedizione e impegno, la pedagogia ebraica si contraddistingue per il precetto del ricordo e per la richiesta di fedeltà alla Parola di Dio e di coloro che guidano il cammino esistenziale. È un programma che richiede l'ascolto e l'accettazione di una disciplina educativa e che si traduce in consigli, ammonimenti, rimproveri, esempi oltre che nella sollecita disponibilità ad accogliere gli insegnamenti.
Sommario
Premessa. I. L'EDUCAZIONE EBRAICA. II. CHI È IL MAESTRO? III. RAPPORTO INSEGNAMENTO-APPRENDIMENTO. IV. QUALE INSEGNAMENTO? V. A CHI SI RIVOLGE L'EDUCAZIONE? 1. Quali comportamenti tenere? 2. Insegnare agli altri è insegnare a se stessi. VI. QUALI FINI SI PROPONE OGNI INSEGNAMENTO, SIA QUELLO FAMILIARE CHE QUELLO SCOLASTICO? a. Sviluppare l'amore per la conoscenza. b. Imparare a guardare oltre. c. Accrescere la consapevolezza di sé. d. Non dimenticare i bisogni spirituali dell'uomo. e. Trasmettere i valori. f. Aiutare a scoprire l'alterità. g. Sviluppare l'autocontrollo. h. Controllare le emozioni. i. Promuovere la responsabilità. l. Imparare da tutti. m. Raggiungere la sapienza. n. Operare con pazienza. o. Accendere luci. p. Non umiliare i propri alunni. q. Evitare di arrabbiarsi. VII. STRATEGIE EDUCATIVE. a. La pedagogia dell'ascolto. b. La pedagogia della memoria. c. La pedagogia del dialogo. d. La pedagogia della domanda. e. La pedagogia delle diversità. f. La metodologia della ripetizione. g. Lo sviluppo dell'osservazione. h. Sviluppo dell'immaginazione creativa. i. L'apprendimento a studiare insieme. l. Lo stimolo alla discussione. m. Rendere le persone capaci di raccontare. n. Collegare tra loro argomenti diversi, valorizzando temi comuni. o. Tutto il corpo partecipa all'apprendimento. p. Ricorso al simbolismo. q. L'affrontare gli eventi con umorismo. VIII. I QUARANTOTTO GRADINI DELLA TORAH. IX. SUGGERIMENTI DEDOTTI DALLA TRADIZIONE EBRAICA. Non è l'alunno che si deve adattare all'insegnante, ma l'insegnante all'alunno! Impara a benedire! Educa ai valori morali! Godi delle semplici gioie di ogni giorno! Non perdere tempo! Evita di arrabbiarti! Non parlare troppo! Sii consapevole dei tuoi limiti! Correggi per aiutare a crescere! Stimola la memoria! Fai vibrare i testi! Ricostruisci il Tempio! Leggi gli spazi bianchi tra le righe! Sii disponibile all'imprevisto! Coltiva la speranza! Nonostante tutto! Le classi non devono essere molto numerose! Crea amore! X. ALCUNI ESPEDIENTI DIDATTICI UTILI AGLI INSEGNANTI. XI. Suggerimenti per la creazione di testi. XII. SUGGERIMENTI PER QUANTI STUDIANO. XIII. IL SEDER DI PESAH MODELLO DI EDUCAZIONE EBRAICA. Bibliografia.
Note sull'autrice
MIRIAM CIMNAGHI, laurea in Lettere e specializzazione in Psicopedagogia, insegna Ebraico biblico, tiene corsi in scuole di ebraismo e islamismo ed è guida biblica in Israele.
Esaminando il concetto della trascendenza di Dio nel pensiero giudaico e cristiano dei primi secoli, l'autore si concentra su una sola tradizione teologica, quella alessandrina, e analizza in particolare le idee contenute nelle opere di due dei maggiori esponenti: Filone e Clemente. Per comprendere meglio i concetti filosofici contenuti nelle loro opere, l'autore presenta una breve storia della nozione della trascendenza nella filosofia greca, dove evidenzia soprattutto le idee dei filosofi antichi che sono state riprese o reinterpretate dai due alessandrini. Di seguito, esamina il concetto della trascendenza divina in Filone e Clemente di Alessandria.
Risposte puntuali e precise ai luoghi comuni della ideologia genere.
Quando Benedetto XVI ha rilanciato per tutta la Chiesa cattolica l'intervento del Gran Rabbino di Francia, che qui presentiamo in una integrale traduzione italiana a cura di don Pierre Laurent Cabantous, subito ci si è accorti che l'alleanza della verità poteva e - speriamo - potrà ristabilire quel dialogo tra i buoni, che sta alla radice di ogni autentico umanesimo.
Il convergere in questa pubblicazione, accanto all'autore, di voci autorevoli del mondo culturale ebraico e di significative personalità della Chiesa cattolica, unite nello stupore della visione di una monaca contemplativa dell'opera del grande Marc Chagall, pittore ebreo amico dei cristiani, tutto questo suggerisce la strada di un serio confronto che, senza dimenticare le differenze, sappia lavorare per il bene dell'uomo e della società. In questo si realizza il sogno che già il beato Giovanni XXXIII suggeriva, rivolgendo alcune sue encicliche "a tutti gli uomini di buona volontà".
Ci auguriamo che questo testo possa contribuire a un pacato e serio confronto tra chi ha a cuore la sorte dell'uomo, e sia strumento e servizio di tutti quegli educatori che, con i giovani, tentano di aprire la mente a prospettive di bene, fuori dagli stantii luoghi comuni.
Don Gabriele Mangiarotti, CulturaCattolica.it
Siamo capaci, noi italiani, di elaborare, metabolizzare e comprendere l'Olocausto che ci ha colpiti? Siamo in grado di tramandarne la memoria? Che uso abbiamo fatto, noi, pubblicamente, nella nostra dimensione culturale condivisa, dell'immane sterminio che ha coinvolto gli ebrei e i non ebrei del nostro paese, non certo meno che altrove? Quali ricadute nelle nostre vite, quali insegnamenti, quali comportamenti ci deve imporre la storia di quell'orrore? Sono domande dure come macigni, sono le fondamenta stesse dell'Italia repubblicana. È su queste domande che si possono porre le basi di una società che vuole voltare pagina e ricostruire se stessa dopo il ventennio fascista e una guerra al massacro. A sessant'anni di distanza, questo è il primo libro che affronta nel dettaglio il tema di quanto si è sedimentato dell'Olocausto nella nostra identità, attraverso i libri degli intellettuali, le canzoni popolari, il cinema, la televisione, i monumenti innalzati o quelli che non sono mai stati inaugurati; ma anche attraverso l'operato del nostro Parlamento e delle sue leggi. Robert Gordon ha studiato in profondità la storia dell'elaborazione della Shoah in Italia, e ce ne offre qui un quadro complesso, ripercorrendo questi sessant'anni su più livelli, evidenziando la figura centrale di Primo Levi, ma anche il diffuso sentimento autoassolutorio degli italiani, che ancora oggi vivono spesso se stessi come esecutori "riluttanti" di ordini altrui, faticando a farsi carico del proprio passato.
Riallacciarsi alla Bildung ebraico-chassidica per costruire una società nella quale verità, giustizia e pace saranno i principi fondamentali.
Senza ragionare sulle strutture di potere che hanno formato l'Europa, senza individuare il problema politico e storico che sta alla base della differenza fra cristianesimo ed ebraismo, il pregiudizio contro gli ebrei e la loro persecuzione non saranno mai compresi né risolti. Finché si penserà che il problema alla base della cosiddetta "questione ebraica" sia da ravvisare nelle differenze dottrinali che distinguono le due religioni non si comprenderà mai il fondamento reale dell'antisemitismo e del razzismo. Per capire il "perché", il drammatico e misterioso "perché" dell'odio e dell'ostilità che hanno investito gli ebrei da centinaia di anni, bisogna ripercorrere la storia e cogliere nelle strutture di potere il fondamento di ogni persecuzione. È questo che Amos Luzzatto, in questa lunga e articolata riflessione sull'ebraismo, ci propone per uscire dalle strettoie di un ragionamento superficiale, risaputo e sterile, e per riconoscere i veri fondamenti della "questione ebraica" e della persecuzione che ha funestato la storia degli ebrei. Un libro non solo "intelligente" ma controcorrente, per individuare le radici che stanno alla base del più profondo dramma umano e collettivo della modernità.
"La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti... Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l'Antica Alleanza, e che essa stessa si nutre dalla radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'ulivo selvatico che sono i gentili." (Nostra Aetate, 4)
Scritta negli anni immediatamente successivi al processo di Norimberga, l’opera di Poliakov costituisce ancora oggi la più completa meditazione complessiva sulla storia e le ragioni dell’antisemitismo.
Attraverso una ricca documentazione e l’indagine di un vasto arco cronologico, l’autore mostra l’evoluzione delle forme di persecuzione contro gli ebrei nel corso dei secoli e svela in che modo l’intreccio di fattori sociali, economici e religiosi ha portato allo sviluppo della “questione ebraica” proprio nelle società occidentali dominate dalle religioni figlie dell’ebraismo, il cristianesimo e l’islam.
In questo volume Poliakov esamina la diffusione dell’antisemitismo dall’antichità pagana ai primi secoli cristiani, dall’alto Medioevo al Rinascimento, e porta alla luce le radici del fanatismo che ha colpito l’Europa contemporanea.
Léon Poliakov (1910-1997), storico e filosofo russo naturalizzato francese, è noto per i suoi lavori sul genocidio ebraico e sull’antisemitismo. Durante la Seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza, nel 1943 fondò a Parigi il Centro di documentazione ebraica e dopo la fine del conflitto assistette in qualità di esperto al processo di Norimberga.
Che fine ha fatto la Menorah, il simbolo per eccellenza del popolo ebraico che illuminava l'arca del Tempio di Gerusalemme? Dopo la distruzione del tempio e il saccheggio della città, nel 70 d.C., fu portata a Roma, in trionfo da Tito insieme agli altri tesori trafugati agli ebrei, un bottino talmente prezioso da essere raffigurato sull'Arco dell'imperatore. Per anni il candelabro fu conservato insieme con le altre spoglie della prima guerra giudaica, finché a Roma arrivarono i Vandali di Genserico che ne fecero ancora bottino di guerra portandola a Cartagine, di nuovo in trionfo. Ma solo finché Giustiniano non riuscì a recuperarla per trasferirla a Bisanzio, poi chissà... Stefan Zweig racconta il suo vagare come metafora stessa del popolo errante, pochi anni prima di porre fine alla propria esistenza di esiliato, in fuga dall'oppressione nazista. Nella postfazione Fabio Isman si mette a sua volta alla ricerca della Menorah per scoprire che potrebbe trovarsi ancora a Roma...