La riflessione sull'escatologia cristiana - ossia l'intelligenza credente della destinazione umana - sembra essere giunta oggi a un momento di paralisi, stretta com'è in un gioco di pesi e contrappesi che insiste sulla contrazione schematica nei riguardi della morte e del giudizio. E la paralisi non si scioglie decidendo di dare più peso alla misericordia invece che alla condanna, all'amore invece che alla giustizia. Servono piuttosto l'umiltà e la generosità di un appassionato confronto con la rivelazione definitiva di Cristo, con la sua apertura alla ricchezza della parola di Dio che la istruisce, provocandoci ad accoglierne i salutari paradossi senza avere bisogno di mettere fra parentesi la tradizione dogmatica. Dialogando in questa direzione con la tradizione vivente della Chiesa, i tre autori del volume - un biblista come Franco Manzi e due teologi come Pierangelo Sequeri e Davide Bonazzoli - si concentrano sulla «vita del mondo che verrà» annunciata dall'ultima frase del Credo, partendo dalla domanda su come la creatura che Dio ha messo al mondo rimane 'vivente', secondo la pienezza di ciò che significa essere umani. E ci portano ad affacciarci su scenari interessanti in cui la vita terrena può essere interpretata come iniziazione alla destinazione eterna che rimane vita a tutti gli effetti, e il giudizio, lungi dall'essere visto come un verdetto dispotico, mostra invece una componente relazionale, nello stile proprio di Gesù, nel rapporto agapico tra il Risorto e l''io-anima' dotato di coscienza, volontà e sensibilità.
Il testo aiuta a porsi le seguenti domande
Ma la morte esiste?
Sembrerebbe questa una domanda al limite della decenza invece è serissima. Infattia a seconda dell’angolo di visuale con il quale si osserva la morte, essa scompare per lasciare solo la visione di una materia si ferita, in decomposizione, ma viva. Da un punto di osservazione puramente materiale si può quindi tranquillamente affermare che la morte non è la fine della materia ed è ben logico questa affermazione perché un principio fondamentale della chimica è “niente si crea e niente si distrugge”. Ma allora se la morte non è la fine della materia di che cosa è termine? Perché è avvertita come un evento drammatico, anzi il più terribile di tutti?
La morte è invincibile?
Rassegnati dinanzi la morte? Essa si può solo procrastinare ma non vincere?
C'è un desiderio insopprimibile di vita presente nell'uomo. Perchè l'uomo vuole vivere e rifiuta la malattia e la morte? Perché c'è in me una grande voglia di vivere e di vivere bene, perché non sono mai sazio di riso e di letizia, di amicizia e d'amore, di serenità? Perché del dolore sono subito colmo?
Sono domande che avviano una ricerca ineludibile.
Come è possibile realizzare l'aspirazione alla vita? Attraverso la medicina? Certo essa aiuta a prolungare l'esistenza ma si scontra con un dato strutturale del corpo umano, è fatto per deperire. Ed allora dove indirizzare la ricerca? Siamo in situazione simile alla esplorazione spaziale, la risposta più ovvia è quella sbagliata. Occorre capire quali siano le forze presenti nell'uomo.
La più grande forza sperimentata dall'uomo: l'amore è reale ma invisibile e non si rassegna alla morte. E' questa la grande verità: la forza dell'amore. Ma l'Amore è Dio stesso. Segno di Dio, dell'Amore è Gesù di Nazareth e con lui la moltitudine dei santi. La loro forza è l'amore, la loro storia dimostra che più forte della morte è l'amore. Lo afferma la resurrezione di Cristo. Lo dice l'Assunzione di Maria. Lo grida con forza, ieri come oggi, la moltitudine di santi che da vivi e da morti agiscono continuamente con gesti e fatti. L'amore tiene in vita.
Destinatari
Tutti coloro che sono in cerca di rafforzare il proprio senso di vita cristina alla sequela del Padre
Autore
Simone Giusti è vescovo di Livorno, fra le ultime sue pubblicazioni ricordiamo” Solo l’Amore salva” EdP e per l’editrice Pharus “Il matrimonio? Solo per chi sa amare!”. Molte sono le sue pubblicazioni catechistiche con l’EdP e con l’AVE.
Esiste la vita oltre la morte? Oppure tutto finisce nella decomposizione di un cadavere? Perché la morte? L'anima è davvero immortale? La risurrezione è un mito o una realtà? Cosa dice la Sacra Scrittura della vita oltre la morte? I novissimi sono ancora attuali? O sono da considerare obsoleti e inutili alla teologia? Per rispondere a questi interrogativi esistenziali che riguardano le realtà ultime, l'autore attinge alla teologia e alla filosofia, ma soprattutto ripercorre le pagine della Sacra Scrittura. Dall'analisi emerge che l'uomo è creato per la vita e l'amore; la morte è solo una porta, un pertugio da attraversare come le sponde della madre nell'ora del parto.
L'immortalità dell'anima e la risurrezione dei corpi, il giudizio universale e quello individuale, l'inferno e il paradiso sono i temi ricorrenti nei saggi raccolti nel volume, dedicati alle tematiche escatologiche nell'iconografia medievale. Il principale argomento della trattazione è tuttavia la morte, considerata sia nella sua portata analogica - la riflessione cristiana ha conosciuto da sempre differenti accezioni e livelli - che in quella dialettica, che coglie della morte un volto positivo e uno negativo. Prefazione di Severino Dianich. Con un saggio in collaborazione con Agnese Maria Fortuna.
In un dibattito teologico intenzionato ad affrontare le sfide del nostro tempo, nel contesto ipersecolarizzato della società europea, l'annuncio cristiano del Regno di Dio non dovrebbe costituire oggetto di dissenso legato all'appartenenza ecclesiale. Le questioni aperte e anche le differenze sono, per quanto riguarda l'essenziale, trasversali rispetto alle confessioni. Gli autori di questo libro, dunque, presentano, ciascuno, un approccio complessivo al tema, da prospettive diverse: la risurrezione (Stefan Munteanu, ortodosso), il giudizio (Antonio Nitrola, cattolico), il compimento (Fulvio Ferrario, protestante). Di risurrezione ed escatologia, «ci parlerai un'altra volta», dicono gli Ateniesi a Paolo. E invece è bene parlarne oggi: la buona notizia, infatti, è che l'ultima parola di Dio disvela la verità sulla creazione, sulla storia e sull'essere umano.
Spesso snobbato e considerato un'invenzione della Chiesa per aumentare il proprio potere sugli uomini e soprattutto sui loro soldi grazie alle indulgenze, come ha scritto lo storico Jacques Le Goff, il Purgatorio fa in realtà parte del patrimonio della fede cattolica sin dalle origini del cristianesimo. Si tratta di uno stadio intermedio e temporaneo di sofferenza riservato a coloro che muoiono in grazia di Dio ma senza aver purificato del tutto le conseguenze dei peccati commessi. Questo libro ne espone la natura attraverso il Magistero della Chiesa (Concilio di Lione del 1274, Concilio di Firenze del 1438 e in quello di Trento nel 1563), il parere dei Dottori e dei teologi e le rivelazioni e le apparizioni di vari santi e beati, come santa Caterina da Genova. Senza contare che nella Bibbia sono presenti passi fondamentali da cui emerge questa dimensione di purificazione dei defunti. Più che una condanna per le anime non ancora degne della Gerusalemme Celeste, la dottrina del purgatorio rappresenta invece un consolante motivo di speranza: la salvezza non è riservata soltanto ai perfetti, ma dopo la morte è possibile una purificazione per entrare nella pienezza della vita eterna.
Come conciliare l'amore immenso e la misericordia infinita di Dio con l'esistenza dell'inferno inteso come castigo eterno? Già Origène aveva scritto che un castigo imposto da Dio non è degno dell'amore divino, se non in vista di una conversione. Da ciò la sua speranza di una "apocatastasi" finale, cioè di una "restaurazione" ultima di tutte le creature spirituali. Eretta a dottrina, questa ipotesi è stata scartata dal magistero della Chiesa. Si capisce che ciò avvenne per ragioni pedagogiche: garantire l'happy end non è mobilitante per la conversione dei nostri costumi. Tuttavia, senza dubbio niente impedisce di sperare in questa apocatastasi, anche se essa stessa pone difficili questioni che riguardano la fissazione definitiva del destino degli angeli ribelli e degli uomini dannati, l'esistenza dei quali non si svolge più nella successione e nella mobilità del tempo. Quanto ai sostenitori delle pene eterne, essi possono difendersi fino a un certo punto pretendendo, forse non senza ragione, che, per ipotesi, i dannati non vogliono nient'altro che la loro dannazione, preferendo essere per sempre atrocemente infelici per sé stessi anziché felici per la grazia di un Altro. Yvon Kull, monaco ed eremita, avanza in questo libro un'ipotesi originale: Dio ci ha fatto esistere e in un certo senso ci ha imposto di esistere per l'eternità. A quest'offerta, in compenso, Egli ci accorda la libertà, preziosa ma rischiosa, di rispondere con un "sì" o con un "no". Nel primo caso, noi possiamo ricevere dalla grazia il dono dell'immortalità beata. Nel secondo caso, Dio, secondo l'Autore, risponderebbe al nostro rifiuto non imponendoci l'esistenza eterna ma lasciandoci ritornare al nulla. L'inferno eterno sarebbe dunque la caduta nell'inesistenza eterna.
Francesco d’Assisi, negli Scritti che ci ha lasciato, parla spesso di questo mondo e del mondo che verrà: per questo i suoi primi biografi parlano di lui come di un «uomo nuovo e di un altro mondo». Nei tantissimi studi che in questi decenni sono stati dedicati a Francesco e alla sua esperienza, l’aspetto escatologico, cioè la riflessione sulle realtà ultime e definitive dell’esistenza umana, non è mai stato molto presente. Il libro che presentiamo cerca di iniziare a colmare questa lacuna, impegnandosi in un’analisi sistematica degli Scritti per far emergere contenuti e sfumature escatologiche del pensiero del santo di Assisi. Si tratta di un lavoro accurato e metodico, che aiuta il lettore a cogliere da un punto di vista non comune la visione dell’uomo, del mondo e della storia propria di san Francesco.
LUIS LARRA LOMAS (1964) è un frate minore conventuale spagnolo, noto come giornalista e divulgatore. In parallelo agli studi di specializzazione in teologia, presta il suo servizio presso le comunità cristiane di alcune zone particolarmente difficili della Colombia.
Afa e Omega è un breve manuale sulla protologia e l'escatologia cristiana, alla luce del cristocentrismo trinitario e del principio sintetico cattolico. La luce di Cristo risorto si espande verso gli inizi della storia e anche verso la fine di essa. Le diverse dimensioni del disegno trinitario creatore e salvifico confluiscono nel mistero di Cristo, in modo tale che né la creazione è solo la questione dell'origine né l'escatologia è solo il problema del destino, ma creazione ed eschaton si collegano in Colui che dà ragione della loro identità presente. Essendo Cristo il Logos, la sua luce non contrasta con la ragione umana, ma la porta al suo vero compimento. In questa prospettiva, ci si avvale in queste pagine in modo particolare della compagnia di due grandi maestri, Tommaso d'Aquino e Joseph Ratzinger, nell'intento di mostrare, nello sviluppo dei diversi temi che compongono la protologia e l'escatologia, non solo la compatibilità della congiunzione dell'approccio metafisico con quello storico-salvifico ed esistenziale, ma anche la fecondità di una tale sintesi. Il manuale è destinato agli studenti del primo ciclo degli studi istituzionali ed è frutto di più di quindici anni d'insegnamento.
Questo piccolo libro tratta, in modo conciso ma efficace, delle cose ultime e definitive" degli esseri umani: la morte, il Giudizio Universale, il Paradiso, il Purgatorio, l'Inferno e il ritorno di Cristo alla fine dei tempi. " Si possono affrontare, con parole semplici e facili da capire per tutti, alcune delle verita piu profonde e complesse? Con questo libro don Novello Pederzini si propone appunto questo obbiettivo: trattare con chiarezza ed efficacia delle questioni ultime" (la morte e l'aldila) ed offrire un quadro completo di queste "realta" che spesso turbano il nostro animo proprio perche ne abbiamo una conoscenza molto parziale. "
Molti cristiani credono nell'aldilà e pensano che sia descritto nelle pagine della Bibbia. In realtà, nell'Antico Testamento, come pure negli insegnamenti di Gesù e dei suoi seguaci, non c'è alcuna traccia di ricompense e punizioni eterne, di diavoli inquietanti o di angeli dai riccioli biondi. In questo suo nuovo libro, Bart Ehrman ripercorre la lunga storia dell'aldilà, dall'epopea di Gilgamesh, attraverso la cultura giudaica e classica, fino agli scritti di Agostino, concentrandosi in particolare sui primi secoli cristiani. Scopriamo così che dell'aldilà non c'è mai stata un'unica concezione greca, ebraica o cristiana, bensì svariate, e per giunta in contrasto fra loro, ciascuna legata com'era all'ambiente sociale, culturale, storico che l'aveva prodotta. Soltanto nel corso dei primi secoli dopo Cristo si è invece venuta consolidando una nozione di inferno e di paradiso piuttosto univoca. Ovviamente, in quanto storico, Ehrman non può certo fornire una risposta sui nostri destini dopo la morte, ma invitandoci a riflettere sull'origine delle idee di aldilà ci svela i vari modi in cui l'uomo ha elaborato nel tempo questo tema.
Diverse e complementari motivazioni mi hanno indotto a trattare l'argomento delle realtà ultime. Anzitutto la considerazione che le realtà ultime della vita personale, del mondo e della storia rivestono un'importanza capitale, non solo sotto il profilo prettamente intellettuale di ricerca della verità, ma anche e particolarmente sotto l'aspetto esistenziale. Infatti, dopo essere venuti all'esistenza, al fine ultimo per cui viviamo e verso il quale tendiamo è da attribuire la maggior rilevanza, in quanto esso indica la direzione, il senso assoluto e decisivo della nostra vita. Sbagliare l'obiettivo del fine ultimo è gravido di serie conseguenze, quali lo smarrimento del giusto cammino della vita, la deviazione dell'impegno morale, fino a compromettere l'esito felice della nostra vita. Al fine della nostra vita è collegata la speranza; infatti la consistenza della nostra vita dipende dalla consistenza di quello che speriamo. Ma una speranza veramente consistente richiede che tendiamo verso un futuro felice e sicuro da raggiungere. Il cristiano che vive nella fede in Cristo porta nel cuore una meravigliosa e originale speranza perché ha ricevuto un biglietto di invito al banchetto nel Regno dei cieli e prepara l'abito nuziale per partecipare alla grande festa del tramonto. (Dall'introduzione dell'Autore)