Da quando la neurofisiologia ha iniziato a indagare i correlati neurali delle azioni umane, e considerando che tra i sogni di certi programmi di ricerca sull'intelligenza artificiale vi è quello di costruire nuovi soggetti morali che possano definirsi autonomi, sembra proprio che la capacità dell'essere umano di autoderminarsi sia destinata a eclissarsi per sempre. Tale prospettiva, però, è tutt'altro che recente. Sin dagli albori della storia della filosofia in molti hanno provato a mostrare come la libertà sia soltanto un'illusione, in balìa ora delle divinità ora delle leggi di natura. Di questa lunga storia il saggio vuole dare conto senza ridursi, tuttavia, a una mera rassegna di teorie, ma suggerendo, piuttosto, come - nonostante i vari processi decostruzionisti - nel libero arbitrio si possa individuare una capacità cognitiva irriducibile e irriproducibile, che si configura quale ottima candidata per essere un proprium constitutivum dell'essere umano e fondamento per lo sviluppo di una nuova prospettiva antropologica.
Che cosa significa credere, da cristiani, oggi? A che punto siamo con la fede, nella Chiesa? Che cosa sta cambiando nel modo di vivere la fede? Che cosa reclama la nostra attenzione, in quanto credenti? Sono domande che è indispensabile sollevare per non sbagliare le mosse successive. Werbick vi risponde con acume delineando una collocazione teologica della fede. Non ci conduce in un territorio placido, in uno spazio protetto e saturo di certezze: si addentra piuttosto nelle attuali controversie religiose, facendoci al tempo stesso gustare il fascino del credere, come esperienza sempre accessibile. Raccogliere questa sfida è cosa ovvia, dal punto di vista teologico. Raccoglierla lasciandosi coinvolgere nel dialogo con chi non crede, o ha una fede diversa, è meno scontato ma del tutto qualificante. «Se mi sono proposto di lavorare su questa questione teologica a modo mio, non è perché non lo si faccia già altrove e altrimenti. Ma mi pare che sia necessario un avveduto senso teologico del "dove", per non perdere la testa e il cuore - e forse anche il coraggio - della fede, specie nelle sfide che la fede affronta oggi in Occidente».
Il dialogo tra credenti rappresenta indubbiamente un campo decisivo per favorire percorsi di convivenza e di pace, nell'attuale contesto. Il volume, che raccoglie gli atti del XXI corso di aggiornamento dell'Associazione Teologica Italiana, offre un quadro ricco delle diverse prospettive a partire dalle quali ci si può accostare al dialogo come tema e come stile, fino a rendere conto di alcuni laboratori in atto. L'attenzione posta sui credenti aiuta a evitare di affrontare il tema con un approccio istituzionale o astratto.
Il peccato originale in Anselmo e Tommaso è stato un nodo teologico architettonico e strategico. Per entrambi è stato retroilluminato dall'analisi cristologica, diventando così un vero nexus mysteriorum, capace di illuminare, fecondare e interconnettere alcuni misteri di fede: vita intra ed extra trinitaria, rapporto anima-corpo, incarnazione, staurologia, soteriologia, mariologia, escatologia. L'inedito confronto sul rapporto tra cristologia e antropologia ha evidenziato come nei due Dottori della Chiesa la colpa antica sia stata compresa come felix culpa, nell'orizzonte euristico e megalogico della sovrabbondanza di grazia, offerta per noi dal Cristo incarnato, crocifisso e risorto.
Il Congresso per il XXV Anniversario dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum è stato impostato sulla base di una specifica metodologia che coniuga riflessione ed esperienza perché l'evangelizzazione della cultura si realizza in contesti concreti e sempre e esperienziale. Da questo punto di vista, gli Atti che proponiamo hanno due parti. La prima parte raccoglie gli studi e le riflessioni generali suddivise in tre temi: identità e missione, fede e ragione, e dialogo con la cultura attuale. La seconda parte raccoglie alcuni degli interventi presentati durante i workshop su temi concreti e la trascrizione di alcune testimonianze presentate in formato TED.
Marco il Monaco, noto anche come Marco l'Asceta o Marco l'Eremita, è vissuto probabilmente in Asia Minore tra IV e V secolo. Rimasto in ombra rispetto ad altri grandi autori del suo tempo, ha rivestito tuttavia un ruolo cruciale nel quadro della tradizione spirituale e monastica antica, di cui è stato un importante anello di trasmissione. In tutta la sua variegata opera, qui raccolta e tradotta integralmente in italiano, traspare quello che per il suo autore è l'unico fine della vita cristiana: riscoprire, custodire e vivere in pienezza la grazia del battesimo, rispondendo al dono di Dio attraverso una fede attiva che manifesti i frutti dello Spirito. Le parole di Marco sono un prezioso invito a ritrovare il cammino dell'interiorità, per abitare le "stanze più interne" del proprio cuore. Allo stesso tempo egli ci invita a riconoscere che siamo parte di una grandiosa realtà, il mondo creato da Dio, in cui, a ogni livello, tutto è connesso con tutto, ben al di là della coscienza che possiamo averne su un piano razionale e visibile. Questa traduzione integrale delle sue opere mira a far apprezzare a un pubblico più vasto un autore fino a poco tempo fa quasi ignoto in occidente, e che pur a distanza di secoli ha ancora molto da dire ai cristiani di oggi.
Questo libro è una pietra miliare nella moderna ricerca sul Nuovo Testamento e nella descrizione di Gesù di Nazaret. Con il suo argomentare stringente, Flusser restituisce a Gesù un volto storico concreto facendone innanzitutto una figura ebraica. Con ciò l'autore rende un servizio decisivo anche ai cristiani: mostra loro che la salvezza in cui credono non è solo il «messaggio» relativo a un avvenimento fuori dalla storia, cui non è possibile accedere. La verità cristiana dipende da quella storica e deve prenderne atto se non vuole ridursi a pia autosuggestione. Lo stesso dialogo tra cristiani ed ebrei può e deve procedere anche in una seria ricerca comune con il fine di trovare la verità storica su Gesù di Nazaret: soltanto questa può costituire un punto di partenza solido alla fede cristiana in Gesù il Cristo. Prefazione di Martin Cunz.
La ricerca neotestamentaria indaga le connessioni che si sviluppano tra le testimonianze relative alla cena di Gesù con i suoi discepoli nell'imminenza del suo arresto e della sua morte. Ne emerge una trama di testimonianze particolari che rendono più efficace il resoconto biblico e più chiaro il fondamento della liturgia cristiana.
Cos'è la fede? Qual è il suo oggetto formale? La conoscenza della verità prima può avvenire in modo naturale o dev'essere soprannaturale? C'è stato un tempo in cui la teologia, per rispondere a queste domande e argomentare sempre nuovi quesiti in grado di assecondare la vis theoretica della razionalità filosofica, seppe approntare un apposito trattato denominato de analysi fidei. Era il XVI secolo: albeggiava il sole barocco e infuriava la controversia apologetica nell'Europa lacerata dalla Riforma protestante, raggi e risvolti confessionali fecondarono la struttura del Tractatus che si accingeva a instradare la riflessione teologica secondo un metodo e una scansione tematica ben definiti. Ma, a oggi, cosa resta di questa mirabile architettura concettuale? Quale metabletica ha conosciuto l'analysis fidei nei secoli successivi? E' stato accertato un esito proficuo della metamorfosi che ha investito la teologia della fede? "Quanti arriveranno alla fine saranno ripagati non solo per aver appreso delle tesi, bensì per aver respirato lo spirito di un’epoca, che ha ancora tanto da dire alla nostra" (dalla Prefazione di Giuseppe Lorizio).
«Le cose di prima sono passate, ne sono nate di nuove: ospedale, parrocchia e territorio in dialogo sinodale per chi soffre». Con questo titolo vogliamo declinare un'istanza urgente della Chiesa del nostro tempo. Si tratta di un autentico cammino da percorrere insieme, trovando il coraggio di superare vecchi schemi e ricercando instancabilmente una novità pastorale. Tutto ciò è richiesto particolarmente a noi, assistenti spirituali, (cappellani, religiosi e religiose), operatori sanitari e volontari della pastorale della salute. A noi che siamo stati particolarmente colpiti e feriti dall'esperienza della pandemia, a noi che abbiamo visto saltare tutti i nostri modelli pastorali, tutto quello che eravamo abituati a fare quotidianamente nei luoghi di cura. La sfida pertanto non è quella di tornare indietro, riproponendo vecchi schemi ormai superati, ma quella di procedere con novità e coraggio, esprimendo un modo nuovo di essere e servire. Questo è ciò che il Signore oggi, attraverso la sua Chiesa, ci chiede per continuare a fare di bene in meglio, quello che da sempre cerchiamo di realizzare accanto ai malati, alle famiglie, ai curanti. L'invito, quindi, è quello di proseguire il cammino mostrando al prossimo sofferente il volto di un Dio che fa nuove tutte le cose.
Che cosa accadde davvero la mattina della prima Pasqua cristiana? Quale evento («fattore X», Hans Kessler) innescò nei primi testimoni quella reazione che li portò dalla fuga alla pubblica confessione della risurrezione? A queste antiche domande non pochi autori del Novecento teologico hanno risposto richiamando il valore imprescindibile dell'incontro con Gesù risorto. Una categoria, quest'ultima, la quale, benché assunta significativamente anche da Benedetto XVI e da Papa Francesco, pare manchi ancora di un reale approfondimento teologico; cosa che questo saggio intende propiziare.
«L'argomentazione di cui le prove dell'esistenza di Dio sono formulazioni imperfette è quella che riconosce la totale problematicità del mondo dell'esperienza, cioè la sua insufficienza a spiegarsi interamente da sé [...]. Chi è affetto da questo tarlo, o da questa malattia, che è la filosofia, non può fare a meno di problematizzare, cioè di domandare, e se domanda veramente, sinceramente, non per posa o per esibizionismo, non per il gusto di far vedere che è scettico o critico, ma perché desidera veramente una risposta, non può non porsi in qualche rapporto anche con le presunte prove dell'esistenza di Dio». Prove la cui storia - che coinvolge Aristotele, Anselmo d'Aosta, Tommaso d'Aquino, Cartesio, Leibniz, Hume, Kant, Hegel e altri pensatori contemporanei - è come il cuore stesso della filosofia.