Capita, leggendo l’AT, di trovarsi di fronte ad affermazioni che fatichiamo a comprendere. Alcune di esse riguardano anche la preghiera. Perché parole buone non ottengono i risultati sperati? La nostra indagine studia brevemente la preghiera nell’AT in genere, per poi presentare alcuni casi in cui, sotto la superficie delle espressioni, è possibile cogliere aspetti problematici, false sicurezze che rendono inautentica la relazione con Dio.
Benedizioni e maledizioni, salmi e inni, esorcismi e formule apotropaiche. Una selezione di preghiere che si trovano in manoscritti databili tra il II secolo a.C. e il I d.C., mostra il sostrato da cui è scaturita la predicazione di Gesù. Lo studio del pensiero religioso del periodo finale del giudaismo del Secondo Tempio consente, infatti, di comprendere meglio le origini cristiane e di considerare la preghiera come il modo d’intendere Dio nella forma di un’alta espressione letteraria. Ogni capitolo di questo volume propone i testi originali, le traduzioni, le note, la bibliografia e un commento di carattere teologico che evidenzia, quando è possibile, i collegamenti con i testi del Nuovo Testamento​.
Un itinerario di preghiera per guidare i passi del fedele nel tempo del Natale. "Ti invito a fare questa Novena con gli occhi rivolti a un tempo al Signore e alla terra. Come è possibile? Guarda Cristo e vedrai entrambi con un solo sguardo. Guarda Francesco, guarda le sue stigmate, ma guarda anche la sua semplice voglia di mostaccioli e vedrai come non c'è nessuna dimensione della tua esistenza che non possa diventare spazio di Natale, spazio in cui possa nascere il Figlio del Padre..." (Dalla prefazione di Robert Cheaib)
«I Vangeli ci hanno tramandato due formule della Preghiera del Signore: la più lunga - e senza dubbio la più esplicita - è quella di san Matteo, a cui la Chiesa è rimasta tradizionalmente fedele. L'altra, più breve, conservata dall'evangelista della preghiera, san Luca, riferisce il probabile contesto del Pater. Secondo i padri Abel e Lebreton, Gesù l'avrebbe insegnato ai suoi discepoli, sul versante orientale del monte degli Ulivi. I discepoli del Precursore - Giovanni e Pietro - possedevano già una preghiera di gruppo. Non appena però la comunità apostolica si forma e i Dodici prendono coscienza della loro unità, essi richiedono al Maestro una preghiera che saldi la loro comunione con lui e tra loro. E Gesù insegna il Pater: "Direte: Padre nostro". Sin dall'origine della Chiesa il Pater si rivela come la preghiera del cristiano: come la presenza del Cristo invisibile in mezzo alle comunità che si vanno costituendo in Palestina, in Siria e nell'intero bacino mediterraneo». Con queste parole Adalbert Hamman, O.F.M., introduce questo volume in cui i Padri della Chiesa raccontano, spiegano e commentano il senso della principale preghiera cristiana.
Il primo movimento della preghiera è l'ascolto. Ascolto di una Parola che viene da lontano, ma che è rimasta viva e feconda. Ascolto di una Parola che si è fatta carne in Gesù e ha manifestato l'amore con i gesti e con il dono di sé, fino in fondo. Contenuta nella sacra Scrittura, questa Parola rischia talvolta di rimanere prigioniera del testo stesso. Comprenderla, certo, è importante. Ma non basta. Dietro la Parola, infatti, c'è Uno che parla, che rivela se stesso perché cerca di stabilire con gli uomini un'alleanza fidata e duratura. Ecco perché proviamo il desiderio insopprimibile di rispondergli e azzardiamo un "Tu" che riconosce come Egli sia vivo e raggiungibile. È l'esperienza che può avvenire ad ogni eucaristia ed è in quel contesto che sono nate queste preghiere. Portano in sé la traccia indelebile della fede e della sensibilità di chi le ha scritte, ma anche il gusto, il sapore di una comunità cristiana con la quale per tanto tempo si è celebrata l'eucaristia della domenica e insieme alla quale ci si è trovati attorno alla parola di Dio, portando gli interrogativi e i problemi che sgorgano dalla vita quotidiana.
«Non amo la morte come fine, ma la amo come inizio. Non come morte ma come lasciapassare alla Vita, quella che non ha scadenze di tempo, la amo non per ciò che toglie, ma per ciò che dona». Con queste parole suor Lina Farronato introduce le pagine di speranza e di meditazione che il lettore si trova davanti. Di fronte alla morte, infatti, tutti ci sentiamo indifesi, si tratti della nostra oppure di quella di qualche nostro caro: come pregare, come riflettere mantenendo i cuori aperti alla luce e alla speranza? Dalla meditazione biblica sul morire e sul dopo la vita, attraverso la preghiera dei Padri della Chiesa e delle figure spirituali a noi contemporanee, suor Lina ci conduce in una riflessione dettata da grandi anime, che fa di questo libro un piccolo breviario che mette sempre e continuamente al centro la vita pensata come eterna, aperta a un futuro che non verrà meno.
Come per la Chiesa universale il Benedictus è per antonomasia il canto di lode del mattino, così il Magnificat è il canto di ringraziamento che illumina ogni sera. Accostare questi due canti nel contesto della luce prodotta da quel sole che, quando tramonta su una terra, va alluminarne un'altra, ricorda che alba e tramonto sono fatte dalla stessa luce e che ogni uomo, da est a ovest, è illuminato dalla stella luce. Ecco una semplice esegesi, versetto per versetto, del Benedictus di Zaccaria e del Magnificat di Maria.
La preghiera è un'esperienza di comunicazione con Dio e la familiarità con la Parola delle Sacre Scritture costituisce l'ingrediente fondamentale del cammino spirituale di ciascuno. Porre Dio al centro, nel cuore e nella vita, viene agevolato dal metodo della Lectio Divina, che viene presentato come possibile per tutti. Nella Lectio Divina la lettura della Parola diventa preghiera, ascolto di Dio nell'apertura del cuore al Sole che illumina. Lo Spirito, che può tutto, purifica, illumina, scalda e scioglie ogni chiusura.
È importante intraprendere un serio cammino di preghiera creando uno spazio per l'esperienza di Dio nel proprio quotidiano, perché senza la preghiera nella nostra vita non possiamo dirci cristiani. Dalla presenza dello Spirito Santo in noi nascono i frutti: «intermittenti» all'inizio del cammino, continui quando essa è vissuta profondamente. Il primo frutto è la pace interiore: non più affanno, angoscia, paura, ma ristoro nelle frustrazioni e nelle tensioni della vita. In questo spazio dato al Signore nasce anche la benevolenza verso il prossimo, la vera carità, l'esigenza di perdonare.