Monte Sole è una collina dell'appennino Bolognese, nota per la più grande strage perpetrata dalle truppe tedesche nell'Europa occidentale durante la seconda guerra mondiale: tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 muoiono circa ottocento persone in diverse località distribuite su quella montagna. L'eccidio è passato però alla storia come l'eccidio di Marzabotto, per il luogo in cui dal 1945 si è svolta la celebrazione di ricordo annuale. Solo dal 1975 si è iniziato a parlare di Monte Sole, in particolare per impulso delle comunità cristiane che hanno scelto di risalire alle disabitate località del massacro e di ripulire le rovine delle chiese. Il libro affronta la strage da punto di vista, finora poco approfondito: quello ecclesiale. Attraverso un minuzioso e paziente esame delle fonti reperibili, dopo un lungo silenzio su quelle vicende, si è passati ad una riscoperta che ha riconosciuto in quei luoghi un "santuario" per il nuovo millennio. Il percorso di analisi permette di rileggere in modo fecondo la storia della diocesi all'interno delle vicende italiane dal dopoguerra alla fine del millennio. Nello stesso tempo la riscoperta di quella realtà così tragica fa emergere domande che conducono a rileggere questioni storiche e teologiche preziose per comprendere gli appelli dell'oggi.
Il volume presenta un breve itinerario in 4 passaggi sul "dispositivo di blocco", che è stato introdotto nel magistero cattolico per proteggere la Chiesa da ogni possibile dinamica, confermando la sua autorità mediante una "negazione di autorità". Tale "dispositivo" però induce la Chiesa ad una progressiva autoreferenzialità, cui ha reagito prima il Concilio Vaticano II e ora papa Francesco, con il suo magistero "in uscita". «Andrea Grillo ha scelto un'immagine particolare per orientare la riflessione di queste pagine, quella della differenza tra un museo e un giardino. Si tratta di ambienti diversi, con vocazioni o finalità diverse: il museo conserva e protegge reperti rari, testimonianze di epoche perdute e documenti preziosi per riuscire a riscostruire una rappresentazione di quel che è stato e che non è più...L'immagine è di aiuto per comprendere il tema di queste pagine, che invitano anzitutto a riconoscere nella Chiesa cattolica una realtà viva e perciò bisognosa di essere curata come un giardino e non come un museo» (Giovanni Grandi).
Antonio Ruccia, conquistato dall'esempio di don Tonino Bello, vuole una Chiesa che sconfigge le sonnolenze e combatte le dis-missioni di persone e di comunità. Non si può mai dire: «La Missione è finita». Abbiamo bisogno di persone affascinate da Gesù, missionari senza confini. Abbiamo bisogno di una Chiesa «estroversa, protesa, non avviluppata dentro di sé», a cui papa Francesco ha aggiunto: «contempl-attiva, innamorata di Dio e appassionata dell'uomo», riprendendo proprio le parole di Tonino Bello. È la proposta di una nuova pastorale per tutti i cristiani, espressa con un linguaggio provocatorio, spiazzante, che costringe a riflettere e non permette alcun «non tocca a me!». Le parole di don Ruccia vanno di pari passo con quelle di don Tonino Bello, scelte dagli interventi più illuminanti, provocanti e pungenti - ma anche appassionati e gonfi di tenerezza - del vescovo salentino.
Il volume raccoglie le riflessioni dell'autore, nunzio apostolico in Germania, sul tema "Un nuovo dinamismo sinodale". Articolate in quattro parti esse affrontano la sinodalità nella Chiesa Cattolica con una attenzione al suo sviluppo attraverso i Concili ecumenici e alla natura del Sinodo dei Vescovi. Il volume è chiuso da alcune proposte per un ulteriore sviluppo del Sinodo quale espressione di un rinnovato dinamismo.
Quale sguardo ha avuto Gesù verso le donne? Qual è stata la considerazione della donna nella storia della chiesa? Quale visione in proposito ha espresso il magistero dal Vaticano II ad oggi, e quale ruolo la donna può avere nella vita della chiesa? E come vedono, le donne, la realtà ecclesiale, che opinione hanno circa la loro presenza, come valutano il posto oggi loro riservato? Ne discutono quattro teologhe o esperte del problema femminile nella chiesa. Fa loro eco il curatore, che discute la possibilità e le condizioni di una ministerialità specifica della donna nel futuro della chiesa, tale da includere anche l’accesso a ruoli direzionali di primaria importanza, quale il cardinalato, come hanno auspicato già i cardinali Ratzinger e Tobin. Per una chiesa anche al femminile appare però indispensabile un vero cambiamento, di carattere antropologico ed ecclesiologico, nella formazione del clero così come nella mentalità e nelle relazioni tra i membri della chiesa.
Destinatari
Tutti.
Autore
Michele CASSESE, già docente di storia moderna all’Università di Trieste (1991-2012), è professore di storia delle chiese cristiane e di spiritualità ecumenica presso l’Istituto di studi ecumenici di Venezia. Ha pubblicato lavori sulla Riforma e il pietismo, la liturgia anglicana, la donna nella storia del protestantesimo, donne di potere nei secoli XV-XVI, vescovi e politiche di riforma nella chiesa cattolica. Si segnala anche il suo intervento su La missione evangelizzatrice della Chiesa nella comunità parrocchiale, in «Rassegna di teologia», 58 (1/2017).
Il presente scritto si inserisce nel quadro della correzione fraterna che la Tradizione Apostolica e i Padri della Chiesa indicano quale supremo atto di carità, volto a evitare lo scisma, ossia la separazione dall’autorità della Chiesa e dalle sue leggi, usi e costumi, in cui può cadere lo stesso Papa.
La correzione è ritenuta, poi, dai teologi moralisti un dovere per ogni fedele, chierico o laico, ed essa deve essere, inoltre, pubblica, secondo le conformi intenzioni di questo libro, ove pubblico sia, appunto, come avviene al presente, il peccato da correggere, insito nello stravolgimento e del Culto e della Sacra Dottrina, che ha avuto origine dal magistero inaugurato dall’ultimo Concilio Ecumenico, il quale ha imposto, in nome di una malintesa obbedienza alle gerarchie, l’attuale legislazione rivoluzionaria.
È noto, dunque, essere stata più volte inoltrata alla Santa Sede Apostolica la richiesta di ascolto al proposito, da ultimo anche da parte di membri del Sacro Collegio Cardinalizio, rimasta sino ad oggi inascoltata, richiesta che faceva capo alla generale Correctio filialis de haeresibus propagatis, ovvero a quella Correzione filiale in ordine alla propagazione dell’eresia, già proposta dagli illustri suoi firmatari sulla scorta della Tradizione Apostolica: tale tradizione, infatti, partendo dal proclama del Primo Vicario di Cristo contenuto negli Atti degli Apostoli (cfr. At 4,19) e come ribadito dai Santi Padri e Dottori della Chiesa, impone a tutti i fedeli il dovere di opporsi frontalmente alle Gerarchie, quando queste non si comportino più rettamente, secondo la volontà del Vangelo, invitandole, come già fatto dal principio da San Pietro a “giudicare se sia giusto, innanzi a Dio, obbedire a loro più che a Lui”!
L’autore, quindi, procede anch’egli in tal senso, mediante la composizione di opera letteraria che, adottando lo stile profetico, mostra, da un lato, i dubbi dei fedeli — i quali rendono direttamente al Signore la loro testimonianza circa l’attuale disfatta della Chiesa e dell’intera società, soggiogate dall’imperante Rivoluzione, di cui si delineano qui gli effetti decostruttivi della stessa umanità — e descrive, dall’altro, la risposta che nostro Signore ci fornisce, quale possiamo apprendere dall’ascolto diretto della Sua Parola eterna, pervenutaci per mezzo della costante Tradizione Apostolica e del Sacro Magistero, fino ad oggi.
Una raccolta di riflessioni sui documenti fondamentali del Concilio Vaticano II aiutano il lettore a comprendere la dimensione profetica del pontificato di Francesco, che si pone in profonda continuità con il magistero dei suoi predecessori – i Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II e di papa Benedetto XVI – i quali hanno operato nel segno del “mistero di comunione”, filo rosso di tutti i testi conciliari attraverso cui è possibile rintracciare la chiave della loro corretta ermeneutica.
La povertà, con le molteplici forme di sottosviluppo ad essa collegate, è uno dei "segni dei tempi" più eclatanti della nostra epoca. Essa coinvolge non solo intere popolazioni di paesi che soffrono un sottosviluppo endemico, ma anche vasti settori delle popolazioni dei paesi ricchi e tecnologicamente più avanzati. Diverse campagne di lotta alla povertà su scala mondiale sono miseramente naufragate. Inoltre, si è rafforzata la dottrina che povertà e poveri siano un "danno collaterale" inevitabile se si vuole perseguire il progresso dell'umanità. Se nel passato la teologia ha proposto una sua lettura della povertà, oggi è necessariamente coinvolta nell'analisi della povertà e nella lotta per il suo superamento. Ma come si può parlare della povertà, in prospettiva teologica, come "segno dei tempi", vedere in essa un "luogo teologico"? Come può essere una fonte di conoscenza per la riflessione teologica, di concerto con gli altri luoghi teologici? L'attenzione (la "scelta preferenziale") ai poveri non è più solo una virtù individuale, ma deve essere coscienza di chiesa. Di più, l'auspicio programmatico del neoeletto vescovo di Roma, Francesco, «come vorrei una chiesa povera e dei poveri», spinge a domandarsi se il "dei poveri" sia una nota puramente congiunturale o non invece una nota costitutiva della chiesa.
La chiesa oggi deve fare un atto di coraggio e rendersi conto che si trova davanti a una realtà che corre velocissima e che rischia di far sentire il suo linguaggio fuori tempo, inadeguato. Bisogna muoversi come sta già facendo papa Francesco: tornare al cuore del linguaggio evangelico ed elaborare un linguaggio nuovo. E di questo cambiamento i veri protagonisti sono i giovani.
Negli incontri di progettazione pastorale emerge spesso la domanda: ”Che idea di Chiesa abbiamo?”. Questo volume cerca di dare risposte teologiche e concrete. Lʼ:itinerario si sviluppa sul metodo della teologia pastorale, in tre momenti: analisi della realtà sociale, culturale ed ecclesiale odierna (prima parte): individuazione di criteri teologici che indichino il necessario cammino di conversione pastorale e di rinnovamento da percorrere (seconda parte): indicazione di scelte concrete per una Chiesa più fedele allʼ:identità affidatale da Gesù e alla vita quotidiana dellʼ:uomo della post-modernità (terza parte). Con la testimonianza di figure significative come Milani, Mazzolari, Pellegrino, Lercaro, Bello, Charles de Foucauld ecc. e di esperienze cattoliche e protestanti.
Quale posto dà la chiesa ai praticanti occasionali che si sono allontanati da essa? Quale l’atteggiamento di chi si sente invece parte di questa chiesa? Nei vangeli Gesù è circondato da persone che lo frequentano e si legano a lui in modi differenti: la folla, i discepoli, gli apostoli, ma anche tutti quelli che dopo averlo incontrato sono rinviati alle loro case, alle loro famiglie. La missione dei fedeli integrati nella chiesa consiste forse nel camminare a fianco di quei battezzati che, come i due testimoni di Emmaus, attraversano la quotidianità senza riconoscere l’esplicito legame tra scelte personali, amore e vangelo. Papa Francesco alza un grido: “No a un’economia dell’esclusione”. Ci sentiamo interpellati da queste parole?
Valérie Le Chevalier, sposata e madre di famiglia, insegna teologia al Centre Sèvres di Parigi ed è segretaria editoriale della rivista francese Recherches de science religieuse.
Il documento che qui offriamo al lettore italiano affronta uno dei temi di maggiore importanza non solo nel dialogo attuale tra le chiese ortodossa e cattolica, ma anche nel complesso dibattito interno a ciascuna di esse: il modo in cui si articolano primato e sinodalità, a tutti i livelli, locale, regionale e universale. Non si tratta tecnicamente di un testo di consenso, ma di uno studio storico e teologico su come, nel corso di due millenni di storia delle chiese, forme di governo sinodali e forme primaziali si sono formate e consolidate, sono state in tensione ma anche in feconda interazione.
Il Gruppo di lavoro misto ortodosso-cattolico Sant’Ireneo è nato nel 2004, per iniziativa dell’Istituto ecumenico Johann Adam Möhler di Paderborn, con il fine di aiutare e affiancare il dialogo teologico ufficiale tra ortodossi e cattolici. Vi fanno parte teologi cattolici e ortodossi che hanno deciso di intraprendere liberamente un percorso di studio per approfondire gli aspetti più problematici che ancora dividono le loro chiese.