La storia del cristianesimo cipriota inizia con la missione di Barnaba nel I secolo. Tuttavia, questa figura emblematica appare nell'agiografia solo durante il V secolo, quando la chiesa cipriota si trova a custodire la sua autonomia a causa dell'ingerenza della sede di Antiochia. Lo sviluppo della leggenda dell'apostolo Barnaba e dei suoi discepoli (Eraclide, Mnasone, Rhodone, Aussibio) è intimamente legato alla storia e al destino dell'isola. Il lavoro inizia con una considerazione sulla storiografia cipriota e sulla sua produzione agiografica. Segue uno studio diacronico, sincronico e filologico dei diversi elementi di un ampio corpus. Il risultato di questo movimento identitario trova un punto di convergenza con l'autocefalia da parte dei ciprioti grazie al principio dell'apostolicità delle sedi episcopali.Lo studio fa emergere risultati di primo ordine grazie al dialogo tra il corpus agiografico e apocrifo, con i dibattiti dogmatici e le sfide ecclesiali, dal V secolo all'invasione musulmana (VII secolo).
Pronti per una nuova Quaresima? È un'occasione preziosa per fermarci e chiederci come sta andando la nostra vita... Siamo capaci di stupirci di fronte a Gesù e ai gesti che compie per noi? Mettiamoci in ascolto: in lui c'è una luce speciale che trasmette forza e coraggio. Apriamo gli occhi e lasciamo che la gioia riempia i nostri cuori! Età di lettura: da 6-10 anni.
In questa Via Crucis desideriamo percorrere, con Gesù, il cammino del Calvario come ha fatto tante volte San Cesare de Bus durante la sua vita e soprattutto nella sua ultima malattia. Le riflessioni tratte dalle sue omelie ci aiuteranno a entrare nello spirito della celebrazione.
Lo spazio reale o immaginato - e variamente modulato in luoghi, paesaggi, prospettive e ricordi - si rivela ambito e spunto per la creazione e la trasmissione di un ingente patrimonio storico e culturale. Nello spazio, vissuto ed interpretato in modo non uniforme, prendono vita testimonianze religiose ed interpretazioni del mondo, itinerari, oggetti e creazioni artistiche che, adeguatamente letti, rimandano ad un orizzonte ampio e complesso. Gli studiosi intervenuti nel confronto che ha dato vita al volume propongono una lettura dello spazio quale categoria duttile e variamente interpretabile, inoltre lo caratterizzano sia come "recipiente o zona di accoglienza", ma soprattutto quale stimolo ed opportunità per la creazione e l'epifania di un patrimonio culturale che, secondo la linea preferita da molti degli autori intervenuti in quest'opera, si volge al sacro. Lo spazio inteso, dunque, come: ambito privilegiato in cui si rivelano e si materializzano variegate manifestazioni del trascendente, realtà ove si palesa la presenza ed il legame tra l'umano e il divino.
La ricerca contemporanea sul Gesù storico ha portato alla luce le insufficienze degli studi dei secoli trascorsi, riscoprendo aspetti essenziali della figura di Gesù, in particolare l'appartenenza di Gesù al mondo ebraico. Tre libri che in Italia hanno suscitato particolare interesse - "Gesù e il giudaismo" di E.P. Sanders, "Un ebreo marginale" di J.P. Meier e "La memoria di Gesù" di J.D.G. Dunn - conducono Giorgio Jossa a chiedersi se si è davanti a opere propriamente storiografiche o non piuttosto di teologia, e se quello che vi si delinea sia realmente il Gesù storico. In un'analisi puntuale e lineare l'autore fa emergere i lati discutibili dei maggiori esponenti della biblistica odierna e indica quali dovrebbero essere i requisiti imprescindibili di una ricerca su Gesù che miri a dirsi effettivamente storica.
Quest'opera, frutto di una vita di ricerche, offre un'introduzione completa e di chiara comprensione al complesso mondo simbolico paleocristiano, bizantino e altomedievale dando al lettore le necessarie chiavi di lettura ai fondamenti primi dell'intero simbolismo cristiano, «che cerca l'Invisibile nel visibile». Le prospettive tematiche sono quelle proprie del primo cristianesimo e vengono indicate nel sottotitolo Dio, cosmo, Uomo: il simbolismo teologico, che comprende le rappresentazioni di Dio; il simbolismo cosmologico, cioè le rappresentazioni del mondo (nella sua totalità e nelle sue singole parti); e il simbolismo antropologico, che riguarda l'uomo e le sue comunità.
Il celebre gesuita Matteo Ricci (1552-1610) aprì per primo la porta sul Celeste Impero, bruscamente richiusa poi dall'imperatore Kangxi nel primo Settecento. Il libro segue l'ascesa e la caduta dell'avventura missionaria in Cina, e ne rileva la grandezza ma anche i forti contrasti tra gli ordini religiosi, che al principio del Settecento ne causarono il tramonto, soffermandosi sulla «controversia dei riti cinesi» e sulla sopravvivenza del cristianesimo in Cina.
Di quanto sia fecondo e ricco il ministero della cura dei malati ci dà testimonianza questo scritto. Non una trattazione di pastorale sanitaria, ma una narrazione esistenziale, una spigolatura di esperienze concrete e toccanti, arricchite da riflessioni spirituali e dalla testimonianza di alcuni pazienti che hanno vissuto - nella luce della speranza cristiana - il momento della prova. In questo suo diario, o zibaldone, come padre Andrea Stefani lo definisce, si rincorrono storie e riflessioni che ci introducono nel mistero della malattia, della vecchiaia e della morte. Di fronte alla sofferenza più acuta e incomprensibile, il cristiano non conosce una strada per aggirare il dolore, conosce piuttosto la strada della compagnia: la "compagnia degli uomini" e la "compagnia di Dio". Perché la "notte oscura" della Croce non arriva quando giungono le prove, le malattie, le morti, ma quando chi soffre resta dimenticato e solo.