Ambientato nella Londra del XIX secolo, ha come protagonista un giovane da cui è impossibile non restare affascinati. I lineamenti del viso di Dorian sono talmente belli, da attirare l'attenzione del pittore Hallward, che decide di fargli un ritratto. Dorian, sempre più ammaliato dalla sua stessa bellezza, comincia a provare una sorta di attrazione-invidia verso il ritratto. ll pensiero del tempo che passa lo distrugge, l'idea che lui invecchierà, mentre il suo ritratto resterà fedele alla bellezza di quel momento, gli provoca talmente tanta indignazione e gelosia, che fa una sorta di patto con il demonio grazie al quale il quadro sarebbe invecchiato al posto del suo volto, rendendo così eterno il suo splendore. In seguito ad una tormentata storia d'amore Dorian perde lucidità e commette atti atroci. Ma si rende conto a quel punto che il quadro comincia ad invecchiare come ci fosse una correlazione non con la sua età ma con la sua anima.
Questa pubblicazione raccoglie gli interventi del Convegno, tenutosi il 20 giugno 2011 presso il Palazzo delle Nazioni di Ginevra, sul tema The Promotion of Human Rights and John Paul II. Lo scopo di questo evento è stato quello di rendere nota, attraverso gli interventi di importanti personalità della politica internazionale e della Chiesa Cattolica, e grazie inoltre alla proiezione di un documentario e all'allestimento di una mostra filatelica, e la costante preoccupazione di Papa Wojtyla per la promozione dei diritti umani, focalizzandosi in particolare nell'ambito delle Nazioni Unite. Il volume contiene inoltre un reportage fotografico che documenta il Convegno.
Irlanda, Contea di Cork, 1920. Seria e composta come si conviene a una diciottenne dell'aristocrazia anglo-irlandese, Lois accoglie insieme con Sir Richard e Lady Naylor, gli zii coi quali vive dopo la prematura scomparsa dei suoi genitori, i coniugi Montmorency, ospiti attesi da tempo nella grande dimora di Danielstown. L'ampia facciata della casa fissa fredda il declivio dei prati, i cani trotterellano nell'atrio, quando Francie Montmorency, la mano a proteggere la veletta viola agitata dal vento, e suo marito Hugo oltrepassano la soglia della villa in cui hanno vissuto, dodici anni prima, gli spensierati anni della giovinezza. Ma non li rivivranno. Danielstown è, infatti, la stessa soltanto per occhi distratti ed estranei. I davanzali bianchi mostrano bolle di vernice, come se la casa abbia trascorso un giorno ai tropici. Sui campi di tennis, nei giorni di pioggia, si riversa il bestiame. E tra un tè e l'altro, una partita di tennis e l'altra, gli aristocratici ospiti discorrono smarriti della guerra che già insanguina le strade della Contea. Romanzo sul tramonto dell'aristocrazia anglo-irlandese al tempo dell'efferato conflitto tra l'IRA, l'esercito repubblicano irlandese, e i Black and Tans inglesi, "L'ultimo settembre" apparve per la prima volta nel 1929 e incontrò subito il favore della critica. Nel decennio successivo, l'opera di Elizabeth Bowen fu unanimemente accostata agli scritti di Virginia Woolf, E. M. Forster e Henry James.
Jake Epping ha trentacinque anni, è professore di inglese al liceo di Lisbon Falls, nel Maine, e arrotonda lo stipendio insegnando anche alla scuola serale. Vive solo, ma ha parecchi amici sui quali contare, e il migliore è Al, che gestisce la tavola calda. È proprio lui a rivelare a Jake il segreto che cambierà il suo destino: il negozio in realtà è un passaggio spaziotemporale che conduce al 1958. Al coinvolge Jake in una missione folle - e follemente possibile: impedire l'assassinio di Kennedy. Comincia così la nuova esistenza di Jake nel mondo di Elvis, James Dean e JFK, delle automobili interminabili e del twist, dove convivono un'anima inquieta di nome Lee Harvey Oswald e la bella bibliotecaria Sadie Dunhill. Che diventa per Jake l'amore della vita. Una vita che sovverte tutte le regole del tempo conosciute. E forse anche quelle della Storia.
Raccolti sotto il titolo del film nato da un soggetto per il cinema dello stesso Fitzgerald, due racconti che descrivono la Parigi del grande scrittore. Il primo, "Babilonia rivisitata", è l'amaro ritorno nellacittà degli eccessi passati, che spogliati dalla follia dei sogni lasciano il passo a un brusco risveglio. Il secondo, "Notizie da Parigi, quindici anni fa" fotografa invece la fragile leggerezza di quegli anni: una manciata di pagine per raccontare la giostra d'incontri e lo spensierato vagare nella Parigi dei primi anni Venti.
Si potrebbe pensare che non sia facile rubare un elefante bianco nel New Jersey, e che sia poi ancora più difficile tenerlo nascosto ai detective della polizia di New York. Eppure si sono perse le tracce dell'enorme e prezioso Jumbo, promesso in dono alla Regina d'Inghilterra dal Re del Siam. Nella sua caricaturale versione del poliziesco, Mark Twain si prende gioco di luoghi comuni e personaggi da copione, con effetti esilaranti. Seguono due riflessioni semi-serie su come sconfiggere corruzione e criminalità.
"Typee. A peep at Polynesian life" è il romanzo d'esordio di Herman Melville, il quale si impose all'attenzione del pubblico e della critica. Fu da subito un caso letterario, e fino alla seconda metà del Novecento era considerato il suo capolavoro. Molto più di un affresco esotico e picaresco, "Typee" è un romanzo "vero" fino quasi a confondersi con la cronaca, è insieme opera biografica, inno alla natura, diario avventuroso e trattato antropologico. Si narrano le gesta realmente accadute al mozzo ventitreenne Herman Melville e al suo fedele amico Toby, che dopo oltre un anno e mezzo di navigazione sulla baleniera Acushnet decidono di disertare nel mezzo del Pacifico, sulle isole Marchesi, un paradiso terrestre di cui però conoscono pericoli e avversità: è un eden abitato da terribili tribù cannibali. In "Typee", l'avventura e il reportage, le sofferenze fisiche e il terrore dell'ignoto si svolgono sempre sullo sfondo dell'incontaminata società polinesiana, incorrotta, libera e felice, che Melville coglie durante il suo lento annientamento per mano della feroce e ipocrita colonizzazione occidentale.
"Ci vuole un poeta per rompere il silenzio e la disperazione, per dire l'indicibile verità. La Walker annuncia ciò che non ci è più concesso fare, ciò che non permetterà più che succeda". Howard Zinn. L'autrice de "Il colore viola" (1984), militante per i diritti civili, ci offre una testimonianza dai territori dell'orrore mo-derno, Ruanda, Congo Orientale e Striscia di Gaza, perché la carneficina abbia fine e la voce della libertà trovi ascolto.