La Bibbia è il libro dei sentimenti e delle emozioni e, come uno specchio, riflette il nostro mondo interiore e aiuta a leggerci in profondità. Nella Scrittura la dimensione emotiva è debordante. Essa presenta il credente come un essere sensibile che prova sensazioni ed è segnato da affetti, legami e relazioni. L'apatia non è una virtù biblica, mentre è fortemente raccomandata la simpatia, cioè la capacità di relazionarsi in maniera positiva e costruttiva. Pinto non solo aiuta a leggere in modo profondo alcune significative pagine bibliche, ma soprattutto invita a lasciarsi leggere dalla Scrittura. In nove capitoli disegna un'anatomia degli affetti e fornisce gli strumenti per un discernimento personale e comunitario, nella convinzione che raccontare i sentimenti e le emozioni della Bibbia permette di trovare una fonte di ispirazione e di nutrimento per la fede e per la vita pastorale.
Anche dopo una frettolosa visita al condominio del Pentateuco, sorgono immediate alcune domande: perché gli antenati d'Israele sono tre e non uno solo, e perché l'antenato d'Israele non è un antenato eponimo? Perché tutte le istituzioni fondamentali d'Israele sono legate al deserto e non al suo territorio nazionale? Perché il personaggio principale delle tradizioni fondanti, Mosè, non è un re e non fonda una dinastia? Insomma, il lettore che intraprende l'avventura di leggere il Pentateuco si trova davanti a una serie di camere chiuse, con un mazzo di chiavi in mano ma senza sapere quale di queste apre quale porta. Frutto maturo dello studio e dell'insegnamento protrattisi per oltre quarant'anni, l'opera di Jean Louis Ska permette di individuare le chiavi più adeguate ad aprire quello scrigno che contiene le più preziose tradizioni dell'antico Israele. Aiuta inoltre i lettori a orientarsi nella foresta - in alcuni casi la giungla - delle pubblicazioni sul Pentateuco, distinguendo i tentativi più validi e più proficui. Infine, alimenta il gusto della lettura, della ricerca e, forse ancora più importante, il desiderio di porre domande sempre più pertinenti a un testo antico, ma sempre giovane.
Il volume guida il lettore in un percorso attraverso la storia e la produzione letteraria di Israele dal I millennio a.C. al II secolo d.C., per ricostruire le circostanze sociali, politiche e culturali in cui hanno avuto origine i testi poi riuniti nelle Scritture ebraiche e cristiane. La nascita dei libri biblici si colloca fin dall'inizio entro un più vasto campo di tradizioni e interpretazioni: essi si sono costituiti e sono stati accolti dalle rispettive comunità come esito della ricezione di tradizioni orali e di scritti precedenti, ripresi, riformulati e commentati. Il "canone", che ci si presenta oggi nella sua forma rigidamente definita, è risultato di un processo di selezione e del confronto continuo con una letteratura più ampia, ricca e varia per forma e profilo teologico. Il principio alla base di questa ricognizione storico-critica è che la Bibbia ebraica e quella cristiana non possono essere adeguatamente comprese l'una senza l'altra, perché condividono un processo di formazione unitario. Ripercorrerlo significa gettare una luce nuova sulle relazioni secolari tra ebraismo e cristianesimo e sulla loro storia che è anche, fin dalle origini, storia dell'interpretazione della Bibbia.
Il libro fa parte del Corso di ebraico biblico, formato da due volumi, tra loro complementari.
Il primo sviluppa un corso completo, in 45 lezioni progressive; il secondo propone una serie di esercizi, unitamente alle loro soluzioni, onde favorire un punto di verifica agli autodidatti. Mentre si segue il Corso è, inoltre, possibile, grazie al CD-audio allegato, apprendere o migliorare la propria pronuncia e lettura della lingua. Il volume degli Esercizi contiene anche le Soluzioni degli esercizi e il Vocabolario di Greco Biblico.
Con questo prezioso sussidio, l’accesso all’Antico Testamento in lingua originale, non è più privilegio di pochi, ma un’opportunità offerta a tutti.
Filippo Serafini è nato a Modena nel 1965; è sposato con due figli. Ha conseguito il Baccalaureato in Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, la Licenza e il Dottorato in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico. È professore incaricato di Lingue Bibliche presso la Facoltà di Teologia dell’Università Gregoriana e insegna Introduzione all’Antico Testamento all’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare. Tra le sue pubblicazioni: Corso di Greco del Nuovo Testamento (Edizioni San Paolo), L’alleanza levitica (Edizioni Cittadella) e, con E. Galbiati, Atlante storico della Bibbia (Edizioni Jaca Book).
Luciana Pepi è nata nel 1962 a Palermo, dove si è laureata in Filosofia e ha ottenuto il Dottorato di ricerca. Ha conseguito specializzazioni presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e l’Università Ebraica di Gerusalemme. Ha insegnato ebraico biblico e Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, attualmente è ricercatrice all’Università degli Studi di Palermo. Al suo attivo ha numerose pubblicazioni; il suo ultimo lavoro è la traduzione dall’ebraico all’italiano del Pungolo dei Discepoli (Malmad ha-talmidim) di Jaqov Anatoli, Machina Philosophorum, Palermo 2004.
Queste meditazioni del Discorso della montagna cercano solo di porci sulle orme di Cristo, per seguirlo come discepoli, unendoci a Lui nel Cammino verso la Verità e la Vita. La Scrittura, nei suoi due Testamenti, è la cava del grandioso edificio del Discorso della montagna. In ogni parola di Cristo risuonano tante pagine della divina rivelazione. Questo commento riprende alcune di queste risonanze bibliche come un invito a percorrere ripetutamente, con l'atteggiamento di Rut la spigolatrice, le pagine della Bibbia, la cui ricchezza è inesauribile. Cristo non ha abolito la Torah, ma l'ha compiuta, l'ha portata alla sua pienezza. Così, dunque, percorrere l'Antico Testamento ci aiuta a comprendere Cristo e la sua predicazione. Mi piacerebbe che il lettore accogliesse queste pagine con lo stesso spirito con cui i giudei di Berea "accolsero la parola di Paolo con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così" (cf. At 17,11) dall'Introduzione.
I 10 volumi sul Discorso della montagna contengono in appendice commenti dei Padri:
Agostino – Ambrogio – Anonimo – Apollinare di Laodicea – Callisto Patriarca – Cassiano il Romano – Cipriano – Cirillo di Alessandria – Cirillo di Gerusalemme – Cromazio di Aquileia – Diadoco di Fotice – Doroteo di Gaza – Epifanio di Salamina – Evagrio Monaco – Geronzio di Petra – Giovanni Carpazio – Giovanni Crisostomo – Girolamo – Gregorio Magno – Gregorio di Nissa – Gregorio Palamas – Ignazio Xanthopouli – Ilario di Poitiers – Iperechio – Isaia di Gaza – Isacco il Siro – Leone Magno – Macario l’Egiziano – Marco l’Asceta – Massimo il Confessore – Niceforo Monaco – Niceta Stethatos – Nilo Asceta – Origene – Pietro Crisologo – Pietro Damasceno – Poemen di Scete – Silvano di Marsiglia – Simeone il Nuovo Teologo – Teodoro di Eraclea – Teodoro di Mopsuestia – Tertulliano
a cura di Franco Chirico
Draghi rossi con sette teste. Cavalli infernali che sprigionano fuoco, fumo e zolfo. Violenti scoppi di tuoni, terremoti, tempeste di grandine. Stelle che precipitano sulla terra. Isole inghiottite dalla furia del mare. Nugoli di mostruose cavallette che tormentano gli uomini. Tenebre, piaghe, sofferenze inaudite. Città che sprofondano, torri e mura che crollano. Stagni di fuoco ardente... Ci troviamo all'interno dell'ultimo libro del Nuovo Testamento che sigilla, con il suo enigmatico linguaggio, la lunga serie dei libri che formano la Bibbia. Si tratta dell'Apocalisse, un testo straordinario quanto difficile, formato da scene sovraccariche di immagini, metafore e visioni, molte delle quali si impongono per la loro spaventosa rappresentazione. Ma questo singolare libro sacro che ha i bagliori di una bellezza severa, da gioiello barbarico, non deve essere letto come la summa delle catastrofi. Nonostante la stranezza dei particolari e l'orrore di certe descrizioni, l'Apocalisse è un libro ispirato da Dio e, dunque, portatore di un messaggio di salvezza e consolazione.
Per diversi mesi padre Frédéric Manns ha tenuto una rubrica settimanale su L'Osservatore romano intitolata «I Racconti della domenica», molto seguita e apprezzata anche da Papa Francesco. In questa rubrica, che qui viene raccolta in un volume, con la sua sapienza biblica e teologica padre Manns ha raccontato personaggi e vicende della Bibbia, mostrandone la ricchezza religiosa, umana e teologica, insieme ai rimandi letterari di ieri e di oggi. Un piccolo capolavoro di teologia biblica che restituisce al lettore la ricchezza sempre inesauribile della Sacra Scrittura, raccontata di nuovo da un biblista che per decenni ha insegnato e predicato in Terra Santa.
In questo commento discorsivo e scorrevole, Blenkinsopp esplora la storia biblica di Abramo, facendoci dono di un ritratto nuovo e creativo di questo intrigante antesignano per giudaismo, cristianesimo e islam. Mentre decifra i testi di Genesi 11-25, Blenkinsopp si concentra sull'arte letteraria e teologica della narrazione nel suo insieme. Egli discute inoltre una serie di questioni sollevata dalla saga di Abramo, tra cui la conferma delle promesse di Dio, il cosiddetto sacrificio di Isacco (anche in rapporto alla morte di Gesù) e il ruolo dell'altro figlio di Abramo, Ismaele. Ogni capitolo comprende poi una sezione intitolata «Colmare le lacune», che analizza con occhio critico una quantità di commenti ebraici, cristiani e islamici suscitati dal testo-base di Genesi nel corso dei secoli. Abramo ne esce illuminato di una luce nuova. Da storico esperto qual è, Blenkinsopp ci restituisce un riassunto solido ed essenziale del testo, delle sue affermazioni e delle sue ricche risorse per la fede. Concentrandosi infine sul ruolo e la funzione che la tradizione abramitica seguita a svolgere, al lettore e alla lettrice si spiega che cosa può significare il patriarca per i cristiani di oggi.
La Lettera ai Colossesi si colloca tra la corrispondenza autoriale e quella della prima tradizione paolina. Si tratta di uno scritto protoepistolografico, in cui risuona e rivive la memoria Pauli in una situazione di poco lontana nel tempo dalla morte dell'Apostolo. È indirizzata principalmente ai «fratelli, santi e fedeli che sono a Colosse» (Col 1,2) e alle comunità della valle del Lico (Laodicea, forse anche Gerapoli), attraversate anch'esse, a quanto pare, dalla medesima problematica: i credenti sono minacciati e sedotti molto probabilmente da una parte minoritaria del giudaismo, di stampo mistico-apocalittico, che tenta in ogni modo di presentare alternative alla salvezza in Cristo. I Colossesi daranno prova dell'essere in Cristo e resisteranno a qualsiasi forma di seduzione e/o inganno attraverso il loro ethos (comunitario e domestico).
Il manuale offre brevi presentazioni dei dati storici e letterari delle singole Lettere di Paolo e delinea un'originale biografia teologica dell'apostolo. Del resto egli stesso, come si evince soprattutto dalla Seconda lettera ai Corinzi, si è orientato verso un'autobiografia teologica: missionario e, proprio per questo, teologo, ha fatto della sua stessa vita un «discorso» credibile sul «Dio» di Gesù Cristo. Il testo è rivolto, in particolare, ai seminaristi del biennio introduttivo, agli studenti di facoltà teologiche e di istituti superiori di scienze religiose, e ai laici che intendono accostarsi alla Scrittura con il desiderio di passare dall'esegesi della Bibbia a una vita secondo la Bibbia.
Papa Francesco ha deciso di consacrare la III Domenica del Tempo Ordinario alla riflessione sulla Parola di Dio. Il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva già esortato tutti i cristiani a nutrirsi quotidianamente della Parola e a pregare con essa.
La Costituzione dogmatica Dei Verbum, il documento fondamentale nel quale la Chiesa ha espresso la sua visione sulla Parola di Dio, rimane valida anche cinquant’anni dopo la sua promulgazione.
La società è cambiata radicalmente in questi ultimi anni. «A problemi nuovi, soluzioni nuove», ripete la gente. Invece, sant’Ambrogio afferma: «Cristo e la Scrittura divina sono il rimedio a ogni disgusto e il solo rifugio nelle tentazioni».
Quando la parola di Dio raggiunge l’uomo, questi ne viene trasfigurato: Dio ritorna a camminare sulle strade dell’umanità e la terra diventa il giardino di delizie. «Quando si legge la divina Scrittura, Dio torna a passeggiare nel Paradiso terrestre», afferma lo stesso sant’Ambrogio.
La Prima Lettera di Giovanni esprime perfettamente la novità della Rivelazione e della vita cristiana fondata sulla persona di Gesù. Per questa ragione non si può ridurre il cristianesimo a una filosofia, un'idea o una pratica sociale: solo l'incontro con il Risorto, persona vera e ardente d'amore, può rinfrescare e rinnovare l'esistenza del singolo e della comunità, riconducendola alla sua autentica sorgente. Proprio nel rinnegamento di questo elemento fondamentale e nella manipolazione della Parola a proprio uso e consumo, Giovanni intravede le sembianze dell'Anticristo, che grazie a numerosi complici si sostituisce alla verità di Cristo.