Da una giornata di studio promossa dai docenti delle Scienze Umane dell'Istituto di Scienze Religiose di Assisi per il Biennio di Specializzazione Pedagogico-Didattico, nasce questo contributo multidisciplinare, per offrire in particolare agli insegnanti della Religione Cattolica, a genitori ed educatori uno spazio di riflessione sul compito educativo della scuola e alcuni strumenti per accompagnare lo sviluppo della dimensione religiosa dei ragazzi a loro affidati. La fede, don che si trasmette attraverso relazioni e incontri significativi, ha bisogno di narrazione. Narrare significa infatti interpretare, superando la tentazione di cestinare i vissuti nel "gran bidone dell'indifferenziato". Narrare significa cercare il senso e dare il senso. Cioè una direzione. La sociologia, la pedagogia, la psicologia e la didattica si confrontano per tracciare sentieri di narrazione della fede ad una "generazione incredula" soprattutto di futuro.
La ricerca condivisa e approfondita nel Congresso "Liturgia ed evangelizzazione", pur con una notevole diversità di approcci e di prospettive, ha contribuito in maniera significativa a far comprendere che la bellezza che evangelizza nella liturgia non è "cosmetica", frutto di sofisticati artifici, né una bellezza "estetizzante", espressione di uno spirito aristocratico che mira a distaccarsi dalla massa, o solo "un fattore decorativo dell'azione liturgica" (Sacramentum caritatis, 35), e neppure una bellezza edonistica e spettacolare, che garantisce nell'immediato emozioni a basso prezzo. Nel "nucleo fondamentale" della fede, che si celebra nella liturgia, "ciò che risplende è la bellezza dell'amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto" (Evangelii gaudium, 36). Si tratta della bellezza che è possibile riconoscere nel volto del fanciullo, come nel volto dell'anziano, una bellezza sempre "in relazione": chi sa ravvisarla abbraccia e riconosce tutta la persona, non si arresta neppure di fronte al volto sfigurato del Crocifisso e dei suoi fratelli e sorelle che si incontrano nella storia. Il Congresso, promosso dalla Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana e organizzato in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana (Roma 25-27 febbraio 2015), ha inteso accogliere l'invito di Papa Francesco a riscoprire la bellezza evangelizzante della liturgia.
Chi è papa Francesco? Un Pontefice con i fiocchi. È lo stesso prete, vescovo, cardinale, però umilmente abbigliato di bianca autorità. È ormai entrato nel guinness dei primati: primo gesuita, primo extraeuropeo, primo con il nome di Francesco, primo a non abitare negli appartamenti pontifici, primo con una croce pettorale d'argento e, per giunta, primo a principiare la recente enciclica con le iniziali in lingua italiana, Laudato si' di San Francesco. Quarantacinque personaggi, tra cui undici cardinali di varia nazionalità, parlano di lui in questo libro, apprezzando la personalità di un grande Papa che sta coinvolgendo con la sua umanità e la sua spiritualità masse sempre più ampie sia di religiosi che di laici, i quali lo seguono con entusiasmo e si riconoscono in lui.
L'opera presenta l'attuale apostolato del clero castrense, nelle sue dimensioni di servizio parrocchiale, cura spirituale e pastorale di ambito. Trattandosi di un'azione spesso "nascosta" erto le mura delle caserme e da alcuni forse non compresa, è sembrato utile far conoscere come realmente essa si svolga. Anche per questo, il testo si conclude presentando il "messaggio di pace" offerto, anche recentemente, da questa Chiesa ai fedeli militari.
Nella sua storia bimillenaria la parrocchia si è continuamente adeguata ai tempi rinnovando le modalità della sua presenza, uno sforzo che oggi richiede di uscire, in modo definitivo e senza rimpianti, dall'autoreferenzialità. Il volume si propone di offrire alcuni spunti in tale direzione attraverso l'analisi critica della situazione odierna, l'elaborazione di criteri teologico-pastorali e l'invito a nuove modalità di progettazione.Nella prima parte si approfondiscono i due tratti distintivi della parrocchia: la sua realtà di comunità di credenti e il suo abitare sul territorio accogliendone le sfide. La seconda individua i diversi criteri-guida all'agire pastorale rinnovato, i passaggi operativi e i linguaggi necessari per attuarlo. Nella terza parte sono proposte due realizzazioni: la prima riguarda le nuove forme di comunità fra parrocchie e la seconda presenta un'esperienza di evangelizzazione del territorio cittadino, promossa e coordinata dalla Caritas di Torino.
«Ma lei non ha mai ascoltato una delle sue omelie? Ha mai avuto qualche dubbio sulla loro qualità, formale e sostanziale? Sulla loro reale capacità di "comunicare", di entrare in relazione con quanti le stanno davanti, di raggiungere, insieme, la loro intelligenza e il loro cuore?». Sono le domande che un esperto di comunicazione potrebbe rivolgere a un predicatore e che, anche alla luce dei recenti documenti del magistero, non si possono archiviare come quesiti pedanti e accademici. Tuttavia, secondo l'autore, le antiche regole della retorica o le più moderne tecniche di public speaking possono essere utili, ma non risolutive, e il predicatore non può essere considerato un «professionista» che eroga il «servizio della Parola» in modo efficace ed efficiente in virtù delle sue competenze tecniche. L'omelia, infatti, è un'esperienza nella quale, chi parla, entra quasi in punta di piedi in un dialogo già in corso tra Dio e i fedeli. Ciò richiede una predicazione «simbolica», che cioè sappia propiziare un incontro capace di coinvolgere e ricondurre a unità le dimensioni della persona, all'interno di un'esperienza di trascendenza.
In questo libro l'autore riflette sulla povertà nel ministero e nella vita dei presbiteri diocesani a partire dal Decreto del Concilio Ecumenico Vaticano II Presbyterorum ordinis, per individuare che cosa significhi realmente per un ministro ordinato abbracciare oggi la povertà volontaria.
In questo libro l'autore riflette sulla relazione fede e ragione ed argomenta della necessaria integrazione delle due realtà, anche per la teologia pastorale.
Come comunicare la fede all'uomo di oggi in modo semplice, avvincente e personale? Come narrare la storia che vede coinvolti Dio e l'uomo, sempre in modo originale e inedito, non in forma stereotipata e con formule, forse corrette, ma astratte? Ecco le domande che assillano tutti coloro che vivono la fede come valore importante per la propria vita. Chi racconta consegna nelle mani e nel cuore di chi ascolta qualcosa del mistero della sua persona, trasmette un segreto di vita, che aiuta a vivere coloro che recepiscono il segreto. Tutto questo lo è ancor più nel narrare la propria fede. I diversi autori, ognuno dalla propria prospettiva, affermano che la vera narrazione della fede mantiene salda la centralità del contenuto di fede e dà l'opportunità a colui che narra di personalizzare il racconto, così come hanno fatto gli stessi evangelisti e tutti gli scrittori del Nuovo Testamento, testimoniando con entusiasmo e coraggio la loro fede in Cristo, unico Signore. L'evento della storia della salvezza ha bisogno della narrazione per poter essere rappresentato in maniera corrispondente alla condizione umana. Trasmettere la fede non significa trasmettere un deposito, ma comunicare Dio, partecipare Dio che è agape. Trasmettere è innestare il contatto con la visione, l'esperienza con l'interpretazione, la testimonianza con il memoriale. L'educazione è cosa diversa dall'istruzione; non viene data mediante corsi di morale e comportamento...
Guida pastorale per le celebrazioni liturgiche 2016/17. Rito Romano.