Papa Francesco ha parlato di terza guerra mondiale a pezzi. Le tensioni internazionali nel XXI secolo infatti aumentano, mentre i cambiamenti climatici affliggono l'intero pianeta e i movimenti migratori diventano globali. Cosa sta succedendo e perché? Il libro cerca di offrire al lettore una chiave di lettura per comprendere una realtà complessa e difficile come quella contemporanea, indicando alcuni elementi geopolitici che spesso sono alla base delle tensioni e che condizionano i rapporti internazionali. Questioni e temi spesso ignorati o taciuti, che però servono per orizzontarsi in un mondo sempre più interconnesso. Dalle contese per i confini terrestri e marittimi a quelle per le risorse alimentari ed energetiche, dall'accaparramento di vaste zone nell'Africa per le monocolture alle lotte per l'acqua, l'autore ci aiuta a capire cosa sta avvenendo e perché, offrendoci uno strumento utile per definire le dinamiche del XXI secolo.
Un pianeta più caldo significa ghiacciai che si sciolgono, piogge meno prevedibili, alluvioni più frequenti, deserti che avanzano. Nell'acqua vediamo gli effetti del riscaldamento globale e la probabile causa di guerre future. Oro blu, in nove storie da tutto il mondo, dalla Sicilia al Bangladesh, dall'Olanda al Brasile, ci fa scoprire come l'acqua si intrecci all'economia, alla storia, alla cultura e alla vita di ciascuno di noi.
Siamo un pezzo di natura, lo dice la scienza ecologica, e se la natura si degrada anche noi facciamo la stessa fine. Partiamo da dove posiamo i nostri piedi. Ogni secondo in Italia spariscono sotto cemento e asfalto 2 metri quadrati di suolo. Eppure il suolo è la nostra assicurazione sul futuro, per produrre cibo, per filtrare l'acqua, proteggerci dalle alluvioni, immagazzinare CO2. La sua perdita irreversibile è un grave danno per noi e per figli e nipoti. Tanto piú in epoca di riscaldamento globale che, inducendo fenomeni meteorologici estremi - alluvioni, siccità, ritiro dei ghiacciai e aumento dei livelli marini - minaccia il benessere dei nostri figli e nipoti. Eppure ci sono molti modi per risparmiare energia evitando di aggravare l'inquinamento atmosferico o per non sprecare inutilmente le risorse naturali che scarseggiano mettendo a rischio il futuro. Mercalli lo dice e lo scrive da oltre vent'anni, e propone qui un compendio di riflessioni, prendendo lezioni di metodo e di vita da Primo Levi.
Novembre 2019. Le frane e gli allagamenti che hanno colpito Piemonte e Liguria e l'ennesimo picco di acqua alta a Venezia sono solo gli ultimi episodi di una lunga serie. Periodi prolungati di siccità, eventi estremi di una violenza inaudita, forti mareggiate che distruggono tutto. Perché un'Italia così disastrata? Di chi è la colpa? Antonello Pasini affronta i temi del riscaldamento globale e del dissesto del territorio in una nuova luce, analizzando i principali fattori in gioco e mettendoli in relazione tra loro in quella che viene provocatoriamente definita «equazione dei disastri»: la pericolosità degli eventi meteo-climatici, la vulnerabilità del territorio italiano e l'esposizione nostra, delle nostre case e dei nostri beni. La conclusione è che non si tratta di una natura maligna, ma di un ambiente deturpato dall'uomo, dal punto di vista del clima e del territorio, fino alle "furbate" del genio italico che continua a perpetrare abusi su un territorio già fragile. Solo conoscendo la situazione di oggi e la sua probabile evoluzione futura potremo fare qualcosa per cambiare rotta. Perché non solo i decisori politici, ma anche i cittadini, devono sapere.
Per anni, le élite politiche e finanziarie hanno nascosto la verità. Senza una drastica riduzione delle emissioni di CO2, entro il 2100 fino al 75% degli abitanti del pianeta potrebbe essere annientata da ondate di calore. Cambiare non è solo auspicabile, spiega Fred Vargas, ma necessario. Dobbiamo modificare la nostra dieta per incidere sempre meno sul cambiamento climatico; ridurre drasticamente la produzione di rifiuti e passare all'energia pulita. Lavorando insieme, riflettendo e immaginando soluzioni, l'umanità può ancora cambiare rotta e salvare sé stessa e il pianeta.
In un tempo in cui la maggior parte dell'umanità si è allontanata da una vita a contatto con la natura, dirigendosi verso una eccessiva medicalizzazione anche dei più piccoli disturbi fisici, l'autrice - in contatto con i più famosi monasteri e conventi d'Italia - ha scelto di farsi raccontare la sapienza erboristica e medica che monaci e frati hanno coltivato fin dai tempi più remoti. In un viaggio entusiasmante Anna Maria Foli ha incontrato abati e madri badesse, priori e superiori, attingendo ai codici medievali della tradizione sul cosiddetto "giardino monastico" e ai ricettari della farmacia di San Salvatore a Gerusalemme, scoprendo che l'interesse per la psicosomatica e la terapia olistica fiorì proprio negli antichi conventi. Un grande prontuario di ricette terapeutiche, tutte naturali, attinte dall'antica sapienza di monasteri e conventi. Una guida pratica al riconoscimento delle erbe officinali e al loro uso medicinale, cosmetico, aromatico, dietetico. Di ogni rimedio, la storia, gli aneddoti, le caratteristiche, le proprietà curative, la preparazione e le modalità di utilizzo.
Da Assisi al monte della Verna, nel Casentino, da Moncasale nei pressi di Sansepolcro, nella Valtiberina Toscana, all'Alpe di Catenaia e all'Alpe della Luna, le montagne attraversate da Massimiliano Ossini sono luoghi mistici, in cui natura e spiritualità trovano il loro equilibrio e in cui la bellezza di spazi incontaminati abbraccia fede, storia e cultura. Massimiliano Ossini, in questo libro, ripercorrendo anche molti luoghi toccati da san Francesco nel suo peregrinare, ci accompagna lungo un itinerario in cui il trionfo naturalistico delle nostre montagne e la loro carica mistica ci permettono di riscoprire e di rendere più chiaro ciò che abbiamo dentro.
Il Polo si sta inesorabilmente sciogliendo. È un fatto col quale dobbiamo confrontarci. Lo scioglimento dei ghiacci è andato aumentando drammaticamente negli ultimi trent’anni. E i ghiacci del Polo sono la cartina al tornasole dello stato di salute del clima del pianeta e tanto più diminuiscono, tanto meno calore viene riflesso verso lo spazio dal loro candore, peggiorando ulteriormente la situazione in un circolo vizioso. L’accelerazione del fenomeno è impressionante, ma le autorità politiche non sembrano aver ancora realizzato l’enorme pericolo che ciò comporta , ovvero che il destino dell’Artico è la miccia che potrebbe innescare una spirale che finirebbe col coinvolgere il mondo intero. Addio ai ghiacci, uscito per la prima volta nel 2017 e ora aggiornato agli ultimissimi dati, contiene tutti i fatti incontrovertibili dell’evidenza scientifica, minuziosamente raccolti, spiegati e argomentati in maniera estremamente comprensibile per chiunque: non dà scampo. È un appello accorato e competente che non deve cadere nel vuoto.
Prima dei fiori – bellissimi – in Europa sono arrivate le foglie. Quanti sanno infatti che anche la pianta del tè è una camelia? Guardiamo a questo fiore ancor oggi come a un’icona di stile, che tra Ottocento e Novecento ha condizionato la moda e goduto di fortune letterarie e musicali. Eppure le sue foglie hanno conquistato il mondo, ne hanno rivoluzionato aspetti culturali, sociali ed economici, intorno a esse si sono canonizzati riti e millenarie cerimonie. Indubbio è il suo pregio ornamentale, ma la camelia è pianta utile non solo per l’infuso biondo e dissetante: nei paesi d’origine, oltre alle foglie, si lavorano semi, legno e petali. La storia del viaggio e della diffusione di questa pianta – nella sua duplice ricezione, quale pianta ornamentale e pianta del tè – è affascinante, e in parte ancora avvolta nelle nebbie. In Europa e in Italia diviene, soprattutto, storia di ville e giardini, di passioni aristocratiche, esclusive, per un fiore mutante, metamorfico, che si declina in forme diversissime e in ricche gamme cromatiche, talora persino sul medesimo esemplare. Così innumerevoli le cultivar da soddisfare i capricci estetici sia di chi ama corolle dalla perfezione geometrica sia di chi le predilige bizzarre e vezzose.
Siamo abituati a pensare che le foreste siano statiche, che stiano lì, immobili, da sempre. Ma non è così. Semplicemente vivono, e cambiano, a un ritmo più lento del nostro. C'è, tuttavia, un momento in cui abbiamo la possibilità di apprezzarne il cambiamento, e, ironia della sorte, è proprio quando vi si abbatte una calamità o, come si dice in ecologia, un «disturbo». Che sia un incendio, un'alluvione, un'eruzione, ciò che segue non è l'estinzione totale. Al contrario. Disturbi di questo tipo sconvolgono un ecosistema, ma al tempo stesso aprono la strada a nuove specie animali e vegetali. Come le orchidee, ad esempio, che muoiono all'ombra fitta degli alberi, ma proliferano nei terreni aperti e assolati. O come le aquile, che battono le foreste disastrate perché, senza gli alberi, godono di maggiore visibilità sulle prede a terra. Ed è proprio questa capacità di adattamento, questa naturale resilienza, ad accumunare i boschi e le foreste che Vacchiano ha incontrato durante la sua attività di ricerca e i suoi viaggi, e che racconta in queste pagine. Una resilienza acquisita grazie a milioni di anni di lenta evoluzione, che però potrebbe non bastare di fronte alle pressioni e ai cambiamenti estremamente repentini a cui stiamo sottoponendo la nostra casa comune da un secolo a questa parte. E quindi? Vacchiano indica una strada. Dal parco nazionale di Yellowstone negli Stati Uniti alla foresta pluviale delle isole Haida Gwaii nell'Oceano Pacifico, fino alla piemontese Val Sessera, ogni bosco rivela storie di connessioni: tra alberi e alberi, tra alberi e animali, tra alberi e acqua, o aria, o fuoco. Tra alberi e uomini. E anche, tra uomini e uomini. Dimostrando quanto siamo immersi negli ecosistemi che ci danno la vita. Siamo in relazione con ogni loro elemento. Che ne siamo consapevoli o meno, noi siamo una loro causa e un loro effetto. Le storie che Vacchiano racconta parlano di piante, boschi, foreste, ma soprattutto di noi, di come sapremo immaginare il nostro futuro in relazione all'ambiente che ci circonda.
Quando ci si presenta si inizia dal nome. Il mio nome scientifico è Pinus pinea. Così mi ha chiamato Linneo, scegliendo come nome specifico pinea, quasi a dire 'pino per eccellenza'. Il mio nome italiano è semplicemente pino domestico, pino da pinolo, pino ombrellifero. Sono il vero simbolo di albero italico. Il pino domestico è il vero simbolo di albero italico. Non a caso gli inglesi lo chiamano Italian stone pine e in Francia Pin d'Italie. È l'albero di casa nostra perché il paesaggio mediterraneo non è umile né dimesso. È grandioso, solenne, rifiuta la pompa dei colori esotici tropicali. Il pino, questo grande e maestoso albero, dall'odore penetrante, caratterizza, fino a diventarne l'icona, la macchia mediterranea dei litorali tirrenici, adriatici e ionici e delle isole di Sardegna e di Sicilia.
Andrea e Nepal sono due scalatori. Insieme hanno conquistato molte vette, spingendosi fin oltre i quattromila metri d'altitudine. Il capocordata è sempre Nepal, che avanza legato all'imbracatura del compagno di viaggio, a due o tre metri di distanza, diligente e senza paura. A una certa quota l'aria cambia, si respira la vera libertà, e ogni passo deve essere preciso, controllato... E pensare che Nepal, splendido esemplare di lupo cecoslovacco, è nato al mare, a Genova, e ha incontrato le grandi altitudini soltanto perché Andrea, che abita vicino a Sondrio e la montagna ce l'ha nel sangue, ha deciso di prenderlo con sé. Ma si è adattato subito. In soli quattro anni i due hanno conosciuto persone di ogni età, superato delusioni e infortuni, partecipato a concorsi di bellezza canini, e una volta hanno persino salvato la mamma di Andrea da una situazione difficile che sarebbe potuta diventare anche molto pericolosa. Senza mai dimenticare la loro grande passione, l'alpinismo: nella neve le loro sei impronte si confondono e raccontano l'eccezionale storia di uno speciale, piccolo branco.