Crocevia fra Oriente e Occidente, Israele è uno Stato giovane con una storia millenaria alle spalle e un compito universale per il futuro: la costruzione della pace. Democrazia priva di una costituzione, affascinante mix di antico e moderno, le sue istituzioni si reggono sul patto su cui sin dai tempi biblici si fonda la convivenza della collettività ebraica. Due i piani su cui si pongono i contraenti: quello fra gli uomini e quello fra l'Onnipotente e gli uomini. La tensione fra terra e cielo, immutata da secoli mentre il mondo vive un'attesa gravida di incognite, fa di Israele il teatro delle contraddizioni irrisolte del nostro tempo e lo investe di una speciale responsabilità . La pace non deve in ogni caso apparire utopistica: essa è patrimonio intrinseco di un'etica millenaria trasmessa agli ebrei, della quale essi devono essere continuatori, poiché alla loro storia è da sempre strettamente legato il compimento dei disegni di Dio sul mondo. (pp.176)
Quando sul finire del Duecento il rabbino spagnolo Bahya ben Aser compose il suo "Commento alla Torah", egli interpretò la Scrittura attraverso un sistema a più livelli, capace di utilizzare le "vie" esegetiche classiche della tradizione rabbinica, di abbracciare la "via dell'intelletto" (il discorso esegetico della scienza e della filosofia) e di aprire, al culmine della lettura, la "via della qabbalah": il discorso esegetico della tradizione esoterica, relativo ai "segreti della Torah", trasmesso dalle diverse scuole dei cabalisti. Tale carattere inclusivo e divulgativo fu senza dubbio uno dei motivi della popolarità che il testo riscosse nel mondo ebraico (e non solo); ed è ciò che rende tuttora estremamente interessante la sua disamina.
L'autrice ha raccolto le parole di Liliana Segre con intensità di partecipazione. In questo libro, presentato dal cardinale Carlo Maria Martini, compare in filigrana la follia del nazismo, ma al centro ci sono sempre il coraggio e la fede nella vita che questa protagonista della Shoah ha coltivato e difeso. Proprio sessant'anni fa, il 27 gennaio 1945, Auschwitz veniva liberato dai russi e scoperto dal mondo intero: in occasione della Giornata della memoria, rievocare l'evento attraverso l'esperienza di una donna di pace può significare anche riflettere sul presente.
Il fenomeno dei matrimoni misti è al centro di un vivace dibattito nella società ebraica contemporanea: mentre per febraismo più conservatore rappresentano una vera e propria minaccia perché significherebbero la rinuncia a 3500 anni di storia e tradizione, ebraismo riformato si interroga sull' opportunità di celebrarli per preservare nella nuova famiglia educazione ebraica. Ma come è nata fostilità degli ebrei nei confronti di tali unioni? Prendendo in esame i libri biblici composti dopo esilio e in particolare quelli di Esdra e Neemia, Francesco Bianchi avvia uno studio storico-biblico sul tema. Dopo aver delineato in una breve introduzione alcuni aspetti generali del matrimonio nelle culture del vicino Oriente e nell'Israele antico, analizza tutti i passi relativi ai matrimoni misti e quelli che alludono alla sfuggente «donna straniera». In questo modo Autore evidenzia le ragioni e il contesto storico che permettono di comprendere origine di questa polemica e il significato che ha assunto nel corso dei secoli.
In questo volume vengono illustrati da diverse prospettive, i grandi progressi avvenuti nel dialogo fra Chiesa ed Ebraismo nell'ultimo mezzo secolo, le implicazioni di questo riavvicinamento nell'ambito della teologia cristiana, i risultati delle nuove relazioni fra Vaticano ed Israele. Al tempo stesso, si mettono in luce le questioni ancora aperte, le difficoltà da superare e le direzioni di un cammino ancora da compiere.
Lo studio mostra che l'ebraismo contemporaneo è un mosaico dove coesistono etnie, posizioni, culture diverse, talora assai lontane le une dalle altre ma nello stesso tempo cruciali per qualunque comprensione degli scenari religiosi contemporanei, dagli Stati Uniti all'Africa, dalla Russia al Medio Oriente. Il testo è frutto di anni di visite a comunità ebraiche dei più diversi tipi compiute dagli autori in tutti i continenti.
Lo sterminio degli ebrei consumato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale sembra farsi sempre più visibile e presente, al punto di diventare un genere storiografico permanente. Perché? Perché, tra i molti genocidi perpetrati nel corso degli ultimi decenni, quello degli ebrei è andato rivestendo un significato storico sempre più rilevante? L'"olocausto" continua a turbare le coscienze e a sollecitare l'attività degli studiosi: soltanto per senso di colpa? In questa nuova edizione del volume pubblicato nel 1997, Romano cerca di dare una risposta laica a tali domande, sforzandosi di leggere il passato e il presente senza pregiudizi ideologici, non per condannare o assolvere né tantomeno per giustificare, ma più semplicemente per comprendere.
L'ebraismo, rifiutando con decisione l'idea di fato, riconosce all'uomo la possibilità di plasmare il proprio futuro, abbandonando il peccato e facendo ritorno a Dio. Teshuvà, che in ebraico significa appunto "ritorno", nel linguaggio rabbinico indica pentimento, rifiuto del peccato, confessione della colpa e richiesta di perdono alla parte lesa, e rappresenta l'unico mezzo per alterare il rapporto obbligato tra peccato e punizione. In questo breve trattato, articolato in dieci capitoli, Maimonide espone le norme che aiutano l'uomo a raggiungere il pentimento, delineando autentici "percorsi di ritorno".
In questo libro, Stefani propone un'analisi dell'idea stessa di antigiudaismo, a partire dalla nascita della Chiesa cristiana e dal formarsi della sua identità per differenza. Abbandonando il termine antisemitismo, che è quello solitamente usato per indicare ogni forma di avversione o persecuzione nei confronti degli ebrei, l'autore studia il cammino dell'antigiudaismo, con tutte le varianti in cui è stato declinato nel corso di venti secoli.
Uno studio non convenzionale della condizione degli ebrei nell'Italia del secondo dopoguerra: la memoria della Shoah, il sionismo, il ruolo della comunità ebraica nella vita della Repubblica. Guri Schwarz (Milano, 1975) ha conseguito il dottorato in discipline storiche presso la Scuola Normale Superiore e attualmente svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Storia dell'Università di Pisa.