L'"Anno Sacerdotale", indetto dal Papa Benedetto XVI il 19 giugno 2009 in occasione del 150° anniversario del "dies natali" di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo, ha già suscitato grande interesse nel Popolo di Dio, particolarmente nei sacerdoti. "Tale anno", diceva il Papa, "Tale anno", diceva il Papa, "vuole contribuire a promuovere l'impegno d'interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi". La presente opera è un lodevole esempio di voler proporre un aiuto in questo cammino della Chiesa.
Dalla prefazione del Card. Hummes
Attraverso i territori del sacro, dell'etica, della tecnica, del futuro del cristianesimo e delle radici dell'Occidente, sostando sulla condizione giovanile e sulle metamorfosi recenti del lavoro e delle famiglie e giungendo a toccare le soglie della vita e della morte, Umberto Galimberti offre con questo testo un quadro lucido e avvincente dei tratti della nostra cultura, senza nasconderne le ombre e i pericoli. E ai presti rivolge una richiesta precisa: rimettere in circolazione il fondamento del cristianesimo che è l'amore, minacciato nel nostro tempo di eclissarsi in nome di pseudo valori, che hanno già fatto molta strada nel cuore dell'umanità.
Dio chiama alcuni giovani a diventare sacerdoti o religiosi, cioè a spendere la vita per donarsi a tutti, specialmente ai più bisognosi. A partire dalla vita e dall'esperienza di Don Bosco, il libro costituisce un piccolo contributo per riflettere su un importante problema sentito in modo particolare in Italia e in Europa, dove maggiormente si registra la carenza di vocazioni.
Questa raccolta di storie vere è frutto di una delle molteplici iniziative proposte nell’arco dell’anno sacerdotale proclamato da Benedetto XVI (2009-2010). Il sito www.catholic.net ha chiesto ai sacerdoti di far pervenire testimonianze sulle esperienze che più hanno segnato la loro vita sacerdotale. Sono arrivate circa un migliaio di storie. Qualcuno ha avuto l’idea di pubblicare alcune di queste storie. Sono state scelte queste cento che più delle altre svelano il dispiegarsi di una grazia straordinaria: poter contemplare la mano di Dio che opera miracoli nella vita di chi si dona al prossimo, e, anzitutto, a Dio stesso. L’immagine del sacerdote, ferita in tanti modi negli ultimi mesi e anni, deve essere vista con uno sguardo più ampio. Non bisogna guardare solo i punti oscuri e isolati che fanno tanto “rumore” nell’opinione pubblica. Bisogna vedere la dimensione delle cose soprattutto alla luce di tanto, sconfinato, eroismo. Un eroismo che si fa poco notare ma che sta lì, giorno dopo giorno, ed eleva un inno d’amore e di lode a Dio.
Dinanzi ai mali del nostro tempo – narcisismo, ricerca di sensazioni, ambiguità – la vita consacrata rappresenta una risposta concreta. Oggi, la persona consacrata, attraverso l’incontro reale con l’altro e la proclamazione di valori più grandi – come l’amore oblativo e la fedeltà, rappresentate da una chiara identità – è, non solo testimone della potenza emancipatrice della sequela di Gesù, ma rappresenta quel sano modello di vita, di fratellanza, tanto necessario in questa società.
Un viaggio letterario curioso e divertente che ha per protagonisti i preti. Non ci sono solo don Abbondio e don Camillo fra le figure raccontate da Andreoli. È una galleria di personaggi indimenticabili: pii curati di campagna e sacerdoti eretici, santi parroci e prelati faccendieri, preti guaritori ed esorcisti ciarlatani, ma anche reverendi innamorati, cappellani partigiani, sessantottini e anarchici... Attingendo alle opere della letteratura italiana Andreoli si diletta nell'arte della “spigolatura”. E nel campo sconfinato a sua disposizione sceglie quei “preti di carta”, nati dalla penna di romanzieri, poeti e scrittori italiani, che restano emblema1ici per la loro storia, il loro carattere, la loro forza poetica e spirituale. In questo florilegio ci sono eroi vestiti di sacro, ma anche afflitti dalle comuni debolezze e fragilità umane. Di questi eroi si racconta la storia, si propone un brano dall'opera che li ha resi memorabili e, infine, se ne mostra l'esemplarità, facendone degli specchi entro cui riflettere anche il prete del tempo presente, frutto di una tradizione ancora profondamente radicata nell'animo del popolo cristiano, eppure bisognosa di ritrovare linfa, motivazioni e vigore.
Se si celebra bene si impara a vivere meglio: l’Eucarestia celebrata con stile, con la cura di tutti i suoi linguaggi, con la responsabilità dell’omileta nei riguardi di Dio e del suo po polo, con l’attenzione ai soggetti e ai luoghi della celebrazione, indicherà quegli atteggiamenti che esprimono la vita eucaristica di ogni presbitero e di ogni singolo credente della comunità cristiana.
Il testo «Venite a mangiare» ripropone alcune riflessioni e suggestive indicazioni per come adempiere bene il dono e la responsabilità di presiedere l’Eucaristia, riconoscendo ad essa la realtà più significativa dell’identità del presbitero.
Papa Benedetto XVI parla dell’urgenza di mostrare la gioia delle scelte importanti e decisive della vita, di rivelare l’amore in tutta la sua bellezza. Per annunciare, vivere e testimoniare la bellezza della vocazione è decisiva anzitutto la preghiera e l’ami cizia personale con Gesù. E così, la scoperta della bellezza della vocazione potrà far uscire la Chiesa da questo periodo di crisi vocazionale. Un’antologia, di solito, raccoglie i brani e i testi migliori. Questa Antologia della vocazione riunisce 2.165 pensie ri suddivisi sotto 189 “temi”, per offrire quanto di più bello e interessante è stato scritto sulla vocazione e sulle vocazioni, con la serena fiducia che il Signore “pastore bello delle nostre anime” saprà suscitare ancora nel cuore di tan ti giovani il senso della bellezza, che è il senso più alto di cui un essere umano possa essere capace. A conclusione dell’Anno sacerdotale viene offerto agli animatori vocazionali questo sussidio che ha l’unico scopo di mostrare la bellezza della vocazione sacerdotale e reli giosa. Utile per la riflessione e la meditazione personale e come repertorio per la catechesi e l’omiletica.
DESTINATARI
A conclusione dell’Anno sacerdotale viene offerto agli animatori vocazionali questo sussidio che ha l’unico scopo di mostrare la bellezza della vocazione sacerdotale e reli giosa. Utile per la riflessione e la meditazione personale, e come repertorio per la catechesi e l’omiletica.
Dopo l’effervescenza del periodo conciliare e i tentativi ed esperimenti di rinnovamento, la vita consacrata si è ritrovata a vivere un tempo d’inverno e anche di confusione. Le vocazioni diminuiscono, i membri delle comunità religiose invecchiano, la secolarizzazione prende sempre più piede. Quale futuro può ancora esserci per i consacrati, quale il loro ruolo nel mondo d’oggi?
Secondo l’autore, proprio nelle radici della loro identità, guardate e comprese con occhi nuovi, i religiosi riscopriranno i fondamenti perenni che danno senso alla loro presenza: tutti gli aspetti tipici della vita consacrata, dai voti alla vita comune, dalla spiritualità all’azione apostolica sono rivisti alla luce della fede che sola dà senso e efficacia a una esistenza che fa da controspecchio alla deriva della società: fede, speranza e carità rimangono i carismi da condividere con il mondo.
punti forti
La vita consacrata è considerata nella totalità dei suoi aspetti. Quindi anche la maturazione umano-psicologica Vita consacrata sempre in rapporto al mondo: passione per Dio e passione per gli altri è un po’ lo slogan
destinatari
Tutti i consacrati e consacrate.
autore
René Stockman, religioso dei Fratelli della Carità ha svolto il suo apostolato nell’educazione (è stato preside nella Scuola superiore)e come responsabile di un ospedale psichiatrico. Eletto poi superiore provinciale, e successivamente superiore generale della sua congregazione, ha avuto il modo di conoscere la vita consacrata nella sua concretezza nelle diverse parti del mondo. E non solamente quella della propria congregazione, ma anche quella di altri istituti con cui i suoi confratelli collaboravano. Ha sempre affrontato con decisioni i problemi che si ponevano offrendo sempre soluzioni «aggiornate», ma ben fondate, sempre su una profonda identità religiosa. È autore di molti libri sulla vita consacrata.
Prima o poi, nella vita, tutti incontriamo un sacerdote. E tutti, pur ammirando il coraggio di una “scelta estrema”, constatiamo le difficoltà a vivere questa scelta in rapporto alla modernità.
Vittorino Andreoli compie – da non credente – un viaggio attento e rispettoso fra gli “uomini di Dio” del nostro tempo. Un itinerario in cui si raccontano la vita, le storie e le fatiche di tanti sacerdoti. Storie di preti anonimi, che vivono nelle periferie delle grandi città e nelle parrocchie di montagna. Uomini generosi, ma in crisi d’identità, di vocazione, di solitudine. Preti che talvolta fanno audience e talvolta suscitano scandalo. Preti di cui lo psichiatra si è occupato anche in veste professionale.
Sono pagine ricche di umanità, che non tralasciano domande scomode: perché seminari sempre più vuoti? Perché tanti preti stanchi e infelici, che non riescono ad avvicinare la gente e in particolare i non credenti?
Pagina dopo pagina, l’analisi si apre a una riflessione sulla nostra società: sulla grande “domanda di sacro” del nostro tempo e sulla fatica della Chiesa a rispondere, sulla necessità di ritrovare frammenti di senso al non-senso dilagante, sul bisogno di ritrovare luoghi e tempi per coltivare valori preziosi. Una lettura illuminante per credenti e non credenti. Un contributo originale al dibattito lanciato dalla Chiesa in occasione dell’“anno sacerdotale”.