Tv a pagamento, internet, videofonini, blog e siti web che consentono di produrre e diffondere in proprio: è il crescente declino, se non la fine, della Tv generalista e del suo rapporto monopolistico con l'utente. Si tratta di una tendenza comune a molti paesi, assecondata dal dinamismo di imprese e gruppi finanziari che hanno profittevolmente investito nel settore digitale e multimediale. In Italia tuttavia essa assume una valenza particolare per il malsano intreccio fra Tv e politica e il singolare modo con cui sono state gestite le telecomunicazioni. Il volume racconta una storia di occasioni mancate, di scelte non fatte o fatte male in cui si sono esibiti nel corso degli ultimi quindici anni sia i governi di centro-destra che quelli di centro-sinistra. Sullo sfondo dell'evoluzione della telefonia e della trasformazione dei programmi e formati video, dal reality show a youTube, l'autore ricostruisce la vicenda di Telecom Italia, il contrastato avvento dei cellulari UMTS e il progressivo scioglimento del duopolio Rai-Fininvest per l'intervento di un terzo incomodo, Sky-Murdoch, che si avvia a detenere un terzo del mercato.
Il brand è, nel bene o nel male, uno fra i principali protagonisti della scena culturale contemporanea. Trascesa la sfera dell'economia di mercato, la marca ha da tempo permeato l'intera cultura sociale. Pur continuando a farsi garante di prodotti e imprese, è diventata una forma discorsiva che, assorbendo discorsi altrui (politici, mediatici, sportivi, turistici), li ricarica di senso. Questo libro ricostruisce la progressiva affermazione del brand come attore sociale a tutti gli effetti, mostrando come esso sia un fenomeno di natura principalmente semiotica. Ricostruendo e reinterpretando il dibattito in corso, proponendo nuove e più precise griglie d'analisi, il volume si occupa del segno-marchio in rapporto alle strategie di comunicazione, alla produzione e ricezione dei discorsi sociali, alle condizioni culturali della circolazione dei testi, alle dinamiche dell'intersoggettività, alla genesi delle credenze e alla gestione della fiducia nelle persone e nelle istituzioni, alle trasformazioni dell'immaginario collettivo, alla costruzione e al riconoscimento dell'identità. L'analisi di Gianfranco Marrone dimostra come la semiotica contemporanea possa offrire allo studio del brand una grande quantità di modelli teorici, sia dal punto di vista dell'analisi a posteriori dei suoi discorsi, sia da quello della gestione in fieri del capitale simbolico della marca.
Tutta la realtà umana e sociale appare oggi costruita sulla comunicazione. La politica, il mercato, l'intimità stessa delle persone si presentano come una rete sterminata e infinitamente complessa di messaggi, codici, atti linguistici che si incrociano, si sovrappongono, si determinano a vicenda. L'idea di comunicazione oscilla tra lo scambio di informazione e la seduzione, fra il dialogo e la manipolazione, tra un dominio assoluto del comunicatore e una libertà altrettanto assoluta del destinatario. La ricerca e la riflessione scientifica hanno prodotto un'imponente mole di studi specialistici e settoriali in guesto ambito: di qui l'esigenza di una comprensione unitaria e sistematica del fenomeno.
L'autore si sofferma sulla retorica che circonda il Web, la cosiddetta "Rete". Dalle Internet Companies di fine anni '90, popolate da ragazzetti che dormivano nel sacco a pelo per non lasciare nemmeno un minuto gli open space dove si progettava il futuro, alla tendenza alla bolla, quel correre a comprare qualcosa perché oggi vale più di ieri e si pensa che domani varrà più di oggi. A detta di Landi, fior di giornalisti e di economisti, non più adolescenti, cavalcano Internet come ultima scommessa per sentirsi e sembrare giovani, sovrastimano il valore di aziende improvvisate, fino a che la bolla non scoppia coprendo tutti di ridicolo. L'autore afferma che non c'è dittatura più proterva del Web, che vede come un grandioso palinsesto di truffe commerciali, violenze, manie, pornografia, trabocchetti pubblicitari. Così, per sapere cosa succede fuori, bisogna chiudersi dentro casa e accendere il computer: non più viaggiatori che esplorano il mondo, ma ospiti sedentari di un mondo che si offre in tutta la sua falsa completezza.
I costi stratosferici della politica tanto contestati e denunciati vanno di pari passo con quelli del finanziamento pubblico ai giornali: quasi 750 milioni di euro finiscono in un anno, sotto forma di contributi diretti o indiretti, nelle casse dei grandi gruppi editoriali, organi di partiti, giornali. Lo scandalo che l'autore denuncia è clamoroso non solo per la consistenza dell'esborso dalle casse dello Stato, ma anche sul piano etico e morale, perché, secondo la tesi del libro, è stato nascosto alla pubblica opinione dagli stessi giornali percettori di rendite inconfessabili e comunque "politicamente scorrette". Con questa inchiesta alla vecchia maniera si riempie il vuoto ripercorrendo la storia ultraventicinquennale, dalla primitiva legge 416 del 5/8/81 fino a oggi.
"Studiare i presupposti e i sottintesi, essere in grado di riconoscerli, stanarli, formularli esplicitamente è aumentare la nostra capacità di comprendere tesi. È inoltre aumentare la nostra capacità di usarli per apprendere le informazioni che ci danno ma anche per metterli in discussione. Infine è aumentare il nostro controllo sulla nostra stessa comprensione, ricondurla a delle regole, perché il riconoscimento di impliciti può e deve essere motivato."
In piena mutazione tecnologica, i media svolgono un ruolo ogni giorno più importante in materia di informazione, comunicazione, educazione, intrattenimento. Questo piccolo volume presenta un panorama sintetico ma completo dei diversi media (stampa, cinema, radio, televisione, Internet) dal punto di vista storico, tecnico, funzionale e critico.
Ogni forma comunicativa, sia essa culturale o mass-mediatica, assimila e applica le caratteristiche della comunicazione interpersonale, la più ricca in termini di scambio informativo. L'incontro tra un 'io' e un 'tu', elemento alla base di questa forma comunicativa, comporta infatti un'ampia gamma di conseguenze sul piano dell'interazione, che vanno dall'amicizia all'amore, dall'ostilità alla competizione. La soggettività della comunicazione interpersonale produce una comunicazione immediata legata al corpo piuttosto che alla verbalità - la cosiddetta comunicazione non verbale -, responsabile di un trasferimento di informazioni qualitativamente e quantitativamente superiore rispetto a quanto avviene in qualunque altra forma di scambio. La prima parte del manuale analizza la comunicazione in presenza, come il faccia a faccia, nelle sue possibili modalità: cooperazione, incomprensione e conflitto. Nella seconda parte viene presa in esame la comunicazione interpersonale a distanza, mediata da mezzi tecnologici. Di ciascun mezzo e-mail, lettera, chat, forum, telefono, cellulare - l'autrice traccia le particolarità costitutive e le difficoltà comunicative che ne derivano.
L'attenzione verso i diritti di bambini e ragazzi nella loro relazione con i media si è spesso tradotta, in termini politico-normativi e pedagogici, in azioni di protezione, tutela e censura che non sembrano essere sufficientemente adeguate a risolvere, ma prima ancora a comprendere, non solo le nuove forme di relazione dei giovani con strumenti di comunicazione sempre più innovativi ma anche la più delicata questione del riconoscimento dei diritti di partecipazione e coinvolgimento dei minori alle produzioni mediali. Nel volume vengono delineate le principali direzioni di questo dibattito, cercando di stabilire quali siano le risposte più adeguate ai quesiti relativi alle identità e ai ruoli dei minori di età nella relazione con i media. Punto di partenza del ragionamento è la centralità dell'infanzia e dell'adolescenza nell'informazione e nella comunicazione mediatica veneta, analizzata tentando di individuare i meccanismi di produzione adulta di senso comune relativo al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza e le modalità di costruzione mediatica di soggettività. L'insieme dei contributi offriranno al lettore elementi utili alla comprensione di quella connessione media-infanzia indispensabile per il riconoscimento delle discorsività sui minori che avvengono non solo nel mondo interno ai mezzi di comunicazione di massa ma anche nel mondo esterno ai media stessi.
La televisione, così come la si è conosciuta, sta per scomparire anche se in pochi se ne sono accorti, affondando in un oceano di schermi, terminali, reti, portatili, che diffondono una quantità sterminata di immagini, suoni e parole da poter consumare a qualunque ora e dovunque. Questo significa che il ruolo di forum sociale che il mezzo televisivo ha svolto per decenni, lungo quelle che Missika chiama le sue età (paleo-, neo- e post-televisione), si va esaurendo. Ciò comporta che il servizio pubblico sarà sempre più sfasato rispetto ai ritmi imposti dalle innovazioni tecnologiche a costi decrescenti, e alle nuove generazioni che ne sono le consumatrici più accanite. La televisione d'antan potrebbe diventare allora un medium rivolto soprattutto alla terza e quarta età, con evidenti ricadute anche sulla raccolta pubblicitaria. D'altra parte, grazie alla diffusione di tecnologie facilmente utilizzabili (video-telefonino) si verifica un processo di de-specializzazione che investe le professionalità tradizionalmente attive nel mondo dell'audio-visivo, per cui si assisterà a un'offerta televisiva sempre più orizzontale e sempre meno verticale. "La televisione sta per diventare una sorta di juke-box" scrive Missika, lo stesso concetto di rete o canale sarà obsoleto, il pubblico si rivolgerà direttamente a chi organizza lo spettacolo o l'evento by-passando qualsiasi mediazione.
La televisione è una «presenza» invadente e irrinunciabile, che funziona 365 giorni all'anno catturando mediamente ogni italiano per circa tre ore e mezza al giorno.
Un team di giovani professionisti del settore, formatisi presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha raccolto la sfida di «ingabbiare il mostro». Il risultato è stato un monitoraggio di più di 8.000 ore di televisione, da cui è uscita una mappa ragionata per scovare, nell'oceano del palinsesto, i programmi da non perdere e quelli da evitare, il meglio e il peggio di quanto va in onda.
Il volume si propone come orientamento sui modelli di vita e sui valori di cui i programmi si fanno portatori (coscientemente o meno) ed è nato sull'esperienza della serie di libri Scegliere un film (pubblicati dalle Edizioni Ares dal 2004 in poi), ideati come strumenti affidabili per lo spettatore che avverte la responsabilità educativa verso sé stesso o le persone a lui affidate (pp. 424).
Armando Fumagalli è docente di Semiotica e Direttore del Master in Scrittura e produzione per la fiction e il cinema presso l'Università Cattolica di Milano.
Chiara Toffoletto lavora come story analyst per la casa di produzione televisiva Lux vide e collabora alle attività didattiche dello stesso Master.